22 June 2015

Teoria economica, da zero /27.3

Ma lo stato di stasi non dura mai per sempre: un cambiamento nei dati di mercato rimette in attività gli attori di mercato. Nell'esempio del mercato di capre e mais, avevamo ipotizzato che Kyle e Stephen si erano stufati di mangiare mais e avevano trovato un venditore di zucche, e questo cambiamento aveva messo di nuovo in moto il processo di mercato: compratori e venditori cercano un nuovo prezzo, si trovano, scambiano e il mercato torna in un altro stato di stasi. Analogamente, nel mercato dei titoli azionari, un dato prezzo dura finché un qualche dato nuovo non viene alla luce che riguarda quel prezzo. E un dato nuovo potrebbe essere anche l'opinione di un investitore sulle prospettive di una compagnia; un prezzo può durare il tempo che un investitore prema F9 su un foglio di Excel per ricalcolare il valore delle azioni al prezzo corrente di mercato: se l'investitore, visto il risultato di quella rivalutazione, decide di comprare, la domanda cresce e i dati di mercato cambiano. Lo stato di stasi può non tenere in conto i piani futuri degli attori di mercato. Magari Emma ha piantato una nuova variante di mais che venderà solo nella prossima stagione: lo stato attuale del mercato capre-mais può essere in stasi, ma sappiamo già che ci saranno nuovi dati che modificheranno questo stati.
 
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21 June 2015

Teoria economica, da zero /27.2

Il punto di partenza è dunque il semplice stato di stasi. Non si tratta di uno stato immaginario, ma si verifica realmente nel processo di mercato: si verifica ogni volta che tutti i compratori e i venditori disposti ad effettuare scambi al prezzo di mercato e che sono a conoscenza di poterlo fare, l'hanno già fatto. Era uno stato di stasi quello del capitolo 4, in cui i commercianti di capre e mais avevano effettuato tutti gli scambi che giudicavano profittevoli e gli scambi erano quindi cessati. In un'economia reale, questa situazione si presenta più e più volte. Chiunque scorra lo stock market ticker, la cronologia in tempo reale della situazione di borsa, può osservare il presentarsi dello stato di stasi più volte al giorno: a volte per qualche secondo, a volte per minuti, a volte persino per ore, su titoli poco scambiati, non c'è alcuna attività di scambio. Tutti i compratori disposti a comprare al prezzo corrente e i venditori disposti a vendere al prezzo corrente l'hanno fatto.
 
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20 June 2015

Teoria economica, da zero /27.1

Consideriamo ora alcune situazioni in cui, in qualche senso, il mercato "è giunto all'equilibrio". Alcuni stati di mercato che esamineremo non sono stati possibili del mondo reale, ma saranno ugualmente importanti come esperimenti mentali per comprendere meglio i meccanismi sottostanti il processo di mercato.
Per meglio comprendere l'impatto dei cambiamenti, partiamo dal considerare un'economia in cui ogni cambiamento è assente; procederemo poi considerando un singolo cambiamento per valutarne gli impatti. Gradualmente, introducendo il cambiamento nel nostro modello mentale, riusciremo a farci un'idea del processo di mercato nella sua reale complessità.
 
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19 June 2015

Teoria economica, da zero /26.4

4) Ma anche immaginando di conoscere precisamente i costi-opportunità di qualcuno, stabilire un pezzo basato su di essi non tiene in alcun modo conto dei possibili guadagni imprenditoriali. Nell'adattare correttamente i fattori di produzione per anticipare la domanda futura dei consumatori, l'imprenditore spera di ottenere dei guadagni ben superiori a quelli avrebbe potuto ottenere in qualche altro investimento. Modelli matematici formali che tentano di quantificare l'imprenditorialità sono sterili: è come se stessero cercando di predire il punteggio medio futuro di un lanciatore di baseball della prima serie con un modello che astragga il battitore umano e formuli le sue equazioni in termini unicamente delle variabili mazza e palla.
 
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18 June 2015

Teoria economica, da zero /26.3

3) Jordan potrebbe avere in mente una carriera rampante, in cui crede di poter guadagnare 40 milioni di dollari l'anno senza sudarseli troppo. E, di nuovo, potrebbe fallire miseramente. Questa è sovente la condizione reale di quegli imprenditori che stanno considerando un investimento speculativo, ad esempio quello di una banca in procinto di installare un bancomat nella hall di un hotel: come confrontare i guadagni provenienti dal bancomat con quelli, chessò, di una campagna pubblicitaria? Nella migliore delle ipotesi i manager della banca possono fare delle stime plausibili. Le stime dei costi di opportunità di un'impresa reale sono ben lontane da un bel conto oggettivo e sono invece spesso basate su vaghe sensazioni e prefigurazioni di come sarà il mercato.
 
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17 June 2015

Teoria economica, da zero /26.2

2) Michael Jordan potrebbe voler proprio vivere in una città fredda e ventosa, vicino a impianti di imballaggio della carne, vicino ad una ampia popolazione di origini polacca. E nonostante ciascuno di questi elementi entrerebbe in gioco nella sua decisione, aumentando i suoi costi-opportunità di spostarsi, nemmeno Jordan stesso saprebbe quantificarli. Le sue preferenze sono una scala di ordinamento, ma non possono essere misurate. Come diceva Mises: "guadagni e perdite, in questo senso originario, sono fenomeni psicologici e in quanto tali impossibili da misurare o da esprimere in maniera tale da fornire ad altri una precisa informazione riguardo la loro intensità".
 
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16 June 2015

Teoria economica, da zero /26.1

Se tentassimo di stabilire, ad esempio, i costi di opportunità di Michael Jordan di giocare nei Bulls, ci troveremmo di fronte le seguenti difficoltà.
1) Jordan potrebbe in realtà non aver ricevuto alcuna offerta da altre società (uno scenario piuttosto realistico) prima di firmare il suo contatto: in tal caso nessuno ha davvero idea di quanto i Lakers sarebbero disposti a pagarlo; senza contare che i costi-opportunità non sono mai realizzati: anche se avesse ricevuto un'offerta, l'affare sarebbe potuto saltare.
 
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15 June 2015

Teoria economica, da zero /25.2

Il concetto fu introdotto da Friedrich von Wieser, discepolo di Menger e insegnante di Hayek. Abbiamo già incontrato un costo-opportunità, senza chiamarlo così, quando dovevamo valutare il costo per Rich di continuare a lavorare, che avevamo individuato nel valore che aveva per lui il riposo che stava sacrificando. Più in generale, il costo del Fine A è il valore della cosa più preziosa a cui sto rinunciando per perseguire il Fine A.
A meno di essere in grado di stabilire oggettivamente quali siano i costi di opportunità per qualcuno, non abbiamo modo di giudicare che un pezzo di mercato sia "troppo alto" rispetto ai suoi costi.
 
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14 June 2015

Teoria economica, da zero /25.1

Come possiamo quantificare i costi che rendono conto dello stipendio di Michael Jordan pagato dai Bulls per giocare con loro? Non gli "costa" forse 34 milioni all'anno, produrre i suoi risultati di pallacanestro, giustificando il suo salario? Per alcuni economisti, la risposta è sì: sono i costi a giustificare il suo salario — non appena si realizza che il costo di giocare con i Bulls è costituito da quel potrebbe fare in alternativa, ad esempio giocare con i Lakers, o con qualche altra squadra.
Per valutare i costi di Jordan, cioè, dobbiamo considerare i cosiddetti costi di opportunità.
 
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13 June 2015

Teoria economica, da zero /24.4

In questa prospettiva di lungo periodo, quindi, potremmo dire che aveva dunque ragione Marshall, dopotutto: non è forse vero che i "costi oggettivi" alla fine contribuiscono a determinare i prezzi? Ma il punto di vista di Menger, più profondo, è che i costi di produzione di un bene sono semplicemente quanto il produttore giudica che sia la domanda per usi alternativi dei i fattori necessari alla produzione del bene in questione. Il costo per me del tempo dell'amanuense viene dalla domanda degli altri per un uso alternativo di quel tempo. E poiché la domanda è soggettiva, i costi non possono essere oggettivi. Entrambe le lame delle forbici di Marshall sono affilate da giudizi soggettivi.
L'insight di Menger è pertinente in alcuni dibattiti politici, in cui ci sono critici di una certa industria che lamentano i suoi pezzi come "troppo alti" e non giustificati dai costi. Che ne siano consapevoli o meno, tali critiche stanno facendo uso della nozione Marshalliana di costi oggettivi per difendere la propria tesi: ma il fatto che i costi sono soggettivi smonta alla radice tali argomenti.
 
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12 June 2015

Teoria economica, da zero /24.3

Certo, nel lungo periodo — come sottolineava F.A. Hayek, un economista di scuola austriaca — il prezzo di vendita di un bene tende verso il suo costo di produzione. Ma questo non già perché il costo dà ragione del prezzo da pagare, ma piuttosto perché se i soldi che si riuscirebbero a recuperare dalla vendita del bene dovessero scendere al di sotto del costo di produzione, semplicemente il bene non sarebbe più prodotto! Dopo aver accusato una perdita di 9mila 990 euro e 5 centesimi, difficilmente proseguirei con la produzione. Simmetricamente, se il prezzo di vendita fosse superiore al costo di produzione, il mercato attirerebbe altri venditori che cercherebbero di trarre vantaggio da questa opportunità di profitto, e il prezzo scenderebbe verso il costo di produzione. Nel frattempo, i giudizi di valore cambierebbero, emergerebbero nuovi dati e nuove opportunità di profitto da situazioni in cui il prezzo pagato sarebbe superiore al costo.
Sebbene nel lungo periodo i prezzi uguaglierebbero i costi, non giungeremo mai a quel lungo periodo. La nozione che i prezzi uguagliano i costi va interpretata come una tendenza del mercato, non come la descrizione di uno stato che il mercato raggiungerebbe mai.
 
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11 June 2015

Teoria economica, da zero /24.2

Mettiamo che mi metta in testa di vendere preziosi manoscritti de "La vita e il pensiero di hronir": mi accordo con un monaco amanuense in un eremo lontano per comporre copie del libro a 10 mila euro al pezzo; completato il primo esemplare, lo metto subito in vendita. Ma, guarda un po', la gente non ama le cose raffinate e piene di saggezza, e a quel prezzo non riesco a vendere nemmeno la mia unica copia. Visto che ho già sborsato i soldi per quella robaccia, la do via per 9 euro e 95 per rientrare almeno di un minimo delle spese. Nonostante le mie spese siano state di 10 mila euro a copia, non sono riuscito a vendere il libro ad un prezzo nemmeno lontanamente vicino a quella cifra. E non mi avrebbe aiutato in alcun modo ad alzare il prezzo aggiungervi ulteriori costi. Se nessuno era disposto a pagare più di 9,95€ per il mio libro, raddoppiare il tempo impiegato dall'amanuense nel produrlo, e quindi raddoppiare il costo di produzione, non avrebbe spostato il prezzo di un centesimo.
 
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10 June 2015

Teoria economica, da zero /24.1

Il famoso economista inglese Alfred Marshall criticò la concezione di Carl Menger secondo cui l'utilità per il consumatore sia l'unica variabile indipendente all'origine del valore. Certo, criticava, i prezzi di mercato sono determinati dall'utilità del bene in questione per i consumatori, ma anche dal costo — oggettivo, monetario — di produrlo. La sua famosa metafora era che l'utilità e il costo fossero come le lame di un paio di forbici: sarebbe stupido, diceva, discutere su quale delle due lame stesse davvero tagliando. Ma la realtà è che Marshall non aveva capito, o almeno non aveva colto appieno, la prospettiva di Menger. Come ha avuto modo di sottolineare Israel Kirzner, Menger stava cercando di isolare la ragione profonda del processo economico dai dettagli contingenti. Si paga un prezzo per un bene perché lo si valuta; il prezzo non eccederà mai il suo valore, quale che sia stato il costo per produrlo.
 
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09 June 2015

Teoria economica, da zero /23.5

La domanda di moneta non è costante: in periodi di crisi, potrebbe aumentare moltissimo. Spesso ciò porta alla propaganda di stato e persino a legiferazione contro "l'accaparramento". Ma tale accaparramento è solo un'espressione del desiderio dei singoli di un maggiore senso di sicurezza. Non c'è alcuna ragione economica capace di stabilire qual è il giusto livello di risparmio e cosa è invece accaparramento.
Messa così in luce la natura soggettiva della propensione al risparmio, emerge come fallacia anche un altro luogo comune in economia: l'idea che si debba avere una moneta stabile. Il fatto è che anch'essa è un bene economico, soggetta ugualmente alla valutazione individuale soggettiva: la moneta non può essere stabile.
 
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