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22 September 2016

I pericoli della società post-fattuale

 
Il Post riprende un lungo articolo dell'Economist, Yes, I’d lie to you, sul presunto recente dilagare di bufale e complottismi.
 
Ma non è ridicolo che nel discutere la questione della manipolazione della realtà e delle informazioni, si metta sullo stesso piano le teorie complottiste con le menzogne "ufficiali"che sono servite a giustificare guerre pesantissime in termini di vittime — e costi? Di più, si menzionano queste ultime nello spazio di una parentetica ("sì, è vero, ci hanno mentito anche in quel caso, però...") ma ci si dilunga nel resto dell'articolo a parlare delle altre frivolezze, arrivando a commentare che, ahinoi, queste cose senza internet probabilmente non sarebbero successe...
 

31 March 2012

Linkiesta [era: ilPost]

Tempo fa (quasi due anni fa...!) tessetti le lodi de ilPost (per ben due volte: ilPost e ilPost/2).
Da un po' di tempo ho scoperto e sto apprezzando Linkiesta.
Il taglio delle tue testate è molto diverso, un paragone è forse inappropriato.
Mi limiterò ad un commento su un caso specifico, su una questione un po' frivola, ma anche no: la storia dei complimenti di Obama a Monti durante il vertice sulla sicurezza nucleare a Seul di qualche giorno fa.
Il caso, giornalisticamente parlando, si sviluppa... ma perché dovrei mettermi a riassumerla anch'io? C'è proprio su ilPost uno dei suoi tipici articoli-riepilogativi che contestualizza e riassume tutta la vicenda: Obama ha elogiato Monti o no?. IlPost, con questo suo stile "rendicontato", sembra seguire uno stile wikipediano: presentarsi come fonte secondaria che raccoglie e condensa notizie prese da fonti primarie, affrancandosi da ogni presa di posizione personale: il Corriere scrive che..., il Fatto riporta che..., il lancio dell'ANSA dice....
Ma, in questo caso specifico, avete notato una cosa? Di tutta la ricostruzione della notizia e della sua evoluzione giornalistica che viene fatta in quell'articolo, manca un piccolo dettaglio.
Quale?
La ricostruzione de Linkiesta riesce ad inserirlo già nel titolo: La vera storia dei complimenti (mai arrivati) di Obama a Monti.
 
PS
A proposito de ilPost volevo cogliere l'occasione per segnalarvi l'esistenza di suoi feed alternativi, "fatti bene": rssdonewell-valz.dotcloud.com/static/ilpost.rss. Non li ho fatti io, però li sto usando correntemente da molto tempo ormai. Direttamente con le parole dello sviluppatore, ecco cosa fa:
  • mette il sottotitolo/sommario prima del testo se c'è
  • scrive l'autore del post, se viene da un blog (da fixare per i blog hostati fuori dal post)
  • eliminazione di alcuni casi di description uguale al contenuto
  • indicazione degli autori che hanno blog hostati fuori dal sito del post
  • link originale dei post-it
  • immagine di apertura dell'articolo se presente
  • indicazione pagine successive se presenti
cosa non fa:
  • Un mirror preciso del feed del post. Purtroppo ho problemi col modulo per il parsing e devo convertirlo in rss 1.0, perdendo tante informazioni utili che sono in tag vari, che io uso per recuperare le informazioni, e che mi dispiace non rendere disponibili, anche se google reader non sembra usarle. Però le immaginine nascoste di feedburner ci sono, quindi non sminchia le statistiche del Post.
e cosa farà (forse, si spera):
  • eliminazione post-it che mandano ad articoli del post

25 August 2010

ilPost /2

Se c'è una cosa che, sin "da piccolo", odiavo dei giornali, era quel loro entrare a gamba tesa in medias res, ricamando nei minimi dettagli sull'intonazione della voce con cui Tizio rispondeva sibillino al commento con cui Caio faceva seguito all'esternazione di Sempronio... sulla notizia di cui s'era persa ogni traccia... sin dall'inizio.
E allora Dio benedica ilPost, che su molte notizie riempie una nicchia ecologica informativa che è pazzesco pensare che nessuno abbia mai cercato di occupare (e onestamente non saprei dire se la colpa è più da parte dei giornalisti o da parte dei lettori, che forse non hanno nemmeno questa esigenza e la nicchia che ho in mente io, di fatto, forse — in Italia? — non esiste nemmeno...).
Com'è, come non è, fatto sta che ilPost risponde in maniera estremamente efficace alla mia esigenza di contestualizzazione e comprensione, e per quelle notizie che tornano alla ribalta come seguito di fatti ormai remoti, o per quelle notizie che sin dall'inizio nascono confuse e frammentate, o per quelle notizie che crescono così smisuratamente in "commentari" da insabbiare i fatti su cui dovrebbero poggiarsi; per notizie, dicevo, che ricadono in una o più o in tutte queste categorie, ilPost mi regala pezzi che suonano rassicuranti anche solo a leggerne il titolo.

06 August 2010

ilPost

Non mi ero abbonato subito ai feed: sono troppi, e già soffro pesantemente di eccesso di informazione.
Però, grazie agli shared item di Aubrey (e alla mia pazienza di non depennarlo, visto che lui stesso shara così tanto da non riuscire a stargli dietro), mi è capitato di leggere molti articoli pubblicati sul Post, e il giudizio è nettamente, estremamente positivo. In realtà, per quanto mi riguarda, poteva benissimo essere un effetto del filtro di Aubrey, ma anche in questo caso bisognerebbe pur ammettere che qualcosa di buono (i. e. che passa il filtro) capita molto spesso.
Il giudizio positivo si riferisce al fatto che, cosa assolutamente straordinaria in Italia, sembra di leggere articoli di un giornale vero: vi si trova, cioè, rilevanza, competenza, un uso estremamente pertinente di una pluralità di fonti (tutte puntualmente citate quando non linkate) e un'estrema obiettività e pacatezza nell'esposizione dei fatti — e con obiettività non mi riferisco ad un acrobatico equilibrismo fra due fazioni opposte, modificabile a piacimento da ambo le parti semplicemente "sparandola più grossa", ma ad una difficilmente definibile pratica di "buon senso" che pareva estinta in Italia.
Intendiamoci, non sto dicendo che non ci siano articoli "d'opinione", né che mi ritrovi pienamente in tutti gli articoli di questo tipo, però, nell'insieme, il risultato è qualcosa che suscita autorevolezza, ovvero quel che dovrebbe essere "il minimo sindacale" perché un giornale possa davvero chiamarsi tale — il "minimo sindacale", perché poi ci sarebbero, ad esempio, le inchieste, come la (ormai non più) recente Top Secret America pubblicata dal The Washington Post (e di cui si può trovare un bel sunto schematico della prima parte — indovinate? — proprio sul Post).
 
PS
Sto resistendo abbastanza, non ho ancora cancellato i feed del Post dal mio gReader, ma non è facile: sono abbonato anche, per quanto riguarda le news, ai feed di RaiNews24 e de La Stampa, ma di quelli leggo solo i titoli, tutti in una volta, e segno come letti in blocco (giusto per avere un'idea di quel che accade nel mondo — e no, quelli di corriere e repubblica sono troppi e inutili persino da leggere per titoli e in blocco...), mentre molto spesso del Post vorrei avere il tempo di leggere e approfondire. Qualcosa riesco a leggere, ma ho il fondato sospetto che sia solo perché il resto della blogosfera, nel bel mezzo di agosto, è quasi tutta in vacanza... :-(

02 June 2009

Una segnalazione in particolare

Tante cose di cui voler parlare, troppo poco tempo a disposizione. Come al solito.
Post zibaldone di passaggio, dunque, giusto per segnalare:
  • che cominciano ad essere disponibili in traduzione italiana alcuni video Ideas worth spreading del TED (via .mau.); ma ancora non hanno tradotto il bellissimo video di Larry Lessig on law that is strangling creativity, che avevo segnalato un anno e mezzo fa;
  • che in Italia non basterebbe nemmeno la libertà di stampa: un assist perfetto, un'occasione ghiottissima offerta su un piatto d'argento: Gino Flaminio non è incensurato? è addirittura stato condannato? Non c'era che l'imbarazzo della scelta e finalmente avremmo avuto la possibilità di sentire per la prima volta in televisione o sui giornali che, chessò, Dell'Utri o Previti sono stati condannati; ma la sinistra non vuole apparire forcaiola e dipietrista, e i giornalisti da tempo si sono fatti semplici microfoni e telecamere, senza cervello;
  • che Travaglio sta per uscire con un nuovo giornale, Il Fatto, che non chiederà finanziamenti pubblici; ho chiesto info su modalità e costi dell'abbonamento, sono ancora in attesa di risposta;
  • che Google e il suo strapotere fanno quasi paura. Soprattutto perché finora si sta comportando benissimo, forse fin troppo: fa da traino con moltissimi servizi e applicazioni web semplicemente fantastiche, si prodiga per la neutralità della rete, per l'open source, e da qualche tempo è scesa in campo anche nel mondo della telefonia mobile, regno incontrastato dell'oligopolio a danno degli utenti. Quanto potrà durare?
  • che il fondamentalismo religioso in Italia non è relegato solo alle alte sfere dei principi porporati, ma arriva a colpire il singolo in maniera isterica e pesante, sospendendo dalle proprie funzioni e dallo stipendio per due mesi un professore di matematica e fisica per aver condotto un'indagine nelle proprie classi sulle preferenze fra ora di religione e materia alternativa (via mantellini);
  • che mi sono iscritto ai feed del blog di Internazionale (via mantellini);
  • che ho scoperto solo ora che su Ulisse della SISSA risponde (oltre al sottoscritto; lo so, il paragone è eccessivo) anche nientepopodimenochè Carlo Rovelli (sì, proprio quel Carlo Rovelli).
 
Ma soprattutto per segnalare questo video di una "lezione" di Luca Telese (via aghost). Anch'io non avevo una somma opinione di Telese (mi è capitato di vedere stralci del suo Tetris, ma non ne sono rimasto particolarmente colpito: è vero, è stato forse l'unico a mostrare in televisione Piero Ricca, ma è anche vero che ha Paolo Guzzanti come opinionista ospite fisso, che ti fa venir voglia di spegnere subito appena apre bocca...) e certamente non è che ora sia diventato il mio idolo. Ma davvero questa sua Come non si diventa giornalisti merita, tantissimo, soprattutto per i "giovani" come me (dal punto di vista storico-politico mi sento molto più giovane della mia età anagrafica...), ma non solo.
Sì, è lunga, dura un'ora intera: io per primo tendo a rinunciare in partenza se mi tocca fermarmi e restare davanti al computer, immobile, a guardare per più di pochi minuti. Ma in questo caso fate eccezione: trovate un po' di tempo, ritagliatevi quest'oretta, magari la sera, e godetevelo come un breve dopocena.
Amaro, ma gustoso.

12 February 2009

libertà di coscienza

Dopo l'irrefrenabile delirio, continuo a sentire in giro ancora tanta confusione sulla questione che, nonostante la morte di Eluana, non può certo dirsi chiusa.
A partire dallo stesso Mannheimer che sbaglia clamorosamente sondaggio, chissà se per ingenuità (per non dubitare della sua probità) o sofisma (per non mettere in dubbio la sua intelligenza). La domanda, infatti, non doveva essere "cosa sarebbe giusto fare nel caso di Eluana?", ma "in una situazione simile, vorresti poter decidere tu?". E chissà se anche di fronte a questa domanda, la vera domanda, l'Italia si ritroverebbe spaccta.
Il punto della questione, infatti — ed è incredibile come si sentano in giro ancora dibattiti accesi che mancano completamente il punto — non è affatto quale sia il protocollo da seguire in determinate circostanze (che già abbondano i casi, in Italia, in cui il legislatore pretende di sostuirsi al medico per decidere, in generale, cosa sia meglio fare in ogni singolo caso), ma è se sia possibile lasciare a ciascun individuo la libertà di scegliere se accettare o meno una cura (così invasiva sul proprio corpo).
Il punto della questione continua a non essere compreso dappertutto, tanto che anche in parlamento, al momento di votare un disegno di legge talebano fin nella sua forma raffazzonata di una semplice ed unica frase, si invoca l'inalienabile libertà di coscienza.
Ma vi rendete conto della contraddizione, della violenza che dobbiamo subire? C'è una legge che vuole privare il cittadino di un diritto e vuole obbligarlo a subire una violenza precisamente per il fatto di non poter reagire e non poter provvedere a se stesso... e ci si appella alla libertà di coscienza? La libertà di coscienza in parlamento per privare della libertà di coscienza in ospedale?
E' ancora delirio, è insulto all'intelligenza, dove sono tutti quanti? Vi siete bruciati il cervello? Giornalisti? Opposizione? Persino Di Pietro si è appellato alla libertà di coscienza in parlamento.
La potenza del Vaticano è immensa ancor più per questo, che per i fili diretti con cui riesce a muovere Berlusconi, per il fatto di obnubilare completamente le nostre coscienze, per la sua subdola capacità di insinuarsi nella nostra testa trasformandoci da dentro, facendoci apparire normale la violazione delle più normali libertà dell'individuo.

09 December 2008

se una sera a cena un giornalista


Dai, raccontaci un po', come fate voi giornalisti a tenervi informati su quel che succede? Noi leggiamo i giornali, ma voi?
Be', innanzitutto c'è una suddivisione degli ambiti: chi si occupa di cronaca nera, chi di cronaca giudiziaria, chi di cronaca politica...
— E quello che si occupa di cronaca nera cosa fa, telefona ogni 5 minuti alla polizia?
Successo niente di nuovo? No. Successo niente di nuovo? No. Successo niente di nuovo? No...
Be', ci sono gli informatori: ogni giornalista ha il suo contatto alla polizia...
Quindi è la polizia, che vi chiama, quando succede qualcosa...
— Ma chi glielo fa fare, di chiamarvi ogni volta che succede qualcosa?
Be', la polizia potrebbe essere interessata al fatto che venga divulgata una certa notizia...
Come quando fanno i servizi sull'esito di una loro operazione...
— E' un po' come farsi pubblicità... i giornalisti fanno le marchette!
Be' potrebbero anche parlare male della loro operazione...
— Sì, così poi non ti chiamano più la volta dopo...
Sì, c'è una specie di rapporto di fiducia fra informatore e giornalista: oggi io ti pubblico un articolo che ti elogia, domani mi dai l'anteprima di una notizia di cronaca...
Ma così non ci saranno mai articoli negativi sulla polizia...
— ...e su tutti quelli da cui hai informatori: se vorrai mantenerti sulla notiza, devi solo dare le notizie buone!
Be', sì, la regola pratica è che se una notizia si pubblica è perchè c'è qualcuno a cui interessa che venga pubblicata.
Quindi una notizia "cattiva" su di te si pubblica solo se la viene a sapere un tuo rivale...
— Sì, se anche il giornalista lo venisse a sapere "da solo", non la pubblicherebbe per non "bruciarsi" il suo informatore...
Cioè dev'essere un altro giornalista che riceve la soffiata dal "rivale"...
— Altrimenti comunque il giornalista perderebbe la fiducia del suo uomo...
Sì, succede più o meno così...
Ma è incredibile questo meccanismo! Chissà allora di quante cose non veniamo e non verremo mai a conoscenza!
Eh, sì. L'unico modo che ha un giornale per poter pubblicare notizie "scomode" è quello delle inchieste: si invia ad indagare un giornalista "esterno" all'ambiente, che non ha alcun rapporto di fiducia da difendere...
E i giornali a tiratura nazionale? Se io, fonte, so che comunque tu sei un giornalista di Repubblica o del Corriere, che il giorno prima ha pubblicato un'inchiesta che mi ha danneggiato, anche se non sei stato tu materialmente a firmare l'articolo, io non ti do più fiducia!
Il giornalista locale cercherà di chiamarsi fuori dicendo che non ha potere di bloccare le pubblicazioni di un suo collega...
Certo che è un equilibrio molto fragile: è incredibile come possa mantenersi vivo un giornalismo "sano e indipendente" se questi sono i meccanismi in gioco...
Sì, è un equilibrio delicatissimo. A salvare le cose dovrebbe entrare in gioco una solidarietà corporativa...
In che senso?
Per esempio: in una conferenza stampa convocata da un politico, un giornalista prende la parola e fa una domanda scomoda al politico stesso. L'entourage del politico proverà quindi ad allontanarlo e magari ad impedirgli l'accesso le volte successive. Gli altri giornalisti dovrebbero allora far fronte comune ad un tale comportamento: ad esempio minacciando di andarsene tutti quanti con lui...
Essì: oggi capita a me, domani a te...
Esatto...
— Oggi, poi, bisognerebbe estendere questa sorta di solidarietà non solo ai giornalisti...
Certo che in Italia non sembra succedere molto spesso...
— Le interviste ai politici sembrano semplicemente degli spot elettorali: non fanno domande, chiedono solo: "cosa, di grazia, vorrebbe commentare? Ma non necessariamente nel merito della notizia, se anche vuol raccontarci una barzelletta o cos'ha mangiato a pranzo, per noi va bene, ci dica quello che vuole..."
So che in alcuni casi Mediaset non mandava nemmeno il giornalista, per realizzare il servizio...
...in che senso?
...mandava solo il cameraman.

07 October 2008

Quarto potere


Anna Politkovskaya (foto indimedia)
Vediamo se questa volta riesco ad essere "sulla notizia". Certo, ormai e' sera tardi, ma, almeno per qualche dozzina di minuti, è ancora il 7 ottobre. E proprio il 7 ottobre di due anni fa veniva assassinata la Politkovskaja. Stranamente non trovo nemmeno un trafiletto su repubblica online (c'è solo una riga su news control che si limita a linkare il pezzo del corriere) e in generale la cosa ha avuto, a parte appunto sul corriere, relativamente poco risalto.
L'occasione è buona per una riflessione di carattere generale sul giornalismo.
Ho già detto tante volte che considero l'informazione come parte integrante dell'ossatura stessa della democrazia. Non basta poter esprimere una preferenza nell'urna per poter dire di essere in una democrazia, dev'esserci un concerto di poteri indipendenti che operino un'azione di controllo reciproco, e fra questi non sarebbe eccessivo considerare l'informazione come il più importante, dal momento che è solo attraverso una corretta informazione che i cittadini possono farsi un'idea di quel che accade intorno a loro e delle decisioni che vengono prese per regolamentare la loro stessa vita.
E la situazione dell'informazione in Italia è davvero disastrosa.
La cosa è già molto evidente semplicemente guardando un qualsiasi telegiornale, ma avere internet a portata di mano rende il tutto davvero stridente. E ovviamente non sto parlando "semplicemente" di informazione scientifica nè mi sto lamentando del dilagare del gossip, ma di una situazione del tutto trasversale e particolarmente accentuata proprio in ambito politico. Non solo manca il giornalismo d'inchiesta, ma abbiamo perso persino il concetto di "intervista", sostituito da quello di monologo. Manca completamente un senso di obiettività del giornalista, sostituito da quell'obbrobrio chiamato par condicio, secondo cui l'equilibrio starebbe nel mezzo, ovunque esso si trovi, anche se uno dei due estremi si trova completamente fuori scala rispetto a qualunque definizione di buon senso. La par condicio in realtà rappresenta precisamente la morte del giornalista, che si limita a fare da contenitore a qualsiasi boiata venga proposta, mentre dovrebbe essere il punto di riferimento "informato" del cittadino che non può pensare di essere esperto di tutto.
Recentemente ho scoperto che RaiNews24 rappresenta una specie di residuo di informazione "normale", una testata che spicca nel desolatissimo panorama che la circonda. L'unico feed di news nel mio aggregatore è proprio il loro (su repubblica e corriere ormai ci vado solo, quando mi capita, direttamente dal browser, il che per me è come dire che non esistono più...). Si ha ancora la sensazione di leggere delle notizie, nella loro asettica sobrietà, e non delle marchette sensazionalistiche. Ogni tanto arrivano anche delle inchieste interessanti, che in un paese normale dovrebbero destare scandalo, mentre da noi non ne parla nessuno, al massimo si limitano ad essere citate da qualche blog controcorrente che viene quindi dipinto come controinformazione, nel senso negativo del termine.
«Il controllo dell’informazione è il punto chiave con cui viene garantita la continuità di tutte le dittature, anche quelle dolci, come la nostra.» Ma al momento i blog (i blog, più che l'internet in generale, che è in gran parte nello stesso calderone in cui ribollono corriere e repubblica online), coinvolgono ancora, purtroppo, una fetta di popolazione troppo piccola, del tutto irrilevante. E se, come temo, i blog rappresentano davvero l'unica possibilità per una sana informazione, una qualsiasi possibilità di riscatto per noi sembra non avere altro orizzonte che questo.
Che, forse, è un po' come dire che non c'è alcun orizzonte.

06 October 2008

Progetto Galileo

Come avrete sospettato leggendo l'ultimo commento OT, e come avrete intuito dalla nuova figurina che d'ora in poi campeggerà in alto a destra, sono stato ingaggiato come potenziale collaboratore di Progetto Galileo.
No, su, smettetela di stracciarvi le vesti piangendo per il fatto che ora, diventato mercenario, non troverò più il tempo per aggiornare questo, di blog, nemmeno con la sua usuale cadenza da bradipo: lì bisognerà pensare, quando si scrive, per cui i miei ritmi saranno ancora più lenti.
Al momento, insomma, la cosa è una pura formalità, giusto per poter fregiarmi di una sì nobile appartenenza. :)

24 July 2008

Le retour du nucléaire

Torno da un paio di settimane offline e sto ancora risalendo, lentamente, le centinaia di feed-item che si sono accumulati. Non ho quindi ancora bene idea di cos'altro sia successo in questi giorni, ma certamente fa impressione avere nell'aggregatore questo post di Sylvie Coyaud datato 18 luglio, e scoprire che solo ieri esce la notizia dell'incidente alla centrale di Tricastin.

15 April 2008

giornalismo in Italia

Oggi su repubblica.it non è nemmeno comparso il nome di Putin in prima pagina. Su corriere.it, la notizia è quella che vedete qui di lato.
E stiamo parlando dei due maggiori quotidiani italiani.
 
Nel frattempo Putin diventa dittatore (che altra parola usereste?) della Russia.
 
Figuriamoci se stiamo qui a notare questioni di bassa politica che in radio vengono date — l'ho sentito con le mie orecchie — "senza fare il nome del senatore coinvolto nè del suo partito perchè siamo in campagna elettorale e c'è la par condicio"...
Tanto per restare in tema di lutti.

01 February 2008

Mario Clemente Mastella detto Clemente

Roberto mi segnala la pagina di Mastella della wikipedia, degna, nella sua tragica oggettività, della migliore commedia napoletana. Al di là delle vicende più note e sciagurate come l'essere testimone di nozze di Campanella assieme a Cuffaro, sembra che la sua vita sia costellata di eventi letteralmente surreali, come quando chiama i comuni del suo collegio elettorale fingendosi direttore Rai per raccomandare se stesso! O ancora, citando letteralmente, si legge che:
 
l'assunzione alla Rai di Mastella sarebbe stata agevolata da una raccomandazione del potentissimo democristiano Ciriaco De Mita, tanto che ne seguirono ben 3 giorni di sciopero della redazione locale.
 
Da leggere tutta!

14 August 2007

Aj Jazeera su Bove e Telecom

Ora dobbiamo ringraziare anche Al Jazeera per mettere qualche pezza al sedicente giornalismo italiano. Un paio di settimane fa ha trasmesso un servizio, Italy Gate, sulla morte di Adamo Bove e i misteri di Telecom Italia.
Come? E chi sarebbe questo Adamo Bove? Anche wikipedia, sia italiana che inglese, e' molto scarna a riguardo...
Al Jazeera, tanto per rimarcare ancora una volta la differenza con la nostra Italietta, diffonde i suoi contenuti attraverso YouTube, dunque il video e' disponibile online (ancora grazie internet!).
La settimana prima, sempre Al Jazeera trasmetteva un servizio su un caso analogo, accaduto in Grecia. A quanto pare si tratta di vizietti piuttosto diffusi in occidente (e mi riferisco tanto alla pratica delle intercettazioni, quanto a quella dell'indifferenza giornalistica).
 
La democrazia non e' solo la possibilita' di votare, ma e' la liberta' e la consapevolezza di quel voto, di quella scelta. E la consapevolezza e' data dalla trasparenza delle informazioni, dalla possibilita' di sapere, di conoscere. Un giornalismo libero e' necessario, e' consustanziale ad una vera democrazia.
E' beffardo che sia proprio Al Jazeera a ricordarcelo.

18 June 2007

global warming, global warning? - 2

Dopo gli scettici, ecco i creduloni. Ma sono creduloni coi controcoglioni, mica oche qualsiasi. Ecco qui la prima puntata di una "chiacchierate" sul tema, e qui la seconda.
E’ impressionante la vastita’ di informazioni e notizie che Sylvie riesce a snocciolare come se niente fosse, ribattendo colpo su colpo in maniera impeccabile. Questo e' vero giornalismo.
 
PS
Senza offese per Andrea, il gioco e' forse reso facile dalla debolezza delle sue argomentazioni. Forse sarebbe piu' interessante se nel dibattito intervenisse Maurizio Morabito, che nel suo dialogo mi era sembrato citare fonti e notize (una qualche interazione in effetti c'e' stata, ma giusto un semplice "contatto"...). Maurizio, la scrivi tu una mail alla nostra Sylvie? Che poi magari l'oca sapiens ci pubblica la sua controrisposta?
Per quanto mi riguarda, per ora, forse perche' e' l'ultima campana che ho sentito, mi viene da andar dietro alla Coyaud...