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11 April 2010

Esclude i pregiudicati dalla processione, spari al prete

Anche contro la mafia la Chiesa ha un potere enorme, se solo si decidesse ad usarlo più spesso e in maniera coordinata dall'alto. A parte rari casi come questo, troppo spesso si lascia tutto alla buona volontà dei singoli. E al loro coraggio, perché, come sottolineava Falcone, l'essere soli è uno dei principali motivi per cui, a toccar la mafia, si muore.
 
PS
D'ora in poi, ancor più di prima, dovrete perdonare il ritardo dei miei commenti, diciamo così, d'attualità, rispetto alle notizie...

23 March 2010

il voto sia contro l'aborto

Non è questione di libertà di opinione e di espressione della Chiesa.
E' questione della stridente ipocrisia di chi non sembra affatto guidato dalle preoccupazioni etiche e sociali che sbandiera, visto che parla (e tace innumerevoli, troppe volte) in una sola direzione, con obiettivi precisi, temporali, squisitamente politici (nella peggior accezione possibile del termine).

15 August 2009

medioevo/5

Non è certo una novità, che da certe parti si usino in senso spregiativo espressioni come rivoluzione francese e illuminismo: avevano già cominciato almeno tre anni fa.
È il solito ribaltamento della realtà, perchè
“se la Chiesa oggi non è detestabile come il governo sovietico lo si deve all'influenza dei suoi oppositori: dal Concilio di Trento ai nostri giorni, qualsiasi miglioramento avvenuto nella Chiesa è da ascriversi a merito dei suoi nemici.” (breaking news)
Ma si può tornare indietro da qualsiasi miglioramento, il Medioevo è sempre più vicino.

02 June 2009

Una segnalazione in particolare

Tante cose di cui voler parlare, troppo poco tempo a disposizione. Come al solito.
Post zibaldone di passaggio, dunque, giusto per segnalare:
  • che cominciano ad essere disponibili in traduzione italiana alcuni video Ideas worth spreading del TED (via .mau.); ma ancora non hanno tradotto il bellissimo video di Larry Lessig on law that is strangling creativity, che avevo segnalato un anno e mezzo fa;
  • che in Italia non basterebbe nemmeno la libertà di stampa: un assist perfetto, un'occasione ghiottissima offerta su un piatto d'argento: Gino Flaminio non è incensurato? è addirittura stato condannato? Non c'era che l'imbarazzo della scelta e finalmente avremmo avuto la possibilità di sentire per la prima volta in televisione o sui giornali che, chessò, Dell'Utri o Previti sono stati condannati; ma la sinistra non vuole apparire forcaiola e dipietrista, e i giornalisti da tempo si sono fatti semplici microfoni e telecamere, senza cervello;
  • che Travaglio sta per uscire con un nuovo giornale, Il Fatto, che non chiederà finanziamenti pubblici; ho chiesto info su modalità e costi dell'abbonamento, sono ancora in attesa di risposta;
  • che Google e il suo strapotere fanno quasi paura. Soprattutto perché finora si sta comportando benissimo, forse fin troppo: fa da traino con moltissimi servizi e applicazioni web semplicemente fantastiche, si prodiga per la neutralità della rete, per l'open source, e da qualche tempo è scesa in campo anche nel mondo della telefonia mobile, regno incontrastato dell'oligopolio a danno degli utenti. Quanto potrà durare?
  • che il fondamentalismo religioso in Italia non è relegato solo alle alte sfere dei principi porporati, ma arriva a colpire il singolo in maniera isterica e pesante, sospendendo dalle proprie funzioni e dallo stipendio per due mesi un professore di matematica e fisica per aver condotto un'indagine nelle proprie classi sulle preferenze fra ora di religione e materia alternativa (via mantellini);
  • che mi sono iscritto ai feed del blog di Internazionale (via mantellini);
  • che ho scoperto solo ora che su Ulisse della SISSA risponde (oltre al sottoscritto; lo so, il paragone è eccessivo) anche nientepopodimenochè Carlo Rovelli (sì, proprio quel Carlo Rovelli).
 
Ma soprattutto per segnalare questo video di una "lezione" di Luca Telese (via aghost). Anch'io non avevo una somma opinione di Telese (mi è capitato di vedere stralci del suo Tetris, ma non ne sono rimasto particolarmente colpito: è vero, è stato forse l'unico a mostrare in televisione Piero Ricca, ma è anche vero che ha Paolo Guzzanti come opinionista ospite fisso, che ti fa venir voglia di spegnere subito appena apre bocca...) e certamente non è che ora sia diventato il mio idolo. Ma davvero questa sua Come non si diventa giornalisti merita, tantissimo, soprattutto per i "giovani" come me (dal punto di vista storico-politico mi sento molto più giovane della mia età anagrafica...), ma non solo.
Sì, è lunga, dura un'ora intera: io per primo tendo a rinunciare in partenza se mi tocca fermarmi e restare davanti al computer, immobile, a guardare per più di pochi minuti. Ma in questo caso fate eccezione: trovate un po' di tempo, ritagliatevi quest'oretta, magari la sera, e godetevelo come un breve dopocena.
Amaro, ma gustoso.

12 February 2009

libertà di coscienza

Dopo l'irrefrenabile delirio, continuo a sentire in giro ancora tanta confusione sulla questione che, nonostante la morte di Eluana, non può certo dirsi chiusa.
A partire dallo stesso Mannheimer che sbaglia clamorosamente sondaggio, chissà se per ingenuità (per non dubitare della sua probità) o sofisma (per non mettere in dubbio la sua intelligenza). La domanda, infatti, non doveva essere "cosa sarebbe giusto fare nel caso di Eluana?", ma "in una situazione simile, vorresti poter decidere tu?". E chissà se anche di fronte a questa domanda, la vera domanda, l'Italia si ritroverebbe spaccta.
Il punto della questione, infatti — ed è incredibile come si sentano in giro ancora dibattiti accesi che mancano completamente il punto — non è affatto quale sia il protocollo da seguire in determinate circostanze (che già abbondano i casi, in Italia, in cui il legislatore pretende di sostuirsi al medico per decidere, in generale, cosa sia meglio fare in ogni singolo caso), ma è se sia possibile lasciare a ciascun individuo la libertà di scegliere se accettare o meno una cura (così invasiva sul proprio corpo).
Il punto della questione continua a non essere compreso dappertutto, tanto che anche in parlamento, al momento di votare un disegno di legge talebano fin nella sua forma raffazzonata di una semplice ed unica frase, si invoca l'inalienabile libertà di coscienza.
Ma vi rendete conto della contraddizione, della violenza che dobbiamo subire? C'è una legge che vuole privare il cittadino di un diritto e vuole obbligarlo a subire una violenza precisamente per il fatto di non poter reagire e non poter provvedere a se stesso... e ci si appella alla libertà di coscienza? La libertà di coscienza in parlamento per privare della libertà di coscienza in ospedale?
E' ancora delirio, è insulto all'intelligenza, dove sono tutti quanti? Vi siete bruciati il cervello? Giornalisti? Opposizione? Persino Di Pietro si è appellato alla libertà di coscienza in parlamento.
La potenza del Vaticano è immensa ancor più per questo, che per i fili diretti con cui riesce a muovere Berlusconi, per il fatto di obnubilare completamente le nostre coscienze, per la sua subdola capacità di insinuarsi nella nostra testa trasformandoci da dentro, facendoci apparire normale la violazione delle più normali libertà dell'individuo.

07 February 2009

frastornato

Sta accadendo tutto in fretta, tutto insieme.
Mancano le parole. Le parole non sono abbastanza.
Per riassumere: in contemporanea l’Italia ha introdotto la censura a tappeto di Internet, le ronde armate legalizzate, il divieto di curare gli immigrati clandestini acciocché spargano ovunque la tubercolosi e la lebbra, e in più è diventata una repubblica integralista religiosa sul modello dell’Iran islamico, con il Vaticano che dice al governo cosa deve fare e il governo che lo fa anche a costo di minare le basi della democrazia, come la separazione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario.
Travaglio nota che, ora che ha costretto Napolitano a non firmare il decreto incostituzionale su Eluana, Berlusconi si e' semplicemente spianato la strada per il prosieguo: se c’era qualche speranza che il Quirinale bocciasse la legge-porcata sulle intercettazioni o la controriforma della giustizia varata ieri dal Consiglio dei ministri o il nuovo pacchetto sicurezza che legalizza le ronde padane e impone ai medici di denunciare i malati clandestini, ora quelle possibilità si riducono al lumicino.
Fabristol osserva l'immensita' del potere del Vaticano: Berlusconi ha l’intera opinione pubblica contraria e parte dei propri alleati (fino a qualche giorno fa infatti non si era mai esposto sulla vicenda) eppure tira avanti.
 
Tutto in un giorno solo, un vero colpo di stato con in piu' il sapore di bassifondi ove non v'e' piu' traccia d'alcuna umanita'.

23 January 2009

Ateismo, agnosticismo e laicismo: panegirico sui massimi sistemi

Ormai è notizia vecchia: dopo Stati Uniti, Australia e Spagna, anche l'Italia fa avrebbe voluto far seguito all'iniziativa degli autobus a Londra della British Humanist Association: l'UAAR aveva fatto un'offerta per uno spazio pubblicitario sugli autobus di Genova in cui sarebbe campeggiato lo slogan che vedete qui di fianco. Sollevare il dibattito sulla questione religiosa era certamente uno degli obiettivi dell'iniziativa e altrettanto certamente sembra che questo obiettivo sia stato raggiunto, almeno a guardare la blogosfera.
A parte queste considerazioni molto interessanti di Morgan, il dibattito fra i blog mi è sembrato girare principalmente intorno all'assenza di un avverbio dubitativo sull'esistenza di Dio, che era invece presente (l'avverbio, non Dio) a Londra e a Madrid (in Australia, come da noi, la campagna è stata vietata, e in California non hanno citato direttamente Dio ma hanno fatto riferimento solo alle religioni, "Imagine No Religion"); ad esempio da Marco o da Leonardo (apro una piccola parentesi: questa volta Leonardo mi ha davvero deluso, il suo post è soltanto un esempio di benaltrismo da manuale: ha pontificato in non si sa bene che direzione — in difesa delle religioni? in difesa del comunismo? ma solo quello agnostico? contro la scienza? semplicemente contro l'UAAR? — inanellando una serie di considerazioni storico-sociali escatologiche così enormi che l'autobus di Genova non si riesce più nemmeno a vedere: l'esistenza di un pianeta extrasolare trattata come l'esistenza della teiera di Russell, le ragioni "economiche" per l'esistenza delle religioni, l'importanza del ruolo consolatorio delle religioni, l'importanza dell'azione caritatevole delle religioni, il pessimismo storico e il pessimismo cosmico leopardiano, uno sciocco slogan "sei ateo solo perchè te lo puoi permettere"... Tutto questo sproposito solo per criticare uno slogan sciocco? Vabbe', chiusa parentesi).
Le critiche, nei post e nei relativi commenti, si sono articolate essenzialmente in due tempi (concettuali, non cronologici). Dapprima si è criticata la forma, il tono che quell'assenza dava all'iniziativa: lasciava intendere, dicono quasi tutti, la stessa identica sicumera delle religioni, che pretendono di essere le uniche depositarie dell'unica Verità su(ll'unico) Dio. Quindi, in un secondo tempo, si scatenava il dibattito sul contenuto: ma è davvero così certa la non esistenza di Dio?
Sul primo tempo del dibattito non vorrei dilungarmi: una discussione sulla modalità dell'iniziativa dovrebbe essere portata avanti dai promotori stessi, perchè non può che andare di pari passo con una discussione sulle motivazioni dell'iniziativa. Quali sono gli obiettivi? Convincere? Rappresentare? Provocare? Stimolare? La risposta alla critica "dovevate lasciare quel probabilmente" può essere molto diversa in ciascuno dei casi.
Vorrei invece commentare il secondo tempo della discussione, perchè entra più squisitamente nel merito della questione.
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La maggior parte dei critici critica perchè non si sentirebbe di sottoscrivere un'affermazione così forte. Come dicevo, non voglio discutere del fatto che un'affermazione dubitativa sarebbe stata sottoscritta anche dagli agnostici, perchè questo sarebbe tornare a discutere degli scopi dell'iniziativa e quindi delle sue modalità. Voglio invece entrare proprio nel merito della questione "ateismo", e in particolare vorrei rispondere a due domande specifiche: primo, che "sicurezza" abbiamo dell'esistenza di Dio; secondo, se è vero che una posizione scettica forte, atea appunto, sarebbe del tutto simile a una posizione dogmatica e dunque soggetta a tutte le critiche che vengono avanzate verso le religioni.
Le due domande in qualche modo sono legate e credo che tutto il problema sia riconducibile, in fondo, ad una disputa su una parola: "teoria". Un esempio concreto di una simile discussione potete trovarla in calce a un post quasi apparentemente "ingenuo" di Progetto Galileo. Una discussione emblematica, nonostante a un certo punto possa sembrare un accapigliarsi per un dettaglio: quella di Darwin è solo una teoria?
C'è una situazione di fatto nota a tutti e su cui concorderebbero entrambi i contendenti di questa disputa, ed è che la scienza non ha certezze, che si limita a proporre modelli, che questi modelli possono essere corroborati da una mole impressionante di verifiche sperimentali e nonostante ciò possono essere mandati in frantumi anche da una singola falsificazione.
Cio che li tiene distanti mille miglia è il valore di questa incertezza. Stefano insiste sulla mancanza di certezze come un'entità indissolubile e assoluta: o ce l'hai, o è come non avere niente. Sul fronte opposto invece si tengono in conto anche le sfumature: non essere certi di niente non significa che qualsiasi cosa è equivalente a un'altra.
E allora quella di Darwin è solo una teoria, se si va alla ricerca di certezze assolute, di quelle certezze che dopo Berkeley non sappiamo più dove trovare. Che teoria, invece, è quella di Darwin, se si cerca di capire il mondo che ci circonda per come meglio ci riesce!
Per Dio — e non è un'imprecazione — il modo di porsi è lo stesso. Esiste davvero, Dio? E come fai, qualsiasi sia la tua risposta, ad esserne davvero così sicuro?
Lasciamo da parte i credenti: loro su questo, probabilmente, non avrebbero dubbi, in senso assoluto. E, per un attimo, lasciamo da parte anche gli agnostici, che vorrebbero poter non rispondere. Prendiamo gli atei, che rispondono di no, Dio non esiste. Come fanno ad esserne sicuri? Be', la risposta è la stessa del caso di Darwin: non ne sono affatto assolutamente sicuri! Ma sanno che non si può essere sicuri di niente, a quel modo, e che nonostante ciò si può cercare di capire il mondo che ci circonda in modo comunque accettabile, anzi, di cui si può ben andare orgogliosi. Ed evidentemente rispondono di no perchè gli sembra proprio che Dio non esista, e di ciò credono di avere ottime ragioni, le migliori che si possono avere in un mondo in cui non esistono certezze assolute. Che ci volete fare, dicono anche che non esistono UFO di origine extraterrestre, ma, se mettete loro il coltello alla gola dell'aggettivo assoluta, crolleranno e ammetteranno che no, non ne hanno certezza.
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L'obiezione del credente, e probabilmente anche dell'agnostico, è che con Dio non si ha a che fare con una "cosa del mondo", che il trascendente esula completamente dall'indagine scientifica e dunque dalla sua scala di certezze. E di fronte ad un'obiezione del genere, effettivamente, la discussione si deve fermare. Cioè, si potrebbe anche continuare, si potrebbe ribattere che è ingenuo pensare che scienza e fede riguardino due mondi diversi e separati (il famoso NOMA), si potrebbe argomentare, seguendo Quine, sull'unità della nostra conoscenza del reale, ma sarebbe una cosa lunga e noi si era partiti con due domande specifiche.
E torniamo a quelle domande, dunque.
Primo: che sicurezza hanno gli atei della non esistenza di Dio? Be', ognuno potrà specificare la percentuale che preferisce, ma il senso di tutto questo post vorrebbe chiarire che non ha senso ribatter loro "ma come puoi? ne hai forse la prova incontrovertibile?" perchè non è questo che intendono quando si dicono certi della non esistenza di Dio.
Secondo: ma l'ateismo è dunque dogmatico e fondamentalista come una qualsiasi religione? La domanda ovviamente va spezzata: è dogmatico? è fondamentalista? Strettamente parlando non è dogmatico, perchè non pretende di avere la verità rivelata (e da chi, se non c'è un Dio?). Certo che, quanto a "sicurezza" della propria tesi, qualche ateo potrebbe non sentirsi meno certo e irremovibile di un credente. E se questo può bastare a qualcuno per etichettarmi come dogmatico, che etichetti pure.
E sul fondamentalismo?
Be', prima di rispondere sul fondamentalismo dell'ateo, vorrei dar voce subito all'obiezione dei credenti: ma non è vero che siamo tutti fondamentalisti!
La risposta, cioè, è che il fondamentalismo non è legato al carattere di certezza di una convinzione, ma al contenuto specifico della convinzione. Credere che non ci sia niente di trascendente non è necessariamente un credo fondamentalista. Credere che esista un Dio che ci ama, altrettanto. Il problema sorge quando questo Dio che ci ama pretende che tutti "assecondino le sue leggi".
E allora è inutile paragonare il dogmatismo di fede del credente con la spavalda certezza dell'ateo per dedurre che il fondamentalismo delle religioni è nascosto anche dietro chi nega l'esistenza di Dio. Per rispondere davvero alla domanda sul fondamentalismo ateo bisogna rispondere a ben altre domande: gli atei cercano di impedire ai credenti di professare la propria fede? Di praticarla?
Rispondere di no a queste domande non significa dichiararsi agnostico perchè non si sta discutendo nel merito delle convinzioni religiose, ma si sta discutendo di libertà religiosa. E questa cosa, che non sta nè dalla parte dell'ateo, nè dalla parte del credente nè tantomeno dalla parte dell'agnostico, si chiama laicismo.

17 January 2009

Maledetto II


Giotto, Cappella degli Scrovegni
(fonte wikimedia)
Vi avverto, questo è un altro post gonfio d'odio.
La scintilla contingente è stata la notizia che la casa di cura di Udine ha ritirato la disponibilità ad accogliere Eluana Englaro per attuare la sentenza che autorizza la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale: l'esito di un atto eversivo, di una vera e propria sospensione della democrazia a seguito di un'intimidazione in perfetto stile mafioso, ma proveniente da un ministro della repubblica.
La polveriera in realtà è da un po' che continuava a gonfiarsi. Come quando si nascondono di fronte alla Storia con una sfacciata ipocrisia. O come quando credevo di aver fatto un parallelo "anacronistico" rispetto alla richiesta del Vaticano di di non depenalizzare l’omosessualità, e invece ho scoperto che non hanno mai firmato neppure la convenzione contro la violenza sulle donne. O ancora come quando si viene a sapere della disparità di trattamento fra presunti pedofili con o senza sacramento dell'ordine (da leggere fino in fondo quest'ultimo link, merita davvero).
Ma l'odio contro questa Chiesa cresce ogni singolo giorno, quando calpesta i nostri diritti e si intromette nelle nostre vite in nome di principi astratti e medievali; quando continua, insistente e martellante, nelle sue campagne di terrorismo psicologico sulle donne.
Ma i cattolici adulti dovrebbero far sentire di più la propria voce e gridare, forte, che la loro Chiesa ormai non ha più niente a che fare col Cristo di cui vorrebbero professare la fede. Il quale, al contrario, si scaglierebbe oggi contro questo Papa e questi vescovi con la stessa veemenza con cui si scagliò contro i mercanti del tempio.

01 December 2008

medioevo/4


Saturno dalla sonda Cassini
(fonte wikimedia)
Il Catechismo della Chiesa cattolica, dice, e non da oggi, che nei confronti delle donne si deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione.

21 October 2008

Maledetto


Goya, Saturno che divora i suoi figli
(fonte wikimedia)
Cerchi di dimostrarti aperto al dialogo, e se ti offrono posizioni medievali sulla contraccezione, sul ruolo della donna e sul significato del dolore, soprattutto alla fine della vita, provi a scendere al loro piano e con sforzi sproporzionati fatti di serrate argomentazioni cerchi di far fare loro almeno qualche piccolo passo verso la ragione, verso il buon senso.
Cominci a spazientirti quando senti che, a tutto ciò, aggiungono un'anacronistica difesa aprioristica di una figura storicamente ambigua e problematica. E certamente non aiuta sentir tuonare contro la scienza con toni esagerati, che troppo facilmente toccano le corde di un dramma che, pur nei suoi quattro secoli di distanza, continua a tornare troppo spesso d'attualità.
Ma quando poi scopri che in occasione della visita a Pompei, proprio a ridosso di recenti fatti di cronaca e discussioni politiche che ancora infiammano gli animi e si riverberano addirittura a livello internazionale, quando scopri, dicevo, che in una simile circostanza si sceglie, con precisa volontà, di non nominare nemmeno il Problema, il Male di quella terra...
Basta: questo Papa ha perso definitivamente ogni presunta verginità: non puoi più credere alla sua buona fede, non merita più la tua apertura e quel dialogo che si concede all'onestà intellettuale.
Non gli resta altro che tutto il tuo più viscerale e velenoso disprezzo.

09 April 2008

medioevo/3

A milano, mica ad Aci Trezza (che poi anche Pisa mica è un paesino così sperduto...).
Bisognerebbe denunciarli, ma si può cominciare con una segnalazione all'Ufficio Relazioni con il Pubblico del Ministero della Salute, via mail o ai numeri 06-59942378 o 06-59942758.
Che non è mica gente incosciente quella che chiede la pillola del giorno dopo.

17 March 2008

Non-Overlapping Magisteria

Finalmente trovo il tempo di commentare la mia lettura, ormai lontana nel tempo, del Nonoverlapping magisteria di Gould.
Ecco quel che penso sulla questione.
   —   ∴   —   
Accettiamo pure la distinzione terminologica di Gould e dei suoi magisteri: da una parte l'universo empirico, quel tessuto grigio, nero di fatti e bianco di convenzioni, e dall'altra il mondo di valori, significato e scopo. Ebbene, l'ingenuità più clamorosa di Gould, quasi grossolana, è quella di pensare che tale distinzione valga anche per scienza e religione, e in particolare che la religione limiterebbe il suo magistero alla sfera dei valori.
 
A margine di tutto ciò, al di là di scienza e fede, ci sarebbe anche la piccola sfocatura del pensare che quello empirico e quello dei valori siano davvero mondi separati privi di qualsiasi rapporto reciproco. Parlo di piccola sfocatura perchè le posizioni di Gould a riguardo sono sacrosante. Mi riferisco a quelle posizioni espresse tante volte in molti suoi saggi, ma non in NOMA, contro i ricorrenti tentativi di basare scelte politiche, etiche e morali (spesso di orientamento razzista) sulla base di (presunte) scoperte scientifiche (soprattutto in campo biologico, antropologico e/o etnologico). Su questi temi mi trovo in accordo con Gould senza riserve. Cito Schrödinger solo perchè ho a portata di mano il suo efficace compendio di quella che credo sia anche la posizione di Gould, che condivido:
La vita ha valore in sé. “Rispettare la vita”, così ha compendiato Albert Schweitzer il precetto fondamentale della morale. La natura non ha alcun rispetto per la vita e si comporta con essa come se avesse da fare con ciò che vale di meno al mondo. Prodotta milioni di volte, la più gran parte di essa è tuttavia nuovamente distrutta o data in pasto come preda ad altre vite. Proprio questo è il metodo principale per produrre nuove forme di vita. “Non devi torturare. Non devi infliggere dolore.” La natura non sa nulla di tutto ciò. Le sue creature sono destinate al martirio reciproco, in una lotta continua. “Non vi è nulla né di buono né di cattivo, ma il pensiero rende le cose tali.” Nessun fatto naturale è in se stesso buono o cattivo, e nemmeno bello o brutto. I valori mancano. I valori, e in modo particolare lo scopo e il significato. La natura non agisce finalisticamente. Se parliamo dell’adattamento di un organismo all’ambiente, sappiamo che questo è solo un modo di esprimerci che ci riesce comodo. Se prendiamo la cosa alla lettera, restando nell’àmbito della nostra immagine del mondo, c’inganniamo. In quest’immagine tutto è collegato in maniera strettamente causale.
In questo senso Gould ha ragione da vendere: diffidate da coloro che cercano di convincervi che la loro morale è quella "naturale" o che sarebbe "innaturale" una posizione diversa dalla loro. Soprattutto se non hanno altra argomentazione che questa.
Ma, fermo restando tutto ciò, strettamente parlando non è vero — ed è questa la piccola sfocatura — che il mondo dei valori è rigorosamente separato dal mondo empirico. Certo, il giudizio di valore, ad esempio su un assassino, spetta solo a noi, non è racchiuso nei fatti bruti (sic) dell'assassinio in sè; ma certamente per noi che emettiamo il giudizio sarà ugualmente fondamentale la conoscenza del fatto empirico (è stato davvero lui ad uccidere? come ha ucciso? etc, etc...). L'esempio dell'assassino può sembrare banale, ma si pensi a "descrizioni empiriche" riguardanti lo sviluppo embrionale: la scienza non è chiamata a dare giudizi, solo a descrivere i fatti, ma se emergono particolari nuovi su quei fatti e la loro descrizione "scientifica" cambia, è evidente che anche i nostri giudizi di valore possono uscirne modificati.
 
Ora, per tornare a bomba, questa sorta di subordinazione dei valori alla conoscenza (se la nostra conoscenza cambia, possono cambiare i nostri giudizi, ma non viceversa) è, in fondo, precisamente il motivo per cui gli ambiti religiosi non si limitano affatto alla sfera morale.
 
C'è una famosa contraddizione che riguarda le morali "religiose" e che può essere esposta in maniera semplicissima: uccidere è male perchè lo vieta Dio, o Dio vieta di uccidere perchè è male?
In realtà la contraddizione si scioglie subito in paradosso nonappena ci si rende conto che il quadro generale etico-morale cui il fedele deve (o vuole) attenersi non viene calato da solo dall'alto dei comandamenti divini. Il metro di giudizio che viene professato discende da — o quantomeno va a braccietto con — una concezione completa della realtà: poiché la religione afferma che (Dio le ha rivelato che) l’uomo ha determinate caratteristiche e non altre, che il mondo ha una certa natura e non un'altra, allora è giusto e naturale comportarsi in quel particolare modo piuttosto che in un altro. La religione fornisce un quadro completo, unitario e organico della realtà e dell’uomo.
Di più: in questa cosmologia completa di fatti e valori, quasi sempre sono i fatti, e non i valori, a costituire il messaggio fondante della religione, che sarebbe completamente snaturata se fosse ridotta a mero "contesto empirico" alla propria legge morale. Il cuore del cristianesimo è un fatto concreto — la resurrezione, di Cristo 2000 anni fa e nostra alla fine dei tempi — mentre la scala di valori che ne deriva rappresenta un elemento, se non secondario, appunto "derivato", subordinato.
Tutto questo confuta senza ombra di dubbio l'idea di Gould degli ambiti separati: c'è una sovrapposizione chiara e lampante, un vero e proprio conflitto di interessi fra scienza e religione. Un conflitto dovuto non a giudizi di valore della scienza, alla quale sono completamente estranei, ma ad affermazioni empiriche delle religioni.
 
Visto che ormai sono in ballo, faccio un altro passo, piccolo a questo punto, che dall'evidenza di questa sovrapposizione passa facilmente a scoprire la contraddizione fra scienza e fede. Acettata la sovrapposizione di ambiti, sorge infatti il problema dell'accordo nel merito: il problema dell'eventuale conciliazione fra l'immagine empirica del mondo suggerita dalla scienza in un particolare momento storico, e quella professata — da sempre? — dalla religione.
Ma qui il gioco, come dicevo, è facile. Mi basterebbe fare l'Odifreddi della situazione e citare, ad esempio, le affermazioni sulla verginità di Maria o sulla transustanziazione dell'eucarestia durante la consacrazione — che tra l'altro presuppone una concezione delle cose fatta di sinolo fra forma e sostanza, che è del tutto estranea all'attuale immagine scientifica del mondo. Ma il problema si pone anche se ci limitiamo ad affermazioni più generiche come l'esistenza di Dio stesso o il concetto di anima, l'idea che qualcosa di noi possa sopravvivere alla nostra morte. Tali affermazioni empiriche possono essere apparentemente non in contrasto con la concezione scientifica del mondo (effettivamente la scienza non ha dimostrato esplicitamente e specificatamente che i corpi non potranno resuscitare) oppure possono essere completamente contrarie ad essa (l’età del nostro pianeta, la posizione cosmologica da esso occupata). Nel primo caso vengono accettate (oserei dire ingenuamente) in quanto non apertamente in contraddizione (ma a costo di quali contorti espedienti riconciliatori, a quale prezzo intellettuale!). Nel secondo caso, poichè è costretta a cedere l’affermazione religiosa — non si può sbattere contro un muro e continuare a dire «non esiste» a lungo! — ci si giustifica con una interpretazione allegorica e simbolica di quelle stesse affermazioni.
In definitiva, il fatto stesso che, checché ne dica Gould, le grandi religioni cristiane guardino con grande perplessità (per usare un eufemismo e conceder loro il beneficio del dubbio) alla teoria dell'evoluzione naturale è dovuto a nient'altro che al suo essere in qualche modo in contraddizione con la loro concezione del mondo empirico secondo cui ci sarebbe una differenza (essenziale, fondamentale, ontologica, soprannaturale) fra gli uomini e gli animali, diversa e non solo per grado da qualsiasi altra differenza possa invece sussistere fra i diversi animali.
 
PS
Basterebbero tutto ciò, ma accanto alle singole questioni di merito, in cui uno può mettersi d'impegno e ogni volta cercare una conciliazione, c'è infine anche una questione di metodo: da una parte abbiamo la verità assoluta e rivelata, dall'altra una continua ricerca di essa, senza pretese e senza privilegi di autorità.
In linea di principio uno potrebbe pensare che non si tratti di una differenza problematica: dopotutto, nonostante la spettacolare fecondità del metodo galileiano, il cammino percorso dovrebbe essre irrilevante rispetto alla meta raggiunta: se con la ricerca scientifica ho (ri)trovato la verità rivelata, non ho contraddizioni da risolvere. Ma è una scelta difficile e delicata, perchè lascia ogni volta nel dubbio che tutto il castello crolli all'arrivo di una nuova scoperta che cambi l'immagine scientifica del mondo. O, nella convinzione di fede che una simile eventualità non possa mai verificarsi, rende inutile la ricerca scientifica di una verità già posseduta.

13 March 2008

medioevo/2

Due parole velocissime, dopo aver segnalato nelle mie letture un commento molto risoluto sulla vicenda del medico suicida. Due parole veloci ma dovute, visto che la situazione — come al solito — è più complessa di quello che può sembrare dal commento risoluto. Ad esempio perchè l'ospedale Gaslini di Genova in cui era in servizio il medico è gestito dalla Fondazione Gaslini, presieduta nientemeno che dal cardinale Angelo Bagnasco.
Da corriere.it: A differenza dell’ospedale Galliera (il cui cda è sempre presieduto dal cardinale) dove ai medici viene abitualmente richiesta la dichiarazione di obiezione di coscienza, al Gaslini non è mai stato chiesto nulla. Ma la «cultura» dell’Istituto, con le visite periodiche del cardinale, è sempre stata contro l’aborto.
Qualche info in più per contestualizzare meglio potete leggerla qui, io continuo a pensare che stiamo concretamente sprofondando in un medioevo sempre più buio.

14 February 2008

medioevo

E' da tanto tempo, ormai, che ho smesso di considerare Big Bigotto e le sue uscite "sempre molto intelligenti", di qualsiasi argomento parli. E anche gli interventi quotidiani delle alte gerarchie ecclesiastiche mi giungono ormai come un mantra monotono e senza senso, incapaci di generare nemmeno irritazione, figuriamoci scandalo o indignazione o rabbia.
Ed invece è proprio con scandalo, indignazione e addirittura rabbia che resto colpito nel venir a conoscenza di fatti concreti, non parole o proclami o anatemi, che sono accaduti e accadono quotidianamente. A persone normali, non a politici o a ministri di Dio. A persone come noi, ora, e a noi stessi, chissà, domani stesso... o ieri, se solo fossimo stati più sfortunati.
Fatti concreti, come l'esperienza traumatica di chi "subisce" un aborto terapeutico come fosse un aborto clandestino e criminale, come l'assurda, surreale e incredibile odissea per una pillola, come la farsa napoletana frutto di un'ideologia feroce.

05 February 2008

Breaking News

E anche oggi, come fa quotidianamente, questo blog è ancora sulla notizia del giorno. Ecco alcune dichiarazioni clamorose di un noto opinionista contemporaneo, rilasciate proprio poco fa, che già stanno scuotendo dalle fondamenta il nostro senso comune e le nostre convinzioni più naturali. Le sue idee sono così inedite e originali che avremo probabilmente bisogno di anni, decenni, per comprenderle davvero.
 
“Gli apologisti cristiani hanno l'abitudine di considerare il comunismo come qualcosa di molto diverso dal cristianesimo e di mettere in contrasto i suoi mali con le supposte benedizioni di cui godono i popoli cristiani. E' un grave errore. I mali del comunismo sono gli stessi mali del cristianesimo. Nella sostanza, la OGPU (Ghe-peù) non differisce dall'Inquisizione. Le sue crudeltà sono della stessa specie, e il danno che essa arreca alla vita intellettuale e morale dei russi è dello stesso genere di quello arrecato dagli inquisitori. I comunisti falsificano la storia come l'ha falsificata la Chiesa, fino al Rinascimento.
Se la Chiesa oggi non è detestabile come il governo sovietico lo si deve all'influenza dei suoi oppositori: dal Concilio di Trento ai nostri giorni, qualsiasi miglioramento avvenuto nella Chiesa è da ascriversi a merito dei suoi nemici.
“Molti si oppongono al governo sovietico perchè disapprovano la dottrina economica comunista, ma il Cremlino condivide questa dottrina con i primi cristiani, con i francescani delle origini e con la maggior parte delle correnti di riforma cristiana del Medioevo. E non è a dire che la dottrina comunista fosse considerata eretica; Sir Thomas More, un martire cattolico, vagheggiava un cristianesimo comunistico e sosteneva che questo era il solo aspetto della religione cristiana che la raccomandasse agli abitanti di Utopia.
Non è la dottrina sovietica in se stessa che a ragione deve essere giudicata un pericolo; è il modo con cui essa è sostenuta. Essa è considerata sacra e involabile, e ogni dubbio in materia è un peccato che va punito spietatamente.
“Il comunista crede, come il cristiano, che la sua dottrina sia indispensabile per la salvezza. Ed è proprio questa analogia fra cristianesimo e comunismo che crea fra loro una irriducibile incompatibilità. Quando due uomini di scienza non si trovano d'accordo, non invocano il potere civile; attendono che ulteriori acquisizioni scientifiche decidano la vertenza, perchè entrambi si riconoscono fallibili. Quando, invece, un contrasto avviene fra due teologi, non essendovi alcun criterio al quale uno dei due possa appellarsi, non restano che l'odio reciproco e un appello, più o meno palese, alla forza.
“Il cristianesimo, debbo ammetterlo, procura minor danno che nel passato, ma ciò dipende dal fatto che ora si crede con meno fervore nei suoi articoli di fede. Forse, col tempo, qualcosa di simile avverrà nel comunismo, e allora forse esso perderà molto di ciò che ora lo rende detestabile.
Però, se in Occidente prevarrà e si rafforzerà l'opinione che il cristianesimo è essenziale alla virtù e alla stabilità sociale, esso riacquisterà i difetti che aveva nel Medioevo.”
 
Bertrand Russell, Stoccolma, 9 novembre 1954

29 January 2008

18 January 2008

E' un po' lungo da ascoltare tutto, il discorso di Sam Harris all'Aspen ideas festival. Su YouTube potete trovarlo suddiviso in cinque parti, ma soprattutto su Il lume rinnovato potete trovarne la traduzione in italiano. E resta comunque lungo anche da leggere.
Ma ne vale la pena.
In alternativa, se volete qualcosa di molto molto breve (e di tutt'altro genere) potete ascoltarvi Padre Livio Fangaza commentare un fatto di cronaca recente...

03 June 2007

l'ombra della Chiesa

[...] Ho raccontato l’emozione di un sabato di aprile. Ma dopo l’emozione, vi dirò, ho vissuto in me uno sconfinare di pensieri. Dietro una lettera. Perché la lettera, la vostra lettera, a sua volta, lasciava una scia di pensieri. Tu, Emanuela, scrivi che ragazzi che non hanno mai avuto esperienza della Chiesa Cattolica hanno potuto vedere il volto più bello della tua religione. E io mi chiedevo come, in che cosa. Perché la sensazione che mi portavo in cuore era di non aver fatto nulla di eccezionale, che tutto fosse stato così normale. E, inseguendo i pensieri, mi si riaccesero nella memoria prima le parole di un frate italiano in Turchia e, immediatamente dopo, una pagina della Bibbia.
Le parole erano quelle di Padre Domenico, che, accogliendoci ad Antiochia in Turchia, alla nostra domanda: “che cosa fate?” sorprendendoci rispose: “noi non facciamo niente, teniamo aperta la porta”. Un altro sacramento! Quello dell’accoglienza. Che tutti, piccoli o grandi, credenti o non credenti, riconoscono. Se c’è, lo riconoscono. Sacramento leggero come un’ombra.
E il pensiero corse all’ombra di Pietro negli Atti degli Apostoli. Il libro degli Atti ci racconta della comunità delle origini, uscita dalle esperienze del Risorto: è una comunità che fa gesti di consolazione, di fiducia e di speranza. Li fanno, senza esibizione, in uno stile di semplicità e di trasparenza, lo stile del loro Signore. Dentro questo orizzonte, è di un incanto incancellabile, particolare di rara suggestione, il riferimento all’ombra di Pietro. È scritto: “portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche la sua ombra coprisse qualcuno di loro”. L’ombra di Pietro! L’ombra, capite!
Se imparassimo da questa ombra! Pensate, che cosa c’è di più lieve, di meno corposo, di un’ombra? Basta un’ ombra. Se è evangelica. Basta l’ombra di un cristiano. Siamo lontani dalla corposità, dall’ispessimento delle istituzioni, dalla potenza mondana dei raduni oceanici. Basta l’ombra. L’ombra di un cristiano. Ma che sia vero. Secondo il vangelo. Alla maniera di Francesco, Francesco d’Assisi, l’ombra di Francesco.
E che cosa c’è di più silenzioso dell’ombra? Passava Pietro, non c’erano parole, c’era un silenzio d’ombra. Come se quel passaggio fosse la scia di quello che aveva fatto Gesù, la scia di quello che era stato Gesù, era come l’ombra di Gesù. La sua ombra guariva, rialzava. Pensate quali marchingegni si vanno a escogitare per una nuova evangelizzazione! E quanti proclami! E non si ottiene nulla. L’ombra!
E che cosa c’è, lasciatemi dire, di meno studiato, di meno calcolato dell’ombra? Neanche ci pensi all’ombra. Che tu lo sappia o no, ti accompagna. Non c’è bisogno di dichiararla. Tant’è che a volte per dire spontaneità e naturalezza diciamo: “ti segue come un’ombra”. Quando, al contrario, siamo preoccupati, in eccesso preoccupati, di strategie, è perché non siamo vivi dentro, dico vivi evangelicamente. Perché se lo fossimo, coscienti o no, lasceremmo un’ombra. Un’ombra non di condanna o di paura: non era questa l’ombra che lasciava Pietro. Ma un’ ombra di risanamento, un’ ombra di Gesù, un’ombra di vangelo.
Essere dunque ombra, ombra gli uni per gli altri, fuori dalle chiusure e dalle ristrettezze dei cenacoli. Fuori dall’inganno degli eventi appariscenti, dei discorsi rumorosi. Dentro il corso comune degli accadimenti quotidiani. Essere ombra silenziosa che dona rifugio e protezione, come l’ombra di un albero in giorni assolati: vi trovano ristoro, nell’ora più calda del giorno, gli uccelli dell’aria.
Ci sarebbe tutto da guadagnare, come persone e come chiesa. Se ritornassimo a quell’ombra buona delle origini, l’ombra buona di Pietro. L’ombra dell’accoglienza. [...]
Don Angelo Casati, da A Emanuela e a Rachid...
 
— Siamo forse ciechi anche noi?
— Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: "Noi vediamo", il vostro peccato rimane.
 

23 May 2007

21 May 2007

Rassegna (ragionata) di link post fine settimana

UPDATE-2:
L'UAAR commenta meglio di me l'articolo dell'Avvenire... (da)
 
UPDATE:
Oggi (21/5/2007) c'e' gia' un altro post sul blog di Luttazzi e parla... del suo nuovo ultimo libro. Dovevo immaginarlo... :(
 
  • Il contrappunti di oggi di Mantellini torna ancora sulle potenzialita' della rete, ma questa volta con esempio concreto dall'attuale presente: da leggere fino in fondo.
  • Ora a Trento c'e' La scimmia nuda: "Come diceva Voltaire, la liberta' di pensiero va difesa soprattutto quando e' un pensiero che non condividiamo [...], ma..."
  • Ancora su Sex crimes and the Vatican, in italiano: l'intenzione di Santoro di comprare i diritti dell'inchiesta BBC e mandarla in onda sulla sua trasmissione ha fatto fare il balzo di qualita' alla notizia che, finalmente, comincia a circolare sui siti dei giornali "a tiratura nazionale" come repubblica.it e corriere.it (non ho notizie del mondo "reale" di carta stampata e TV: qualcuno ha sentito niente su quei canali?). Ovviamente la notizia non e' quella del servizio della BBC (ne' del fatto che in italia se ne sa qualcosa solo ora e grazie a internet, non mi stanchero' di ripeterlo!) quanto la "controversa" decisione di Santoro (mah...). L'Avvenire entra invece nel merito del contenuto del video. Da notare le due clamorose smentite che dovrebbero smontare l'inchiesta: prima di tutto il Crimen sollicitationis risalirebbe al lontano 1962, ben prima che Ratzinger diventasse prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (e' infame, dunque, l'accostamento che l'inchiesta della BBC fa tra quel documento e il nome di Ratzinger: il fatto che sia stato proprio Ratzinger, nel 2001, a menzionare esplicitamente quel documento, per la prima volta pubblicamente, in una lettera ai vescovi del mondo, per insistere sul modo con cui fronteggiare le accuse sugli abusi sessuali minorili da parte di preti cattolici... be', e' evidentemente un fatto del tutto irrilevante!); in secondo luogo, il fatto che la Chiesa pretendesse assoluta riservatezza, pena scomunica, sui casi trattati e persino sulle vittime degli abusi non era affatto dovuta alle esigenze di coprire i numerosi scandali avvenuti negli Stati Uniti, bensi' trattavasi di semplice tutela delle parti prima della sentenza definitiva (come quelli della BBC abbiano potuto essere cosi' maliziosi proprio non si riesce a capirlo...).
  • Forse quest'altra notizia non meirtava un item a parte, ma andava inserita in quello qui sopra...
  • L'ultimo post di Luttazzi conferma che sta effettivamente riprendendo ad aggiornare con una qualche (pur non frenetica) regolarita' il suo blog.
  • Il mercato delle acque in bottiglia non mi e' mai piaciuto: leggete cosa sta succedendo vicino a Milano.