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25 July 2015

Teoria economica, da zero /32.8

Naturalmente in un'economia reale, a differenza dell'economia in ciclo perenne, ci saranno continuamente cambi nelle varie domande e offerte e opportunità di arbitraggio si presentano analogamente in continuazione, ma serve un giudizio imprenditoriale per riconoscerle: è davvero un'opportunità di arbitraggio? oppure il prezzo dei future sul mercato è inferiore al costo del denaro perché gli investitori sospettano un aumento della disponibilità di bestiame il prossimo anno?
 
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24 July 2015

Teoria economica, da zero /32.7

In questo caso gli investitori non avrebbero fatto un vero investimento di capitale, avendolo semplicemente preso in prestito: un po' come raccogliere dei soldi dal marciapiede. Ma non appena una tale opportunità viene notata, gli investitori accorrono a sfruttarla in massa, con un duplice effetto: da un lato la loro richiesta di moneta in prestito per comprare contatti future sul bestiame spingerà il prezzo del denaro verso l'alto (denaro subito, rispetto ad averlo in futuro), col risultato di far salire i tassi di interesse; dall'altro lato la loro richiesta di contatti future sul bestiame farà aumentare il prezzo del bestiame a un anno rispetto al prezzo del bestiame attuale. Diciamo che di lì a poco il tasso di interesse salirà al 6% e il prezzo dei future sul bestiame salirà a € 94.34 (il cui 6% sono €5.66, che aggiunto ai €94.34 da proprio €100.00), annullando completamente l'opportunità di arbitraggio.
 
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23 July 2015

Teoria economica, da zero /32.6

L'arbitraggio — il contemporaneo acquisto e vendita di uno stesso bene per guadagnare dalla differenza di prezzo fra mercati differenti — tenderà a stabilire un unico valore per il tasso di interesse in tutta l'economia nel suo insieme. Supponiamo ad esempio che il tasso di interesse corrente per prestiti monetari è del 5% annuo e i contratti future sul bestiame si vendono ad un prezzo di €90.90 oggi per €100.00 di bestiame fra un anno; supponiamo per semplicità che non ci siano costi di transizione né costi di trasporto del bestiame né possibili variazioni di prezzo del bestiame; ebbene, in una simile situazione ci sarebbe una opportunità di arbitraggio puro: gli investitori potrebbero prendere in prestito del denaro al 5%, comprare contratto future sul bestiame che rendono il 10%, e a fine anno restituire il denaro presso in prestito col suo 5% di interesse dovuto: sì ritroverebbero con la differenza, un altro 5%, di rendita pura, da arbitraggio appunto.
 
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22 July 2015

Teoria economica, da zero /32.5

Diciamo che un imprenditore compra da un viticoltore il diritto al raccolto del prossimo anno per 1'000€. Se il tasso di interesse privo di rischio è del 5%, l'imprenditore non considererà di aver avuto un profitto se non riuscirà a vendere il raccolto per più di 1,050€. Questo perché avrebbe potuto, con meno rischio e meno impegno, semplicemente prestare quei soldi al 5% annuo e ritrovarsi con €1,050 a fine anno.
La distinzione tra interesse e vero profitto imprenditoriale è ben consolidata nella finanza moderna: nessun investitore è contento se il suo investimento in una rischiosa impresa high tech gli rende il 2% se i buoni del tesoro (solitamente considerati privi di rischio) rendono il 5%. È segno che l'azienda high tech sta subendo perdite imprenditoriali e, se le cose non cambiano, tanto l'investitore quanto l'economia nel suo complesso farebbero meglio a liberare le risorse legate a quell'attività e a investirle altrove.
 
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21 July 2015

Teoria economica, da zero /32.4

Nell'economia in ciclo perenne non ci sono profitti imprenditoriali, dal momento che questi nascono dell'adeguamento della produzione a condizioni che cambiano, ma ci saranno comunque "profitti normali".
Poiché l'origine del profitto del capitale è significativamente differente dall'origine del profitto imprenditoriale, è bene usare per esso un termine diverso: lo chiameremo profitto da interesse. I capitalisti e i proprietari terrieri rinunciano al consumo corrente di parte dei beni a loro disposizione e permettono a tali beni di essere utilizzati per soddisfare bisogni futuri. Il profitto che ricevono per l'uso di quei loro beni è l'interesse; l'ammontare del profitto, il tasso di interesse, è determinato dalla preferenza temporale marginale di tutti gli attori del mercato, esattamente com'è determinato il prezzo degli altri beni: i compratori e i venditori di beni presenti rispetto a beni futuri cercano tutte le possibili occasioni di commercio in cui possono scambiare un bene che valutano meno con uno che valutano più. La preferenza temporale è presente già anche nel caso di un economia con un solo attore e senza scambi: il grado di preferenza di Rich per il consumo corrente rispetto a quello futuro determina quanto sarà disposto a dedicare all'accumulo di beni capitali. Di solito pensiamo all'interesse come al tasso di pagamento per prestiti monetari, il che è corretto, ma, più fondamentalmente, l'interesse è il valore di mercato del differenziale fra beni futuri e beni presenti, è l'espressione della preferenza temporale del mercato.
 
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20 July 2015

Teoria economica, da zero /32.3

La rendita del capitalista nasce dallo scambio di un bene presente per un bene futuro, il suo guadagno è la differenza di prezzo fra di essi. Il capitalista ha sempre la possibilità di consumare subito il suo capitale: il proprietario terriero che affitta ad un agricoltore potrebbe invece organizzare sontuose battute di caccia sui suoi terreni; la persona che presta il suo denaro per interesse potrebbe invece usarlo per farsi un giro intorno al mondo; colui che compra contratti future sul bestiame in borsa potrebbe invece comparsi un'auto nuova.
 
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19 July 2015

Teoria economica, da zero /32.2

Consideriamo, nell'economia in ciclo perenne, un macchinario che sappiamo sarà dato in affitto per mille euro l'anno per i successivi dieci anni, poi si romperà, avendo prodotto una rendita di diecimila euro — per definizione, abbiamo assoluta certezza sul futuro dei prezzi nell'economia in ciclo perenne: saranno esattamente gli stessi di oggi. Ebbene, il prezzo pagato per un tale macchinario sarà certamente meno di diecimila euro: perché? Perché nessuno sarà disposto a cedere oggi un bene per riceverlo identico nel futuro, a parità di tutto il resto — e nell'economia in ciclo perenne tutto il resto è proprio lo stesso! Quindi nessuno pagherà oggi diecimila euro per una macchina che glieli restituirà tutti nei successivi dieci anni. Diciamo che il macchinario si vende per 6'144€. Il capitalista che la compra può affittarla, s'era detto, per 1'000€ l'anno, dunque guadagna un 10% annuo di rendita. Da dove viene quel 10%? La risposta è contenuta nella descrizione stessa che abbiamo appena fatto: è la rendita per il tempo del capitalista, per la pazienza di rimandare il consumo corrente e consentire alle risorse di qualcuno di essere dedicate a consumi futuri. Se, nell'economia in ciclo perenne, la rendita del capitale è del 10%, significa che il 10% è l'utilità marginale della preferenza temporale di compratori e venditori per beni futuri rispetto a beni presenti. Si tratta di quello a cui normalmente ci si riferisce come al tasso di rendimento normale.
 
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18 July 2015

Teoria economica, da zero /32.1

# I capitalisti e i proprietari terrieri
I capitalisti e i proprietari terrieri sono i fornitori dei fattori di produzione non umani.
Gli economisti classici, non avendo acquisito una teoria soggettiva del valore, hanno dovuto sviluppare specifiche teorie della terra e del capitale per rendere conto del loro valore. La teoria soggettiva del valore unifica invece questi due elementi nella categoria dei fattori di produzione, o dei beni di ordine superiore a quello di consumo. I fattori di produzione sono valutati sulla base del loro contributo al valore dei beni di consumo che contribuiscono a produrre: tutto il valore economico ha origine col giudizio di qualcuno sul ruolo che un bene o un servizio può avere nel migliorare la sua vita.
C'è però ancora un problema da risolvere: nell'economia in ciclo perenne, se sommiamo il prezzo di tutti i fattori di produzione che contribuiscono a creare beni di consumo, troveremmo un totale inferiore a ciò che viene pagato per il bene stesso: qual è l'origine di questo "plusvalore"?
 
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