23 January 2011

Non toccatemi Umberto Eco...

Qualche giorno fa si sono celebrati i 10 anni di wikipedia (sì, sì, mi precipito sempre tempestivo sulle notizie) e fra i mille omaggi dedicati alla migliore declinazione di internet in assoluto, mi è capitato di inciampare nuovamente nelle "critiche" di Eco, Umberto Eco, all'Internétte. E mi è venuto in mente che, a suo tempo, avevo promesso di dire la mia ed effettivamente avevo buttato giù un tentativo di risposta a queste critiche, presto partito per la tangente in un giudizio supponente su tutto Eco, Umberto Eco.
'Sta volta non mi limito a promettere di pubblicare, ma vado tosto a incollare quel che mi ero appuntato, anche se puzza un po' di vecchio e non pare più così profondo come immaginavo, o speravo.
 
Non toccatemi Umberto Eco, titolavo, sulla scia di un mio vecchio post, ma svelando l'agnizione finale subito nell'incipit: ...ma solo quando scrive romanzi: per il resto, non abbiate remore e dateci dentro.
Ad essere precisi questi miei giudizi risalgono a molti anni fa, ma direi che al massimo potrei scoprire di non essere più d'accordo col mio vecchio io sull'Eco romanziere, dubito di poter migliorare molto il giudizio sull'Eco saggista. Non che pensi le peggior cose di lui, intendiamoci, ma certo non lo trovo quel riferimento di illuminante saggezza che sembra caratterizzare la sua fama.
Lessi Il nome della rosa che ero troppo piccolo, come lettore, e non seppi apprezzarlo appieno. Ma riconosco, appunto, che con ogni probabilità il limite era mio. Più maturo, lessi Il pendolo di Foucault e mi divertii un sacco. Passai quindi a L'isola del giorno prima e lo definii un romanzo puro, nel senso in cui il termine viene usato in musica: un'opera composta non con intenti didascalici o descrittivi, ma per il solo gusto e piacere dell'opera stessa. Come il contrappunto bachiano mirava (solo) all'incastro armonico — punctum contra punctum — delle diverse voci, così ne L'isola del giorno prima Eco sembra scrivere solo per il gusto di scrivere, per il mero piacere della verbosità (emblematica è la loquela delle lettere di Roberto...).
Insomma, per me l'Eco romanziere fu un crescendo. Ma decisi di scprire anche l'altro lato.
Arrivai all'Eco saggista passando da quella specie di genere intermedio che sono Le bustine di Minerva, raccolte nel Diario minimo e ne Il secondo diario minimo, e già gli entusiasmi si raffreddarono molto. Ritrovai i giochi cacopedici à la Pilocatabasi, Tetrapiloctomia o Urbanistica Tzigana de Il pendolo di Foucault, ma fuori da quel contesto di romanzo avevano perso quasi tutto il loro brio e di essi non restava altro che infantilità e geekismo nel senso peggiore del termine. Certo, c'erano alcune bustine godibili (ricordo con piacere Elogio di Franti, oppure quella in cui si sfatava il mito che prima di Colombo tutti credessero la Terra piatta...), ma la maggior parte delle volte il risultato era insipido, oppure eccessivo. O addirittura firma di letterata ignoranza (vedi ad esempio la gita scolastica in gergo informatico). Per via della mia religione, il culmine del peggio mi è parso l'abbia raggiunto cercando di "riciclare" Borges: era inevitabile, chi prova a rifare Borges viene fulminato, lo sanno tutti: ma il suo Dell'impossibilità di costruire la carta dell'impero 1 a 1 fu davvero qualcosa di mortificante.
In realtà, di saggi veri e propri, feci in tempo a leggerne solo uno (la vita è finita e lì fuori c'è un'infinità di cose potenzialmente interessanti: uno deve inevitabilmente cominciare a sfoltire). Il titolo sembrava interessante, i temi trattati di mio grande interesse ed Eco era un nome importante: partii con le migliori aspettative. Forse fu proprio quello, perché non è che possa dire il peggio di Kant e l'ornitorinco. A voler essere cattivi si potrebbe commentare che un letterato non è nemmeno un filosofo, ma credevo che il titolo di semiologo lo avvicinasse almeno un po' alla forma mentis dello scienziato. E invece la metafora più calzante per descrivere questo saggio è proprio quella del tema liceale. Un ottomo tema, intendiamoci: colto, pieno di citazioni, riferimenti, excursus, paralleli, aneddoti... ma senza un vera e propria tesi di fondo, o con una tesi di fondo minuscola, spesso banalmente ovvia, e comunque completamente annacquata da citazioni, riferimenti, etc, etc...
Il peggio, qui in Kant, lo trovai all'inizio, in quell'interminabile sezione sull'essere, piena di vuoto pneumatico distillato da aria fritta (ricordo quasi con nausea i volteggi acrobatici fra i millanta modi di dire "essere" in tedesco...). Dopo quella prima parte, cui mi parve di resistere con supremo sforzo stoico, trovare un senso nelle parole dei capitoli successivi fu un sollievo, ma alla fine di tutto mi fu chiaro che non avrei più letto niente di saggistico di Eco.
Oddio, ma dove sono finito? Questo post non doveva parlare di Eco in generale, bensì nello specifico del suo ormai famoso giudizio su Internet, il pretesto essendo l'intervista di AubreyMcFato per it.wikinews...
Ma si è fatto tardi, Internet, si sa, non è fatta per le cose lunghe (sì, sì, sono ironico, anche qui avrei le mie cose da dire, ma purtroppo non possono essere contenute nel margine troppo stretto della pagina...), e dunque sarà per la prossima volta... :-)
E qui avrei interrotto per rimandare a un altro post, per spremere al massimo la mia produzione letteraria e far sembrare questo blog un posto vivo e sempre fresco. Ma ormai sono passati mesi e mesi, vi risparmio l'attesa e incollo qui di seguito anche la seconda parte, alla faccia dell'internet dai testi brevi.
Ora che conoscete la mia opinione di Umberto Eco, posso finalmente dire la mia, molto brevemente, sulle sue numerose "uscite" su Internet.
Mantellini riassume bene quel che ne penso: una baggianata; ma mentre lui poi pare più accondiscendente nei confronti dell'intervista di AubreyMcFato, io la trovo semplicemente una riproposizione, in maniera forse più articolata, della solita baggianata — Aubrey, ambasciator non porta pena... :-)
C'è una critica piuttosto generale all'attegiamento di Eco, espressa bene da Alessandro Longo: denigrare il progresso per pura nostalgia.
La tesi sarebbe che su Internet ci sarebbe troppa roba e la spazzatura prevaricherebbe sul poco di buono che col lanternino si potrebbe trovare. Qualcuno addirittura paragona Internet al muro di un cesso pubblico con pennarello a disposizione. Verrebbe quasi da ribattere che sì, le scritte/commenti sarebbero dello stesso livello di quel che uno va a fare, in quei cessi/post...
Ma, frecciatine a parte, il punto è che l'alternativa che Eco ha in mente soffre precisamente dello stesso problema, forse persino in misura maggiore.
L'alternativa che Eco cita sono libri e giornali: ma avete mai visto che libri circolano nelle librerie? Dalle sezioni New Age piene di ricette con rimedi bio-energetici a tutti i mali, alle sezioni "politiche" con complottismi di ogni genere e brunovespismi sempre freschi, alle sezioni scientifiche piene di tao-della-fisica e zichicche, fino a Moccia e ai romanzi di poca cosa. No, decisamente non sono della scuola qualsiasi cosa, basta leggere. Per non parlare dei giornali, pieni di bufale — Dio benedica Paolo Attivissimo — e granchi in quantità, facili ad errori grossolanissimi nonappena si tocca un po' d'economia o di statistica, persino su giornali sedicenti "specialistici in materia" come IlSole24Ore.
La baggianata, insomma, il solito miopismo veterogenerazionale nei confronti del nuovo, non è tanto il malgiudicare Internet, quanto il pensarlo diverso dal "caro vecchio mondo di carta".

12 comments:

Anonymous said...

è verissimo che internet sia piena di spazzatura, probabilmente oltre il 99% è fuffa. Trattandosi però di prodotto digitale ci sono strumenti che, sapendoli usare correttamente, possono facilmente distillare le cose utili. Mi riferisco naturalmente ai motori di ricerca, ai feedreader, ai migliori browser (opera e chrome), ecc., oltre alla conoscenza della rete da parte dell'utente.
Per chi la sa usare, internet è una miniera d'oro. Credo che semplicemente Eco non la sappia usare.

tfrab said...

Ho letto di recente "non sperate di liberarvi dei libri", che è ua lunga intervista ad Eco, ed a JC Carrière. L'argomentazione "contro internet" che ci ho trovato è:

"Le culture operano i loro filtraggi dicendoci ciò che bisogna conservare e ciò che bisogna dimenticare. In questo senso, esse ci offrono un terreno comune di intesa, anche riguardo agli errori. Puoi capire la rivoluzione che Galileo realizza solo a partire dalle teorie di Tolomeo. Bisogna condividere la tappa Tolomeo per accedere alla tappa Galileo e rendersi conto che il primo si era sbagliato. Qualunque discussione fra noi non può darsi se non sulla base di un’enciclopedia comune. Posso anche dimostrarvi che Napoleone non è mai esistito, ma solo perché tutti e tre abbiamo imparato che è esistito. È questa la garanzia della continuità del dialogo. Sono queste forme che chiameremo di “gregarismo” che consentono il dialogo, la creazione e la libertà. Con Internet, che ti dà tutto e ti condanna, come hai appena detto, a filtrare non più con la mediazione della cultura ma di testa tua, corriamo il rischio di disporre ormai di sei miliardi di enciclopedie. Cosa che impedirà qualunque possibilità di comprensione."

Quindi il vecchio modo di svilupparsi della cultura ci ha garantito che Nwe Age e altre schifezze cadessero nel dimenticatoio, in qualche modo. Con internet potrebbe non accadere, impedendo, diciamo così, il miglioramento del rapporto segnale/rumore.

Io non sono sicurissimo che questo meccanismo sia proprio così perfetto: che ne sappiamo noi se qualche genio incredibile del passato sia andato perso? E qualche cialtronata è comunque sopravvissuta, penso agli omeopati. Però mi sembra, cmq, un'obiezione interessante.

hronir said...

Sì, Anonymous, sottolinei un punto importante: la modalità di fruizione del web.
Perché Eco, Umberto Eco, non si ritrova spaesato in una libreria o una biblioteca, perso fra manuali New Age e saggi complottistici, e si muove invece a passo sicuro verso i migliori pilastri della letteratura mondiale? Ma è ovvio: la biblioteca personale di Eco si è formata attraverso un processo graduale, tutt'altro che esaustivo, poggiandosi su una rete di conoscenze capace di indirizzare la sua esplorazione verso certe direzioni e disincentivarla verso altre. Esattamente quello che, con tutte le enormi "riduzioni" del caso, faccio io con la mia lista di sottoscrizioni a feed: non leggo qualsiasi cosa, non navigo su internet a casaccio; prendo invece spunti da mie precedenti letture, o da mie precedenti "conoscenze" via internet.
E con questo mi riallaccio anche al commento di tfrab: cos'è, infatti, questa "cultura" di cui parla Eco? Sta forse nella cellulosa di cui sono fatte le pagine dei libri? Oppure abita in alta montagna dove non arriva l'ADSL? Altrimenti non si capisce come mai questa cultura di cellulosa d'alta quota non possa "applicarsi" anche ai contenuti del web. Mancano forse, su internet, "dialogo, creazione e libertà" di cui parla Eco? Al contrario, la potenza dei mezzi di comunicazione esalta al massimo proprio la possibilità di dialogo con persone lontane geograficamente e altrimenti "sconosciute", lasciando emergere direttamente il contenuto dei vari punti di vista a scapito delle difficoltà di pubblicazione e diffusione che in passato potevano ridurre i contributi che emergevano fino alla "cultura" di cui parla Eco.
Del resto si potrebbe rifrasare tutto riportato al 1450:

"Le culture operano i loro filtraggi dicendoci ciò che bisogna conservare e ciò che bisogna dimenticare. [...] Qualunque discussione fra noi è possibile solo perché siamo pochi e possiamo comunicare per via epistolare, ma cosa succederebbe se tutti quanti potessero dare alle stampe i propri libri? E tutti quanti ne potessero leggere? Verrebbero pubblicati molti più libri di quanti nessuno sarebbe mai capace di leggere nel corso della sua vita, come potremo garantire che non vengano pubblicate scemenze? Romanzi sciatti? Manuali di teorie bizzarre? E' assurdo, la stampa di quel Gutenberg sarà la rovina della cultura, perché richiedere un'operazione di filtraggio immane. Cosa che impedirà qualunque possibilità di comprensione!"

Ma allora aboliamo anche la scrittura, che, non obbligandoti ad imparare a memoria le cose, ti lascia sempre vuoto e privo di veri insegnamenti!

No, guarda, tfrab, Eco continua a ripetere sempre la solita solfa, che è la solfa di chi non sa cosa sia internet, di chi accende il computer una volta al mese, va su google e si trova a boccheggiare nel mare di roba che si trova davanti: ma è un problema suo, non di Internet!

astrolabio said...

mi trovo daccordo sul giudizio che ne dai, applicando il ragionamento che fa lui sarebbe impossibile parlare una lingua straniera: tutti i quei fonemi potenziali, come fai a distinguere quli sono ok e quali no?
semplice, impari.

però vorrei spezzare una lancia in suo favore coem semiologo, infondo sei andato a beccare il saggio che riguarda problemi secondari, dizionario, enciclopedia etc. un approfondimento di quine direi. Però ha anche scritto pietre miliari della semiotica tipo il trattato di semiotica generale. il problema è che hanno tutti una leggibilità pari al primo capitolo di kant e l'ornitorinco.

hronir said...

Attento, astrolabio, stai toccando un nervo scoperto, purtroppo su temi come questi perdo ogni diplomazia e divento di una supponenza insopportabile: dunque mi spiace, ma credo ormai di saper distinguere quando la mia incomprensione nasce dalla mia stessa "newbie"aggine alla materia, magari già difficile di suo, o piuttosto da una sua intrinseca *vacuità*. Un trattato di teoria dei campi è difficile, il primo capitolo di "Kant e l'ornitorinco" è semplicemente filosofia continentale (sort of).

Ok, cerco di calmarmi, sicuramente il paragone di Eco con gli idealisti tedeschi è eccessivo, qualcosa di sensato, strizzando ben bene, si riuscirà pur a trovare in quel dannato primo capitolo, ma certamente la sua poca "leggibilità" è punto o nulla da attribuire alla difficoltà della materia e direi interamente all'orpellatura verbosa tipica proprio di quella filosofia che tanto odio (e non sarà certo un caso che sia proprio il *tedesco* la lingua che si prodiga di varianti per il verbo/nome "essere").

Citi Quine, e a questo punto l'idea che mi faccio è che i riferimenti di Eco a Quine avranno lo stesso stile del suo tentativo di rifare Borges: assolutamente mortale.

Ecco, Quine è difficile. Ci mette del suo a scrivere a densità nucleare, ma anche i temi trattati sono difficili e non mi vergogno certo a dire che di tutti i suoi libri avrò capito sì e no un terzo di quel che voleva dire. Ma, ecco, se non mi tufferò a leggere gli altri saggi di semiotica di Eco, non sarà certo perché mi spaventa la loro "leggibilità".

astrolabio said...

infatti il primo capitolo di kant e l'onitorinco non è che dice chissà quali complesse verità, è che è poprio scritto male, hai ragione.


gli altri non è tanto che sono involuti qunto piuttosto monocordi e noiosi.

hronir said...

Ah, be', ma allora andiamo d'accordo: infatti, come dicevo, non è che pensi che Eco sia uno scemo o scriva stupidaggini: solo spesso è molto sopravvalutato.

Anonymous said...

Sarà che a me ha fatto una buona impressione (umanamente, anche), sarà che intorno a noi c'è del marcio tale, Eco quando parla di Internet e Wikipedia non mi sembra il preggiore: certo, pecca spesso di ingenuità, scambia le parti con il tutto e viceversa. Sicuramente, non ne è un utente esperto, e sono d'accordo che sia sopravvalutato. Guardando il bicchiere mezzo pieno (e rimanendo alla ia intervista), ha detto cose molto importanti su Wikipedia, sdoganandola un po' in certi ambienti (paludatissimi) come le biblioteche o l'accademia.

Franco said...

Se ti chiedi da dove venga la fama di Eco saggista credo che la risposta migliore nel caso specifico sia: molti degli argomenti che usi contro la sua intervista, che io sappia, li ha inventati proprio lui (almeno in Italia, per quel che so). All'inizio degli anni '60 trascino' dentro la cultura "ufficiale" italiana -un po' scandalizzata- i prodotti dei nuovi mezzi di comunicazione, cioe' radio e soprattutto televisione. Lo fece su diversi piani (dal saggio specialistico all'articolo sul quotidiano), e in diversi modi, ma alcuni hanno lasciato il segno.

Esempio: se sotto la supponenza di molti intellettuali stavano ignoranza, paura del nuovo e amore per la vecchia rassicurante cultura di un tempo, Eco usava esempi stranianti per smascherarli. Apocalittici e Integrati si apre giusto con la citazione dal Fedro di Platone sulla superiorita' dell'oralita' sulla scrittura. In un pezzo del Diario Minimo (il primo, non il secondo che e' uscito trent'anni dopo e a confronto fa schifo) si finge un antico ateniese scandalizzato dalla cultura di massa, e nel suo lamento mischia citazioni "antimoderne" da Platone, Eraclito eccetera, con i loro analoghi contemporanei (Montale, Bo e altri).

E' interessante che dopo quasi 50 anni le tracce di questa eredita' si siano un po' perse, e il suo ruolo diventi quello dell'intellettuale bolso attaccato dai giovani con gli stessi metodi che da giovane usava lui. Per quanto riguarda l'intervista, piu' che sbagliata mi sembra poco interessante, che e' anche peggio.

hronir said...

Franco, ma quante ne sai?
Finalmente ti fai vivo da queste parti! Non sai quanto mi manca la tua saggia presenza! (Sì, sembra una presa in giro dello Sghedo, ma invece sono serio!).
Per esempio, volevo citare anch'io quella cosa della superiorità della tradizione orale sulla scrittura, ma mica mi ricordavo che era il Fedro di Platone.
E poi "bolso"... ma che diavolo significa bolso? Sei un mito!

Comunque sì, e con questo rispondo anche ad aubreymcfato, sono d'accordo: Eco non è certo il peggio (purtroppo).

Franco: devi assolutamente aprire un blog e cominciare a scrivere regolarmente!

Franco said...

grazie grazie tu mi confondi (sono molto toccato ma mi sa che esageri un po')...comunque grazie anche per "bolso": l'ho cercato sul dizionario e ho trovato:
"1 Di cavallo, ammalato di insufficienza respiratoria
2 estens. Di persona, asmatico e quindi debole, fiacco
3 fig. Di stile o discorso, enfatico, tronfio: prosa b."
Non sapevo che erano i cavalli a essere bolsi (per me era solo Umberto Eco negli ultimi 10 anni), ora lo so.

Non apro un blog perche' non saprei che cazzo scriverci (mi sa che te l'ho gia' detto). Mi stupisco di tutta questa gente che ha tante cose da dire quasi tutti i giorni: "ma che roba e'? ma da dove vengono? quando le pensano? magari ne stanno pensando altre proprio ora mentre scrivo!" Comunque ti seguo stai in guardia...

hronir said...

> Comunque ti seguo stai in guardia...

Dimostralo più spesso! :-)