Sulle cause della "morte dei blog" direi che condivido in toto la diagnosi di Borborigmi, che mi permetto di condensare nell'accostamento di due circostanze: la prima, che «la voglia di scrivere va di pari passo con la conversazione che un'opinione scritta genera, con il dibattito di cui riesce a far parte», e la seconda che «la fatica di aprire un blog, la cui manutenzione è tecnicamente più complessa» non ha più ragion d'essere, dal momento che «la maggior parte dei lettori potenziali sono comunque dentro le mura dei social».
Facebook, insomma, ha vinto semplicemente per aver reso più semplici le conversazioni: fornendo contemporaneamente un'audience ampia già in partenza, e una semplicissima modalità di pubblicazione istantanea.
Ed effettivamente il mio rammarico più grande a restare fuori da Facebook è proprio la quantità di conversazioni interessanti, con gente interessante, che mi sto perdendo. Però ogni volta che ci penso e valuto di tornare sulla mia decisione, mi ritrovo nuovamente davanti alle solite insormontabili barriere all'ingresso.
Non soltanto quella, già detta più volte, dell'identità e della privacy[1]. Un'altra questione terribilmente fastidiosa è quella di un'esagerata trasparenza, che si declina su due binari ferrei: la pubblica visibilità e trasversalità della rete di contatti, e la necessità di includervi un account per poterne leggere i contenuti e riceverne gli aggiornamenti[2].
Tutto ciò esaspera ancora di più la sovrapposizione forzata e totale delle proprie identità, del tutto innaturale nella vita reale.
Forse l'unica eccezione ragionevole a questi meccanismi perversi è rappresentata da Twitter: qui l'identità non ha vincoli anagrafici, la fruibilità è universale e non circoscritta ai propri contatti[3], le relazioni sociali sono asimmetriche, e tramite le liste è persino possibile seguire degli account senza che la cosa sia in bella vista.
Il difetto di twitter, o quantomeno la cosa che non gli permette di occupare esattamente la nicchia ecologica lasciata vuota dai blog, è la sua fugacità. Da un lato il limite alla lunghezza dei contenuti rappresenta un incentivo all'utilizzo: non devi aspettare di riuscire a ritagliarti un attimo di concentrazione per scrivere qualcosa di articolato, hai un pensiero anche solo accennato e via, lo condividi al volo. Ma questo si addice a massime e motti di spirito, quando va bene, o ad aforismi motivazionali e poesie da cioccolatini, quando va meno bene.
Se già il tweet rimanda a un link, le sue dinamiche iperveloci non permettono di stargli dietro, e seguire un account non basta per riuscire ad intercettarne tutti gli interventi, perché la quantità di tweet che riempie la propria timeline è indigeribile.
La fruizione di twitter diventa quindi quella degli avventori di un bar: siccome non ci stai tutto il giorno, quando passi trovi, di chi conosci, solo chi per caso sta passando di lì in quello stesso frangente, e con loro scambi due battute — solo allora e per poco, ché di lì a breve tu o i tuoi interlocutori già non condividerete più una sovrapposizione temporale utile — sull'argomento del momento.
Si parlava di conversazioni? Be', direi che sono un'altra cosa.
Certo, ci sono strumenti come Instapaper, o Pocket (Formerly — and eloquently! — Read It Later), con cui si può tener traccia delle letture che sembrano meritare più attenzione, ma a quel punto un'ipotetica conversazione andrebbe avanti a singhiozzo: se va bene puoi commentare in calce all'articolo, oppure puoi scrivere a tua volta sul tuo blog, ma difficilmente recupererai la persona da cui avevi ricevuto lo spunto e in ogni caso non ti inserirai in una conversazione raccolta sulla questione, perché di "conversazioni" ce ne saranno mille, ognuna più o meno chiusa nella sua filter bubble.
Insomma, quando si dice che forse la blogosfera non è morta ma si è semplicemente trasformata in qualcos'altro, ci si sta riferendo, più o meno consapevolmente, proprio alla questione delle conversazioni: i blog si stanno rintanando nella nicchia dei contenitori a tema ben definito e specifico di articoli autoconsistenti, che però restano isole asettiche: le conversazioni, anche quelle che li riguardano, sono altrove.
Ogni tanto un Kirbmarc che apre un suo blog mi illude che si possa tornare ai vecchi tempi dei feed RSS.
Oppure mi pare di scorgere segni di qualche cambiamento in atto: Peppe Liberti che prova[4] a sperimentare con paper, o Amedeo Balbi che si butta sulle newsletter; ma senza troppo entusiasmo, visto che le direzioni imboccate non sono quelle che speravo — ancora più chiusura e frammentazione delle conversazioni!
[1] Mi pare di aver capito che, benché Facebook richieda formalmente dati anagrafici reali, non proceda tempestivamente ed inesorabilmente all'enforcing del vincolo, per cui, a patto di accettare qualche deformazione tipografica del nickname, potrei anche provare — ho anche provato — ad aprire un profilo come hronir.
Ho anche provato social network che espressamente non richiedono identià reali, financo di già note e rinomate frequentazioni — leggi frenf.it — ma restano, appunto, le altre barriere all'ingresso.
[2] Certo, se qualcuno posta contenuti in maniera pubblica, questi restano accessibili da chiunque, ma di fatto non ci sono canali per avere aggiornamenti su tali contenuti che non siano ma{r,c}chiarsi della sua amicizia.
[3] A parte gli account lucchettati, ma mi pare rappresentino un uso di nicchia e peculiare di questo social network.
7 comments:
Hai provato Reddit? Ammetto di averlo scoperto da poco, ma offre strumenti di conversazione difficili da trovare. Ricorda un po' i newsgroup. Su android uso Relay.
Grazie del suggerimento: ne avevo sentito parlare, ma non l'avevo mai associato ai newsgroup, la cosa mi ispira, ci farò sicuramente un giro! E grazie anche dell'indicazione di un client Android!
Eh, io ti posso solo ringraziare che ogni tanto vieni a dare un'occhiata. Io devo dire che la mia ridotta attenzione ai blog (mio e degli altri) è dovuta in massima parte a fattori estranei a quanto si muove su internet. La mia vita ogni 5 anni viene sconvolta (in senso buono, finora) e mi lascio trasportare dal flusso.
Meglio così! :)
Ti stavo per consigliare di provare reddit anche io (sebbene non lo conosca troppo)!
Per quanto riguarda Facebook, esistono impostazioni sulla privacy molto dettagliate. Inoltre, credo tu possa provare così:
- un account personale chiamato Piero Angela, Mario Rossi o qualunque nome verosimile ma falso. Con questo account metti like a go go, sulle pagine che ti interessano, in modo da seuirle in modo anonimo (non serve amicizia per le pagine, solo il "follow). Questo Piero Angela, poi, crea a sua volta
- una pagina chiamata Hronir. Nessuno sa che la pagina è gestita da Piero Angela. Inoltre tale pagina non è collegata a nessun "feed" di Facebook.
È il solito Hronir, ma dietro le quinte... Si nasconde Piero Angela! :)
Ti stavo per consigliare di provare reddit anche io (sebbene non lo conosca troppo)!
Per quanto riguarda Facebook, esistono impostazioni sulla privacy molto dettagliate. Inoltre, credo tu possa provare così:
- un account personale chiamato Piero Angela, Mario Rossi o qualunque nome verosimile ma falso. Con questo account metti like a go go, sulle pagine che ti interessano, in modo da seuirle in modo anonimo (non serve amicizia per le pagine, solo il "follow). Questo Piero Angela, poi, crea a sua volta
- una pagina chiamata Hronir. Nessuno sa che la pagina è gestita da Piero Angela. Inoltre tale pagina non è collegata a nessun "feed" di Facebook.
È il solito Hronir, ma dietro le quinte... Si nasconde Piero Angela! :)
Ti dirò: ho fatto proprio così!
Ho creato un account personale a nome Hronir Hronir (devo per forza indicare nome e cognome, e devo per forza averceli con la maiuscola), con cui ho creato una pagina hronir (questa senza duplicazioni — sic! — e senza maiuscola) e sì, in effetti su internet nessuno sa che sono un can... ehm... che dietro hronir c'è Hronir Hronir.
Non ho capito perché dovrei mettere like in giro a nome dell'account personale... non mi pare le cose si riflettano in qualche modo nella pagina...
Ma non mi trovo: innanzitutto posso seguire/like-are solo dall'account personale e non a nome della pagina... quindi forse la pagina non fa per me e dovrei usare direttamente l'account personale...
Invece devo ancora trovare il tempo di provare un po' Reddit!
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