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26 November 2020

Torniamo ai blog?

Urca, sono più passati più di due anni dall'ultimo post qui!
Visto quello che sta succedendo su Internet, sarà il caso di rispolverare i cari e vecchi blog?
(Non ridete, scommeterei anch'io che non durerà a lungo, ho già preso altre volta, invano, questo impegno... cosa c'è di diverso ora?)
(E so bene anche che allentare la presenza su Twitter o Facebook per venire qui su un'altra piattaforma non self-hosted non è che sia un grande passo in avanti. Ma, diciamo che, a costi contenuti, almeno è un passo in termini di diversificazione.)
E comunque se avessi condiviso qui l'articolo che non riesco più a trovare, ora sarebbe stato molto più facile trovarlo — o scoprire che è stato rimosso.
Allora ci vediamo presto su queste pagine!
 

31 December 2017

MUSE

MUSE, Trento
MUSE, interno del livello -1 e grande vuoto.
(Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported)
Siamo stati al MUSE di Trento, un vero spettacolo.
 
Cosa ti è piaciuto di più? — mi hanno chiesto.
È difficile dirlo, non credo ci sia qualcosa che da sola metta in ombra il resto: è un effetto d'insieme, fatto di maestosità e di estrema cura del dettaglio.
La ricostruzione degli animali è stupefacente, ancor di più per il fatto di potersi avvicinare ad osservare fino a sbatterci il naso — la donna e l'uomo primitivo, ma soprattutto il ragazzino sono mozzafiato, tanto sono reali.
La loro disposizione sospesa lungo tutti e 5 i piani è di grandissimo effetto, così come di grandissimo effetto è la sezione sull'evoluzione del piano inferiore, a partire certamente dagli imponenti scheletri, ma senza dimenticare le riproduzioni di organismi primitivi — mi emoziona sempre pensare alla fauna di Ediacara e alla sua iconica hallucigenia.
Anche la sezione "interattiva", con i mille giochi da sperimentare in prima persona per la gioia di grandi e bambini, è per la prima volta nella mia esperienza in Italia all'altezza dei grandi musei europei. Noi siamo stati dentro 5 ore (ok, sì, di cui due di laboratorio) solo perché abbiamo sottovalutato quale sarebbe stata l'esperienza e ci siamo ritrovati sorpresi dall'orario di chiusura a dover concludere in fretta il nostro percorso, altrimenti chissà quanto tempo ancora ci saremmo trattenuti!
 
PS
Dieci anni fa avrei per prima cosa scritto questo post; oggi mi è scappato giusto un tweet striminzito. C'è voluto un commento di Marco per spronarmi a spendere due parole in più. Con tutto il male che si può dire, Facebook è anche questo.

17 March 2017

Twitversazioni

Ho sbagliato tutto: si stava discutendo di un tema specifico, l'indipendentismo, e ho fatto l'errore di risalire ai massimi sistemi, ben sapendo che — così, dal nulla, e per di più in un botta e risposta su Twitter — l'incommensurabilità sarebbe rimasta intatta, né potevo suscitare quel minimo di curiosità che avrebbe potuto portare ad approfondire certi temi anche in altri contesti.
E così è finita ad nazium.
 
L'odio in rete di cui si parla tanto è il caso estremo, ma la comunicazione è davvero una cosa delicatissima.
 

08 January 2017

Imitatore illustre nell'uso di Facebook :)

Paolo "il Disinformatico" aka "Sgomberonte" Attivissimo mi ha copiato[1] e come me sta usando Facebook come ripetitore per Twitter tramite IFTTT.
 
 

 
[1] Scherzo, ovviamente, non dovrei nemmeno precisarlo: manco saprà che esisto...

01 November 2016

Facebook, Twitter, Boldrin, la Divagatrice

 
Davvero, io Facebook proprio non lo capisco.
Mi imbatto in questo tweet:
 
 
e dall'argomento (GMOs) e dai riferimenti temporali riesco a ricostruire con ragionevole certezza il post in calce al quale dovrebbe essersi svolto lo scambio di battute, ma, quello scambio di battute, in calce a quel post, no, non riesco a trovarlo. Provo anche a followare tanto il Boldrin quanto la Mautino, ma niente, quei commenti non compaiono.
Che siano stati cancellati o nascosti da una delle due parti? Che per vederli non basta followare ma bisogna invece proprio friendizzarsi? È così che Yoshi ha potuto fare lo screenshot di quel suo tweet?
Mistero.
 
E comunque Facebook è un gran casino: ho provato a followare qualcuno, ma non si riesce a far ordine, la timeline che ne risulta è un guazzabuglio disordinato e informe, senza pubblicità (immagino solo perché uso uBlock Origin) ma con post sponsorizzati che uBlock Origin non riesce a bloccare e infarcita di suggerimenti di amicizie che non si distinguono da quella e anzi sembrano i boxini morbosi dei giornali che non frequento più da una vita...
Mah, forse per queste cose di internet sto davvero invecchiando ancora più velocemente della mia età anagrafica.
 

12 May 2016

L'altro, lo stesso

now
last 24h

last week

last month
Blogger offre un servizio minimalissimo di statistiche di accesso al prorpio blog (di cui non sono mai riuscito a venire a capo, perché non corrispondono, ma nemmeno per l'ordine di grandezza, a quelle di qualsiasi altro servizio di tracking abbia provato in passato — Google Analytics, pMetrics, StatCounter, ShinyStat, GoStats... i quali invece, pur variando fisiologicamente, grossomodo concordano l'un l'altro). Minimalissimo anche per il fatto di non poter filtrare le statistiche su una specifica finestra temporale, l'unica possibilità essendo quella di guardare numeri sulle ultime 24 ore, l'ultima settimana o l'ultimo mese.
Ad ogni modo, ultimamente ho notato nelle statistiche di Blogger un strano aumento di accessi dalla Russia, abbastanza improvviso, ma non concentrato in una ristretta finestra temporale, e ancora adesso in corso.
Questo blog è completamente in mano a Blogger, non mi occupo dell'hosting di niente, quindi forse non dovrei preoccuparmi; ma, in una blogosfera sempre più desertificata, Blogger è diventato ancor di più una specie di ghetto abbandonato da Google in cui avvengono misteriose trasformazioni: vi ricorderete certamente di carlettodarwin, storico e popolare blog ora diventato misteriosamente una specie di portale per il gioco d'azzardo per il mondo arabo; oppure, per citarne solo un altro paio dalla mia incartapecorita feed subscriptions list, ilcoloredellaluna o godelsblog, entrambi diventati proprietà di due account indonesiani o malesi — non metto link diretti, ma in tutti e tre i casi basta aggiungere in coda blogspot.com per vedere come si sono ridotti...
Insomma, se doveste notare derive strane in questo blog, tipo, chessò, un'insolita aumentata frequenza di post, cambiamenti repentini di visioni politiche o di religione, presenza di nuovi iframe che inseriscono automaticamente contenuti da altre provenienze, chessò, pubblicizzando strani account di Twitter... be', insomma, prendete in considerazione la possibilità che non sia più davvero io!
 
 

21 December 2013

Facebook

 
Vista la stanchezza che da tempo immemore ormai ha preso questo blog, senza alcuna vitalità su facebook che la compensi, verrebbe proprio da dubitare che la causa del languire della blogosfera sia dovuta ad un trasferimento rigido verso i social network. Ma è anche vero che questo blog non è mai stato particolarmente prolifico, e comunque un caso singolo non fa statistica (il caro vecchio fabristol, tanto per dire, sembra non aver minimamente perso lo slancio — grazie a lui! — e chissà se scrive anche su facebook...).
Io non frequento (ancora?) il social blu, ma voi, che dite, c'è vita da quelle parti? A parte gli scambi di auguri di Natale e le foto di gattini, intendo...
 
Il pretesto per questo post risale a molto tempo fa, quando mi capitò di notare, nelle statistiche di accesso al blog, la stringa di referrer "www.facebook.com": qualcuno, cioè, era arrivato sul mio blog a partire da un link presente su una pagina di facebook.
Ma il refereer era proprio "www.facebook.com", e niente più. Non c'era modo, cioè, di risalire a quale pagina facebook mi citasse, come invece sarebbe avvenuto se l'accesso fosse arrivato da un blog. Chi, e perché, e commentando cosa, aveva messo un link ad un mio post?
Il motivo tecnico, forse, è che quella pagina era privata; visibile, cioè, solo alla catregoria di utenti facebook che stavano in un particolare stato di relazione (parentela? amicizia? conoscenza?) con la persona che ha condiviso il link. A rigore, infatti, non bisognerebbe paragonare quella pagina facebook al post di un blog, ma ad una email, eventualmente inviata ad una mailing list, comunque non come fosse un forum pubblico.
(Questo a voler concedere il beneficio del dubbio perché, chissà, magari il comportamento sarebbe stato esattamente lo stesso anche se la pagina fosse stata "pubblica". Qualcuno di voi sa come stanno le cose?)
Se davvero, dunque, le discussioni si sono semplicemente trasferite su Facebook, vorrei esprimere il mio rammarico per la perdita del carattere di pubblicità (nel senso di essere pubblico, non di réclame) delle conversazioni: su Facebook, il loro flusso è necessariamente relegato a dinamiche strettamente simmetriche di "amicizia", rinforzando l'effetto "ognuno nella sua bolla", ma soprattutto impedendo, o comunque rendendo più difficile, la serendipità.
 
Più recentemente, a dare una spinta a concludere e pubblicare questo post, mi è capitato di imbattermi in un "post"(?) su Facebook del mio recensore musicale (e non solo) preferito. Ovviamente la serendipità non è capitata grazie a Facebook, ma a Twitter.
 
(Ah, Twitter: chissà se un giorno troverò il tempo per scriverci un post; per il momento mi limito a dire che non riesco a capirlo e nonostante ripetuti tentativi di tuffarmici, ogni volta mi ritrovo ad annasparci senza fiato — e no, il naufragare non è affatto dolce.)
 
Su Twitter, dicevo, mi imbatto in questo ritaglio di pagina di facebook, e sono di nuovo preso da quell'angoscia adolescenziale dello star perdendomi qualcosa di interessante. Dove scrive, ancora, il mio Fillioley? Ok, su parrucchiera 2.0: dovrò filtrare le cose interessanti dal mare di quelle personali e futili; non è detto che ci riesca, ma posso provarci: datemi subito i feed!
 
(A proposito di feed, lo sapete che è tornato NewsRob? Come sarebbe a dire, cos’è?! Non ve ne avevo parlato in una puntata della rubrica Android App of the Day? Ah, no, è vero, avete ragione… Beh, per chi si ricorda cos'era, ora si chiama GrazeRSS ma è lo stesso di prima: interfacciaccia spartanissimissima ma con la gestione dell’offline-reading in assoluto migliore sulla piazza; e la novità è che da poco si interfaccia anche con Feedly, il miglior compromesso post-google-reader-assassin...)
 
I feed della pagina facebook del Fillioley! — dicevo — datemi i suoi feed!
Ma prima ancora di arrivare ai feed, scopro appunto che la sua pagina facebook è pressochè deserta. Bene, penso, niente fuffa e pettegolezzi, ma... anche niente commenti arguti! Ma dove dovrei cercarlo, nella Timeline, è corretto? Zero, solo rotolacampo e piccoli diavoli di sabbia; o almeno così pare a me che visito Facebook dall'esterno... magari per vedere qualcosa dovrei chiedergli l'amicizia... uff... Dov'è, tanto per dire, quel lungo commento ritrovato per caso su Twitter? Boh, evidentemente anche quello, come il misterioso link al mio blog, dev'essere comparso in una conversazione privata...
 
E niente, tutto qui, la morale della storia, il rammarico, l'ho già espresso parecchi paragrafi qui sopra.
Maledetto Facebook e tutti i social network che hanno snaturato internet!
 

03 April 2013

No science at all?

Devo confessare che sta cominciando a infastidirmi questo ruolo di complottista in cui mi si infila nonappena cito la scuola austriaca. Questa volta è capitato nientemeno che con Marco Delmastro.
Ora, era ovvio che la sua domanda fosse orientata non tanto all'economia in generale quanto all'econofisica, in cui si cerca di applicare modelli di meccanica statistica ad oggetti di natura prevalentemente finanziaria. Era ovvio, perché rappresenta il naturale tentativo di approccio all'economia di chi ha studiato fisica.
La mia risposta, perciò, era chiaramente fuori tema e volutamente provocatoria (per questo mi sono affrettato a precisare che l'àmbito del mio suggerimento di lettura non era né la finanza né tantomeno l'econofisica).
Però la sua risposta non è stata del tipo: "ok, ma mi interessava altro", bensì del tipo: "ma quelle sono solo una serie di opinioni, non è punto scienza!".
 
Nel lungo thread Metodo e spiegazione scientifica mi sono già dilungato in chiave epistemologica sul problema della demarcazione e sulle sue "applicazioni" in ambito sociologico, in generale, ed economico in particolare.
In questo post mi limiterò pertanto a qualche osservazione più superficiale, per suggerire che, anche senza passare, con Quine, sul cadavere di Popper, è possibile accorgersi che c'è qualcosa di profondamente ingenuo, se non di palesemente sbagliato, nell'idea che sia sufficiente, in qualsiasi campo, applicare i metodi della fisica o della matematica per ottenere (finalmente?) risultati "scientifici": e l'economia non fa eccezione affatto.
 
Innanzitutto va sottolineato che la meccanica statistica, per definizione, non affronta la natura dei sistemi a cui è applicata: questo è il motivo della sua estrema versatilità ed efficacia, ma è anche il suo limite epistemologico. Il suo approccio è precisamente quello di dedurre la fenomenologia macroscopica a partire da pochi principi microscopici (simmetrie e località delle interazioni), da alcune assunzioni di casualità (giustificate da considerazioni ora di ergodicità classica, ora di intrinseca stocasticità quantistica) e dal loro "scalare" con le dimensioni del sistema (e.g. equilibrio infrarosso, flusso di rinormalizzazione, transizioni di fase, etc...). E' dunque ingenuo pretendere di riuscire a capire l'economia attraverso la meccanica statistica e, anzi, un suo eventuale successo descrittivo, predittivo persino, sarebbe soltanto la prova che il sistema non contiene forzanti macroscopiche rilevanti e che la sua evoluzione è essenzialmente governata dalle leggi browniane del random-walk: quasi, dal punto di vista del fisico, la prova che non c'è niente di realmente interessante. E infatti di solito i modelli fisico-matematici applicati alla finanza sono efficaci precisamente nei periodi "di calma piatta", quando, cioé, non ci sono "forze" su scala macroscopica e l'andamento è davvero governato dalla casualità microscopica. Se questo è tutto quello che si chiede, ben venga l'econofisica. Ma non parliamo, per favore, di capire l'economia.
Se, d'altra parte, un analisi più specifica delle dinamiche economiche porta ad escludere quasi a priori la possibilità di descrizioni e previsioni quantitative (rivoluzione marginalista, soggettività del valore, assenza di equilibrio per "everchanging landscape"), non la si deve necessariamente considerare una prova di non-scientificità, proprio come la scientificità dell'evoluzione darwiniana non viene minimamente scalfita dal fatto che non si possano prevedere tempi e modi delle prossime speciazioni.
Del resto quali breakthrough ha portato l'econofisica all'economia? Si è forse riusciti a prevedere questa crisi apocalittica che dal 2008 ancora non ci fa vedere la luce fuori dal tunnel? Forse che le dinamiche che l'hanno determinata non erano quelle messe in conto dalle modellizzazioni meccanico-statistiche? Ma più in generale ancora, al di là dell'econofisica, quali sono i breakthrough dell'economia tout court? E' riuscita forse lei, anche senza meccanica statistica, a prevedere questa crisi? O non è forse stato proprio il suo approccio keynesiano a causarla? Non vorrei ripetere cose già dette, ma dov'è tutta questa "scientificità" dell'economia, se le diverse scuole non sono d'accordo su niente, se le varie teorie, pezzi sconnessi senza puzzle, si succedono come mode senza alcun percorso, senza alcuna "crescita" di conoscenza?
 
E allora io non so su quali basi Marco si sia fatto l'idea che la scuola austriaca non sarebbe scientifica: davvero gli è bastata la ridotta presenza di matematica? o forse si è basato sul fatto che venga generalmente considerata eterodossa, e dunque, evidentemente, non scientifica, da neoclassici e keynesiani, sedicenti scientifici?