Noi siamo come naviganti che devono restaurare la loro nave in mare aperto, senza poterla mai smontare in un cantiere e senza poterla mai ricostruire con parti migliori.
Otto Neurath
Otto Neurath
(continua da: 2/3)
Lo vedete anche voi, ci sono macerie ovunque.
C'è qualcosa che si salva? Siamo davvero costretti al relativismo più indifferente, liberi di cambiare a piacimento la nostra ontologia ogni secondo martedì del mese? Certamente no. Quine si limita a spogliare dell'aura di assolutezza molti concetti fondamentali, ma per mettere a nudo la loro vera natura. Rendersi conto che il riferimento è imprescrutabile non significa doverlo estirpare dai nostri discorsi ma significa "semplicemente" essere consapevoli che esso ha senso solo sullo sfondo di uno schema concettuale complessivo. Il relativismo ontologico non è indifferenza ontologica e non ci esime dall'importante compito di capire come e perchè alcuni schemi concettuali, da quelli del senso comune fino a quelli più raffinati della scienza, sono migliori di altri.
Cosa esiste davvero, dunque, e cosa no? La risposta di Quine, pragmatista da buon americano, è semplicemente "qualsiasi cosa, se ci serve". Abbiamo solo gli stimoli sensoriali come punto di partenza, e ad essi dobbiamo tornare: accettare corpi, classi, numeri, atomi, in questo viaggio di andata e ritorno, ha solo un valore strumentale — essere è essere il valore di una variabile.
E allora anche un empirista non proverà più fastidio se l'ontologia della fisica comprende irriducibilmente enti astratti come i numeri e le classi, e se il rischio di paradossi è sempre dietro l'angolo. Ci siamo già svezzati dal mito della distinzione analitico-sintetico, ormai sappiamo che l'apparente solidità e certezza della matematica è dovuta semplicemente alla sua centralità nella rete delle nostre conoscenze, nel sistema complessivo delle scienze; alla sua "lontananza" dai bordi del nostro campo di forze i cui limiti sono l'esperienza.
E concludo direttamente con Luca: quel che resta saldo e intoccabile, alla fin fine, sono gli stessi dati dai quali era partito il nostro bambino nel suo viaggio verso il mondo: stimoli dei recettori sensoriali. La scienza, pure se si situa a un livello di complessità filogenetica e ontogenetica immensamente più alto, non deve rendere conto ad alcuna entità di ordine superiore. L'unico dogma residuo dell'empirismo, la fedeltà agli stimoli sensoriali, è vendicato.
5 comments:
Ho letto con interesse, e secondo me la parte meno digeribile è quella della decostruzione della distinzione tra ragionamenti deduttivi e induttivi (come li chiama Russell). Meno digeribile perché non ne ho afferrato la necessità e l'utilità.
Cmq, mi hai fatto venire una gran voglia di leggere Quine, se ti riesce distilla un'opera.
Grazie del feedback.
Non credo che la dicotomia induttivo/deduttivo si possa sovrapporre completamente a sintetico/analitico (se è questo che intendi). E non è nemmeno questione di necessità o utilità, è semplicemente così: non si può separare la parte analitica da quella sintetica di una teoria e dunque basare tutto su questa distinzione netta non può che portare a contraddizioni e paradossi.
No, distillare un'opera di Quine credo sia impossibile per me. Come dicevo altrove, le opere di Quine sono difficili e pensare addirittura di tirare le fila è impresa ardua.
Quel che posso fare è provare ad approfondire qualche argomento particolare.
Ad esempio pare (cfr. anche tomate) che la questione analitico/sintetico sia quella che incuriosisce di più (e come dubitarne?). Solo che si tratta anche della parte più difficile da spiegare in poche parole, se decido di partire con quello potrei semplicemente non partire mai.
Una cosa più semplice potrebbe essere, forse, l'olismo semantico/epistemologico...
Boh, non so, ci devo pensare su.
E comunque, come dicevo, non faccio promesse sui tempi (avete visto quanto ci ho messo ad arrivare qui?!?).
Nooo, tranquillo! :D
Mi sono espresso male, intendevo: ce la fai a consigliarmi un solo libro di Quine (per cominciare), scegliendone uno che sia sufficientemente riassuntivo del suo pensiero? O perlomeno quello che affronta la faccenda sintetica-analitica ;)
Grazie
(da dove m'è uscito quel "distillare" non so)
Si', si', sono tranquillo :)
E' che mi piacerebbe esserne in grado.
Ad ogni modo, per una bibliografia, ti rimando a questo post.
Riassumendo, il mio consiglio e' di avvicinarsi a Quine partendo da libri su, invece che di, Quine. E in particolare un punto di partenza potrebbe essere l'introduzione della Origgi. Poi, se fossi fisico, proverei a dare un'occhiata anche a qualche libro di Bellone, anche se effettivamente il problema analitico/sintetico non viene affrontato di petto, li'...
Per i non-fisici, magari se Ivo, da vero filosofo, passasse di qui e volesse aggiungere un suo commento (bibliografico)...
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