30 July 2015

Teoria economica, da zero /33.5

Se lavoratore e datore di lavoro trovano un accordo, significa che per entrambi quell'accordo è meglio che nessun accordo: il datore di lavoro non ha fatto un favore al lavoratore assumendolo, ma l'ha fatto perché si aspetta di poterci guadagnare. È solo perché si aspetta una differenza positiva fra il ritorno di quell'assunzione e il salario che ha accettato di pagare, che uno è disposto ad assumere qualcun altro. Allo stesso modo, il lavoratore non è sfruttato dal salario che ha accettato — se fosse a conoscenza di migliori opportunità, certamente ne avrebbe approfittato.
 
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29 July 2015

Teoria economica, da zero /33.4

Avvicinandoci mentalmente alla condizione ideale dell'economia in ciclo perenne, l'intervallo si assottiglierà finché la differenza fra quanto il dipendente marginale riceve e quanto il datore di lavoro marginale paga diventa infinitesimale: la competizione per il lavoro tenderà a spostare il livello dei salari verso la produttività marginale del lavoratore: un datore di lavoro cercherà di assumere finché il ritorno che si aspetta di ottenere dall'ultimo assunto (l'unità marginale) non supererà il salario che dovrebbe pagare perché il lavoratore accetti il contratto, o, equivalentemente, finché il ritorno che si aspetta di ricevere dal successivo lavoratore che potrebbe assumere non scenderà al di sotto del salario che avrebbe dovuto pagare. L'offerta di lavoro fra i dipendenti rimescola costantemente la disponibilità di lavoro, allineando lavoro e lavoratori alle stime degli imprenditori sui desideri dei consumatori.
 
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28 July 2015

Teoria economica, da zero /33.3

Il prezzo del lavoro è il risultato dello stesso processo che determina il prezzo di tutti gli altri beni: il compratore (il datore di lavoro) e il venditore (il lavoratore) devono trovare un accordo sul prezzo per il lavoro oggetto dello scambio. Il salario cadrà in un intervallo i cui estremi sono determinati dai giudizi di valore del lavoratore e del datore di lavoro. Ad un estremo dell'intervallo c'è il minimo salario a cui il lavoratore sarebbe disposto a lavorare: ad esempio potrebbe avere un altra offerta di €11.95 l'ora, che significherebbe che l'offerta minima che accetterebbe sarebbe €12.00 l'ora, o magari quell'offerta minima deriva dal fatto che ha altre fonti di sostentamento e per meno di quella paga pensa non valga la pena uscire di casa. All'altro estremo dell'intervallo il datore di lavoro ha una certa quantità di guadagno che si aspetta di ottenere dall'avere un impiegato in più: diciamo €13.00 l'ora. Non sarebbe disposto dunque a offrire più di €12.95 l'ora. Se dunque troveranno un accordo sarà fra €12.00 e €12.95 l'ora.
 
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27 July 2015

Teoria economica, da zero /33.2

Il profitto del lavoratore è detto salario, il quale può assumere una forma esplicitamente retributiva come nel caso di un dipendente con un contratto di €25'000 l'anno, o €12.00 l'ora. Ma il salario può essere anche costituito da un mix di componenti, non sempre facilmente separabili al fine di poterne attribuire la giusta quantità all'effettivo lavoro di una persona. Una simile situazione si presenta tipicamente nel caso di un proprietario di una piccola attività: il suo libro contabile può riportare un profitto complessivo di €40'000 nell'ultimo anno, ma di solito un tale risultato rappresenta un mix di interesse sul capitale investito, di salario per il suo lavoro altrimenti gratuito e di effettivo profitto. Infatti spesso molti prioritari di piccole attività, se mettessero in conto un salario per se stessi come ne potrebbero guadagnare se lavorassero per qualcun altro, troverebbero che la loro attività perde soldi ogni anno e che riescono a non chiudere bottega perché non pagano a se stessi lo stesso salario che potrebbero ricevere lavorando per qualcun altro — ma anche dopo aver realizzato ciò, potrebbe comunque darsi che preferiscano mantenere la propria attività per ragioni non monetarie, ad esempio pecche preferiscono non avere un superiore; ma è chiaramente utile sapere quanto si sta pagando per un tale privilegio.
 
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26 July 2015

Teoria economica, da zero /33.1

# I lavoratori
Chiunque stia impiegando il proprio lavoro per raggiungere i propri obiettivi sta agendo nel ruolo del lavoratore. In questo senso, tutti quanti sono dei lavoratori, a parte soltanto coloro che sono interamente dipendenti da altri, come gli invalidi o i neonati. Come scrisse Hans Sennholz in "The Politics of Unemployment":
Per mantenersi in vita, l'uomo deve lavorare; nessuna capacità, per quanto grande, può condurre al successo senza lavoro; per migliorare la sua condizione, l'uomo deve applicare dell'impegno di una quanlche forma.
 
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25 July 2015

Teoria economica, da zero /32.8

Naturalmente in un'economia reale, a differenza dell'economia in ciclo perenne, ci saranno continuamente cambi nelle varie domande e offerte e opportunità di arbitraggio si presentano analogamente in continuazione, ma serve un giudizio imprenditoriale per riconoscerle: è davvero un'opportunità di arbitraggio? oppure il prezzo dei future sul mercato è inferiore al costo del denaro perché gli investitori sospettano un aumento della disponibilità di bestiame il prossimo anno?
 
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24 July 2015

Teoria economica, da zero /32.7

In questo caso gli investitori non avrebbero fatto un vero investimento di capitale, avendolo semplicemente preso in prestito: un po' come raccogliere dei soldi dal marciapiede. Ma non appena una tale opportunità viene notata, gli investitori accorrono a sfruttarla in massa, con un duplice effetto: da un lato la loro richiesta di moneta in prestito per comprare contatti future sul bestiame spingerà il prezzo del denaro verso l'alto (denaro subito, rispetto ad averlo in futuro), col risultato di far salire i tassi di interesse; dall'altro lato la loro richiesta di contatti future sul bestiame farà aumentare il prezzo del bestiame a un anno rispetto al prezzo del bestiame attuale. Diciamo che di lì a poco il tasso di interesse salirà al 6% e il prezzo dei future sul bestiame salirà a € 94.34 (il cui 6% sono €5.66, che aggiunto ai €94.34 da proprio €100.00), annullando completamente l'opportunità di arbitraggio.
 
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23 July 2015

Teoria economica, da zero /32.6

L'arbitraggio — il contemporaneo acquisto e vendita di uno stesso bene per guadagnare dalla differenza di prezzo fra mercati differenti — tenderà a stabilire un unico valore per il tasso di interesse in tutta l'economia nel suo insieme. Supponiamo ad esempio che il tasso di interesse corrente per prestiti monetari è del 5% annuo e i contratti future sul bestiame si vendono ad un prezzo di €90.90 oggi per €100.00 di bestiame fra un anno; supponiamo per semplicità che non ci siano costi di transizione né costi di trasporto del bestiame né possibili variazioni di prezzo del bestiame; ebbene, in una simile situazione ci sarebbe una opportunità di arbitraggio puro: gli investitori potrebbero prendere in prestito del denaro al 5%, comprare contratto future sul bestiame che rendono il 10%, e a fine anno restituire il denaro presso in prestito col suo 5% di interesse dovuto: sì ritroverebbero con la differenza, un altro 5%, di rendita pura, da arbitraggio appunto.
 
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22 July 2015

Teoria economica, da zero /32.5

Diciamo che un imprenditore compra da un viticoltore il diritto al raccolto del prossimo anno per 1'000€. Se il tasso di interesse privo di rischio è del 5%, l'imprenditore non considererà di aver avuto un profitto se non riuscirà a vendere il raccolto per più di 1,050€. Questo perché avrebbe potuto, con meno rischio e meno impegno, semplicemente prestare quei soldi al 5% annuo e ritrovarsi con €1,050 a fine anno.
La distinzione tra interesse e vero profitto imprenditoriale è ben consolidata nella finanza moderna: nessun investitore è contento se il suo investimento in una rischiosa impresa high tech gli rende il 2% se i buoni del tesoro (solitamente considerati privi di rischio) rendono il 5%. È segno che l'azienda high tech sta subendo perdite imprenditoriali e, se le cose non cambiano, tanto l'investitore quanto l'economia nel suo complesso farebbero meglio a liberare le risorse legate a quell'attività e a investirle altrove.
 
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21 July 2015

Teoria economica, da zero /32.4

Nell'economia in ciclo perenne non ci sono profitti imprenditoriali, dal momento che questi nascono dell'adeguamento della produzione a condizioni che cambiano, ma ci saranno comunque "profitti normali".
Poiché l'origine del profitto del capitale è significativamente differente dall'origine del profitto imprenditoriale, è bene usare per esso un termine diverso: lo chiameremo profitto da interesse. I capitalisti e i proprietari terrieri rinunciano al consumo corrente di parte dei beni a loro disposizione e permettono a tali beni di essere utilizzati per soddisfare bisogni futuri. Il profitto che ricevono per l'uso di quei loro beni è l'interesse; l'ammontare del profitto, il tasso di interesse, è determinato dalla preferenza temporale marginale di tutti gli attori del mercato, esattamente com'è determinato il prezzo degli altri beni: i compratori e i venditori di beni presenti rispetto a beni futuri cercano tutte le possibili occasioni di commercio in cui possono scambiare un bene che valutano meno con uno che valutano più. La preferenza temporale è presente già anche nel caso di un economia con un solo attore e senza scambi: il grado di preferenza di Rich per il consumo corrente rispetto a quello futuro determina quanto sarà disposto a dedicare all'accumulo di beni capitali. Di solito pensiamo all'interesse come al tasso di pagamento per prestiti monetari, il che è corretto, ma, più fondamentalmente, l'interesse è il valore di mercato del differenziale fra beni futuri e beni presenti, è l'espressione della preferenza temporale del mercato.
 
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20 July 2015

Teoria economica, da zero /32.3

La rendita del capitalista nasce dallo scambio di un bene presente per un bene futuro, il suo guadagno è la differenza di prezzo fra di essi. Il capitalista ha sempre la possibilità di consumare subito il suo capitale: il proprietario terriero che affitta ad un agricoltore potrebbe invece organizzare sontuose battute di caccia sui suoi terreni; la persona che presta il suo denaro per interesse potrebbe invece usarlo per farsi un giro intorno al mondo; colui che compra contratti future sul bestiame in borsa potrebbe invece comparsi un'auto nuova.
 
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19 July 2015

Teoria economica, da zero /32.2

Consideriamo, nell'economia in ciclo perenne, un macchinario che sappiamo sarà dato in affitto per mille euro l'anno per i successivi dieci anni, poi si romperà, avendo prodotto una rendita di diecimila euro — per definizione, abbiamo assoluta certezza sul futuro dei prezzi nell'economia in ciclo perenne: saranno esattamente gli stessi di oggi. Ebbene, il prezzo pagato per un tale macchinario sarà certamente meno di diecimila euro: perché? Perché nessuno sarà disposto a cedere oggi un bene per riceverlo identico nel futuro, a parità di tutto il resto — e nell'economia in ciclo perenne tutto il resto è proprio lo stesso! Quindi nessuno pagherà oggi diecimila euro per una macchina che glieli restituirà tutti nei successivi dieci anni. Diciamo che il macchinario si vende per 6'144€. Il capitalista che la compra può affittarla, s'era detto, per 1'000€ l'anno, dunque guadagna un 10% annuo di rendita. Da dove viene quel 10%? La risposta è contenuta nella descrizione stessa che abbiamo appena fatto: è la rendita per il tempo del capitalista, per la pazienza di rimandare il consumo corrente e consentire alle risorse di qualcuno di essere dedicate a consumi futuri. Se, nell'economia in ciclo perenne, la rendita del capitale è del 10%, significa che il 10% è l'utilità marginale della preferenza temporale di compratori e venditori per beni futuri rispetto a beni presenti. Si tratta di quello a cui normalmente ci si riferisce come al tasso di rendimento normale.
 
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18 July 2015

Teoria economica, da zero /32.1

# I capitalisti e i proprietari terrieri
I capitalisti e i proprietari terrieri sono i fornitori dei fattori di produzione non umani.
Gli economisti classici, non avendo acquisito una teoria soggettiva del valore, hanno dovuto sviluppare specifiche teorie della terra e del capitale per rendere conto del loro valore. La teoria soggettiva del valore unifica invece questi due elementi nella categoria dei fattori di produzione, o dei beni di ordine superiore a quello di consumo. I fattori di produzione sono valutati sulla base del loro contributo al valore dei beni di consumo che contribuiscono a produrre: tutto il valore economico ha origine col giudizio di qualcuno sul ruolo che un bene o un servizio può avere nel migliorare la sua vita.
C'è però ancora un problema da risolvere: nell'economia in ciclo perenne, se sommiamo il prezzo di tutti i fattori di produzione che contribuiscono a creare beni di consumo, troveremmo un totale inferiore a ciò che viene pagato per il bene stesso: qual è l'origine di questo "plusvalore"?
 
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17 July 2015

Teoria economica, da zero /31.13

È anche importante rendersi conto che è solo attraverso l'attività imprenditoriale di ricerca del guadagno dalle discrepanze nei prezzi di mercato che quelle discrepanze vengono eliminate. Uno dei principali oggetti di studio di Israel Kirzner, uno studente di Mises, è stato proprio il dimostrare che l'idea stessa di prezzi di equilibrio non ha alcun senso senza il processo imprenditoriale: quando gli economisti disegnano le curve di domanda e offerta e scrivono equazioni che descrivono lo stato di equilibrio (l'economia in ciclo perenne), non offrono alcuna spiegazione su come l'economia possa giungere in un tale stato.
Ebbene, la forza che muove il mercato è il desiderio di profitto, di migliorare la propria condizione: è questa forza che altera i prezzi e spinge domanda e offerta verso l'equilibrio.
 
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