12 February 2009

libertà di coscienza

Dopo l'irrefrenabile delirio, continuo a sentire in giro ancora tanta confusione sulla questione che, nonostante la morte di Eluana, non può certo dirsi chiusa.
A partire dallo stesso Mannheimer che sbaglia clamorosamente sondaggio, chissà se per ingenuità (per non dubitare della sua probità) o sofisma (per non mettere in dubbio la sua intelligenza). La domanda, infatti, non doveva essere "cosa sarebbe giusto fare nel caso di Eluana?", ma "in una situazione simile, vorresti poter decidere tu?". E chissà se anche di fronte a questa domanda, la vera domanda, l'Italia si ritroverebbe spaccta.
Il punto della questione, infatti — ed è incredibile come si sentano in giro ancora dibattiti accesi che mancano completamente il punto — non è affatto quale sia il protocollo da seguire in determinate circostanze (che già abbondano i casi, in Italia, in cui il legislatore pretende di sostuirsi al medico per decidere, in generale, cosa sia meglio fare in ogni singolo caso), ma è se sia possibile lasciare a ciascun individuo la libertà di scegliere se accettare o meno una cura (così invasiva sul proprio corpo).
Il punto della questione continua a non essere compreso dappertutto, tanto che anche in parlamento, al momento di votare un disegno di legge talebano fin nella sua forma raffazzonata di una semplice ed unica frase, si invoca l'inalienabile libertà di coscienza.
Ma vi rendete conto della contraddizione, della violenza che dobbiamo subire? C'è una legge che vuole privare il cittadino di un diritto e vuole obbligarlo a subire una violenza precisamente per il fatto di non poter reagire e non poter provvedere a se stesso... e ci si appella alla libertà di coscienza? La libertà di coscienza in parlamento per privare della libertà di coscienza in ospedale?
E' ancora delirio, è insulto all'intelligenza, dove sono tutti quanti? Vi siete bruciati il cervello? Giornalisti? Opposizione? Persino Di Pietro si è appellato alla libertà di coscienza in parlamento.
La potenza del Vaticano è immensa ancor più per questo, che per i fili diretti con cui riesce a muovere Berlusconi, per il fatto di obnubilare completamente le nostre coscienze, per la sua subdola capacità di insinuarsi nella nostra testa trasformandoci da dentro, facendoci apparire normale la violazione delle più normali libertà dell'individuo.

14 comments:

Edo said...

Secondo me il Vaticano e' stato quello che e' stato preso in giro meglio nella questione: era piu' che prevedibile che il papa (tra l'altro ho capito recentemente il tuo gioco di parole benedetto/maledetto) avrebbe detto che bisognava salvare quella vita, ed infatti l'ha detto.

Senza scrupoli, uno stuolo di avvoltoi ha usato questa prevedibilita' per i propri scopi.

Il diritto di cui parli e' attualmente garantito dalla costituzione che prevede che nessuno possa essere sottoposto a trattamento sanitario se non vuole, eccettuando specifici casi in cui si applica il Trattamento Sanitario Obbligatorio, che pero' e' deciso da un giudice. Come esattamente e' successo in questi giorni, la cassazione ha definitivamente stabilito che l'alimentazione forzata cui Eluana e' stata sottoposta era un trattamento sanitario non conforme alla volonta' di chi lo subiva. E quindi e' stato imposto che venisse interrotto perche' illegale.

Edo said...

Ecco le parole di Benny.

Anonymous said...

Sì, avevo letto (e shareato) Luttazzi.

Evidentemente i giornali hanno messo per l'ennesima volta il bavaglio al nostro B16 impedendogli di finie la frase: "ma se la sua volontà non è questa, che si faccia come chiede".

Ironia a parte, sono stufo di sentir difendere il papa con la scusa che i cortigiani sono più realisti del re. Il re è lui e potrà scrollarsi di dosso qualche responsabilità solo quando la smetterà di rivolgersi a tutta l'Italia e a chiedere certi comportamenti non solo ai buon cristiani ma anche a tutti gli altri.

Maledetto!

Anonymous said...

Non mi piace molto fare lezioni di teologia ma avete mai pensato cosa sarebbe successo se queste stesse persone avessero detto e fatto le stesse cose 2009 anni fa? Tenendo in vita il Cristo con delle macchine indefinitamente, avrebbero ucciso sul nascere il cristianesimo.

atlantropa said...

Se posso dire la mia, mi sembra che nel caso in questione il problema sia stato posto nel peggiore dei modi possibili; e forse anche per colpa della Cassazione (spiegherò più avanti perchè).

La Costituzione sancisce il diritto a rifiutare un trattamento sanitario; dunque non proprio l'autodeterminazione, ma un diritto al rifiuto; nulla viene esplicitato in caso di assenza del rifiuto - forzando la mano si potrebbe forse avere il silenzio assenso?

1. Prima di tutto si tratta di stabilire una volta per tutte se l'alimentazione artificiale è in sè un trattamento sanitario; nel migliore dei mondi possibili, questo giudizio non dovrebbe essere lasciato al popolo bue o ai cattodeliranti - che berciavano di pane ed acqua - anche se, divagando, ci si può domandare se nel migliore dei mondi possibili esisterebbero i cattolici. La medicina ufficiale mi è sembrata concorde nel dare una risposta affermativa, e nel migliore dei mondi possibili si dovrebbe far propria questa indicazione.

2. In secondo luogo, prescindendo da pani et acquae, si tratta di stabilire se l'applicazione del sondino naso-gastrico, che è premessa per l'alimentazione artificiale, non sia stata a sua volta un trattamento sanitario che eventualmente poteva essere rifiutato. Anche qui, trattandosi di intervento chirurgico, nel migliore dei mondi possibili nessuno negherebbe che lo sia; al massimo ci si esprimerebbe sul perchè o percome di quell'applicazione non di sarebbe dovuto tener conto.

3. Nel caso Englaro et nel migliore dei mondi possibili, l'unico problema di principio resta dunque la presunzione del rifiuto; peraltro è proprio il punto chiave su cui l'Appello rovescia le precedenti sentenze. Qui si tratta, dunque, di stabilire se, e se sì come, l'articolo della costituzione possa essere o meno applicato in maniera più elastica (per esempio: può valere o meno un rifiuto espresso anticipatamente nel tempo? e se sì quando lo si può considerare compiutamente espresso? e quando no?).

4. Nel caso Englaro la Cassazione ha invece posto esplicitamente l'elemento dell'irreversibilità del male come precondizione per l'interruzione dell'alimentazione; ma questo elemento non attiene minimamente all'articolo costituzionale di cui sopra - in base al quale ci si potrebbe rifiutare anche di farsi suturare la più superficiale delle ferite - ed è uno dei fattori hanno maggiormente contribuito alla massimizzazione del bordello (o - visto il contesto di questo blog - dell'entanglement) e dell'intrusione dell'opinione pubblica. Una volta che se ne fa una questione di "quanto sei vivo" si mettono in gioco gli inesorabili "secondo me" che inflazionano la contemporaneità. Peraltro, va osservato come l'irreversibilità sia stata (giuridicamente) appurata prima dell'Appello, tanto è vero che la corte d'Appello non riesamina la questione, e fa suo alla lettera il giudizio della Cassazione.

In partica per dare - a mano libera, non sono affatto sicuro della correttezza di ciò che sto per dire - un'interpretazione organica del tutto, mi sembra come se, nel caso di un paziente incosciente, la Cassazione abbia voluto porre l'irreversibilità del male come precondizione per applicare una eventuale volontà precedentemente espressa.

In ogni caso, quello che poteva essere un semplice problema di garantire un diritto costituzionale ad un cittadino è stato sfortunatamente trasformato in un problema di massimo sistema ("definizione di vita", "diritto di proprietà sul corpo umano" et similia).

Andrea Ferrigno said...

cristo, sì che me ne rendo conto, e sono incazzato come una jena.

Anonymous said...

Povera Eluana nel suo lettuccio d'ospedale a non morire e a non vivere, mentre per tutta Italia dal parruccone megastipendiato dagli elettori al panettiere sotto casa si riempivano la bocca di pseudofilosofia. Un banchetto nauseabondo, beffardo, inutile.
A me hanno insegnato da bambina che la morte è solo il contrario della nascita, e che alla vita non c'è contrario. Un sonno di bambola di carne, con attorno le mani annoiate delle infermiere che ti fanno il letto attorno, senza nulla di ciò che chiamiamo vita, dal poter ridere al sapore dell'acqua quando si ha sete, dal saper pensare al correre... se è vita per parlamentari e preti, se la prendano loro, senza cercare di propinarla a chi non può gridare.
Io, per mettere le mani avanti, sto mettendo in chiaro tra implorazioni e minacce la mia posizione.

Anonymous said...

Interessante la distinzione fra "alimentazione aritificiale" e l'intervento specifico dell'introduzione di un sondino naso-gastrico. Si potrebbe riassumere dicendo che c'è una duplice ragione per ritenere la condizione in cui si trovava Eluana un trattamento sanitario.

Non mi ero preso la briga di informarmi in dettaglio sulle sentenze del caso Englaro, grazie Atlantropa per le precisazioni. In effetti il mio punto di partenza era che se una sentenza di cassazione si era espressa in senso positivo sulla determinazione delle volontà di Eluana, dovevano davvero esserci pochi dubbi a riguardo (avevo letto, ora non ritrovo i riferimenti, che in questo caso era stata addirittura "introdotta" una figura "tutelare" in aggiunta a quella rivestita dal padre, su pressioni dei vari "amanti della vita"...)

Sempre commentando a partire dalle tue considerazioni una sentenza che non ho letto, mi chiedo se l'importanza data all'irreversibilità del male non fosse dovuta al fatto che Eluana non aveva mai espresso la volontà di evitare certi tipi di trattamento "in quanto invasivi" ma probabilmente "in quanto inutili": non era testimone di Geova o cose strane (disclaimer: mia libera interpretazione: era una persona normale capace di riconoscere la morte e accettarla).

Non ho poi capito bene l'ultima frase del punto 4: l'appello non è forse il processo di secondo grado e la cassazione il terzo? Dici che l'appello non riesamina la questione dell'irreversibilità e "prende per buono" il giudizio della cassazione: sto mancando qualcosa?

PS
L'entanglement presuppone una sovrapposizione coerente, qui mi pare che si sia visto solo una miscela genuinamente stocastica. O forse...?

atlantropa said...

Il decreto che ha portato all'interruzione dell'alimentazione forzata (Corte d'Appello di Milano, estate 2008) lo trovi qui (ci troverai anche un link alla sentenza della Cassazione del 2007); peraltro il primo paragrafo del dispositivo è un ottimo riassunto dell'intera vicenda processuale, per cui è inutile che te ne proponga uno mio (che, non essendo io un esperto, non sarebbe al riparo da semplificazioni o fraintendimenti).

Magari è una lettura un po' lunga, ed a tratti il legalese è ostico e ripetitivo.
Ma serve anzitutto a fugare ogni dubbio sull'accuratezza del lavoro dei magistrati, ed inoltre è interessante anche in un altro senso: se ne deduce - o almeno io ne ho dedotto - che la Cassazione abbia interpretato i dettami costituzionali in senso massimale (il punto 3. del mio prec.): massima autodeterminazione, rilevanza per l'opinione espressa preventivamente, necessità di ricostruirla nella maniera più accurata possibile (e di qui l'attenzione per lo stile di vita, le idee, i comportamenti...), etc.

Ciò detto, la mia prima lettura della vicenda processuale era stata più o meno questa:

1. stando ai racconti della sua vicenda, Eluana Englaro avrebbe in varie circostanze espresso esplicitamente e lucidamente una repulsione per i trattamenti di mantenimento in vita;

2. ella tuttavia non avrebbe precisamente detto di essere contraria ai trattamenti di alimentazione artificiale in caso di stato vegetativo, ma espresso una prescrizione negativa di carattere in qualche modo generico;

3. per cui una corte che avesse voluto rispettare in pieno la sua volontà avrebbe dovuto accertare la sussistenza di un'analogia tra il caso specifico della sua vicenda clinica e quelli su cui si era pronunciata;

4. e quest'analogia sarebbe passata attraverso l'irreversibilità della prognosi.

Non so quanto sia sovrapponibile alla tua lettura, forse solo in parte; non mi sfugge il fatto che tu abbia posto la questione aggiuntiva dell'inutilità del trattamento, da valutarsi a confronto con la sua invasività; nel merito mi è parso che nel caso in questione l'invasività abbia giocato un ruolo di primo piano, al punto che faccio quasi fatica a risolvere le due cose; la metterei quasi nei termini (qui semplifico grossolanamente) che, a parere della Englaro, il prezzo da pagare non potesse valere il risultato sortibile.
In ogni caso, proprio leggendo la sentenza, mi pare di capire che quella chiave di lettura (la mia, beninteso) è sbagliata; ad un certo punto, infatti, si invoca il seguente "principio di diritto":

«Ove il malato giaccia da moltissimi anni (nella specie, oltre quindici) in stato vegetativo permanente, con conseguente radicale incapacità di rapportarsi al mondo esterno, e sia tenuto artificialmente in vita mediante un sondino nasogastrico che provvede alla sua nutrizione ed idratazione, su richiesta del tutore che lo rappresenta, e nel contraddittorio con il curatore speciale, il giudice può autorizzare la disattivazione di tale presidio sanitario (fatta salva l'applicazione delle misure suggerite dalla scienza e dalla pratica medica nell'interesse del paziente), unicamente in presenza dei seguenti presupposti: (a) quando la condizione di stato vegetativo sia, in base ad un rigoroso apprezzamento clinico, irreversibile e non vi sia alcun fondamento medico, secondo gli standard scientifici riconosciuti a livello internazionale, che lasci supporre la benché minima possibilità di un qualche, sia pure flebile, recupero della coscienza e di ritorno ad una percezione del mondo esterno; e (b) sempre che tale istanza sia realmente espressiva, in base ad elementi di prova chiari, univoci e convincenti, della voce del paziente medesimo, tratta dalle sue precedenti dichiarazioni ovvero dalla sua personalità, dal suo stile di vita e dai suoi convincimenti, corrispondendo al suo modo di concepire, prima di cadere in stato di incoscienza, l'idea stessa di dignità della persona. Ove l'uno o l'altro presupposto non sussista, il giudice deve negare l'autorizzazione, dovendo allora essere data incondizionata prevalenza al diritto alla vita, indipendentemente dal grado di salute, di autonomia e di capacità di intendere e di volere del soggetto interessato e dalla percezione, che altri possano avere, della qualità della vita stessa»

A mio modo di vedere, ciò pone un accento marcato sulla particolare situazione in esame, in ispecie sulla figura del tutore e le specifiche volontà di cui si è fatto portatore. Per questo ho concluso - magari sbagliando - che il problema fosse stato almeno in parte spostato da un piano generale (di garanzia dei diritti costituzionali) ad uno ad hoc ma relato a questioni di principio (vita, morte, dignità del malato, ...).

Probabilmente si dovrebbero dire mille altre cose da dire, ma penso di essermi dilungato sin troppo.

atlantropa said...

Ah, ti devo questa: entanglement nel senso banale di "non separabilità": una volta che la questione viene messa in quei termini, a quel punto decidere per l'interruzione della terapia va necessariamente ad implicare - almeno agli occhi di alcuni - che lo stato italiano decide chi è degno di vivere e chi no. Mi ha fatto automaticamente venire in mente le esperienze di non località del tipo EPR-Bohm-Bell... magari è una forzatura... ma non ti rubo altro tempo.

Anonymous said...

Ecco: il "curatore speciale" che si cita nel passo che hai riportato della sentenza è la figura aggiuntiva di cui avevo letto, aggiuntiva rispetto a quella del tutore, rappresentata dal padre.

E grazie ancora, atlantropa, per questo tuo ulteriore commento: non so se riuscirtò mai a leggere la sentenza per intero per cui trovo molto utili queste tue "spiegazioni" e commenti.
Resta che, al di là del fatto che la sentenza possa aver sopravvalutato certi aspetti "escatologici" rispetto ad altri più "contingenti" e quindi più vicini alle sue effettive competenze, il dibattito pubblico non si è svolto attorno alla sentenza (criticando questo o quell'aspetto) ma direttamente sul caso concreto e — questo sì: certamente — privilegiando le questioni "sui massimi sistemi".

Quanto all'entaglement: avevo ben colto, e apprezzato, l'analogia. E il mio commento voleva essere un modo di rilanciare l'analogia anche su un altro aspetto della vicenda, che era quello dell'apparente delirio del dibattito pubblico (miscela statistica) contrapposto a un (dietrologico?) "disegno intelligente" (sovrapposizione coerente) che poteva celarsi sotto quel delirio...

atlantropa said...

Eh, certo, avevo intuito la malizia; ma come già detto prima, in tutta onestà volevo solo sottolineare quel meccanismo, l'automatismo irriflesso per cui ad un pollice giù qui deve corrispondere immediatamente un pollice su in un opportuno altrove.

Personalmente la campagna mediatica mi ha dato - più del solito - l'impressione di un meccanismo di condizionamento proveniente smaccatamente dall'esterno; per rimanere alla fisica penserei ad un campo magnetico che orienta dei domini di Weiss; del resto non è quello che hai notato giustamente tu a proposito del sondaggio? se pongo la domanda nei termini: vita o morte?, come può non esserci una risposta privilegiata?

[Peraltro - ma, credimi, non lo dico certo per illudermi che la società sia migliore di quel che è - il fatto che in questa situazione particolare un sondaggio così formulato abbia avuto per esito una spaccatura perfettamente simmetrica è forse il miglior indice della profondità dell'"isteresi" impressa sulle coscienze dal dramma della Englaro.]

Ora, chi ha il potere mediatico ha, tra le altre cose, pure il grandissimo privilegio di porre le domande nei termini che più gli aggradano; conseguentemente, se è un minimo abile, potrà sfruttare in suo favore il fatto che l'uomo non è una tabula rasa, ma sacchetto un po' bucherellato ma comunque semipieno di pregiudizi ed aspettative.

In presenza di concentrazioni di potere è così: una mobilitazione di pochi è sufficiente per accendere il campo, il campo orienta i singoli siti, e si può procedere con coerenza marziale verso chissà dove - verrebbe da dire: attenzione ai ponti!

PS: ho dato una lettura anche alla sentenza della Cassazione, ed in effetti l'impressione che ne ho ricavato (ma potrei tranquillissimamente dire sciocchezze) è che l'organismo giudicante abbia voluto determinare una gerarchia logica di problemi da risolvere, e sia partito direttamente dalla situazione più estrema (senza, cioè, voler prendere di petto il vuoto normativo o ermeneutico, e supplirvi); detta brutalmente: se ti do dieci metri di vantaggio e comunque non sei in grado di vincere, allora non vincerai mai; fuor di metafora diventa: se non posso riconoscerti la sospensione della terapia nemmeno in una situazione in cui voglia tener conto del fatto che le cure non servono a nulla, che la prognosi è di irreversibilità, allora il tuo ricorso non potrà mai trovare accoglimento; da profano devo ammettere che suona sensato.

Anonymous said...

Concentrazioni di potere? in Italia?

:(

Anonymous said...

Ecco, Ronoldino lo dice ancora meglio.