Dicevo che il Libertarianismo è una di quelle "scoperte" che ti cambiano radicalmente il modo di vedere tutte le cose; e vi sarà sembrata, lo so, una di quelle frasi romantiche, di chi ama naufragare fra per sempre e mai piú, e immaginare l'infinito dietro l'ermo colle.
E invece è letteralmente così, ti rivolta davvero tutto il mondo come un calzino: lo shopping, lo stato, la società, l'ecologia, i diritti fondamentali degli uomini, non sono più gli stessi; non è più la stessa cosa votare, pagare le tasse, andare a scuola, al lavoro, (non) fare ricerca scientifica. Persino l'astrologia, l'omeopatia e Vanna Marchi (e ditemi voi se è romanticismo Vanna Marchi!) non sono più quelli di prima!
Chiaramente sto parlando della mia esperienza personale: non so se tutti i libertari sono passati attraverso un'analoga fase tellurica o se magari hanno vissuto un'esperienza simile ma in più tenera età e, quindi, con meno sconvolgimento (o, più banalmente, sono stati libertari "da sempre").
Personalmente, per quanto riguarda la portata rivoluzionaria, trovo che il paragone naturale sia con la fisica moderna e il Darwinismo: se, da una parte, Relatività e Meccanica quantistica ridefiniscono la stoffa con cui è fatto il mondo (spazio, tempo, oggettività, causalità...), dall'altra il Darwinismo tocca più da vicino proprio l'essere umano (chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo). Ebbene, la prospettiva libertaria rappresenta il vertice di questo climax perché sconvolge il concetto di uomo nella società, e dunque te la ritrovi dappertutto, quotidianamente.
Ma, sempre in chiave di portata rivoluzionaria, c'è un aspetto profondamente diverso fra Libertarianismo, da una parte, e Relatività, Meccanica quantistica e Darwinismo dall'altra: mentre queste ultime sono scienze consolidate e mainstream, e il Darwinismo addirittura, pur in facili semplificazioni, è addirittura patrimonio comune (ok, lasciamo stare in questo momento l'Intelligent Design...), il Libertarianismo rappresenta invece una specie di terra ignota, ignobile persino, priva anche del fascino trasgressivo dei tabù.
E' stato del tutto casualmente, infatti, che qualcuno mi ha indicato Rothbard, Friedman e prima ancora la scuola austriaca di economia. Eppure, esattamente come succede con Darwin, l'unica reazione che si prova, a posteriori, è semplicemente un: ma come ho potuto essere stato cieco per tutti questi anni? E, a differenza di Darwin, com'è possibile che tanta gente, colta e istruita, progressista, sia del tutto ignorante rispetto a questo modo così naturale di vedere le cose?
Va bene, direte voi, ora piantala di girare attorno alla questione e di creare tutta questa suspense: dicci finalmente cos'è, cosa dice questa teoria libertaria della società (ché a leggere Wikipedia sembrano dei pazzi furiosi).
La cosa più semplice che potrei fare, in effetti, è proprio fornire qualche link: oltre a Wikipedia ci sono tante fonti online su argomenti libertari e ci sono anche ottimi blogger che ne parlano.
Il punto è che io stesso ero entrato in contatto con alcuni concetti libertari, pur in maniera casuale e tutt'altro che sistematica, proprio attraverso letture sporadiche da alcuni blogger (ad esempio il lume rinnovato), e tuttavia non ero riuscito a coglierne la portata. Un po' perché ero viziato da tutta una serie di pregiudizi inconsapevoli molto comuni e di cui mi sono dovuto letteralmente liberare con non poca fatica, e un po' perché si trattava di concetti isolati di cui mi mancava il contesto (contesto tanto fondamentale proprio perché il Libertarianismo presuppone un cambiamento di prospettiva radicale rispetto al modo di pensare comune). E infatti, almeno da questo punto di vista, un po' mi sono pentito dei miei post recenti in cui riportavo "beceramente" dei brani di Rothbard, perché ottengono in molti casi lo stesso (controproducente) effetto nel lettore non-libertario: straniamento e sospetto.
Quel che mi piacerebbe, invece, è provare a fornire un percorso, anche solo accennato, sicuramente da approfondire poi altrove, che possa però facilitare la strada ad altri che si trovano in una situazione simile a quella in cui mi trovavo io fino a qualche mese fa. Gran parte dei pochi lettori che mi seguono, infatti, almeno io credo, non sono libertari per lo stesso motivo per cui non lo ero io: semplice e pura ignoranza.
A coloro che, per ingannare l'attesa (sicuramente lunga, potenzialmente vana) di una prossima puntata, su questi schermi, su questi temi, volessero comunque cominciare da Wikipedia, chiederei almeno di non affrettare il giudizio: le pagine di Wikipedia, giocoforza, espongono le idee libertarie in maniera concisa, evidenziandone le tesi, manco a dirlo, rivoluzionarie. E proprio in quanto tali, prese così, dall'alto, queste tesi possono apparire al limite dell'irragionevolezza. Di più: a volte possono anche esserlo, irragionevoli, perché nella semplificazione di una voce enciclopedica possono rappresentare il risultato estremo di un approccio del tutto inusuale. Il punto è che — e in questo effettivamente il paragone con la fisica moderna e il Darwinismo non regge decisamente più — il Libertarianismo non è un monolite, accentrato, chessò, sulle tesi di Rothbard o di Friedman (che, tanto per dire, erano spesso in disaccordo reciproco su tante cose). Il Libertarianismo, in tutte le sue varie forme rappresenta una prospettiva sulla società, un modo di pensare e di affrontare questioni in cui semplicemente hai imparato a evitare "i soliti errori". Su molte questioni non esiste la soluzione libertaria (al massimo c'è la soluzione di Rothbard, quella di Friedman, e spesso quelle più "famose" sono le più "estreme", da cui, almeno in parte, l'immagine diffusa di "pazzi furiosi"). L'accordo, se vogliamo, è "in negativo", su quali soluzioni "sicuramente non funzionano" e su quali sono i fattori rilevanti, nella ricerca di una soluzione.
Questo, tra l'altro, per dire che no, non ho trovato l'unica verità politica a cui tutti dovrebbero adeguarsi, che sarebbe oltremodo ingenuo. L'effetto di devastante rivoluzione della prospettiva libertaria è in negativo, riguarda la quantità di credenze implicite e apparentemente naturali che improvvisamente si frantumano, si rivelano quali falsi preconcetti che da sempre hanno distorto la visione della società.
Proprio come con la fisica moderna e il Darwinismo, il panorama che ti si para davanti è sterminato, e approfondirlo richiede(rebbe) tempo ed energie, ma ugualmente, da subito, capisci che, qualunque cosa troverai, non sarà come quello a cui eri abituato.
Insomma: non è tanto una o più specifiche tesi finali di particolari libertari, quanto la prospettiva, che vorrei provare a farvi scorgere, in qualche modo, in futuro, su questo blog. Non ho idea di come fare, dovrò cercare di ricordare com'ero, io stesso, qualche mese fa (e già mi sembra un io lontanissimo ed estraneo), come ragionavo, cosa mi risultava assolutamente impossibile da concepire, ma soprattutto come invece sono arrivato a concepirlo, prima, e, ben presto, a trovarlo addirittura naturale e ovvio.
12 comments:
ganzo! Leggerotti in treno!
aspetto la prossima puntata con impazienza!
O bella, ci siamo letti nel pensiero forse?
Ti ricordi di quel progetto di cui ti parlavo? :D
stay tuned!
Io mi reputo anarchico. Una cosa che ho sempre voluto approfondire è il legame tra anarchismo e le dottrine libertarie dell'economia. Mi interessa capire come da presupposti tanto simili si possa arrivare a conseguenze tanto diverse, anche se in principio non contraddittorie.
Comunque, io ho un modo di pensare "scientifico" della politica e dell'economia, anche se non l'ho raffinato. L'idea grossomodo è questa: i gradi di libertà "liberi" di un sistema complesso tendono spontaneamente (e in maniera piuttosto intelligente) a raggiungere un equilibrio (dinamico) compatibile con i vincoli esterni imposti al sistema, che siano espliciti o no. Per esempio, la dottrina Keynesiana dello scavare buchi per poi riempirli (il public spending) funzionava a patto che ci fosse un surplus di ricchezza, un "vincolo" garantito dallo sfruttamento delle risorse interne e dallo sfruttamento coloniale. Quella stessa dottrina in Italia oggi (il puntare su un settore del tutto improduttivo come l'edilizia per "rilanciare l'economia") non può funzionare, perché diverse sono le condizioni al contorno: manca la grana da far circolare.
Le dottrine libertarie credo che siano accomunate dal presupposto che il vincolo debba essere il più snello possibile, che ci siano ampi spazi di libertà e di impresa personale e collettiva (l'anarchico Colin Wards diceva che l'anarchismo non è fare la rivoluzione anarchica domani, ma è, in ogni segmento della propria vita, fare in modo che si allarghi lo spazio di libertà, proprio e degli altri: dal gioco dei bambini all'urbanistica etc. Ed in questo senso io mi reputo anarchico). Quello che differisce però è il tipo di vincolo, e quindi anche il tipo di stato di equilibrio che andiamo a creare.
Penso per esempio che la proprietà privata (dei mezzi di produzione, ovviamente) sia un vincolo molto pesante e mi sembra un assunto essenziale dell'anarcocapitalismo. Io non mi sento di sottoscriverlo.
Un vincolo sottaciuto del capitalismo è che il sistema di distribuzione della ricchezza coincida con il sistema di produzioni di ricchezza: un metodo certamente efficiente ma drogato. Io penso che oggi dovremmo studiare un nuovo sistema economico che sia al contempo snello e poco burocratico, ma che sleghi queste due necessità. Dottrine massimaliste come il comunismo avrebbero messo nelle mani dello stato la programmazione di queste attività (e vediamo in Cina come è andata a finire: sono i peggiori capitalisti). Mi piacerebbe invece che riuscissimo ad essere più intelligenti e cercassimo di studiare quali vincoli consentono il massimo spazio di libertà, ma creano circuiti virtuosi per incentivare il risparmio e la conservazione delle risorse.
Mi sa che ho fatto un gran minestrone.
http://lanuovaeresia.wordpress.com/
:D
Grande Fabristol!
Ma è stato questo mio post a spingerti ad uscire "in anteprima" col tuo progetto?
Tranquillo: questo post giaceva già bell'e finito da diversi mesi, ormai, e aspettavo a pubblicarlo sperando di cominciare a scrivere almeno la prima "puntata". In realtà di questa prima puntata non ho nemmeno la più vaga idea, ma ho deciso di uscire lo stesso con questo post di belle speranze per non fargli accumulare altra polvere. Col risultato di provare imbarazzo ai vari commenti speranzosi (illusi) di Edo, Knulp, etc... Ma del resto questo blog è abituato a promesse non mantenu... ehm, ancora da mantenere (vedi Quine, oppure qui oppure ancora qui).
Per cui vai alla grande col tuo John Galt, che io ho i miei tempi.
Tomate, non credo di concordare con la tua analisi della dottrina Keynesiana e più in generale sull'idea dei "vincoli" che bisognerebbe/si-potrebbe "scegliere". Del resto, quello che chiami "vincolo sottaciuto del capitalismo" potrebbe essere descritto invece come effetto risultante.
Ma è un discorso complicato e lungo...
"Ma è stato questo mio post a spingerti ad uscire "in anteprima" col tuo progetto?"
No. ti ricordi quando ti accennai mesi fa (mi pare settembre) al fatto che stavo lavorando ad un progetto? Be' era questo. E' in cantiere da giugno e il blog era lì ma non pubblico. Ogni tanto scrivevo, aggiungevo una FAQ e poi un'altra e così via.
"Tranquillo: questo post giaceva già bell'e finito da diversi mesi, ormai, e aspettavo a pubblicarlo sperando di cominciare a scrivere almeno la prima "puntata". In realtà di questa prima puntata non ho nemmeno la più vaga idea, ma ho deciso di uscire lo stesso con questo post di belle speranze per non fargli accumulare altra polvere. Col risultato di provare imbarazzo ai vari commenti speranzosi (illusi) di Edo, Knulp, etc..."
Hai visto più o meno come me! :D
Siamo sulla stessa barca.
Però mi sa che utilizzerò il tuo post come spunto per un mio post...
Felice di essere stato linkato e citato sul tuo post :-)
Avevo capito che il tuo progetto era in cantiere da tempo, mi chiedevo se fosse stato questo mio post a spingerti a rendere finalmente pubblico il tuo nuovo blog...
T'ho letto in treno. Alla fine t'avrei anche picchiato se fossi stato li' (metaforicamente, s'intende). E' proprio vero: era una vuota apologia del libertarianismo.
Proprio vuota. 2 parole a proposito le potevi spendere, no?
Eh eh eh...
Ma l'hai visto: ho provato, qualche post fa, ad affrontare l'argomento, ma con esiti deludenti...
Devo ancora capire come affrontare la cosa...
Ah, dimenticavo: ci sono le bellissime FAQ di Fabristol su Who is John Galt?!
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