Avvertenza:
quel che segue è tratto da uno scambio di email private; poiché l'iniziativa della pubblicazione è tutta mia personale e non ho il permesso esplicito dei partecipanti, ho modificato tutti i loro nomi per non renderli riconoscibili.
Siete liberi di — anzi, siete invitati a — proseguire la conversazione nei commenti.
E a rilanciare.
quel che segue è tratto da uno scambio di email private; poiché l'iniziativa della pubblicazione è tutta mia personale e non ho il permesso esplicito dei partecipanti, ho modificato tutti i loro nomi per non renderli riconoscibili.
Siete liberi di — anzi, siete invitati a — proseguire la conversazione nei commenti.
E a rilanciare.
Callaghan:
Sono incappato in questo pezzo sacro di anonimo del XVII secolo — in particolare mi manda in brodo di giuggiole la voce del basso:
Stefano:
Davvero suggestivo. Mi piacerebbe trovare lo spartito, sarebbe utile in liturgia. Sospetto però un errore di data, questo stile mi pare troppo arcaico per un 1654.
Callaghan:
Sì, in effetti è più rinascimentale che barocco...!
Paolo:
La data del 1654 è quella della pubblicazione dell'antologia in cui la laudina è contenuta. Ma non dirò che Dante è del 1987 solo perché lo leggo nell'antologia del Pazzaglia comprata al liceo.
Ciò detto, una gradevole laudina rinascimentale un po' pop, che attribuirei alla metà del Cinquecento o poco dopo. Non so se disprezzo più il pop o più le laudine, ma nel caso specifico ammetto il fascino primitivo dell'esile melodia.
Ciro:
"Rozzo, si', primitivo, si', forse persino grottesco. Eppure, un qualcosa di inesplicabile mi dice che questo..."
Sulle prime il basso mi aveva fatto pensare all'orco cattivo, ma ora che ci penso meglio, "...potrebbe essere il nostro uomo!" :)
"Si! Può! Fare!"
Bisognerebbe solo verificare se tutto è "naturalmente o artificialmente in proporzione" alla lunghezza delle corde vocali...
Paolo:
Sì, la voce ragguardevole di questo bravo basso ha indubbiamente qualcosa di sexy.
Da esperto della materia, avendo colmato con passione e con frequentazione di palestre milanesi le lacune dovute ad una gioventù poco studiosa, posso però affermare che non c'è correlazione proporzionale diretta tra voce cavernosa e corpi cavernosi. A volte stature possenti e laringi siberiane rivelano esigue sorprese, mentre fisici meno possenti e funestati da ambigue voci tenorili strappano poi applausi da "Nessun dorma" alla prova della doccia pubblica.
Ciro:
Ma come!
Se proprio tu, lustri or sono, mi istruivi sull'aurea norma di inversa proporzionalita' dell'eroe greco, segno di temperanza e nobilta' d'animo, nonche' diretta misura di bellezza esteriore??
O tempora, o mores... :)
Che anche Achille fosse un basso?
Callaghan:
Io ero precisamente interessato acché questo thread si sviluppasse in senso musicale, per educarmi meglio a capire se ero stato rapito dalla particolarità de — se anche un orecchio più esperto come il vostro trovasse apprezzabile — il genere, lo specifico pezzo, la specifica esecuzione o lo specifico esecutore... o alcunché.
Ma va benissimo anche così, eh, tutto fa cultura!
Carogna:
Eh si', caro Callagano, non si sa mai prima che direzione prende la conoscenza...
Callaghan:
...ed è bella per questo!
Paolo:
Non c'è molta particolarità nel brano in oggetto. Suona piacevole perché formato da elementi molto semplici e simmetrici, e con cadenze molto regolari e puramente diatoniche: ossia, non più così lontane dal nostro sistema tonale da suonare sconvolgenti nel loro arcaismo, non così ricche da sembrare troppo "moderne" ad un orecchio nato nel post-romanticismo e in certi casi portato a disprezzarlo perché troppo "facile".
Molti amanti della musica antica vi si accostano perché fin da piccoli hanno associato l'armonia tonale allargata al "banale", alla musica da film, o perfino al pop, trattandosi dell'aria "musicale" che respiriamo. Altri adorano le chiese medievali spoglie, che grazie a Dio, hanno perso i colori variopinti e gli affreschi originali che le avrebbero rese tanto simili ai cartoni di Disney o ai finti castelli di Las Vegas che siamo stati educati a ritenere kitsch.
Ciò detto, il brano è una lauda polifonica che si può anche eseguire con una o più voci affidate a strumenti. Per creare varietà tra le strofe sempre uguali, il gruppo ha optato per diversi organici, non lasciandosi mancare perfino delle versioni strumentali pure. Si può fare. Lodevole la lettura elegante, senza troppi effettacci di percussioni e altro cascame mediterraneo à la page.
Il pensiero musicale "breve" è tipico di questo repertorio devozionale che serviva come intrattenimento spirituale extra liturgico. La piacevolezza facile è data dal connubio tra melodia semplice, basata su gradi congiunti e salti consonanti, e successione efficace di accordi. L'ambiguità tra accordi, minori e risoluzioni maggiori, lontana dal nostro senso tonale seppur così tipica nel periodo associata a successioni di accordi per quarte (meno forti, meno "dirette" rispetto alla cadenza di quinta, così definitiva), dà un minimo tocco di interesse senza richiedere all'orecchio moderno un grande sforzo, soprattutto perché la regolarità ritmica e la simmetria così forte creano un effetto cliché che bilancia lo sconcerto del moderno che si aspetterebbe almeno qualche accordo di settima ogni tanto. Immagina un vaso geometrico primitivo che per caso si adatta perfettamente ai colori del tuo divano: non è tutto merito del vaso, ma a casa tua sta bene e te lo godi. Non è un capolavoro ma ho sentito molto di peggio nel suo genere.
La voce del basso mi piace molto. :-)
Paolo:
Sull'aurea norma non discuto: la storia e la storia dell'arte ce l'hanno consegnata così, e noi la accettiamo come altre regole del gusto, come il fatto che l'esametro regolare non ammetta spondei in penultima sede. Ciò non vuol dire che la norma sia maggioritaria in natura, né che sia da tutti accettata sempre e ovunque. ;-)
Callaghan:
Alla fine uno tende sempre a pensare — io tendo sempre a pensare — che i motivi di apprezzamento di un pezzo possano essere ricondotti ad elementi oggettivi, ma ogni volta che ci provo mi trovo a dover retrocedere ed ammettere che il moto è, in principio, essenzialmente umorale. Come quando m'innamoro di un brano e m'illudo che l'innamoramento sia per tutto il genere, per poi scoprire invece che millemila declinazioni di quel genere mi annoiano, ed era invece qualcosa di specifico di quel brano ad avermi colpito. Certo, poi, con l'educazione, uno può imparare a riconoscere ed apprezzare la fisionomia di un genere, l'adeguarsi o il dipartirsi da esso di un brano particolare, può anche arrivare ad "abituarsi" e infine ad apprezzare un intero genere che inizialmente l'aveva lasciato indifferente, o al contrario a ripudiare un primo amore, forse per effetto dell'eccessiva esposizione. Ma le analisi oggettive, proprio per la loro oggettività, non possono cambiare e dunque non posso essere loro a render conto della mutata percezione.
E allora forse la voce del basso, la semplicità e la simmetria delle cadenze del brano, sono giustificazioni a posteriori, invece che cause efficienti.
E allora invece che chiedervi una parafrasi del pezzo, forse un confronto più succoso sarebbe stato quello di chiedervi di rilanciare!
Stefano:
Non si può, nemmeno essendo fisici, ricondurre tutto sempre e solo ad elementi oggettivi :-)
Paolo:
Come direbbe Woody Allen, la soggettività è oggettiva...
Ossia, c'è di sicuro e non la puoi controllare o ignorare. A me, pur essendo del mestiere, capita di sentire dopo anni brani e/o interpretazioni che mi hanno causato emozioni che ricordo benissimo, magari perfino legate a precisi dettagli tecnico-formali, rimanendo però deluso: a volte l'interpretazione mi pare invecchiata e inadeguata, superata; a volte invece è il brano che mi pare tutto sommato sopravvalutato o inferiore a tanti altri che ora conosco. O al contrario scopro dettagli che mi avevano sempre lasciato indifferente.
Se perfino i fisici forse ammettono oggi che lo sguardo dello scienziato influenza l'esperimento, figuriamoci se questo non accade per l'arte, e in particolare per la musica, che è ancora, tutto sommato, poco studiata dal punto di vista psico acustico: ci si picchia ancora per decidere quanta natura e quanta cultura ci siano dietro gli effetti e ai piaceri prodotti in noi dai suoni ordinati. Buffamente, senza avere la minima idea di cosa sia una frequenza, cosa impalpabile, un uomo abituato alla musica può riconoscere con precisione mostruosa quando due frequenze sono in perfetto rapporto matematico semplice, quando invece con l'occhio, dal quale tanto ci fidiamo, non sappiamo dire se due distanze o due lunghezze sono l'una il doppio dell'altra.
Il tuo orecchio e l'uomo al quale è appeso sono in continuo mutamento, anche nel momento stesso in cui percepisci e giudichi. Certo che educazione e cultura ti darebbero ulteriori strumenti, ma niente ti salverà mai dall'innamorarti di una melodia o di trovare intonato un acuto calante solo perché hai digerito bene, o perché la bocca aperta della fascinosa cantante evoca al tuo subconscio il ricordo o il desiderio di una fellatio ben fatta. Ciò detto, il consiglio è di estendere cultura e di allenare natura per godere tanto e per godere per il meglio, ma senza troppo stress, ché tanto "verrà la morte e avrà i tuoi occhi" — i poeti sono sempre un po' razzisti rispetto agli altri sensi, ma avrà anche orecchie, bocca e tutto il resto, ovviamente.