Qualcuno, leggendo il titolo del post, pensera' che voglia ricalcare il famoso detto di Disraeli [›››] o qualche altro dei tanti sullo stesso tono. In realta' e' esattamente il contrario, perche' volevo segnalare questo post. Che non e' tanto della statistica vera e propria che parla, quanto di quella che ci viene presentata, e del modo con cui viene presentata: non sono il solo, dunque, a restare stupefatto dalla superficialita' (per non dire incompetenza) di chi quella scienza dovrebbe averla studiata, visto il lavoro che fa.
Un altro esempio analogo che mi piace ricordare riguarda le rilevazioni sull'andamento dell'inflazione. Ripetutamente, pervicacemente, perversamente, si danno i numeri degli aumenti, senza alcuna indicazione e valutazione della "confidenza" (per traslitterare dall'inglese) di quel dato. E non si tratta di una pignoleria, la mia. E la prova non e' neanche il fatto che istituti indipendenti e/o associazioni dei consumatori producano risultati molto differenti. La prova lampante e' che a seguito delle polemiche che quei risultati diversi scatenano, la rilevazione ufficiale prova a cambiare il campione di beni di consumo su cui basa la propria valutazione e... ottiene un risultato nettametne diverso! Certo, non un fattore 2 (altrimenti si sconfesserebbero troppo palesemente), ma se il dato originale era affetto da un errore cosi' grande da rendere plausibile anche il nuovo valore cosi' distante... che diavolo di senso aveva quel valore?
PS
Il post di Carletto Darwin e' vecchio di qualche giorno, ormai [›››] , ma tanto l'argomento non e' di estrema attualita', bensi', ahinoi, valido sempre, ancorche' attuale solo prima delle elezioni.
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