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26 November 2020

Torniamo ai blog?

Urca, sono più passati più di due anni dall'ultimo post qui!
Visto quello che sta succedendo su Internet, sarà il caso di rispolverare i cari e vecchi blog?
(Non ridete, scommeterei anch'io che non durerà a lungo, ho già preso altre volta, invano, questo impegno... cosa c'è di diverso ora?)
(E so bene anche che allentare la presenza su Twitter o Facebook per venire qui su un'altra piattaforma non self-hosted non è che sia un grande passo in avanti. Ma, diciamo che, a costi contenuti, almeno è un passo in termini di diversificazione.)
E comunque se avessi condiviso qui l'articolo che non riesco più a trovare, ora sarebbe stato molto più facile trovarlo — o scoprire che è stato rimosso.
Allora ci vediamo presto su queste pagine!
 

05 June 2018

Frenfersazioni /2

Il socialino è un posto molto raffinato, frequentato da gente colta e intelligente: ricercatori e professori universitari (è pieno di fisici!), musicisti, docenti, etc... un posto, insomma, dove conversare amabilmente, ricordate?
Anche questa volta ci ho messo tutto il mio impegno a mantenere la calma, ma sarà l'incombenza della minaccia grillina, sarà che quella nello Stato è davvero una religione e come tale non ammette che sia profanata, fatto sta che un mio semplice commento al limite del buon senso — la sproporzione delle pene paventate per l'accusa di vilipendio del capo dello Stato mossa a chi aveva insultato su Facebook il nostro presidente del consiglio — sembra toccare un nervo scoperto, generando reazioni isteriche e rabbiose, che non esitano un secondo a sfociare nell'insulto volgare e gratuito: qui, per la cronaca.

13 February 2018

La blogosfera su Facebook

 
Sì, la blogosfera si è definitivamente spostata (e allargata, ma questo è un altro discorso) su Facebook.
«Neither superposition nor entanglement are quantum features. Thet are both a feature of wave mechanics. What makes quantum "quantum" is the collapse of the wavefunction, nothing else. Incidentally this makes quantum entanglement much more interesting and counterintuitive than its classical counterpart.»
Purtroppo non posso linkare perché — ed è questo il problema di Facebook — la conversazione è ristretta agli «amici».

24 January 2018

Strategie di conversazione

 
Mi sono impegnato: mi sono morso la lingua a ripetizione, ho contato 10 volte fino a 10, e tutto sommato mi sembra di non aver mai sbroccato.
Ma i risultati non sono stati incoraggianti.
Cioè, all'inizio sembrava: vedi thread di commenti qui.
Si era partiti molto tesi, ma il mio sollevare la questione del dialogo, il non rispondere a tono ma nel merito, secondo me ha avuto il suo effetto nel far proseguire i commenti in maniera più pacata.
 
Poi, però — in un altro thread (il post è mio, ma la conversazione l'ha iniziata lui, e mi ha fatto piacere) — non siamo riusciti a non finire con l'insulto.
Peccato, ma non la considero una controprova: mantenere i toni pacati non è cosa che dà risultati immediati.
 
Vero Franco?
 
PS
Sì, ormai prendo atto che i blog sono morti: se non sei su un social network nessuno commenta più. Cosa aspettate a chiedermi l'amicizia su Facebook?

31 December 2017

MUSE

MUSE, Trento
MUSE, interno del livello -1 e grande vuoto.
(Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported)
Siamo stati al MUSE di Trento, un vero spettacolo.
 
Cosa ti è piaciuto di più? — mi hanno chiesto.
È difficile dirlo, non credo ci sia qualcosa che da sola metta in ombra il resto: è un effetto d'insieme, fatto di maestosità e di estrema cura del dettaglio.
La ricostruzione degli animali è stupefacente, ancor di più per il fatto di potersi avvicinare ad osservare fino a sbatterci il naso — la donna e l'uomo primitivo, ma soprattutto il ragazzino sono mozzafiato, tanto sono reali.
La loro disposizione sospesa lungo tutti e 5 i piani è di grandissimo effetto, così come di grandissimo effetto è la sezione sull'evoluzione del piano inferiore, a partire certamente dagli imponenti scheletri, ma senza dimenticare le riproduzioni di organismi primitivi — mi emoziona sempre pensare alla fauna di Ediacara e alla sua iconica hallucigenia.
Anche la sezione "interattiva", con i mille giochi da sperimentare in prima persona per la gioia di grandi e bambini, è per la prima volta nella mia esperienza in Italia all'altezza dei grandi musei europei. Noi siamo stati dentro 5 ore (ok, sì, di cui due di laboratorio) solo perché abbiamo sottovalutato quale sarebbe stata l'esperienza e ci siamo ritrovati sorpresi dall'orario di chiusura a dover concludere in fretta il nostro percorso, altrimenti chissà quanto tempo ancora ci saremmo trattenuti!
 
PS
Dieci anni fa avrei per prima cosa scritto questo post; oggi mi è scappato giusto un tweet striminzito. C'è voluto un commento di Marco per spronarmi a spendere due parole in più. Con tutto il male che si può dire, Facebook è anche questo.

04 June 2017

Frenfersazioni

 
I blog sono morti.
Non è solo Facebook, pare proprio che per una chiacchierata sul web non si possa più fare a meno di un qualche socialino qualsiasi.
Non si spiega altrimenti che uno dei miei soliti post desolati — quello qui sotto di venerdì — capaci di racimolare qui sul blog, se va bene, un rotolacampo all'anno, postato di là riesca a raccogliere in soli tre giorni un bel thread da cara vecchia blogosfera.
 

01 November 2016

Facebook, Twitter, Boldrin, la Divagatrice

 
Davvero, io Facebook proprio non lo capisco.
Mi imbatto in questo tweet:
 
 
e dall'argomento (GMOs) e dai riferimenti temporali riesco a ricostruire con ragionevole certezza il post in calce al quale dovrebbe essersi svolto lo scambio di battute, ma, quello scambio di battute, in calce a quel post, no, non riesco a trovarlo. Provo anche a followare tanto il Boldrin quanto la Mautino, ma niente, quei commenti non compaiono.
Che siano stati cancellati o nascosti da una delle due parti? Che per vederli non basta followare ma bisogna invece proprio friendizzarsi? È così che Yoshi ha potuto fare lo screenshot di quel suo tweet?
Mistero.
 
E comunque Facebook è un gran casino: ho provato a followare qualcuno, ma non si riesce a far ordine, la timeline che ne risulta è un guazzabuglio disordinato e informe, senza pubblicità (immagino solo perché uso uBlock Origin) ma con post sponsorizzati che uBlock Origin non riesce a bloccare e infarcita di suggerimenti di amicizie che non si distinguono da quella e anzi sembrano i boxini morbosi dei giornali che non frequento più da una vita...
Mah, forse per queste cose di internet sto davvero invecchiando ancora più velocemente della mia età anagrafica.
 

30 September 2016

nautil.us

 
Per chi ancora non fosse incappato in nautil.us (o non si fosse reso conto del suo valore), volevo segnalare e rendere omaggio a questa notevole iniziativa editoriale di ambito scientifico con taglio divulgativo: un insolitamente equilibrato coniùgio di rigore e suggestione.
Ogni mese un tema — un issue — e ogni settimana di quel mese una manciata di articoli su quel tema. Così si può fruire come un qualsiasi blog (se non fosse che la qualità e lo spessore degli articoli li porta molto presto fuori dalla finestra di tempo disponibile per la lettura... — io non riesco a stargli dietro), ma il taglio monografico si presta perfettamente ad un formato di pubblicazione più simile ad un'agile saggistica; e infatti è possile fruirne in formato cartaceo o eBook, abbonandosi opuure una tantum su un singolo issue.
 
Come un blog, dicevo, ma invero nautil.us un blog ce l'ha davvero — in più! — con contenuti e temi indipendenti dall'issue del mese. E questo blog ha un nome, e questo nome si porta dietro un effetto speciale così commovente che in realtà il vero motivo per cui mi sono messo a scrivere questo post è proprio quello di raccontarvelo.
 
Come sapete io leggo tutto grazie al mio fedele GrazeRSS (powered by feedly), cioè via feed RSS.
L'interfaccia principale (sia sul cellulare che sul browser) è quella di una lista di titoli — eventualmente da aprire per leggere... o scartare direttamente come letti senza nemmeno aprirli: ah, l'infoxication contro la FoMO!
 
Ora succede — e finalmente veniamo al punto — che il blog di nautil.us ha adottato la prassi di posporre il titolo del blog al titolo specifico di ogni suo post, col risultato, però, visto il titolo del blog, di lasciar intendere che si tratti un commento al contenuto del post: Facts so romantic.
 

24 September 2016

Sinnerman, Obama e Pierre Menard

 
È da circa una settimana, ormai, che noto un boom di accessi al mio blog (e quando parlo di boom intendo qualcosa come tre o quattro visitatori al giorno, tutti i giorni!).
L'approdo è un vecchio post di quasi 8 anni fa su una canzone di Nina Simone, Sinnerman; dev'essere successo qualcosa a riguardo, tipo una cover di un cantante famoso o un film che l'ha usata nella sua colonna sonora, ma la mia bolla di internet (e del mondo reale) mi ha tenuto all'oscuro della cosa. E verosimilmente, proprio perché non ha penetrato la mia bolla virtuale/reale, non dev'essere niente di importante — per me.
 
La probabilità che mi vergogni di un vecchio post, proprio in quanto vecchio, è molto alta; soprattutto dopo la mia svolta libertaria. Ora, in questo caso non parlerei proprio di vergogna, nonostante il carattere molto intimo di quel post; e sì, forse il motivo di rincrescimento si può far risalire proprio alla svolta libertaria. E insomma, in effetti c'è qualcosa che, a riscriverlo oggi, non avrei inserito, o avrei inserito in modo diverso: il finale. O almeno gli avrei dato un seguito, perché in effetti il punto è proprio che da allora ad oggi c'è stato, un seguito. Il punto è proprio che quando scrissi quel post Barak Obama si era appena insediato alla Casa Bianca, con tutto il carico di attese di quel Yes We Can, mentre oggi è agli sgoccioli del suo secondo ed ultimo mandato, con un bilancio complessivo lontano anni luce dalle aspettative di 8 anni fa.
 
E allora forse il finale sarebbe stato lo stesso, verbalmente, come il Chisciotte di Pierre Menard e quello di Cervantes: identico ma di significato completamente diverso.
Dopo l'oppressione, la schiavitù, l'ingiustizia, il dolore e i campi di cotone, l'elenco sarebbe proseguito comunque con la Casa Bianca.
Ma quale ambiguità, a riscriverlo oggi.
 

18 September 2016

Una rondine non fa primavera...

 
...e due?
Due blogger d'annata, Weissbach e Scacciamennule, hanno ripreso a postare...
Facebook, il tuo monopolio delle conversazioni hai i giorni contati!
#credici #figurati #macisperiancora
 
PS: a proposito di conversazioni, non capisco come mai Disqus non mi si carichi su Scacciamennule: ho provato altri blog che lo usano e riesco a vedere regolarmente i commenti, ma non su Scacciamennule...
 

21 June 2016

Conversazioni

 
Sulle cause della "morte dei blog" direi che condivido in toto la diagnosi di Borborigmi, che mi permetto di condensare nell'accostamento di due circostanze: la prima, che «la voglia di scrivere va di pari passo con la conversazione che un'opinione scritta genera, con il dibattito di cui riesce a far parte», e la seconda che «la fatica di aprire un blog, la cui manutenzione è tecnicamente più complessa» non ha più ragion d'essere, dal momento che «la maggior parte dei lettori potenziali sono comunque dentro le mura dei social».
Facebook, insomma, ha vinto semplicemente per aver reso più semplici le conversazioni: fornendo contemporaneamente un'audience ampia già in partenza, e una semplicissima modalità di pubblicazione istantanea.
 
Ed effettivamente il mio rammarico più grande a restare fuori da Facebook è proprio la quantità di conversazioni interessanti, con gente interessante, che mi sto perdendo. Però ogni volta che ci penso e valuto di tornare sulla mia decisione, mi ritrovo nuovamente davanti alle solite insormontabili barriere all'ingresso.
Non soltanto quella, già detta più volte, dell'identità e della privacy[1]. Un'altra questione terribilmente fastidiosa è quella di un'esagerata trasparenza, che si declina su due binari ferrei: la pubblica visibilità e trasversalità della rete di contatti, e la necessità di includervi un account per poterne leggere i contenuti e riceverne gli aggiornamenti[2].
Tutto ciò esaspera ancora di più la sovrapposizione forzata e totale delle proprie identità, del tutto innaturale nella vita reale.
 
Forse l'unica eccezione ragionevole a questi meccanismi perversi è rappresentata da Twitter: qui l'identità non ha vincoli anagrafici, la fruibilità è universale e non circoscritta ai propri contatti[3], le relazioni sociali sono asimmetriche, e tramite le liste è persino possibile seguire degli account senza che la cosa sia in bella vista.
Il difetto di twitter, o quantomeno la cosa che non gli permette di occupare esattamente la nicchia ecologica lasciata vuota dai blog, è la sua fugacità. Da un lato il limite alla lunghezza dei contenuti rappresenta un incentivo all'utilizzo: non devi aspettare di riuscire a ritagliarti un attimo di concentrazione per scrivere qualcosa di articolato, hai un pensiero anche solo accennato e via, lo condividi al volo. Ma questo si addice a massime e motti di spirito, quando va bene, o ad aforismi motivazionali e poesie da cioccolatini, quando va meno bene.
Se già il tweet rimanda a un link, le sue dinamiche iperveloci non permettono di stargli dietro, e seguire un account non basta per riuscire ad intercettarne tutti gli interventi, perché la quantità di tweet che riempie la propria timeline è indigeribile.
La fruizione di twitter diventa quindi quella degli avventori di un bar: siccome non ci stai tutto il giorno, quando passi trovi, di chi conosci, solo chi per caso sta passando di lì in quello stesso frangente, e con loro scambi due battute — solo allora e per poco, ché di lì a breve tu o i tuoi interlocutori già non condividerete più una sovrapposizione temporale utile — sull'argomento del momento.
Si parlava di conversazioni? Be', direi che sono un'altra cosa.
Certo, ci sono strumenti come Instapaper, o Pocket (Formerly — and eloquently! — Read It Later), con cui si può tener traccia delle letture che sembrano meritare più attenzione, ma a quel punto un'ipotetica conversazione andrebbe avanti a singhiozzo: se va bene puoi commentare in calce all'articolo, oppure puoi scrivere a tua volta sul tuo blog, ma difficilmente recupererai la persona da cui avevi ricevuto lo spunto e in ogni caso non ti inserirai in una conversazione raccolta sulla questione, perché di "conversazioni" ce ne saranno mille, ognuna più o meno chiusa nella sua filter bubble.
 
Insomma, quando si dice che forse la blogosfera non è morta ma si è semplicemente trasformata in qualcos'altro, ci si sta riferendo, più o meno consapevolmente, proprio alla questione delle conversazioni: i blog si stanno rintanando nella nicchia dei contenitori a tema ben definito e specifico di articoli autoconsistenti, che però restano isole asettiche: le conversazioni, anche quelle che li riguardano, sono altrove.
 
Ogni tanto un Kirbmarc che apre un suo blog mi illude che si possa tornare ai vecchi tempi dei feed RSS.
Oppure mi pare di scorgere segni di qualche cambiamento in atto: Peppe Liberti che prova[4] a sperimentare con paper, o Amedeo Balbi che si butta sulle newsletter; ma senza troppo entusiasmo, visto che le direzioni imboccate non sono quelle che speravo — ancora più chiusura e frammentazione delle conversazioni!
 

 
[1] Mi pare di aver capito che, benché Facebook richieda formalmente dati anagrafici reali, non proceda tempestivamente ed inesorabilmente all'enforcing del vincolo, per cui, a patto di accettare qualche deformazione tipografica del nickname, potrei anche provare — ho anche provato — ad aprire un profilo come hronir.
Ho anche provato social network che espressamente non richiedono identià reali, financo di già note e rinomate frequentazioni — leggi frenf.it — ma restano, appunto, le altre barriere all'ingresso.
[2] Certo, se qualcuno posta contenuti in maniera pubblica, questi restano accessibili da chiunque, ma di fatto non ci sono canali per avere aggiornamenti su tali contenuti che non siano ma{r,c}chiarsi della sua amicizia.
[3] A parte gli account lucchettati, ma mi pare rappresentino un uso di nicchia e peculiare di questo social network.
 

07 June 2016

Evernote /2 [era: Evernote e l'HTML]

Avevo già avuto modo di lamentarmi di Evernote perché s'incartava con note che contengono codice HTML.
Questa volta scendiamo ancora più in basso: sull'app per Android non gli piacciono le note troppo lunghe!
Un migliaio di parole sono una nota troppo lunga? E io quando li scrivo i post per questo blog, se non posso scriverli in treno?!?
Tra l'altro si premura di precisare che si tratterebbe di un problema di questa versione di Evernote... ma anche aggiornando all'ultimissima, il problema persiste identico, anche se hanno cambiato modo di dirtelo:
Devo rimettermi a cercare un'alternativa ad Evernote... :(
 

05 June 2016

L'altro, lo stesso /4

A proposito di desertificazione dei bassifondi della piattaforma Blogger, di blog storici assopitisi e ritornati attivi sotto improbabili nuove vesti (vi avevo citato carlettodarwin, ilcoloredellaluna e godelsblog), oggi ricompare improvvisamente nel mio Feedly ilpollicedelpanda.com, che in del tutto incomprensibili caratteri giapponesi cercherebbe di propormi, stando a google translate, una Hair loss campaign complete guide.
Contemporaneamente, sul vecchio e ugualmente sopito Progetto Galileo (ma qui siamo su wordpress.com) compare un altrettanto incomprensibile commento, sempre in giapponese (questa volta apparentemente a proposito di Prison Break...)
Mah... dove andremo a finire?

26 May 2016

L'altro, lo stesso /2

last month
last week
Pare che gli accessi dalla Russia siano terminati... probabilmente questo blog tornerà nuovamente a sopire.
 
 
 

12 May 2016

L'altro, lo stesso

now
last 24h

last week

last month
Blogger offre un servizio minimalissimo di statistiche di accesso al prorpio blog (di cui non sono mai riuscito a venire a capo, perché non corrispondono, ma nemmeno per l'ordine di grandezza, a quelle di qualsiasi altro servizio di tracking abbia provato in passato — Google Analytics, pMetrics, StatCounter, ShinyStat, GoStats... i quali invece, pur variando fisiologicamente, grossomodo concordano l'un l'altro). Minimalissimo anche per il fatto di non poter filtrare le statistiche su una specifica finestra temporale, l'unica possibilità essendo quella di guardare numeri sulle ultime 24 ore, l'ultima settimana o l'ultimo mese.
Ad ogni modo, ultimamente ho notato nelle statistiche di Blogger un strano aumento di accessi dalla Russia, abbastanza improvviso, ma non concentrato in una ristretta finestra temporale, e ancora adesso in corso.
Questo blog è completamente in mano a Blogger, non mi occupo dell'hosting di niente, quindi forse non dovrei preoccuparmi; ma, in una blogosfera sempre più desertificata, Blogger è diventato ancor di più una specie di ghetto abbandonato da Google in cui avvengono misteriose trasformazioni: vi ricorderete certamente di carlettodarwin, storico e popolare blog ora diventato misteriosamente una specie di portale per il gioco d'azzardo per il mondo arabo; oppure, per citarne solo un altro paio dalla mia incartapecorita feed subscriptions list, ilcoloredellaluna o godelsblog, entrambi diventati proprietà di due account indonesiani o malesi — non metto link diretti, ma in tutti e tre i casi basta aggiungere in coda blogspot.com per vedere come si sono ridotti...
Insomma, se doveste notare derive strane in questo blog, tipo, chessò, un'insolita aumentata frequenza di post, cambiamenti repentini di visioni politiche o di religione, presenza di nuovi iframe che inseriscono automaticamente contenuti da altre provenienze, chessò, pubblicizzando strani account di Twitter... be', insomma, prendete in considerazione la possibilità che non sia più davvero io!
 
 

13 January 2014

Evernote e l'HTML (Android App of the Day?)

Evernote è tanto bello e tanto caro, ma guai a scrivere in HTML: lui salva le note in un XML proprietario parzialmente HTML-compatibile, ma devi assolutamente lasciare fare tutto a lui: se provi a scrivere i post per il tuo fantastico blog direttamente in codice HTML, inserendo formattazione e link a mano, compilando i tag direttamente nel body della nota, be’, metti pure in conto che lui s’incarti, s'inceppi nella sincronizzazione e — a meno di andare ad estrarre a mano il suo mix di XML/HTML dall’SD del tuo smartphone — metti in conto di perdere, in un attimo, tutto quello che hai pazientemente scritto con il tuo fantastico cellulare con tastiera fisica, nelle tue ore quotidiane da pendolare.
E allora basta Evernote, per le prossime volte passa a metodi più spartani ma più solidi, come scrivere i tuoi post come bozze email, chissà che non vada meglio.

14 May 2012

Le due culture, decadenza di questo blog, etc...

Parlare di scienza richiede certamente più tempo.
E' più di un anno che ho in cantiere (non è vero, ancora oggi è tutto ancora solo nella mia testa) un post (non è vero, nelle mie manie di grandezza avevo in mente addirittura una serie di post!) sulla meccanica quantistica, e in particolare su un parallelo fra la dualità di Fourier del principio di indeterminazione posizione-momento e lo spettrogramma del segnale acustico di un brano musicale (se siete curiosi, sono partito dalla lettura di questo articolo: Time-Frequency Analysis of Musical Instruments).
Sì, sì, certo, figuriamoci: niente di vera fisica, solo un punto di vista interpretativo. E va bene, se proprio ci tenete, chiamatela pure filosofia. Ma non sarebbe il caso di aspettare di aver letto, prima di giudicare?
Eh, sì, aspettare: le calende greche, direte, e avreste ragione.
E' che poi mi è capitata questa cosa del libertarismo, che mi ha aperto un mondo, e mi ha distratto dalla fisica, e spesso vorrei parlarvene, ma i risultati sono stati quelli che sappiamo...
Così poi rinuncio a tutto e mi butto su una cosa semplice-semplice come segnalare un po' di musica, per poi scoprire che anche lì sono capace di seminare veleno fra i miei pochi lettori.
Insomma, a chiamare, ancora, questo, un blog scientifico, vien giustamente un po' da ridere. E allora come lo vogliamo chiamare, questo, un blog adolescenziale dove non si parla d'altro che dell'ombelico del tenutario? Con vaste pretese, che menziona temi alti, massimi sistemi, ma si limita, su quelli, a qualche parola di solletico e poi rimanda, promette e non mantiene?
Ringrazio perciò per l'indulgenza chi ha lasciato, per pietà, l'etichetta cultura alle velleità di questo blog:

10 January 2012

5 anni

I blog sono morti.
Questo blog è morto.
In realtà la seconda cosa non è, io credo, legata alla prima: i motivi per il prolungato (ancorché non improvviso) silenzio di questo blog sono, direi, del tutto contingenti e legati più a questioni mie personali che alla natura del mezzo e alla sua evoluzione nell'evoluzione di internet. Detto più semplicemente: fosse stato per me, ne avrei scritti di post!
Che ne facciamo, dunque, di questo blog?
I blog, si diceva — si legge in giro, proprio in questi giorni — sono morti. E in effetti è da un po' che non mi tocca fare pulizia di sottoscrizioni nel mio aggregatore per eccesso di input, che molti di quei feed sono diventati silenti di loro iniziativa. Non ho esperienza diretta di Facebook per giudicare se davvero il flusso si sia spostato su quel canale. Il fatto, poi, che a Google non piaccia che mi presenti solo come hronir non mi ha lasciato nemmeno provare G+. Non che avessi sete di social network, tutt'altro.
Insomma, questo blog non doveva morire.
Vediamo se riesco a resuscitarlo.
Ho anche avuto la tentazione di cominciarne uno nuovo, di blog. Rileggendo cose passate mi sono riscoperto così diverso, così cambiato. Su questioni specifiche, certo, come capita a tutti di cambiare idee (e l'incontro con la prospettiva libertaria me ne ha cambiate di idee, oh se me ne ha cambiate!), ma anche sul taglio stesso da dare al blog. Ci sono molti post di cui oggi mi vergogno (che per questo preciso motivo non starò qui a citare né tantomeno linkare) non solo o non tanto o nemmeno per il contenuto specifico quanto proprio per l'opportunità. Di più d'uno, comunque, e non lo nascondo per finta modestia, un po' me ne compiaccio ancora (anche se tutto, certo, è sempre migliorabile). Ma alla fine ho desistito, in gran parte per pigrizia (meglio dedicare tempo al contenuto, che al contenitore), ma non ultimo anche per non perdere (o dovermi riconquistare) quel centinaio di "seguaci" che feedburner dice io avrei.
Che ne facciamo, dunque, di questo blog?
Boh, vediamo, provo a ridarmi un po' di impegno su questo fronte. Ci sarebbero un sacco di cose su cui vorrei scrivere, ma un po' perché tendo ad essere perfezionista, un po' perché si tratta effettivamente di temi complessi su cui non vorrei limitarmi ad una battuta concisa, comincio sempre con l'allungare la mia to-do-list ideale e mi fermo lì, senza trovare il tempo di dar seguito anche ad uno solo dei punti in quella lista, che poi pian piano invecchiano e invogliano meno ad essere ripescati, etc etc.
Ma ormai siete abituati a non fidarvi troppo dei miei tempi, ed anche questo post potrebbe essere un'altra di quelle mie vuote apologie a cui non fa seguito più niente per mesi e mesi.
Forse dovrei fare come Fabristol, che scrive di getto e non si rilegge.
Vedremo.
Ah, perbacco, dimenticavo il vero motivo per cui avevo iniziato a scrivere questo post: non so se ve n'eravate accorti (feedburner dice che ci sono un centinaio di follower, ma gli accessi al blog sono poche e casuali unità al giorno, per cui no, forse non ve n'eravate accorti), ma nonostante google-reader abbia, ormai da un po' di tempo, disabilitato la possibilità di condividere articoli letti, la mia colonnina di destra non ha smesso di aggiornarsi, pur col suo solito ritmo placido. Il motivo è che quegli articoli vanno a costruire un "bundle", nella terminologia di google, grazie ad un tag specifico, e questa funzionalità non è stata (ancora) disabilitata da google. Questo significa anche che potete tenervi aggiornati sulle mie letture sottoscrivendo il solito feed — oh tempo le tue piramidi — direttamente dal vostro aggregatore, esattamente come se fossero i miei soliti google reader shared items.
Questo è tutto (per ora).

14 September 2009

target, perché, percome...

Al solito c'è il problema del target: a chi si vuole rivolgere il blog? Io sono solo un vecchio ingegnere che non è in grado (e non mi interessa) seguire discussioni troppo tecniche/specialistiche o filosofico/mistiche ma sono molto interessato ad avere una panoramica sullo stato delle cose. Poi quando ho scritto il commento precedente ero sotto l'influsso indotto da una constatazione (senz'altro dovuta a qualche congiunzione astrale): ci sono blogger ottimi (l'Oca Sapiens, per esempio) che fanno post pieni di link che uno (OK, anacoluto) è come quando entra in pasticceria. [...]
Eh, sì, il target: per chi scrivo? Perché, scrivo?
Boh.
Lagne politico-anticlericali, annotazioni da linuxofilo, pipponi (pseudo) scientifici e filosofici... qualche volta ho cercato di caratterizzare un po' questo blog, ma non ho mai abbastanza tempo e quel che ne viene non è molto diverso da uno di quei blog (adolescenziali) in cui si parla dei fatti prorpri più per se stessi che per gli altri.
Di scienza, effettivamente, mi è capitato di scrivere o troppo tecnico o tropo filosofico (mai mistico, però!). Forse una via di mezzo avrebbe matchato un target più ampio, però c'è anche chi si lamenta se non uso bra e ket... :)
Ad ogni modo, per una panoramica sullo stato delle cose ci sono blog, e li conosci sicuramente, molto più informati e aggiornati di me.
E comunque sì, a proposito di pasticceria, anch'io trovo che l'eccesso di informazioni sia un po' un problema: mi piacerebbe poter seguire tutto, ma viviamo in un mondo fisico limitato in spazio e tempo: ci sono feed che ho dovuto rimuovere dal mio aggregatore solo perché postavano troppo frequentemente.
Ma col mio blog, mi pare, dovreste stare tranquilli — guarda solo quanto tempo ci ho messo a risponderti :)
E comunque tra poco sarà ancora peggio, se sarà.