04 June 2017

Frenfersazioni

 
I blog sono morti.
Non è solo Facebook, pare proprio che per una chiacchierata sul web non si possa più fare a meno di un qualche socialino qualsiasi.
Non si spiega altrimenti che uno dei miei soliti post desolati — quello qui sotto di venerdì — capaci di racimolare qui sul blog, se va bene, un rotolacampo all'anno, postato di là riesca a raccogliere in soli tre giorni un bel thread da cara vecchia blogosfera.
 

02 June 2017

Higgs sulla Luna

 
Il tema è "il solito" nightmare scenario, ma uno degli elementi che rendono l'articolo interessante è il parallelo fra la "big science" della fisica delle alte energie e il programma Apollo della NASA per portare l'uomo sulla Luna. E a dir la verità la cosa interessante non è nemmeno tanto nel parallelo, ma proprio nella prospettiva con cui descrive l'impresa del volo spaziale con equipaggio, molto diversa, io credo, dall'usuale prospettiva con cui viene percepita dagli appassionati di scienza, fantascienza ed esplorazione spaziale in particolare. Una prospettiva, quella tratteggiata da Jester, essenzialmente oggettiva e tutto sommato auto-evidente, nonostante ci sia bisogno di esplicitarla per bene perché risulti evidente.
 
Finanziato nel 1961, il programma Apollo della NASA portò in soli otto anni il primo uomo sulla Luna. Tale straordinario successo, frutto di investimenti giganteschi, sembrava presagire l'alba di una nuova era nella storia dell'umanità. Non possiamo non riconoscere, oggi, che quello fu in realtà l'apice, e non l'inizio, dell'esplorazione umana dello spazio.
Terminate le missioni lunari, il programma spaziale fu ridotto e si decise di puntare su un veicolo ri-usabile capace di portare carico pesante ed equipaggio in orbita bassa: lo Space Shuttle. Per dare uno scopo a tale progetto si pensò ad una stazione spaziale, l'ISS, per la costruzione e il rifornimento della quale usare lo Shuttle. La stazione internazionale è diventata un laboratorio spropositatamente costoso in cui effettuare esperimenti in gran parte poco o punto interessanti. Le poche eccezioni, come il rivelatore di raggi cosmici AMS (Alpha Magnetic Spectrometer), avrebbero potuto essere effettuate con un lancio di un satellite indipendente ad un frazione del costo.
Sulla stazione spaziale internazionale sono stati spesi centinaia di miliardi di dollari senza obiettivi precisi e senza rilevanti progressi tecnologici o scientifici.
A margine del programma spaziale con equipaggio, NASA ed ESA hanno sviluppato una varietà di missioni indipendenti senza equipaggio: hanno lanciato sonde verso Marte, Giove, Saturno e Plutone, verso comete e asteroidi; hanno messo in orbita satelliti con sofisticati rivelatori su programmi di fisica fondamentale di grande impatto: COBE, WMAP, Plank giusto per dirne alcuni.
Tutti questi progetti sono stati di gran lunga più piccoli e più economici del programma spaziale con equipaggio umano.
 

01 May 2017

L'anima /8

 
[…] alla sua età al ginnasio si son letti Goethe, Schiller e Shakespeare, e forse addirittura i moderni. E queste letture, mal digerite, rivengono fuori in tragedie di argomento romano o in liriche sentimentali, rivestite di periodi lunghi pagine intere oppure nella delicatezza di pizzo di frasi continuamente interrotte: tutte cose in sè assolutamente ridicole, ma di inestimabile valore per quanto riguarda la sicurezza dello sviluppo. Infatti, queste associazioni estrinseche, questi sentimenti presi in prestito aiutano i giovani a superare il pericoloso e cedevole suolo spirituale di quegli anni in cui si sente di dover significare qualcosa per se stessi, ma si è ancora troppo immaturi per significare davvero qualcosa. Non importa che in seguito nell’uno rimanga qualcosa di questo e nell’altro nulla; a quel punto ciascuno avrà già fatto i conti con se stesso, e il pericolo sussiste solo nell’età di passaggio. Se si potesse mostrare a uno di quei giovani quanto è ridicola la sua persona, gli mancherebbe il terreno sotto i piedi, oppure precipiterebbe come un sonnambulo svegliato di colpo, che all’improvviso non vede intorno a sè altro che il vuoto.
 
Robert Musil, Il giovane Törless
 
 

26 March 2017

Diverticoli devoniani e vita intelligente

«Non è curiosa l'evoluzione? Il nostro orecchio medio è una camera con un tubo che nel Devoniano serviva a respirare, dove alloggiano ossicini ridotti (incudine e martello) che nel Devoniano (e almeno fino al Triassico) servivano per muovere le mandibole, per masticare. Dentro il nostro organo auditivo abbiamo vestigi[a] di un sistema respiratorio e mandibolare paleozoici.»
 
In un post di ampio respiro, “Buena Vista”, ovvero: come imparammo a vedere e a riflettere meglio [edit] (sic), Andrea Cau tratteggia un affresco, dicevo, dal fascino reverenziale, che si sviluppa contemporaneamente su piani ancestrali e moderni, lungo direttrici insieme contingenti e geologiche.
 
L'ancestrale contingenza è quella di alcuni sarcopterigi paleozoici — pesci dotati di due sistemi di approvvigionamento del comburente: il solito, che preleva ossigeno dall'acqua tramite le branchie, ed uno più efficiente che lo preleva dall'aria usando un diverticolo del sistema digerente — che per meglio adattarsi ad acque basse, torbide e relativamente poco ossigenate avevano evoluto, attorno al passaggio fra il Devoniano Medio al Superiore, una posizione più dorsale per il loro spiracolo e per le orbite oculari, nonché un aumento di dimensione di quest'ultime.
 
La prospettiva moderna su scala geologica riguarda il drastico cambio di contesto che l'accesso al nuovo ambiente subaereo avrebbe comportato: da un mondo sensoriale limitato a pochi centimetri (non solo in termini visivi, anche in termini di linea laterale), cioè uno spazio di azione di pochi secondi, ridotto quindi a mere reazioni, rapidissime e immediate, cioè generali e semplici, ci si affacciava su un mondo più vasto, con visibilità a lungo raggio e spazi d'azione su tempi più lunghi, in cui ci si poteva concedere il lusso di comportamenti più elaborati, differenziati in base al contesto: un mondo, cioè, in cui un cervello più sviluppato poteva costituire vantaggio evolutivo.
 

17 March 2017

Twitversazioni

Ho sbagliato tutto: si stava discutendo di un tema specifico, l'indipendentismo, e ho fatto l'errore di risalire ai massimi sistemi, ben sapendo che — così, dal nulla, e per di più in un botta e risposta su Twitter — l'incommensurabilità sarebbe rimasta intatta, né potevo suscitare quel minimo di curiosità che avrebbe potuto portare ad approfondire certi temi anche in altri contesti.
E così è finita ad nazium.
 
L'odio in rete di cui si parla tanto è il caso estremo, ma la comunicazione è davvero una cosa delicatissima.
 

13 March 2017

L'etica della biodiversità

Un bel quadro d'insieme, come d'attesa da Tupaia (AKA l'Orologiaio Miope), sulla biodiversità in prospettiva lunga, evoluzionistica: Grandi opportunità.
Così efficace che la sua conclusione — la conclusione dell'opinione pubblica ufficiale — appare tutto tranne che ovvia e naturale.
 

12 February 2017

L'anima /7

 
* Le illusioni per quanto sieno illanguidite e smascherate dalla ragione, tuttavia restano ancora nel mondo, e compongono la massima parte della nostra vita. E non basta conoscer tutto per perderle, ancorché sapute vane. E perdute una volta, né si perdono in modo che non ne resti (214) una radice vigorosissima, e, continuando a vivere, tornano a rifiorire in dispetto di tutta l’esperienza, o certezza acquistata.
 
Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, 213-214
 
 

08 January 2017

Imitatore illustre nell'uso di Facebook :)

Paolo "il Disinformatico" aka "Sgomberonte" Attivissimo mi ha copiato[1] e come me sta usando Facebook come ripetitore per Twitter tramite IFTTT.
 
 

 
[1] Scherzo, ovviamente, non dovrei nemmeno precisarlo: manco saprà che esisto...

20 December 2016

Segnalibro

 
 
Dietro un titolo abbastanza imbarazzante (Sean Carroll non è nuovo a questi registri, è sua l'espressione poetic naturalism) si cela in realtà un bel compendio (allo stesso modo Sean Carroll non è certo nuovo a insightful blogpost) di quel che ero riuscito a capire, a suo tempo, del concetto di particella in teoria dei campi e della differenza fra prima e seconda quantizzazione, che spesso si perde via nel passaggio fra il corso di meccanica quantistica e quelli di particelle (teorici o fenomenologici) o di teoria a molti corpi.
 

30 November 2016

Facebook: buttato fuori

Facebook bans hronir
Facebook bans hronir
 
Se qualcuno voleva farmi uno scherzo, be', non è stato per niente gradito.
Non riesco più ad accedere al mio account Facebook.
Sono senza parole.
Il mondo è davvero pieno di gente #$%@!!!

25 November 2016

L'anima /6

 
Quella divisione del lavoro esisteva anche nello stesso Arnheim. Quando in uno dei suoi uffici direttoriali esaminava un bilancio preventivo si sarebbe vergognato di ragionare altrimenti che da mercante e da tecnico; ma appena il denaro della ditta non era più in gioco si sarebbe vergognato di non ragionare nel modo opposto e di non proclamare che l’uomo dev’essere reso idoneo a elevarsi per una strada diversa da quella ingannevole della metodicità, della regola, dell’unità di misura e simili, i cui risultati sono affatto esteriori e in ultima analisi senza importanza. Non v’è dubbio che quell’altra strada si chiama religione; egli aveva scritto libri sull’argomento. In quei libri l’aveva chiamata anche mito, ritorno alla semplicità, regno dell’anima, spiritualizzazione dell’economia, essenza dell’azione e via discorrendo, perché la cosa aveva molti aspetti; a guardar bene aveva tanti aspetti quanti egli ne vedeva in sé quando s’occupava obiettivamente di se stesso come deve fare un uomo che ha dinanzi grandi missioni da svolgere. Ma evidentemente era destino che quella divisione del lavoro crollasse nell’ora della decisione. Nell’attimo in cui voleva gettarsi nelle fiamme del suo sentimento o sentiva il bisogno di essere così grande e indiviso come le figure delle età remote, così incurante come può esserlo soltanto il vero patrizio, così schiettamente religioso come esige l’essenza dell’amore profondamente intesa, nell’istante cioè in cui senza riguardo al suo avvenire e ai suoi calzoni stava per precipitarsi ai piedi di Diotima, una voce gli ordinava di arrestarsi. Era la voce della ragione, inopportunamente ridestata, oppure, com’egli si diceva irritato, la voce dei conti e dei calcoli che oggi s’oppone dappertutto alla grandezza della vita, al mistero del sentimento. Egli la odiava e nello stesso tempo sapeva che essa non aveva torto. Perché, ammesso che si potesse dire «luna di miele», quale forma di vita con Diotima sarebbe venuta fuori alla fine della luna di miele? Lui sarebbe tornato ai suoi affari e insieme con lei avrebbe affrontato gli altri doveri della vita. Avrebbero trascorso il tempo in un avvicendarsi di operazioni finanziarie e riposi in seno alla natura, nella parte animale e vegetativa dell’Io. Forse sarebbe stato possibile un connubio profondo e veramente umano di attività e quiete, di necessità mondane e di bellezza. Tutto questo era molto bello, egli lo vagheggiava come una meta, e secondo Arnheim non possedeva la forza di compiere grandi operazioni finanziarie chi non conosceva l’evasione, la distensione assoluta, lo starsene fuori dal mondo, diciamo così con nient’altro che un perizoma intorno ai fianchi: ma una selvaggia tacita soddisfazione gli urgeva dentro, perché tutto ciò era in contrasto con il sentimento iniziale e finale che Diotima suscitava in lui. Ogni giorno, quando vedeva quella statua classica con rotondità piacevolmente moderne, cadeva in un gran turbamento, gli mancavan le forze, sentiva un’impossibilità di allogare nella propria anima quell’essere equilibrato, serenamente rotante in armonia con se stesso. Quello non era più un sentimento né tanto né poco umano. Aveva in sé tutto il vuoto dell’eternità. Arnheim contemplava la bellezza dell’amata con uno sguardo che sembrava averla cercata già da mille anni, e ora che l’aveva trovata era improvvisamente senza occupazione; da ciò un’incapacità che portava i segni inconfondibili di uno stupore, di uno sbigottimento quasi idiota. Ormai il sentimento non dava nemmen più risposta a quella sollecitazione esorbitante, che in fondo non si poteva paragonare ad altro che al desiderio di farsi sparare insieme nello spazio da un pezzo d’artiglieria.
 
Robert Musil, L’uomo senza qualità, capitolo 106
 
 

12 November 2016

Facebook: conversazioni?

 
Ultimamente sto provando un po' Facebook, lascio qui di seguito le mie prime impressioni[†].
 
 § 
 
Intanto l'esperimento di utilizzare Facebook tramite una pagina è fallito: lascia poco o punto spazio all'interazione.
Così a denti stretti ho accettato lo sgraziato compromesso di presentarmi con una ripetizione del nickname, per di più storpiato con la maiuscola[‡].
 
La sensazione generale è di grande confusione.
Innanzitutto per il fatto che non viene rispettato alcun ordine, a cominciare da quello cronologico: ogni volta che torno sulla mia Home, l'elenco dei post che mi si presenta è diverso: certo, se fossi ossessionato dal leggere sempre cose nuove, mi basterebbe solo riaggiornare la pagina compulsivamente, ma così è difficile ritrovare una cosa letta poco prima. Poi magari hai letto a lungo un post e i suoi commenti e per qualche motivo l'algoritmo di Facebook decide che ti interessa molto e continua a riproportelo sempre in cima: ma l'hai già letto tutto e a fondo!
Ed è una cosa generale: ad ogni refresh l'elenco è un misto di cose nuove e cose già mostrate... Non oso immaginare la confusione di chi, a differenza di me che non ho amici e seguo quattro gatti, è invaso di contenuti da mille fonti!
Inoltre molta gente non ha abilitato la possibilità di essere seguita e quindi per ricevere nella propria Home i loro post pubblici, bisognerebbe (immagino) chiedere l'amicizia.
Ad ogni modo, anche navigando manualmente sui post pubblici dei loro profili spesso non si può commentare, immagino sempre perché non ho l'amicizia, nonostante magari ce li abbia fra i following.
 
E quand'anche si riuscisse a commentare... be', le conversazioni restano un vero e proprio calvario, anche solo da seguire.
Ad esempio è difficile capire quanto sono lunghe, perché non c'è un "espandi tutto" e commenti annidati vanno scoperti quasi uno ad uno cliccando in calce ad ogni sottolivello: così, per dire, non sai mai bene se/quanto ti stai perdendo ad interrompere la lettura ad un certo punto; magari scorri velocemente (dal cellulare, per esempio) su un commento brevissimo e invece ti è sfuggito che non è affatto un commento breve: è Facebook che l'ha accorciato e che dovresti cliccare su See More, il quale magari poi ti mostrerebbe un View more replies dietro il quale si scoprirebbero una valanga di altri commenti...
In generale poi non c'è modo di segnarsi un punto lungo la conversazione a mo' di "sono arrivato qui", per tornarci in un secondo momento o per verificare in seguito che non siano arrivate ulteriori risposte: l'unica possibilità è salvarsi nei bookmarks del browser il permalink alla conversazione (vi rendete conto, vero, che salvarsi i bookmarks nel browser era una cosa che si faceva negli anni '90?!?)[※].
 
Insomma, tutto è pensato per una fruizione casuale, oltre che rapida: fugace e fatta più per likeare che per commentare: anche il commento, infatti, non riesce ad essere un elemento di conversazione, ma solo un gettare un sasso e via, se non c'è un modo naturale per tornare a leggere una risposta al tuo commento.
 
 § 
 
Detto questo, però, devo ammettere che su Facebook non ho trovato solo la ri-proposizione di contenuti già diffusi altrove e di cui già fruivo (essenzialmente blog, Twitter e Tumblr): certo, ci sono anche quelli, ma ho anche scoperto profili che pubblicano contenuti interessanti di cui rimanevo completamente all'oscuro nel mio settore di web ortogonale a Facebook.
Resta il fatto che, purtroppo, la loro fruizione in maniera un minimo sistematica è resa difficile da tutti gli aspetti negativi elencati sopra.
 
 

 
[†] lasciando perdere il fatto che grazie a ciò il mio feed-reader sta segnando un numero di articoli da leggere in continua crescita e che si avvicina pericolosamente alla ha superato persino la soglia psicologica delle 1000 voci
[※] c'è una funzione "salva", ma si riferisce ad un post, non ad un certo livello di commenti: se mi salvassi il post, poi dovrei ripercorrere (a memoria!) tutta la sequenza di click su See More e View more replies per tornare al punto della conversazione che mi interessava...
 

04 November 2016

Memristore

Two-terminal non-linear circuit elements.svg
Two-terminal non-linear circuit elements
(CC BY-SA 3.0, wikimedia)
Leggendo l'ennesima notizia di tecnologia sul web, mi capita di fare il passo falso verso wikipedia, da cui ovviamente vengo irrimediabilmente risucchiato sulla scia di una interessante scoperta.
Non ne sapevo nulla, ma mi ero fatto l'idea che il termine memristore si riferisse ad una qualche componente elettronico attivo come il transistor o ad un particolare dispositivo a stato solido di recente realizzazione fatto di circuiti integrati e tecnologia a semiconduttori, come la memoria flash.
Invece ho scoperto che si tratta di un termine squisitamente fisico e di natura teorica, e in particolare si riferisce ad un elemento elettrico passivo caratterizzato da una resistenza non costante e in particolare dipendente dall'integrale temporale della corrente che l'ha attraversato. Tale elemento completerebbe, insieme ai ben noti resistore, condensatore e induttore, uno schema di relazioni simmetriche fra le quattro variabili fondamentali di un circuito: la tensione e la corrente elettrica, e i loro integrali temporali, rispettivamente flusso magnetico e carica elettrica.
La sua formalizzazione, da parte di un ingegnere americano, Leon Ong Chua, risale al 1971 ed è rimasto un concetto puramente teorico per quasi quarant'anni senza che si conoscesse nemmeno un modello di sistema fisico che si comportasse come un memristore. Finché pochi anni fa, nel 2008, i laboratori HP pubblicano un articolo su Nature in cui forniscono un modello analitico di sistema elettronico a stato solido, basato su nanotecnologie, in cui la memresistenza emergerebbe naturalmente. In seguito, altre tecnologie alla base di memorie non volatili, anche molto diverse tra loro come la RRAM (Resistive Random-Access Memory) o la PCM (Phase-Change Memory), sono state interpretate in termini di memresistenza.
Non ho avuto modo di approfondire ulteriormente, ma sembra in realtà che ci siano critiche al concetto di memristore: non in termini fisici sul funzionamento delle varie tecnologie memristive, quanto sull'opportunità di introdurre un termine specifico per un tipo di elementi elettrici che potrebbero essere fatti semplicemente rientrare nella classe più generale di resistori non-costanti e non-lineari: in effetti i memristori, a differenza degli altri tre elementi di base, sono eminentemente non-lineari: un memristore lineare e costante non sarebbe altro che un semplice resistore. Ma è anche vero che un memristore è definito in termini del diagramma di simmetria e dunque non un qualsiasi dispositivo resistivo non-lineare rientrerebbe nella definizione: è necessaria una relazione, ancorché arbitraria, con l'andamento temporale della corrente che l'ha attraversato.
 

01 November 2016

Facebook, Twitter, Boldrin, la Divagatrice

 
Davvero, io Facebook proprio non lo capisco.
Mi imbatto in questo tweet:
 
 
e dall'argomento (GMOs) e dai riferimenti temporali riesco a ricostruire con ragionevole certezza il post in calce al quale dovrebbe essersi svolto lo scambio di battute, ma, quello scambio di battute, in calce a quel post, no, non riesco a trovarlo. Provo anche a followare tanto il Boldrin quanto la Mautino, ma niente, quei commenti non compaiono.
Che siano stati cancellati o nascosti da una delle due parti? Che per vederli non basta followare ma bisogna invece proprio friendizzarsi? È così che Yoshi ha potuto fare lo screenshot di quel suo tweet?
Mistero.
 
E comunque Facebook è un gran casino: ho provato a followare qualcuno, ma non si riesce a far ordine, la timeline che ne risulta è un guazzabuglio disordinato e informe, senza pubblicità (immagino solo perché uso uBlock Origin) ma con post sponsorizzati che uBlock Origin non riesce a bloccare e infarcita di suggerimenti di amicizie che non si distinguono da quella e anzi sembrano i boxini morbosi dei giornali che non frequento più da una vita...
Mah, forse per queste cose di internet sto davvero invecchiando ancora più velocemente della mia età anagrafica.