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10 June 2014

Serendipity /7 — Emilie Autumn Liddell

 
Ennesimo post a carattere musicale: sto cercando a tutti i costi di perdere definitivamente i miei due lettori rimasti.
Vi ricordo, mi raccomando, il solito disclaimer di questo genere di post, e cioè che la musica ha quel qualcosa di fisico che difficilmente riesci a cambiare con la teoria, con la testa, con le parole; e vi ricordo anche che, purtroppo, non ne capisco molto di musica (classica), e sono dunque prono a ingenuità di giudizio.
Oltretutto sono già stato accusato in passato — per non violare la sua privacy, chiameremo l'accusatore con un nome di fantasia, Franco, a richiamare la sua sincerità, apprezzata ed anzi financo ricercata, nell'esprimere le proprie opinioni; ricercata, la sincerità, perché giudicate autorevoli, va da sé, le sue opinioni — sono già stato accusato, dicevo, di essere vittima di ben altre fascinazioni che camuffavo, prima di tutto a me stesso, come musicali ma che, a suo dire, musicali non erano affatto — non potevano esserlo, questa era la sua tesi, perché musicalmente non v'era molto di cui restare affascinati.
 
E dunque, con tutte queste premesse, capirete bene il mio imbarazzo nel ripresentarmi al suo cospetto presentando questa volta nientepopodimenoché una specie di burlesque bleeding plague-rat guro emo fairy punk gothic lolita, cercando pure di invitare a prestare attenzione al lato squisitamente musicale della faccenda.
Eviterò, perciò, di concentrarmi sul personaggio, e proverò a seguire un percorso legato ad un pezzo specifico, la Ciaccona in sol minore per violino e basso continuo attribuita al Tommaso Vitalino, e ad un tema di carattere generale, la contrapposizione fra musica pura e musica romantica.
 
E insomma càpita che càpito, non chiedetemi come (volete saperlo davvero? ma vi ho già parlato della Follia, no?), su qualche video di questa Emilie Autumn Liddell. Le prime reazioni sono contrastanti: ma è un giocattolo o un violino vero? e lo sta suonando davvero, dal vivo, nel bel mezzo di un musical a metà fra il punk-rock e il burlesque? non me ne intendo molto, magari non sarà una grande esecutrice, ma sembra difficile che si tratti di una semplice dilettante (per dire: sarà anche in versione elettrica, ma questo stralcio dalla partita per violino solo di Bach che introduce il suo pezzo "Face The Wall" non mi sembra alla portata di qualsiasi dilettante (e infatti poi scopro, qui, qui, qui, qui, qui, o qui, che col Bach della partita numero due si deve sentire piuttosto a proprio agio, persino col violino barocco; e per quel che mi riguarda la partita di Bach vale un sacco di punti). Ecchécéntra, direte voi, anche Allevi non è un dilettante, eppure... (non conosco Allevi, non lo seguo, ma immagino non abbia fatto, di pianoforte, un corso serale...)! E avete perfettamente ragione, ma mi appello al disclaimer iniziale e proseguo.
 
Erro, dunque, e scopro che oltre a suoi brani originali di questo suo genere — volete chiamarlo così? — adolescenziale (che quando va bene ricorda una specie di mix fra i Dream Theater e Tori Amos), accanto ai suoi pezzi, dicevo, esistono sue esecuzioni di musica classica, anzi proprio barocca. Oltre alla già citata Follia (mi sembra notevole, ma devo stare attento ai miei giudizi ingenui, soprattutto sulla Follia, che tende a piacermi anche nelle trascrizioni per ensemble di mazzi di chiavi dispari) trovo altri pezzi dai nomi del tutto anonimi/generici: un allegro, una sonata per violino e basso continuo(*), o un'altrettanto generica Ciaccona.
Non saranno mica addirittura sue composizioni? Quella ciaccona, in particolare, è chiaramente barocca, quantomeno nelle sonorità, ma in effetti ha qualcosa di atipico per il barocco che, chissà, magari è proprio dovuto al fatto che si tratta di una sua composizione con aspirazioni barocche ma che, inevitabilmente, si ritrova a modulare dinamiche armoniche più moderne. Solo che poi, continuando a girarle attorno, scopro un diverso upload dello stesso pezzo nel cui titolo si cita un certo Vitali. Finalmente un appiglio: evidentemente no, non erano pezzi suoi. Cerco allora su YouTube altre esecuzioni di questa ciaccona di Vitali: chissà, penso, se riesco a farmi un'idea di questa Emilia Autunno dal confronto con altre esecuzioni più "classiche" degli stessi pezzi.
 
Be', le altre esecuzioni in cui mi imbatto sono — per me — una grossa delusione: vibrati e dinamica struggente che nemmeno in un concerto di Tchaikovsky, trascrizioni per violoncello, orchestre, sinfoniche persino, con tanto di immagini new age di accompagnamento. Anche la versione di Eduard Melkus, chiamata "originale" (?) e suonata su violino barocco, ha dinamiche troppo romantiche per i miei gusti. Provo ad aggiungere il termine "baroque" nella ricerca, ma a quel punto mi ritrovo fra i risultati mille altre ciaccone, barocche, sì, ma non più quella del Vitalino. L'unica altra sua versione dalle parvenze barocche che sono riuscito a trovare è quella di tale Stéphanie De Failly, che però è accompagnata da un organo, invece che dal mio amato clavicembalo (che invece accompagna la Autumn!), e che ogni tanto, almeno mi pare, si concede comunque qualche piccola libertà dal retrogusto tendente al romantico.
 
Ma è dunque la Autumn a barocchizzare un pezzo romantico, o...? Cerco chi fosse questo Tommaso Vitali e scopro che sì, si tratta di un compositore e violinista in pieno periodo barocco, autore di sonate nello stile nientemeno che di Corelli, appunto, e a cui questa ciaccona, nonostante sia il principale motivo per cui è noto, viene semplicemente attribuita, sulla base dell'indicazione "Parte del Tomaso Vitalino" che il copista lasciò sul frontespizio della trascrizione per la biblioteca di Dresda. Ma scopro anche le due particolarità principali di questa ciaccona, che spiegano molte cose del mio girovagare su YouTube.
La prima è che la partitura originale ha, oggettivamente, qualcosa di anomalo rispetto allo stile barocco: in particolare (e mi limito a riportare quanto dice wikipedia, ché di musica non me ne intendo abbastanza per capirle) farebbe uso di "violenti" (wildly) cambi di tonalità, toccando, a partire dal sol minore (perché — vero, no? — non ha armonicamente senso citare delle tonalità di passaggio senza specificare la tonalità di partenza!), toccando, si diceva, il si bemolle e il mi bemolle minori, cosa del tutto inusuale, così dicono, per le prassi barocche.
La seconda cosa è che tale ciaccona è stata rimaneggiata un sacco di volte, già a partire dall'800, da musicisti che non si limitarono a farne trascrizioni per strumenti diversi, ma perpretarono delle vere e proprie rielaborazioni (very much arranged and altered version) con forti caratterizzazioni romantiche (romanticizzò e adattò la linea melodica al violino moderno): Ferdinand David ('800), Jascha Heifetz ('900), Ottorino Respighi ('900), etc, etc. E pare appunto che la versione romantica di Ferdinand David sia quella più eseguita. Ed ecco, verosimilmente, il senso della dicitura "originale" nell'esecuzione di Melkus — ma deve aver mantenuto, di originale, giusto la partitura, drogandola comunque nell'esecuzione con una massiccia dose di romanticismo!
 
Io — e lo confesso così, apertamente, a conferma del mio dilettantismo musicale — ho una vera e propria idiosincrasia per la musica romantica: quelle orchestre sterminate, in cui tutte le voci sono ovattate, annegate le une nelle altre; quelle dinamiche esasperate che annacquano la struttura musicale... struttura musicale? ma hanno una struttura musicale, quei pezzi buoni giusto come colonne sonore?
Ok, ok, chiedo scusa, mi sto lasciando prendere la mano, e certamente sto generalizzando troppo.
Ma non è la prima volta che provo grande delusione di fronte alla romanticizzazione del contrappunto.
Tempo fa, ad esempio, avevo anche provato ad intromettermi in una colta conversazione fra lo Smeriglia e la sua amica Micol, sperando mi rispondessero qualcosa di utile per capire meglio questo romanticismo in musica; ma giustamente hanno ignorato il mio commento fuori tema: quello che la Grimaud e la Tipo stavano suonando non era Bach, ma Busoni; allo stesso modo la Autumn e gli altri non stavano suonando la stessa ciaccona: lei quella del Vitali, gli altri quella del David.
Ancora, a proposito di romanticizzazione del barocco, prendete il bellissimo Jean-Philippe Rameau della gavotta (con variazioni!) ultimo movimento della prima suite in La minore dalle "Nouvelles Suites de Pièces de Clavecin" pubblicate intorno al 1728: difficile renderla romantica, mi dicevo, perché anche nei pezzi più "melodici" c'è l'altra voce che martella contrappuntisticamente a ritmo sostenuto. Ma mai sottovalutare il romanticismo: basta esagerare col lento e i rallentando, con le dinamiche forte/piano, et voilat! E non crediate che l'abbia cercata col lanternino: su YouTube è tutto un fiorire di versioni romanticheggiate.
Forse, se proprio vogliamo "romanticizzare" il barocco, l'unica possibilità è partire dalla Follia e chiamarsi Sergei Vasilievich Rachmaninov. Ma in questo caso, mi pare di notare chiaramente, la "romanticizzazione" non avviene tramite "banali" dinamiche di tempo e forte/piano (e infatti temo che stia chiamando con lo stesso nome, "romanticizzazione", due cose diverse, e che quella di Rachmaninov sia, sì, una de-barocchizzazione, ma che non abbia molto a che fare col romanticismo musicale... c'è qualche musicista fra il pubblico?).
 
Va bene, basta, la smetto: mi pare che il post sia venuto già abbastanza lungo, la Emilie Autumn ve l'abbia segnalata e linkata abbondantemente, la mia ignoranza musicale abbia già fatto bella mostra di sé, e si possa dunque chiudere qui il post (e a questo punto magari anche il blog, chissà).
 
 
(*) Scoprirò poi che si tratta di una delle 12 sonate di Carlo Ambrogio Lonati, maestro, pare, di Francesco Saverio Geminiani: ma vedi tu cosa si scopre ad ascoltare una burlesque plague-rat etc-etc gothic lolita...