Tutto il discorso precedente sull'oro e sui beni come possibili monete, come beni di scambio intermedi, può lasciare perplessi, dal momento che oggigiorno usiamo pezzi di carta, come moneta. Chiaramente il valore di quei pezzi di carta non deriva dal loro essere pezzi di carta: è lo Stato che ha decretato che siano moneta, e il fatto che esso pretenda che le tasse siamo pagate nella "sua" moneta, contribuisce a dare fiducia a tale decreto. Questo tipo di valuta è detta "moneta fiat" ed in origine anche il suo valore derivava da un bene reale, l'oro, di cui fungeva da mero titolo: il dollaro statunitense un tempo rappresentava una specifica ed esigibile quantità di oro. Quando gli USA rimossero il legame fra valuta cartacea e bene sottostante, le persone continuarono ad attribuire al dollaro il suo valore "per inerzia", sulla base del valore precedente.
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04 June 2015
03 June 2015
Teoria economica, da zero /22.1
Il valore di un bene usato come moneta nasce dal suo valore d'uso, ma nel processo di fungere da moneta, il bene acquista ulteriore valore in quanto bene di scambio intermedio. Ma ugualmente il suo valore è determinato allo stesso modo di qualsiasi bene — dalle valutazioni soggettive di chi lo scambia: potremmo sostituire l'espressione "un grammo d'oro" a "capra" nelle analisi precedenti, e non cambierebbe niente di sostanziale: troveremmo che Kyle sarebbe disposta a pagare due grammi d'oro per sei sacchi di mais, etc, e diremmo che il prezzo in oro del mais sarebbe di un terzo di grammo per sacco.
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