10 March 2010

Per una nuova libertà /0

Non solo non sono un esperto, ma nemmeno un appassionato (non ancora, almeno), di storia né di economia. Per cui è facile darmi a bere qualsiasi cosa.
Però questa visione austriaca dell'economia sembra davvero limpida e naturale, oltre che illuminante, e non si capisce come mai sia stata relegata dal mondo accademico ufficiale, se non proprio nei ghetti delle eresie, comunque fuori dal main stream delle teorie economiche.
Me non era di economia che volevo parlarvi, perchè sulla scia di queste mie letture austriache sono poi approdato a Rothbard e alle visioni libertarie del mondo. Anche qui mi si è aperto un nuovo mondo, ma questa volta sono rimasto così spiazzato e incredulo, mi sono trovato davanti ad una visione così inaspettata e lontana da qualsiasi cosa mi fosse capitato di leggere, che sto ancora cercando di digerirlo.
Per una nuova libertà
Nel frattempo, per rendervi partecipi della cosa, vi propongo qualche assaggio, forse non dei più succosi, nondimeno già capace di scuotere alcune mie implicite credenze. Scuoterle e farle quasi crollare, certo; sostituirle con le sue, forse è un po' presto, il salto sarebbe enorme, ma forse è solo questione di tempo e abitudine.
Nel primo brano che vi proporrò, ad esempio, si parla di destra e sinistra, evidenziando le numerose sovrapposizioni ideologiche che si celano dietro le apparenti diversità. Ma non si tratta (banalmente) di evidenziare i loro comuni tratti populistici o di rinunciare ad una politica propriamente intesa per una visione tecnico-economica della gestione di uno stato (e quindi sedicente trasversale e sedicente oggettiva). Il discorso è squisitamente politico e le analogie e le differenze sono tracciate in chiave storica e riguardano le radici più profonde che dovrebbero caratterizzare questa polarizzazione politica che oggi ci pare così naturale e necessaria. E che invece, se è vero quel che dice Rothbard, non è sempre esistita e non è sempre stata declinata nei termini in cui la concepiamo oggi.
Cose ovvie, direte voi. Ma non per uno come me che, tanto per dirne una, non distingue(va) benissimo i termini conservatore/liberale/liberista/libertario/radicale/progressista l'uno dall'altro...

Saranno letture un po' lunghe, più da comodino che da aggregatore.
Non cambiate canale!

11 comments:

tomate said...

Bentornato!

Pur considerandomi (talvolta) anarchico ho come l'impressione che la posizione che vai maturando e quella che vado maturando io siano esattamente agli antipodi. E pure partono da simili premesse (fatta eccezione la proprietà privata). Questo è un quesito che mi ha sempre intrigato. Come è possibile giungere a considerazioni e scenari politico-sociali così antitetici (mutuo soccorso vs. individualismo assoluto) partendo dallo stesso presunto assunto?

Direi, da fisico, che abbiamo un sistema cui vogliamo assicurare ampi margini di libertà; la differenza tra anarchici e libertari, liberisti e comunisti è quali gradi di libertà lasciare liberi, e quali equilibri attendersi dallo spontaneo rilassamento del sistema entro i vincoli imposti. I libertari pretendono libertà economica, ma questa può essere perseguita solo al costo della coercizione sociale e giuridica: diritti dei lavoratori, proprietà privata, concorrenza etc. Gli anarchici partono dalle libertà sociali a spese della libertà di impresa individuale.
In ogni caso, il problema è sempre capire se il sistema è stabile o instabile, cioè, se è in grado di cancellare evitare che si instaurino poteri. Gli anarchici storicamente non hanno mai avuto una forza militare, ed hanno patito i soprusi di fascisti e comunisti in egual misura (vedi in Spagna). Perfino la democrazia, imperfetta ma apparentemente stabile, pare che in Italia sia gravemente condotta fuori dai suoi binari...

Edo said...

Grande hronir, stai tirando il fiato?

Bene. Mi metto il libro austriaco sull'ebook, vedi mai che nei miei pellegrinaggi in treno cominci a leggerlo. In ogni caso ho un lungo buffer....

Se ci (plurale maiestatis) spieghi cosa i termini conservatore/liberale/liberista/libertario/radicale/progressista significhino, faresti opera pia.

Peraltro mi considero un conservatore-progressista.

hronir said...

Tirando il fiato? Macché... sembra sempre peggio!
Del resto ci ho messo mesi e mesi a preparare questo post e i seguenti, e anche per i commenti non aspettatevi i pur "bradipici" tempi di una volta...
Per l'opera pia vi lascio a prossimi post, senza pretesa di esaustività, ma col vantaggio, credo, che non si tratta di spiegazioni mie... :)

ToMaTe, approfitta del mio digiuno storico/politico/economico per darmi a bere qualche lettura interessante sul lato opposto dell'anarchia, meglio se espressamente dedicata alla contestazione dell'anarco-capitalismo. Credo anch'io che le differenze fra le diverse posizioni siano il mix fra le libertà concesse e gli equilibri attesi. I punti forti di Rothbard sembrano proprio essere una scelta totale dal punto di vista delle libertà e solide (be', almeno ai miei occhi) argomentazioni, diciamo austriache, per gli equilibri attesi.

E quanto agli estremi che si toccano, una delle cose che mi ha colpito è stata proprio la pretesa dei libertari, apparentemente giustificata, di considerarsi la vera sinistra, storicamente scavalcata "truffaldinamente" dal socialismo che, e torniamo agli estremi che si toccano, può quasi considerarsi un'altra faccia del conservatorismo.

Non cambiate canale! :)

Riccardo Orlando said...

Mi aggiungo al bentornato.
Spero che la lista di post sia lunga, ma sopratutto interessante come i primi due che ho colto.

Riccardo

tomate said...

Gli anarchici rappresentavano la "mozione" di minoranza alla Seconda Internazionale, quando Bakunin ha rotto con Marx e ha segnato la netta separazione tra i due paradigmi, socialismo e anarchismo.

Per quanto riguarda l'anarchismo, io in questo momento sto leggendo un libro di Colin Ward che è praticamente una introduzione alle idee libertarie, molto semplice (anche troppo): Anarchia come organizzazione. Per quanto riguarda la critica agli anarco-capitalisti, credo che Chomsky abbia scritto qualcosa a riguardo.

Anonymous said...

Bentornato nella blogosfera ma soprattutto benvenuto nel club dei libertari (se ti piace approfondire ho in serbo una serie di post a breve sul libertarismo e sul romanzo di Ayn Rand che sto leggendo) :D


Per Tomate

L'anarchismo si divide in due branche: l'anarchismo collettivista e l'anarchismo individualista. Io per esempio mi considero culturalmente (ma non necessariamente politicamente!) anarchico individualista.
Comunque ci sono più tipi di libertarismo che libertari: anarcocapitalismo, agorismo, paleolibertarismo, oggettivismo, minarchismo (quello a cui io sono più vicino), left-libertarianism, geolibertarianesimo, libertarismo transumanista, ecc ecc.

Leggete, leggete, leggete. Anche a me si è aperto un mondo tutto nuovo anni fa e non posso più tornare indietro.

hronir said...

Forse sono influenzato dal fatto che di Rothbard ho letto proprio il suo libro, mentre di tutto il resto ho solo spulciato wikipedia, ma la differenza che mi pare di cogliere fra il libertarismo di orientamento capitalista e l'anarchia di orientamento socialista è che quest'ultima sia viziata dallo stesso problema che ha afflitto il comunismo: la circostanza, cioè, che il modello di società proposto possa essere realizzato solo a patto che ciascun individuo faccia proprio un certo insieme di valori e un certo stile di vita, e che non esistano approfittatori della situazione (i maiali più uguali degli altri, della fattoria di Orwell). Il libertarismo di orientamento capitalista (includendo il minarchismo di fabristol) sembra invece rappresentare semplicemente la naturale strutturazione di una società in cui si vuol garantire a ciascuno completa libertà sui propri valori e sul modo di condurre la propria vita.

Di più, le critiche libertarie alle società occidentali moderne ne evidenziano i punti deboli (l'inefficienza dell'apparato burocratico statale e il suo essere lo strumento principe per la realizzazione quotidiana di sopraffazioni da parte dei potenti verso i deboli e in particolare dell'arricchimento dei già ricchi e dell'impoverimento dei già poveri — sono questi aspetti che mi hanno colpito molto, essendo lo stato nell'immaginario di molti, o almeno lo era nel mio, proprio l'entità preposta ad alleviare le ingiustizie e a redistribuire la ricchezza) in maniera in maniera tale da suggerire correzioni graduali che possano portare ad una società libertaria in maniera concreta e realistica, non utopica e intrinsecamente rivoluzionaria.

Ma se mi fornite qualche stimolo in più proverò a leggere qualcosa anche di left-anarchico. :-)

Anonymous said...

Non ho letto quasi niente di left-anarchico. Ho spulciato anch'io qua e là wiki. Dovresti leggerti Bakunin o Proudhon. Ma intendevi left-libertarian o left-anarchist, perché sono diversi.
Però se parli di left-libertarian ho letto Konkin e il suo manifesto dell'agorismo:

http://en.wikipedia.org/wiki/Agorism

L'agorismo pur rimanendo anarcocapitalista ha un afflato decisamente rivoluzionario comparabile a quello di sinistra.

tomate said...

Fabristol, conosco alcune delle tante "correnti" che citi e conosco Ayn Rand. Hai letto questo?
http://scottaaronson.com/blog/?p=386

Anonymous said...

Grazie Tomate. Molto interessante. In effetti è un po' quello che penso anche io mentre lo sto leggendo.

hronir said...

Oddio, no, fabristol, non avevo in mente queste (sottili) distinzioni...