02 June 2015

Teoria economica, da zero /21.8

Gli unici beni che soddisfano in buona misura tutti i criteri menzionati sono i metalli preziosi, e infatti molte società, alla fine, sono arrivate ad usare l'argento e/o l'oro come moneta. Col crescere del commercio su scala internazionale, l'oro ha via via scalzato l'argento un po' ovunque (la quantità d'oro che deve essere trasportata per un determinato pagamento è una piccola frazione della quantità d'argento necessaria per il medesimo pagamento). Tale processo ha infine portato al gold standard del XIX secolo: non c'è niente di mistico rispetto alla scelta dell'oro come moneta, si tratta semplicemente del bene che meglio soddisfa i criteri che abbiamo elencato. In futuro qualche altro bene — chessò, il platino — potrebbe dimostrarsi superiore e scalzare la scelta dell'oro.
 
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01 June 2015

Teoria economica, da zero /21.7

# Omogeneità
Ciascuna unità del bene che deve fungere da moneta sarebbe meglio se fosse del tutto simile alle altre: altrimenti ad ogni scambio dovresti perdere un sacco di tempo a valutare la qualità della moneta offerta e adeguare il rapporto di cambio sulla base di tale qualità; ma soprattutto qualcun altro potrebbe giudicare diversamente tale qualità. I diamanti, per esempio, che avrebbero molte qualità per fungere da moneta, da questo punto di vista sono problematici: serve un esperto per giudicare il valore di ogni singolo particolare diamante.
 
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31 May 2015

Teoria economica, da zero /21.6

# Suddivisibilità
Non tutti i rapporti di scambio saranno numeri interi, che significherebbe un numero intero di beni scambiati in un verso e nell'altro. Se la tua moneta è facilmente divisibile, puoi dare il resto. Il bestiame, anche da questo punto di vista, difetta un po' — se lo dividi smette di camminare da solo e diventa più facilmente deperibile. Ma anche le gemme non sono granché divisibili, a meno di non distruggere gran parte del loro valore.
 
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30 May 2015

Teoria economica, da zero /21.5

# Facilità di stoccaggio
Non solo deve essere durevole, ma dovrebbe anche essere facile farlo durare. Carl Menger osservò che i bovini furono un diffuso bene di scambio in società prevalentemente agricole, con ampia disponibilità di terreno da pascolo, mentre l'urbanizzazione ne ha via via ridotto i vantaggi. Anche in questo caso gemme e metalli preziosi sono in vantaggio.
 
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29 May 2015

Teoria economica, da zero /21.4

# Relativa durevolezza
Sarebbe il caso che la tua moneta non andasse a male un paio di ore dopo averla acquistata, e nemmeno dopo un paio di giorni. Quanto più a lungo potrai conservare la tua moneta, tanto più avrai modo di attendere che si presenti il buon affare. È per questo che latte, uova, carne e così via non sono adatti a fungere da moneta; anche il bestiame, certamente, può morire, ma prima di accettarlo come pagamento puoi controllare che non sia in là con gli anni. Metalli preziosi e gemme, da questo punto di vista, sono molto più adatti.
 
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28 May 2015

Teoria economica, da zero /21.3

# Relativa scarsità
Questa proprietà è strettamente legata alla precedente: se il bene che funge da moneta è abbondante, ce ne sarà bisogno in gran quantità per poter effettuare acquisti, rendendo più difficile il trasporto.
 
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27 May 2015

Teoria economica, da zero /21.2

# Facilità di trasporto
Se vuoi commerciare con un certo bene, è meglio se riesci a portarlo al mercato; nei primi casi di scambi indiretti spesso veniva usato il bestiame, specialmente bovini — una moneta che cammina da sola! I terreni, invece, non funzionano un granché come bene di scambio perché non si possono portare in giro.
 
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26 May 2015

Teoria economica, da zero /21.1

# Il bene è scambiato diffusamente
Si tratta del requisito principale di un bene per poter essere usato come moneta: non ha molto senso scambiare un bene che intendi vendere con uno meno vendibile, a meno di non avere in mente un uso specifico per quel bene poco vendibile.
Le ulteriori proprietà, importanti perché un bene sia adatto all'uso come moneta, sono importanti precisamente nel senso che contribuiscono a rendere il bene più diffusamente scambiato.
 
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25 May 2015

Teoria economica, da zero /21.0

Storicamente, una gran varietà di beni ha assunto il ruolo di mezzo di scambio: mucche, sale, conchiglie, grandi pietre, piume esotiche, semi di cocco, tabacco, ferro, rame, argento, oro, e molto altro.
Ma non tutti i beni sono ugualmente adatti a fungere da moneta: ci sono alcune caratteristiche che favoriscono l'uso di alcuni beni rispetto ad altri per scambi indiretti.
 
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24 May 2015

Teoria economica, da zero /20.3

In particolare qualche commerciante più acuto noterà che certi beni sono più "scambiabili" di altri. Immaginiamo che l'isola sia costellata di aree per il pascolo di capre e che la maggior parte dei residenti abbia il suo piccolo gregge. Marco ha costruito la sua canna da pesca e vorrebbe del mais. Sebbene non riesca a trovare un coltivatore di mais interessato alla sua canna da pesca, certamente troverà un pescatore interessato e disposto a pagare in capre. Quindi, con le capre ottenute dalla vendita della canna, non faticherà a trovare un coltivatore di mais interessato a comprare qualche altra capra per il suo piccolo gregge. Marco, cioè, ha sfruttato un'opportunità vantaggiosa che non aveva a disposizione tramite uno scambio diretto. Lo scambio indiretto è consistito nel cedere il suo bene specifico in cambio di un bene facilmente e diffusamente scambiato, in modo da poter usare quest'ultimo per ottenere in cambio il bene a cui era davvero interessato. In una società non abituata a questo tipo di scambi indiretti, probabilmente la pratica si diffonderebbe gradualmente: all'inizio solo i commercianti più scaltri sfrutterebbero l'idea, ma via via altri ne noterebbero i vantaggi e comincerebbero ad applicare la stessa tecnica; col tempo, il bene più facilmente e diffusamente scambiabile diverrebbe un mezzo di scambio e sarebbe accettato come pagamento in quasi tutte le transazioni.
È l'origine della moneta.
 
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23 May 2015

Teoria economica, da zero /20.2

In secondo luogo, nonostante il mercato sia costituito da molte decine di attori, ad essi manca un modo per quantificare i propri affari. Un commerciante, chiamiamolo Marco, che produce strumenti per la pesca, non può tener traccia in alcun modo della sua attività, se sia in perdita o meno. Un suo eventuale libro contabile non potrebbe che contenere un semplice elenco di beni incommensurabili: lato spese, ad esempio, potrebbe avere segnato 1000 ami, 4 reti e 20 canne da pesca; lato entrate potrebbero esserci 4 martelli, 10 chili di ferro, 2 sedie e 10 corde. Ma non ha alcun modo di giudicare se, al netto, le transizioni sono state di profitto o meno: sta davvero lavorando abbastanza bene da riuscire a provvedere non solo al suo mero sostentamento, ma anche ai beni capitali di cui ha bisogno per proseguire l'attività? C'è forse una combinazione diversa, più efficiente, di beni capitali che avrebbe potuto acquistare al posto di quelli che ha acquistato? Non sarebbe forse stato meglio prendere 7 chili di ferro e 20 corde? L'ideale sarebbe che trovasse un'unità di conto comune a tutti i beni.
Nella condizione di mercato a baratto dell'isola, non c'è che l'intuizione, per capire come stanno andando gli affari. Ma gli uomini sono ingegnosi nel trovare modi per migliorare le proprie condizioni.
 
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22 May 2015

Teoria economica, da zero /20.1

Il processo di mercato che abbiamo descritto finora ha già una sua complessità, data dall'esistenza di più acquirenti e più venditori dello stesso bene, ma mancano ancora di due fattori importanti.
In primo luogo, in quel mercato chiunque voglia capre e coltivi mais deve trovare qualcuno che voglia mais ed abbia capre. Chiaramente non è sempre facile trovare qualcuno che ha il bene che vuoi tu e vuole il bene che tu hai: la ricerca di qualcuno con cui commerciare occuperebbe un sacco di tempo, e nel frattempo dovresti continuare a dar da mangiare alla capra e preoccuparti di non far andare a male il mais.
 
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21 May 2015

Teoria economica, da zero /19.2

Prendere troppo sul serio le metafore sportive o belliche del processo di mercato significa non averne colto la vera natura: il processo di mercato non seleziona vincitori e vinti, ma permette a tutti di trovare un proprio posto nello schema di produzione in cui meglio soddisfare i desideri dei consumatori. È altrettanto sbagliato interpretare il commercio internazionale come una contrapposizione fra nazioni di quanto lo sia interpretare il mercato nazionale come una contrapposizione fra lavoratori e datori di lavoro, o fra produttori e consumatori. In una economia di mercato, sia a livello nazionale o internazionale, i tenori di vita di ciascuno possono crescere tutti insieme. L'America non ha perso se il Giappone o la Cina dovessero diventare più benestanti degli Stati Uniti; un aumento del tenore di vita in una qualunque area porta benefici a tutte le persone che sono economicamente integrate con quell'area.
La scoperta della legge della convivenza associativa fu una grande conquista per l'economia classica: essa indicava la via per l'armonia sociale, mostrando che i deboli e i potenti hanno più convenienza in una relazione reciproca che nello sfruttamento. La natura del mercato come una rete di scambi volontari significa che ogni partecipante deve percepire il vantaggio dello scambio, altrimenti non vi parteciperebbe.
 
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20 May 2015

Teoria economica, da zero /19.1

Spesso, per descrivere il processo di mercato, si ricorre a metafore che si rifanno ai giochi da stadio: competizioni internazionali, vincitori, perdenti; si leggono titoli a proposito di compagnie che soccombono nella competizione o di guerre economiche fra stati. Come metafore possono anche essere pittoresche, ma l'analogia non è molto profonda. In particolare, c'è una differenza fondamentalmente fra un gioco ed il processo di mercato, ed è che in quest'ultimo tutti i partecipanti guadagnano da scambi volontari. Kyle, Stephen, Rachel ed Emma stanno tutti meglio dopo aver effettuato gli scambi rispetto a prima.
 
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