10 March 2010

Per una nuova libertà /1

Il retaggio libertario: la Rivoluzione americana e il liberalismo classico

L'America, quindi, più di qualsiasi altra nazione, nacque da una rivoluzione esplicitamente libertaria, una rivoluzione contro il potere coloniale, contro le tasse, il monopolio sul commercio, la regolamentazione, il militarismo e il potere del governo. La Rivoluzione portò a governi limitati da restrizioni senza precedenti. Ma mentre in America ci fu pochissima resistenza istituzionale all'avvento del liberalismo, apparverò però, sin dall'inizio, forze elitarie potenti, composte soprattutto dai grandi mercanti e coltivatori, i quali desideravano mantenere in vita il restrittivo sistema mercantilista britannico di tasse esose, controlli, e privilegi monopolistici concessi dal governo. Questi gruppi volevano un governo centrale forte e imperialista; in sintesi essi volevano il sistema britannico ma senza la presenza della Gran Bretagna. Queste forze conservatrici e reazionarie apparvero dapprima durante la Rivoluzione, e più tardi formarono il Partito federalista e l'Amministrazione federalista dell'ultimo decennio del XVIII secolo. [...]
[...] il liberalismo classico costituì una profonda minaccia per gli interessi politici ed economici delle classi dominanti che traevano benefici dal Vecchio ordine: i re, i nobili e gli aristocratici proprietari terrieri, i mercanti privilegiati, le gerarchie militari, le burocrazie statali. Nonostante le tre principali e violente Rivoluzioni avviate dai liberali — quella inglese del XVII secolo, quelle americana e francese del XVIII — le vittorie in Europa furono solo parziali. La resistenza fu ostinata e riuscì a mantenere con successo i monopoli terrieri, le istituzioni religiose, le politiche estere e militari, e per un certo periodo riuscì anche a far esercitare il diritto di voto a una ristretta élite. I liberali dovettero concentrarsi sull'estensione del suffragio, poiché era chiaro che gli interessi oggettivi economici e politici della gente comune si identificavano con la libertà individuale. È interessante notare che, all'inizio del XIX secolo, le forze laissez-faire erano ormai conosciute con il nome di "liberali" e "radicali" (appellativi riservati agli esponenti più puri e coerenti), e che l'opposizione che voleva preservare o risuscitare il Vecchio ordine fu chiamata genericamente "conservatrice". Infatti il conservatorismo ebbe inizio nei primi anni del XIX secolo come tentativo conscio di disfare e distruggere gli odiosi frutti del nuovo spirito classico liberale — delle Rivoluzioni americana, francese e industriale. Sotto la guida di due pensatori reazionari francesi, de Bonald e de Maistre, il movimento conservatore si prefisse lo scopo di sostituire la parità dei diritti e l'uguaglianza davanti alla legge con un governo gerarchico e strutturato di élites privilegiate; la libertà individuale e un governo minimo con un governo assoluto e forte; la libertà religiosa con il governo teocratico di una Chiesa di Stato; la pace e il libero commercio con il militarismo, le restrizioni mercantilistiche e la guerra come strumento di espansione dello Stato-nazione; l'industria e la libera iniziativa con la vecchia organizzazione feudale e agraria. I conservatori volevano sostituire il nuovo consumo di massa e l'innalzamento della qualità di vita per tutti con il vecchio ordine di sussistenza minima per le masse e il consumo di lusso per l'élite al governo.
Alla metà e sicuramente alla fine del XIX secolo, i conservatori si resero conto del fatto che la loro causa era inevitabilmente destinata a fallire se avessero insistito a pretendere di rinnegare l'enorme crescita del livello di vita del popolo, dovuta alla Rivoluzione industriale, e ad opporsi alla estensione del diritto di voto, ponendosi apertamente in contrasto con gli interessi della gente. Per questo l'ala destra (etichetta nata per una casualità di ordine "geografico" — il portavoce del Vecchio ordine si sedette infatti sul lato destro dell'Assemblea durante la rivoluzione francese) decise che era arrivato il momento di aggiornare il suo credo statalista ripudiando la propria dichiarata opposizione all'industrialismo e al suffragio democratico. Al disprezzo e all'odio del vecchio conservatorismo per le masse i nuovi conservatori sostituirono la doppiezza e la demagogia. Essi corteggiarono la gente col seguente ritornello: «Anche noi siamo favorevoli all'industrialismo e ad un più alto tenore di vita. Ma per raggiungere tali obiettivi, dobbiamo regolamentare l'industria per il bene pubblico; dobbiamo sistituire alle spietate regole del mercato libero e competitivo la cooperazione organizzata, e soprattutto dobbiamo sostituire alle dottrine che distruggono la nazione, la pace e il libero mercato, quei principi che invece celebrano la nazione, quali la guerra, il protezionismo, l'impero e il valore militare.» Perché questi cambiamenti avessero luogo era necessario, ovviamente, un "governo forte" piuttosto che un governo minimo.
Così, verso la fine del XIX secolo, lo statalismo e il "governo forte" fecero ritorno, ma questa volta mostravano una faccia pro-industria e pro-benessere sociale in generale. Tornò il Vecchio ordine, ma ora i beneficiari erano leggermente diversi: non più la nobiltà, i proprietari terrieri feudali, l'esercito, la burocrazia e i mercanti privilegiati, bensì l'esercito, la burocrazia, i proprietari feudali ormai deboli e principalmente i produttori privilegiati. Lanciata da Bismarck in Prussia, la Nuova destra disegnò un collettivismo di destra basato sulla guerra, sul militarismo, sul protezionismo e sulla cartellizzazione obbligatoria degli affari e dell'industria — una gigantesca rete di controlli, regolamentazioni, sussidi e privilegi che rappresentò la base della società formata dal "governo forte" e da alcuni privilegiati dell'industria e del mondo degli affati.
Si doveva fare qualcosa anche per ciò che riguardava il nuovo fenomeno della presenza di un numero enorme di operai salariati — il "proletariato". Durante il XVIII secolo e fino alla fine del XIX, la massa degli operai era a favore del laissez-faire e del libero mercato, ritenute condizioni positive per i loro interessi, sia come lavoratori che come consumatori. Anche i primi sindacati, ad esempio quelli della Gran Bretagna, erano convinti sostenitori del laissez-faire. I nuovi conservatori, guidati da Bismark in Germania e Disraeli in Gran Bretagna, indebolirono la volontà libertaria dei lavoratori versando lacrime di coccodrillo sulle condizioni delle forze di lavoro industriale e introducendo la cartellizzazione e regolamentazione dell'industria, intralciando così, e in maniera non accidentale, la competizione efficiente. Infine, nei primi anni del ventesimo secolo, il nuovo "Stato corporativo" conservatore — allora e tutt'oggi il sistema politico dominante nel mondo occidentale — reclutò sindacati "responsabili" e corporativistici come nuovi membri del "governo forte" e favorì le grandi industrie nel nuovo sistema decisionista, statalista e corporativistico.
[...]
I libertari laissez-faire [...] erano stati da sempre chiamati "liberali", ed i più puri e ligi di essi "radicali"; erano detti anche "progressisti" in quanto sostenitori del progresso industriale, della diffusione della libertà e del miglioramento della qualità della vita dei consumatori. I nuovi accademici e intellettuali statalisti si appropriarono degli aggettivi "liberale" e "progressista", e successivamente riuscirono a mettere in cattiva luce i loro oppositori laissez-faire accusandoli di essere retrogradi, "neandertaliani" e "reazionari". Lo stesso appellativo "conservatore" fu attribuito ai liberali classici. [...]
Se i liberali laissez-faire rimasero spiazzati dalla nuova recrudescenza dello statalismo e del mercantilismo in quanto statalismo corporativista e "progressista", un'altra ragione per lo sfacelo del liberalismo classico alla fine del diciannovesimo secolo fu la crescita di un nuovo movimento: il socialismo. Esso nacque negli anni Trenta del XIX secolo e si espanse rapidamente dopo gli anni Ottanta. La caratteristica peculiare del socialismo fu che nacque come movimento politico confuso e ibrido, influenzato da entrambe le ideologie alla base dei due poli politici diametralmente opposti preesistenti: il liberalismo e il conservatorismo. Dai liberali classici i socialisti presero in prestito la franca accettazione dell'industrialismo e della Rivoluzione industriale, la glorificazione della "scienza" e della "ragione" e una devozione, anche se retorica, agli ideali classici liberali quali la pace, la libertà individuale, e il miglioramento del livello di vita. È certo che i socialisti, con grande anticipo rispetto ai corporativisti, furono i pionieri di un reclutamento al proprio servizio della scienza, della ragione e dell'industrialismo. I socialisti non solo fecero propria l'adesione liberale classica alla democrazia, ma si spinsero oltre, reclamando una "democrazia allargata" grazie alla quale "la gente" avrebbe potuto controllare l'economia — e controllarsi a vicenda.
Dall'altro lato, dai conservatori i socialisti presero la devozione alla coercizione e all'utilizzo di quei mezzi statalisti con i quali era possibile raggiungere gli obiettivi liberali. L'armoniosa crescita dell'industria doveva essere realizzata tramite l'espansione dello Stato, il quale doveva diventare una istituzione onnipotente che potesse governare econimia e società in nome della "scienza". Un'avanguardia di tecnocrati doeva avere il controllo completo sulle persone e sulle proprietà di ogni individuo nel nome del "popolo" e della "democrazia". Non soddisfatto della conquista liberale della ragione e della libertà in nome della ricerca scientifica, lo Stato socialista voleva imporre il controllo da parte degli scienziati stessi su tutto e tutti; non soddisfatto che i liberali avevano permesso ai lavoratori di essere liberi di raggiungere una prosperità fino allora neppure sognata, lo Stato socialista voleva imporre il controllo da parte dei lavoratori stessi su tutto e tutti, o meglio un controllo esercitato per loro conto dai politici, burocrati e tecnocrati. Non soddisfatto del credo liberale nell'uguaglianza dei diritti, della uguaglianza davanti alla legge, lo Stato socialista voleva calpestare tale uguaglianza in nome del mostruoso ed impossibile obiettivo di raggiungere l'uguaglianza o uniformità dei risultati — voleva insomma creare una nuova élite di privilegiati, una nuova classe dunque in nome del raggiungimento di tale impossibile uguaglianza.
Il socialismo fu un movimento confuso e ibrido perché tentò di realizzare gli obiettivi liberali di libertà, pace ed armoniosa crescita industriale — obiettivi in realtà raggiungibili solo attraverso la libertà e la separazione del governo da praticamente tutto — con l'imposizione dei vecchi mezzi conservatori dello statalismo, del collettivismo e dei privilegi gerarchici. [...].
Ma la cosa peggiore dell'ascesa del movimento socialista fu che riuscì a scavalcare i liberali classici "a sinistra": cioè, in quanto partito della speranza, del radicalismo, della rivoluzione nel mondo occidentale. Come i difensori dell'ancien régime si sedettero nell'ala destra dell'aula durante la Rivoluzione, così liberali e radicali si sedettero sul lato sinistro; da quel momento e fino all'ascesa del socialismo, i libertari classici libertari rappresentavano la "sinistra" ed anche l'"estrema sinistra" sulla scala ideologica. Addirittura fino al 1848 alcuni liberali francesi militanti laissez-faire come Frédéric Bastiat si sedevano a sinistra durante l'Assemblea nazionale. I liberali classici erano partiti come il movimento politico radicale e rivoluzionario dell'Occidente, come il partito della speranza e del cambiamento in nome della libertà, della pace e del progresso. L'aver permesso ad altri di aggirarli, l'aver concesso ai socialisti di rappresentare il "partito della sinistra" fu un grave errore strategico: i liberali si trovarono così in una posizione ambigua, in mezzo, tra i poli opposti del socialismo e del conservatorismo. Poiché il libertarismo altro non è che un partito di cambiamenti e di progressi nella direzione della libertà, l'abbandono di quel ruolo significò l'abbandono di molte delle ragioni stesse alla base della sua esistenza — o nella realtà o nelle menti della gente. [...].
Negli Stati Uniti il partito liberale classico era da etmpo il Partito democratico, detto anche, nella seconda metà del XIX secolo, "partito della libertà personale". In sostanza era stato il partito non solo della libertà personale ma anche di quella economica; la colonna dell'opposizione al proibizionismo, alle leggi "puritane" e all'istruzione obbligatoria; il campione devoto del libero mercato, della moneta forte (assenza d'inflazione governativa), della separazione del sistema bancario dallo Stato e di un governo assolutamente minimo. Auspicava un potere dello Stato trascurabile e un potere federale inesistente. Per ciò che riguardava la politica estera, il Partito democratico, pur se in maniera non rigida, tendeva ad essere il partito della pace, dell'antimilitarismo e dell'antimperialismo. [...].
Oggi sembrerà strano a molti che un antimperialista possa non essere marxista, ma l'opposizione all'imperialismo iniziò ai tempi dei liberali laissez-faire, come Cobden e Bright in Inghilterra ed Eugen Richter in Prussia. La Lega antimperialista, infatti, capeggiata dall'industriale ed economista di Boston Edward Atkinson (e di cui fece parte anche Sumner) consisteva in gran parte di radicali laissez-faire che avevano combattuto la giusta battaglia a favore dell'abolizione della schiavitù e che poi avevano sostenuto il libero commercio, la moneta forte e il governo minimo. Per loro questa battaglia finale contro il nuovo imperialismo americano era semplicemente parte integrante della loro battaglia peerenne contro la coercizione, lo statalismo e l'ingiustizia — contro il "governo forte" in ogni settore della vita, sia interna sia estera.

Per una nuova libertà /0

Non solo non sono un esperto, ma nemmeno un appassionato (non ancora, almeno), di storia né di economia. Per cui è facile darmi a bere qualsiasi cosa.
Però questa visione austriaca dell'economia sembra davvero limpida e naturale, oltre che illuminante, e non si capisce come mai sia stata relegata dal mondo accademico ufficiale, se non proprio nei ghetti delle eresie, comunque fuori dal main stream delle teorie economiche.
Me non era di economia che volevo parlarvi, perchè sulla scia di queste mie letture austriache sono poi approdato a Rothbard e alle visioni libertarie del mondo. Anche qui mi si è aperto un nuovo mondo, ma questa volta sono rimasto così spiazzato e incredulo, mi sono trovato davanti ad una visione così inaspettata e lontana da qualsiasi cosa mi fosse capitato di leggere, che sto ancora cercando di digerirlo.
Per una nuova libertà
Nel frattempo, per rendervi partecipi della cosa, vi propongo qualche assaggio, forse non dei più succosi, nondimeno già capace di scuotere alcune mie implicite credenze. Scuoterle e farle quasi crollare, certo; sostituirle con le sue, forse è un po' presto, il salto sarebbe enorme, ma forse è solo questione di tempo e abitudine.
Nel primo brano che vi proporrò, ad esempio, si parla di destra e sinistra, evidenziando le numerose sovrapposizioni ideologiche che si celano dietro le apparenti diversità. Ma non si tratta (banalmente) di evidenziare i loro comuni tratti populistici o di rinunciare ad una politica propriamente intesa per una visione tecnico-economica della gestione di uno stato (e quindi sedicente trasversale e sedicente oggettiva). Il discorso è squisitamente politico e le analogie e le differenze sono tracciate in chiave storica e riguardano le radici più profonde che dovrebbero caratterizzare questa polarizzazione politica che oggi ci pare così naturale e necessaria. E che invece, se è vero quel che dice Rothbard, non è sempre esistita e non è sempre stata declinata nei termini in cui la concepiamo oggi.
Cose ovvie, direte voi. Ma non per uno come me che, tanto per dirne una, non distingue(va) benissimo i termini conservatore/liberale/liberista/libertario/radicale/progressista l'uno dall'altro...

Saranno letture un po' lunghe, più da comodino che da aggregatore.
Non cambiate canale!

14 September 2009

target, perché, percome...

Al solito c'è il problema del target: a chi si vuole rivolgere il blog? Io sono solo un vecchio ingegnere che non è in grado (e non mi interessa) seguire discussioni troppo tecniche/specialistiche o filosofico/mistiche ma sono molto interessato ad avere una panoramica sullo stato delle cose. Poi quando ho scritto il commento precedente ero sotto l'influsso indotto da una constatazione (senz'altro dovuta a qualche congiunzione astrale): ci sono blogger ottimi (l'Oca Sapiens, per esempio) che fanno post pieni di link che uno (OK, anacoluto) è come quando entra in pasticceria. [...]
Eh, sì, il target: per chi scrivo? Perché, scrivo?
Boh.
Lagne politico-anticlericali, annotazioni da linuxofilo, pipponi (pseudo) scientifici e filosofici... qualche volta ho cercato di caratterizzare un po' questo blog, ma non ho mai abbastanza tempo e quel che ne viene non è molto diverso da uno di quei blog (adolescenziali) in cui si parla dei fatti prorpri più per se stessi che per gli altri.
Di scienza, effettivamente, mi è capitato di scrivere o troppo tecnico o tropo filosofico (mai mistico, però!). Forse una via di mezzo avrebbe matchato un target più ampio, però c'è anche chi si lamenta se non uso bra e ket... :)
Ad ogni modo, per una panoramica sullo stato delle cose ci sono blog, e li conosci sicuramente, molto più informati e aggiornati di me.
E comunque sì, a proposito di pasticceria, anch'io trovo che l'eccesso di informazioni sia un po' un problema: mi piacerebbe poter seguire tutto, ma viviamo in un mondo fisico limitato in spazio e tempo: ci sono feed che ho dovuto rimuovere dal mio aggregatore solo perché postavano troppo frequentemente.
Ma col mio blog, mi pare, dovreste stare tranquilli — guarda solo quanto tempo ci ho messo a risponderti :)
E comunque tra poco sarà ancora peggio, se sarà.

30 August 2009

Relational physics

Coincidenze temporali?
Tomate comincia un serial su Julian Barbour e il "relazionalismo" poco dopo che, per puro caso, leggevo questa news dal "notiziario sissa", che mi rimandava qui, dove, oltre che da disegni e animazioni, rimanevo colpito dal framework Relational Quantum Gravity e mi tuffavo su en.wiki scoprendo questo e questo.
Altre letture da mettere in To Do List al punto Meccanica Quantistica, e non ho ancora spuntato nemmeno il primo sotto-punto Zurek...

22 August 2009

Ho letto su Focus...

Questo blog è bellissimo, ma si aggiorna troppo raramente?
Che poi non è nemmeno così bello, che parla sempre di medioevo e tu vorresti leggere più di scienza?
Ma non di quella scienza barbosa che non si capisce niente, ma di una scienza giovane e dinamica?
È arrivato il tumblr che fa per te!
 
[rullo di tamburi]
 
senza passare dagli scienziati ma direttamente dai lettori,
già in versione 2.0,
è arrivato nientepopodimenoché...
Iscriviti ai feed di Ho letto su focus, è gratis! Ogni giorno notizie utili ed interessanti! (cit)
 
E da oggi puoi contribuire anche tu a trovare l'Ho letto su focus del giorno! Invia subito la tua segnalazione, potrai vederla pubblicata!
 
Attenzione: è un prodotto medico-chirurgico: usare con cautela, tenere lontano dalla portata dei bambini, in caso di sovraddosaggio consultare un medico.

16 August 2009

Il biologico è moda, il futuro è OGM

L'avrete già letto, se avete sottoscritto i feed dei miei shared item, o se gli date un'occhiata di frequente dalla colonna a destra. Ma ho un attimo di tempo e mi piaceva l'idea di dargli più visibilità.
Mi riferisco alla polemica OGM-bio innescata a sinistra dall'articolo di Gilberto Corbellini.
Giuseppe Regalzi riassume bene i termini della questione e riporta tutti i riferimenti; mi limiterò a riportare di seguito un estratto della replica alle polemiche dello stesso Corbellini, per invogliare alla lettura completa (e alla riflessione).
Con tutta la buona volontà, ricordando molto bene i racconti dei miei nonni, e la mia infanzia, non riesco a trovare traccia di quelle rappresentazioni bucoliche descritte dagli Olmi, dai Celentano e dai Petrini quando teorizzano l’idea della Terra Madre. Io ricordo solo povertà, malattie, fatica, violenza, soprattutto nei confronti di donne e bambini, discriminazione e ignoranza intesa come analfabetismo. E una società patriarcale che nei secoli ha fatto più morti delle guerre mondiali e dei conflitti combattuti nel Novecento: che vorrei veder seppellita per sempre e anche più profondamente delle scorie tossiche. Dunque io non parlo di agricoltura e prodotti agricoli per sentito dire. È qualcosa che conosco bene, non solo sul piano scientifico o tecnico, ma anche del cosiddetto vissuto.
Non voglio fare del moralismo e rispetto tutti. Anche quegli amici e compagni che, diversamente da me, provenivano da famiglie ricche e non hanno mai dovuto fare particolari sacrifici, e che oggi mi trattano da reazionario perché voglio che tutti abbiano la possibilità di scegliere come vivere mentre loro teorizzano o praticano un ritorno obbligato per tutti alla povertà economica (che chiamano con termine colto “decrescita”).
Il mio pensiero è che chiunque deve essere libero di vivere e fare come vuole, senza pretendere di limitare la libertà di chi preferisce fare scelte diverse. [...] Al di sotto di questo la democrazia scompare. Orbene, questo significa però che non ci si possono inventare dei pericoli inesistenti per limitare delle scelte che magari non coincidono con le nostre preferenze ideologiche. Altrimenti si ragiona come gli integralisti cattolici che si inventano le peggio cose sull’omosessualità e il sesso in generale, con lo scopo appunto di reprimere delle libertà e dei diritti fondamentali.

15 August 2009

medioevo/5

Non è certo una novità, che da certe parti si usino in senso spregiativo espressioni come rivoluzione francese e illuminismo: avevano già cominciato almeno tre anni fa.
È il solito ribaltamento della realtà, perchè
“se la Chiesa oggi non è detestabile come il governo sovietico lo si deve all'influenza dei suoi oppositori: dal Concilio di Trento ai nostri giorni, qualsiasi miglioramento avvenuto nella Chiesa è da ascriversi a merito dei suoi nemici.” (breaking news)
Ma si può tornare indietro da qualsiasi miglioramento, il Medioevo è sempre più vicino.

30 July 2009

Asterisk: The Future of Telephony

First they ignore you, then theylaugh at you, then they fight you, then you win.
— MahatmaGandhi
Prima ti ignorano, poi ridono di te, poi ti combattono, poi vinci.
MahatmaGandhi —
 
Although Alexander Graham Bell is most famously remembered as the father of the telephone, the reality is that during the latter half of the 1800s, dozens of minds were at work on the project of carrying voice over telegraph lines. These people were mostly business-minded folks, looking to create a product through which they might make their fortunes. We have come to think of traditional telephone companies as monopolies, but this was not true in their early days. The early history of telephone service took place in a very competitive environment, with new companies springing up all over the world, often with little or no respect for the patents they might be violating. Some of the monopolies got their start through the waging (and winning) of patent wars.Alexander Graham Bell è famoso soprattutto per essere il padre del telefono, ma la realtà è che nell'ultima metà del 1800 furono dozzine le menti al lavoro sull'idea di trasmettere la voce lungo le linee del telegrafo. Tutta gente votata al business, che cercava di creare un prodotto con cui fare fortuna. Ormai siamo portati a pensare alle compagnie telefoniche tradizionali come monopòli, ma all'inizio non era così. La storia del telefono è partita in un ambiente molto competitivo, con compagnie che fiorivano in tutto il mondo, spesso con poco o punto rispetto per eventuali violazioni di brevetti. Alcuni monopoli sono partiti proprio tra dichiarazioni di guerra sui brevetti.
It’s interesting to contrast the history of the telephone with the history of Linux and the Internet. While the telephone was created as a commercial exercise, and the telecom industry was forged through lawsuits and corporate takeovers, Linux and the Internet arose out of the academic community, which has always valued the sharing of knowledge over profit. The cultural differences are obvious. Telecommunications technologies tend to be closed, confusing, and expensive, while networking technologies are generally open, well documented, and competitive. E' interessante contrapporre la storia del telefono con la storia di Linux e di Internet. Mentre il telefono fu creato come prodotto commerciale e l'industria telefonica fu forgiata da cause legali e acquisizioni di aziende, Linux e Internet sorsero dalla comunità accademica, che ha sempre considerato più importante la diffusione della conoscenza rispetto al profitto. Le differenze culturali sono ovvie: le tecnologie di telecomunicazioni tendono ad essere chiuse, confuse e costose, mentre le tecnologie di rete sono generalmente aperte, ben documentate e competitive.


Closed Thinking


Pensiero Chiuso
If one compares the culture of the telecommunications industry to that of the Internet, it is sometimes difficult to believe the two are related. The Internet was designed by enthusiasts, whereas contributing to the development of the PSTN is impossible for any individual to contemplate. This is an exclusive club; membership is not open to just anyone. Se si paragona la cultura dell'industria delle telecomunicazioni con quella di Internet, a volte è difficile credere che siano correlate. Internet fu progettato da entusiasti, mentre è impossibile pensare al contributo di un singolo individuo allo sviluppo delle reti PSTN: è un club esclusivo, l'appartenenza non è aperta a chiunque.
The International Telecommunication Union (ITU) clearly exhibits this type of closed thinking. If you want access to their knowledge, you have to be prepared to pay for it. Membership requires proof of your qualifications, and you will be expected to pay tens of thousands of dollars in annual dues. Although the ITU is the United Nations’s sanctioned body responsible for international telecommunications, many of the VoIP protocols (SIP, MGCP, RTP, STUN) come not from the hallowed halls of the ITU, but rather from the IETF (which publishes all of its standards free to all, and allows anyone to submit an Internet Draft for consideration).L'Unione per le Telecomunicazioni Internazioni (ITU) è un chiaro esempio di questo tipo di pensiero chiuso. Se vuoi avere accesso alla loro conoscenza, devi essere pronto a pagare. L'appartenenza richiede un'abilitazione e bisogna mettere in conto abbonamenti da decine di migliaia di dollari all'anno. Nonostante l'ITU sia l'organo delle Nazioni Unite resposabile per le telecomunicazioni internazionali, molti dei protocolli VoIP (SIP, MGCP, RTP, STUN) non vengono dalle sale consacrate dell'ITU, ma piuttosto dall'IETF (che dà a tutti libero accesso a tutti i suoi standard e permette a chiunque di inviare un Internet Draft perché sia preso in considerazione).
Open protocols such as SIP may have a tactical advantage over ITU protocols such as H.323 due to the ease with which one can obtain them. Although H.323 is widely deployed by carriers as a VoIP protocol in the backbone, it is much more difficult to find H.323-based endpoints; newer products are far more likely to support SIP. The success of the IETF’s open approach has not gone unnoticed by the mighty ITU. It has recently become possible to download up to three documents free of charge from the ITU web site.† Openness is clearly on their minds. Recent statements by the ITU suggest that there is a desire to achieve "Greater participation in ITU by civil society and the academic world." Mr. Houlin Zhao, the ITU’s Director of the Telecommunication Standardization Bureau (TSB), believes that "ITU should take some steps to encourage this."Protocolli aperti come il SIP possono avere vantaggi strategici sui protocolli ITU come l'H.323 proprio per la facilità con cui si possono ottenere. Nonostante l'H.323 sia usato diffusamente da carriers come protocollo VoIP nelle dorsali, è molto più difficile trovare terminali H.323; è molto più probabile che i prodotti più recenti supportino il SIP. Il successo dell'approccio aperto dell'IETF non è passato inosservato alla potente ITU: recentemente è diventato possibile scaricare gratuitamente dal sito dell'ITU fino a tre documenti. Hanno chiaramente in mente il mondo open. Dichiarazioni recenti dell'ITU indicano un desiderio di raggiungere "maggiore partecipazione nell'ITU da parte della società civile e del mondo accademico". Houlin Zhao, direttore dell'Ufficio per le Standardizzazioni nelle Telecomunicazioni (TSB) pensa che "sia necessario fare alcuni passi per incoraggiarla".
The roadmap to achieving this openness is unclear, but they are beginning to realize the inevitable. [...] Non è chiaro quale sarà la strada per raggiungere questa apertura, ma si stanno accorgendo dell'inevitabile. [...]


Limited Standards
Compliancy



Limitata compatibilità
agli standard

One of the oddest things about all the standards that exist in the world of legacy telecommunications is the various manufacturers’ seeming inability to implement them consistently. Each manufacturer desires a total monopoly, so the concept of interoperability tends to take a back seat to being first to market with a creative new idea. The ISDN protocols are a classic example of this. Deployment of ISDN was (and in many ways still is) a painful and expensive proposition, as each manufacturer decided to implement it in a slightly different way. ISDN could very well have helped to usher in a massive public data network, 10 years before the Internet. Unfortunately, due to its cost, complexity, and compatibility issues, ISDN never delivered much more than voice, with the occasional video or data connection for those willing to pay. ISDN is quite common (especially in Europe, and in North America in larger PBX implementations), but it is not delivering anywhere near the capabilities that were envisioned for it. As VoIP becomes more and more ubiquitous, the need for ISDN will disappear.Una delle cose più strane sugli standard del mondo delle telecomunicazioni è l'incapacità dei vari produttori di implementarli consistentemente. Ogni costruttore vorrebbe un monopolio totale, così che il concetto di interoperabilità cede il passo all'idea di arrivare per primi sul mercato con una nuova idea creativa. I protocolli ISDN sono un chiaro esempio: la distribuzione dell'ISDN era (e per molti versi lo è ancora) una cosa difficilissima e costosissima, dal momento che ogni produttore aveva deciso di implementarlo in una maniera sottilmente diversa. L'ISDN avebbe potuto benissimo portare gli utenti verso un uso massicio di una rete dati pubblica, 10 anni prima di Internet. Sfortunatamente, per costi, complessità e problemi di compatibilità, l'ISDN non ha mai trasportato molto più che traffico voce, raramente dati e video per chi intendeva pagare. L'ISDN è piuttosto comune (specialmente in Europa e nelle PBX più grandi del Nord America), ma da nessuna parte ha mai veicolato le potenzialità che avevano previsto. Man mano che il VoIP si diffonderà, il bisogno di linee ISDN scomparità.


Slow Release Cycles


Cicli di rilascio lenti
It can take months, or sometimes years, for the big guys to admit to a trend, let alone release a product that is compatible with it. It seems that before a new technology can be embraced, it must be analyzed to death, and then it must pass successfully through various layers of bureaucracy before it is even scheduled into the development cycle. Months or even years must pass before any useful product can be expected. When those products are finally released, they are often based on hardware that is obsolete; they also tend to be expensive and to offer no more than a minimal feature set. These slow release cycles simply don’t work in today’s world of business communications. On the Internet, new ideas can take root in a matter of weeks and become viable in extremely short periods of time. Since every other technology must adapt to these changes, so too must telecommunications. Open source development is inherently better able to adapt to rapid technological change, which gives it an enormous competitive advantage. The spectacular crash of the telecom industry may have been caused in large part by an inability to change. Perhaps that continued inability is why recovery has been so slow. Now, there is no choice: change, or cease to be. Community-driven technologies such as Asterisk will see to that.Possono volerci mesi, a volte anni, perché i grandi si accorgano di una tendenza e anche solo rilascino un prodotto che è compatibile con essa. Sembra che prima che una nuova tecnologia venga adottata debba essere analizzata fino alla morte e attraversare diversi strati di burocrazia prima che sia anche solo pianificato di inserirla nel ciclo produttivo. Mesi, o anche anni devono passare prima di poter vedere un prodotto utile. E, quando questi prodotti sono finalmente rilasciati, sono basati spesso su hardware obsoleto, tendono ad essere costosi e non offrono che un minimo insieme di funzionalità.Questo ciclo di rilascio lento semplifcemente non funziona nell'odierno mondo delle comunicazioni. Su Internet, nuove idee possono mettere radici in poche settimane e diventare operative in periodi di tempi brevissimi. E dato che tutte le altre tecnologie devono adattarsi a questi cambiamenti, anche le telecomunicazioni sono costrette a farlo. Lo sviluppo open source è intrinsecamente più capace di adattarsi a rapidi cambiamenti tecnologici, il che gli conferisce un enorme vantaggio competitivo.Il crollo clamoroso delle compagnie telefoniche può essere stato causato in gran parte proprio da questa incapacità di cambiare. Forse questa incapacità prolungata è anche il motivo per cui il recupero è così lento. Ora non c'è più scelta: cambiare, o smettere di esistere. Ne saranno testimoni tecnologie guidate dalla comunità, come Asterisk.


Refusing to Let Go of the Past and Embrace the Future


Rifiutare di lasciar andare il passato eabbracciare il futuro
Traditional telecommunications companies have lost touch with their customers. While the concept of adding functionality beyond the basic telephone is well understood, the idea that the user should be the one defining this functionality is not. Nowadays, people have nearly limitless flexibility in every other form of communication. They simply cannot understand why telecommunications cannot be delivered as flexibly as the industry has been promising for so many years. The concept of flexibility is not familiar to the telecom industry, and very well might not be until open source products such as Asterisk begin to transform the fundamental nature of the industry.Le compagnie telefoniche tradizionali hanno perso il contatto con i loro clienti. Mentre il concetto di aggiungere funzionalità che vadano al di là del telefono di base è ben compresa, l'idea che debba essere l'utente a definire queste funzionalità non lo è affatto. Oggigiorno le persone hanno una flessibilità praticamente illimitata in tutte le altre forme di comunicazione. Semplicemente non capiscono perché le varie telecom non siano capaci di fornire la flessibilità che l'industria è andata promettendo per così tanti anni. Il concetto di flessibilità non è familiare alle industrie di telecomunicazioni e probabilmente non lo sarebbe stato finchè prodotti open source come Asterisk non avessero cominciato a trasformare la natura fondamentale di quest'industria.
This is a revolution similar to the one Linux and the Internet willingly started over 10 years ago (and IBM unwittingly started with the PC, 15 years before that). What is this revolution? The commoditization of telephony hardware and software, enabling a proliferation of tailor-made telecommunications systems.
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E' una rivoluzione simile a quella che Linux e Internet volevano iniziare oltre 10 anni fa (e che IBM involontariamente iniziò con il PC, 15 anni prima). Che rivoluzione? La commercializzazione della telefonia, tanto hardware quanto software, che ha permesso la proliferazione di sistemi di telecomunicazioni su misura.
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The Itch That Asterisk Scratches


Le soddisfazioni di Asterisk
In this era of custom database and web site development, people are not only tired of hearing that their telephone system “can’t do that,” they quite frankly just don’t believe it. The creative needs of the customers, coupled with the limitations of the technology, have spawned a type of creativity born of necessity [...]. The development methodology of a proprietary telephone system dictates that it will have a huge number of features, and that the number of features will in large part determine the price. Manufacturers will tell you that their products give you hundreds of features, but if you only need five of them, who cares? Worse, if there’s one missing feature you really can’t do without, the value of that system will be diluted by the fact that it can’t completely address your needs. The fact that a customer might only need five out of five hundred features is ignored, and that customer’s desire to have five unavailable features that address the needs of his business is dismissed as unreasonable. Until flexibility becomes standard, telecom will remain stuck in the last century—all the VoIP in the world notwithstanding. Asterisk addresses that problem directly, and solves it in a way that few other telecom systems can. This is extremely disruptive technology, in large part because it is based on concepts that have been proven time and time again: “the closed-source world cannot win an evolutionary arms race with open-source communities that can put orders of magnitude more skilled time into a problem.”†In quest'era di database personalizzati e sviluppo di siti web, la gente non solo è stanca di sentire che il proprio sistema telefonico "questa cosa non la può fare", semplicemente non ci credono. Le esigenze creative del cliente, assieme alle limitazioni della tecnologia, hanno generato un tipo di creatività nata dalla necessità [...].La metodologia di sviluppo di un sistema telefonico proprietario impone che debba avere un enorme numero di caratteristiche e che il numero di caratteristiche determinerà in gran parte il prezzo. I produttori vi diranno che il loro prodotto vi offre centinaia di caratteristiche, ma se avete bisogno soltanto di cinque di quelle caratteristiche, che importa? Peggio, se c'è una sola caratteristica che manca di cui non potete davvero fare a meno, il valore di quel sistema sarà sminuito dal fatto che non risponderà appieno alle vostre esigenze. Il fatto che il cliente potrebbe aver bisogno solo di 5 caratteristiche fra 500 è semplicemente ignorato e i 5 desiderata del cliente non disponibili saranno considerati come irragionevoli.Finchè la flessibilità non diventerà standard, le telecom rimarranno bloccate al secolo scorso — nonostante il mondo intero sia passato al VoIP.Asterisk affronta il problema in maniera diretta, e lo risolve in un modo che pochi altri sistemi di telecomunicazione possono. E' una tecnologia estremamente dirompente, in gran parte perché è basata su concetti che sono stati dimostrati più e più volte: "il mondo closed-source non può vincere una battaglia evolutiva con le comunità open-source, che possono mettere sul campo ordini di grandezza in più di tempo qualificato su un problema."


Open Architecture


Architettura aperta
One of the stumbling blocks of the traditional telecommunications industry has been its apparent refusal to cooperate with itself. The big telecommunications giants have all been around for over a hundred years. The concept of closed, proprietary systems is so ingrained in their culture that even their attempts at standards compliancy are tainted by their desire to get the jump on the competition, by adding that one feature that no one else supports. For an example of this thinking, one simply has to look at the VoIP products being offered by the telecom industry today. While they claim standards compliance, the thought that you would actually expect to be able to connect a Cisco phone to a Nortel switch, or that an Avaya voicemail system could be integrated via IP to a Siemens PBX, is not one that bears discussing. Uno degli scogli dell'industria delle telecomunicazioni tradizionale è stata il suo apparente rifiuto di cooperare con se stessa. I grandi giganti delle telecomunicazioni sono stati operativi per oltre cento anni. Il concetto di sistemi chiusi e proprietari è così incastonato nella loro cultura che anche i loro tentativi di compatibilità agli standard sono viziati dal loro desiderio di passare alla competitività, aggiungendo quell'unica caratteristica che nessun altro supporta. Basta guardare ai prodotti VoIP offerti oggi dalle industrie di telecomunicazioni. Mentre dichiarano compatibilità agli standard, il pensiero che tu possa davvero aspettarti di connettere un telefono Cisco con uno switch Nortel, o che un sistema voicemail Avaya possa essere integrato via IP con un PBX Siemes, non è cosa su cui perdere tempo a pensarci.
In the computer industry, things are different. Twenty years ago, if you bought an IBM server, you needed an IBM network and IBM terminals to talk to it. Now, that IBM server is likely to interconnect to Dell terminals though a Cisco network (and run Linux, of all things). Anyone can easily think of thousands of variations on this theme. If any one of these companies were to suggest that we could only use their products with whatever they told us, they would be laughed out of business. Nell'industria dei computer le cose sono diverse. Vent'anni fa, se compravi un server IBM, avevi bisogno di una rete IBM e di terminali IBM per poterci parlare. Oggi un server IBM è probabilmente connesso a terminali Dell tramite una rete Cisco (e, di più, ci gira su Linux). E si possono facilmente fare migliaia di variazioni sul tema. Se una di queste compagnie dovesse farci intendere che potremmo usare soltanto i loro prodotti con qualsiasi cosa ci raccontino, gli rideremmo semplicemente in faccia.
The telecommunications industry is facing the same changes, but it’s in no hurry to accept them.
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L'industria delle telecomunicazioni sta affrontando gli stessi cambiamenti, ma non ha alcuna fretta di accettarli.
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07 July 2009

altro giro?

Ah, questi dannati post da scrivere in fretta e furia che poi scadono... :(
Questa volta la scadenza è l'11 luglio e il da farsi non è leggere uno shared-item o ascoltarsi un podcast, ma nientepopodimenochè iscriversi al Partito Democratico:
 
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E' ARRIVATO IL MOMENTO. SIAMO IN MOLTI, MOLTISSIMI
Sogniamo un'Italia diversa,
crediamo nella cultura del merito, nella laicità della Stato, nella solidarietà, nel rispetto delle regole, nei diritti uguali per tutti, vogliamo liberare le energie migliori di questo paese e creare una squadra di persone che diano voce, forza, concretezza alle nostre idee.
IO CI SONO. E VOI?
Leggi l'intervista su la Repubblica.
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Epperchémmai?
Ah, non chiedetelo certo a me, non so niente: non so perchè bisognerebbe farlo entro l'11 luglio e soprattutto non so perchè, davvero, bisognerebbe farlo.
Ogni volta sbuca fuori questa storia della nuova possibilità, della nuova occasione da non perdere, del questa è la volta buona. E ogni volta finisce sempre che il PD si riveste da pesce pilota del PDL. Ed io sinceramente sono un po' stanco, perdonate la volgarità, di essere preso per i fondelli.
Però questa volta ne parlano in tanti e ben referenziati: Chiara, Corrado, Marco, anche Andrea nei suoi shared-item... (cfr. anche l'UAAR).
Da quel che ho capito, si tratterebbe di iscriversi al partito per poter votare all'elezione del segretario, prima ancora di pensare alle (eventuali) primarie, per poter dar peso ad una figura non governata, perdonate il neologismo, dalle solite logiche di partito. Prima di sentir parlare di Ignazio Marino, pensavo a Bersani ma, come ha detto Marco togliendomi le parole di bocca la gente che oggi sta dietro alla sua candidatura non mi piace mica tanto: manco a dirlo, sono proprio quelli che dieci anni fa, quando era ministro, lo contestavano per le sue politiche troppo liberali!
 
Non so, ma ci sto pensando su. Epperò devo sbrigarmi a decidere.
 
Per iscriversi al PD basta presentarsi con un documento al circolo più vicino al luogo in cui abiti. Una volta iscritto invia un'email all'indirizzo ignazio.marino@gmail.com.

28 June 2009

To Do List

Post àla tomate,ma più prosaico, perchè questa lista è un desiderata dannatamente reale,se solo riuscissi a trovare un po' ditempo...
  • Quine — ce ne sarebbero un sacco, di post, da scrivere, ma mi sarebbe piaciuto almeno chiarire la questione dell'olismo epistemologico. Sembrerebbe la cosa più facile da spiegare, visto che la tesi di Duhem-Quine si intuisce e si accetta abbastanza facilmente. Ma l'olismo di Quine è più estremo: l'indeterminatezza della traduzione è differente dalla (e per certi versi più destabilizzante della) sottodeterminazione della scienza di Duhem.
  • Meccanica Quantistica
    • Zurek — mi ero stampato l'articolo di Schlosshauer, me l'ero letto e mi ero appuntato un sacco di considerazioni interessantissime, intelligentissime e molto, molto argute. Ma quando ieri l'ho riaperto ho visto che i segni a matita erano criptici e anche un po' sbiaditi. E non mi ricordavo più nulla. :(
      Però almeno ho fatto una scoperta originalissima: scrivere appunti a margine non è una buona strategia...
    • Equivalence Postulate (of Quantum Mechanics) — mi ero stampato l'articolo di Faraggi e Matone, me l'ero letto e no, in questo caso non avevo prodotto pensieri molto interessanti. Ma qualche domanda per tomate, quelle sì che ce le avevo. Ma ho dimenticato anche quelle :(
  • Politica
    • Gossip
  • Papa
    • Simonia
    • Sepolcri imbiancati
    • Martin Lutero Blissett Q
  • KDE4 — forse sta arrivando il momento in cui potrò installare KDE4 anche sul portatile:
Approfitto poi di questo post per segnalare, perchi non l'avesse notato fra imiei shareditem,il videodel talk di StefanoQuintarelli: Dalmondo fisico al mondo immateriale. Solito stile Quintarelli:minima magniloquenza, massimo contenuto, analisi acuta e visioniemozionanti.

17 June 2009

Referendum Elettorale 2009

Come dice Edo, essere dei cittadini coscienziosi e’ un lavoraccio! Ma per fortuna il nostro podcast preferito — sì, proprio lui, Siee Giuee Accaso — lavora per noi, e in quest'ultima puntata ci aiuta a capire i quesiti referendari e le loro implicazioni parlando con il nostro avvocato preferito, Luana, e con un ospite eccezionale: il presidente del comitato promotore del referendum elettorale, Giovanni Guzzetta.
Io devo ancora trovare il tempo di ascoltare il podcast: lo farò certamente entro la data delle votazioni, ma non potevo mica aspettare troppo a scrivere questo post...!

02 June 2009

Una segnalazione in particolare

Tante cose di cui voler parlare, troppo poco tempo a disposizione. Come al solito.
Post zibaldone di passaggio, dunque, giusto per segnalare:
  • che cominciano ad essere disponibili in traduzione italiana alcuni video Ideas worth spreading del TED (via .mau.); ma ancora non hanno tradotto il bellissimo video di Larry Lessig on law that is strangling creativity, che avevo segnalato un anno e mezzo fa;
  • che in Italia non basterebbe nemmeno la libertà di stampa: un assist perfetto, un'occasione ghiottissima offerta su un piatto d'argento: Gino Flaminio non è incensurato? è addirittura stato condannato? Non c'era che l'imbarazzo della scelta e finalmente avremmo avuto la possibilità di sentire per la prima volta in televisione o sui giornali che, chessò, Dell'Utri o Previti sono stati condannati; ma la sinistra non vuole apparire forcaiola e dipietrista, e i giornalisti da tempo si sono fatti semplici microfoni e telecamere, senza cervello;
  • che Travaglio sta per uscire con un nuovo giornale, Il Fatto, che non chiederà finanziamenti pubblici; ho chiesto info su modalità e costi dell'abbonamento, sono ancora in attesa di risposta;
  • che Google e il suo strapotere fanno quasi paura. Soprattutto perché finora si sta comportando benissimo, forse fin troppo: fa da traino con moltissimi servizi e applicazioni web semplicemente fantastiche, si prodiga per la neutralità della rete, per l'open source, e da qualche tempo è scesa in campo anche nel mondo della telefonia mobile, regno incontrastato dell'oligopolio a danno degli utenti. Quanto potrà durare?
  • che il fondamentalismo religioso in Italia non è relegato solo alle alte sfere dei principi porporati, ma arriva a colpire il singolo in maniera isterica e pesante, sospendendo dalle proprie funzioni e dallo stipendio per due mesi un professore di matematica e fisica per aver condotto un'indagine nelle proprie classi sulle preferenze fra ora di religione e materia alternativa (via mantellini);
  • che mi sono iscritto ai feed del blog di Internazionale (via mantellini);
  • che ho scoperto solo ora che su Ulisse della SISSA risponde (oltre al sottoscritto; lo so, il paragone è eccessivo) anche nientepopodimenochè Carlo Rovelli (sì, proprio quel Carlo Rovelli).
 
Ma soprattutto per segnalare questo video di una "lezione" di Luca Telese (via aghost). Anch'io non avevo una somma opinione di Telese (mi è capitato di vedere stralci del suo Tetris, ma non ne sono rimasto particolarmente colpito: è vero, è stato forse l'unico a mostrare in televisione Piero Ricca, ma è anche vero che ha Paolo Guzzanti come opinionista ospite fisso, che ti fa venir voglia di spegnere subito appena apre bocca...) e certamente non è che ora sia diventato il mio idolo. Ma davvero questa sua Come non si diventa giornalisti merita, tantissimo, soprattutto per i "giovani" come me (dal punto di vista storico-politico mi sento molto più giovane della mia età anagrafica...), ma non solo.
Sì, è lunga, dura un'ora intera: io per primo tendo a rinunciare in partenza se mi tocca fermarmi e restare davanti al computer, immobile, a guardare per più di pochi minuti. Ma in questo caso fate eccezione: trovate un po' di tempo, ritagliatevi quest'oretta, magari la sera, e godetevelo come un breve dopocena.
Amaro, ma gustoso.

21 May 2009

W|A versus oltre Google

Ancora di passaggio, solo per fornire un esempio concreto di cosa si può fare con WolframAlpha che non si può fare (con la stessa facilità) con Google.