È importante rendersi conto, però, che la moneta è un bene come tutti gli altri, dal punto di vista del suo valore, e cioè che esso viene determinato soggettivamente, seguendo l'andamento di domanda e offerta. Con una differenza chiave, ovviamente, e cioè che la moneta non viene acquistata per consumo diretto né per la fabbricazione di beni di consumo: la moneta è acquistata per successivo ulteriore commercio di beni di consumo o di produzione. Il suo valore consiste nel suo essere disponibile per tale uso. La domanda di moneta è una domanda di riserva di liquidità: l'agire umano ha luogo nell'incertezza del futuro, e per fronteggiarlo gli uomini cercano un cuscinetto contro gli imprevisti. In un'economia di mercato un tale desiderio si esprime innanzitutto come desiderio di tenersi un po' di soldi da parte. Chiaramente tenersi da parte altre cose potrebbe rivelarsi altrettanto utile — farina, cibo in scatola, carburante... — ma è la straordinaria flessibilità della moneta nel rispondere ai diversi bisogni che la rende il bene più richiesto di cui far riserva. La natura stessa di un imprevisto è proprio che non sappiamo di cosa avremo bisogno quando si presenterà: il bambino potrebbe ammalarsi e avremmo bisogno di medicine, si potrebbe rompere l'auto o il tetto potrebbe cominciare a perdere e avremmo bisogno di effettuare delle riparazioni; o magari si presenta un'allettante opportunità di lavoro, ma dovremmo fare un lungo viaggio per indagarla. Un po' di soldi da parte tornerebbe utile in ciascuno di questi casi, mentre difficilmente potremmo usare il grosso sacco di riso in cantina per prenotare un volo internazionale.
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