17 March 2013

Democrazia /5 [era: La democrazia per la scienza]

Scopro più o meno per caso Infinite forme bellissime e meravigliose, blog fresco di nascita, su cui mi capita subito di leggere, in maniera del tutto scorrelata ma perfettamente in scia con gli ultimi miei post, che ci sarebbe una evidente e profonda differenza fra democrazia e dittatura della maggioranza. Ma forse il caso è solo apparente, perché il pretesto di quel post è lo stesso da cui era partito questo mio thread, ovvero il ruolo della democrazia per la scienza; fatto sta che mi s'offre, senza nemmeno chiederla, una risposta alternativa a chi invece si richiamava alle costituzioni per scongiurare le prevaricazioni della maggioranza e poter continuare a difendere la democrazia.
Tale risposta alternativa, però, è completamente sott'intesa e, almeno per me, tutta da chiarire: quale sarebbe la differenza, per non confonderle, fra democrazia e dittatura della maggioranza?
Per scongiurare il più possibile il rischio di passare per troll mi impegno in tutta la diplomazia di cui sono capace e mi arrischio ad un commento in calce al post. La diplomazia funziona, il rischio troll sembra scongiurato e segue nei commenti un interessante confronto. Provo a tracciarne un riepilogo qui, in modo da tenerne traccia nel filone democrazia.
 
Dunque la difesa della democrazia, in questo caso, prenderebbe la via della condivisione (chissà cosa sarebbe venuto fuori ad approfondire il tema della consapevolezza...). Obscura per obscuriora, per quanto mi riguardava, nonostante tale differenza venisse giudicata lampante da chi scriveva. Chiarito che il senso non era, banalmente, quello di maggioranza allargata, il più ampia possibile, emerge il concetto di "bene comune" come linea guida: le scelte veramente democratiche sarebbero quelle condivise nel senso di orientate al bene comune e non di una sola parte, fosse anche la maggioranza.
 
Tesi estremamente interessante, se non altro perché potrebbe essere il senso implicito di molte difese della democrazia, più di quello della costituzione di cui dicevo nell'altro post.
 
Esisterebbe dunque un criterio indipendente, rispetto a quello del voto, per giudicare la bontà (democraticità?) di una scelta politica: il bene comune.
Noto subito che, anche in questo caso, la difesa della democrazia passa attraverso il forte ridimensionamento del meccanismo di voto come elemento caratterizzante. Nel caso dei "costituzionalisti" — lasciatemi chiamare così, in questo discorso, coloro che sottolineano l'importanza della costituzione per giudicare "difendibile" una democrazia — il ridimensionamento potrebbe essere considerato parziale, sottolineando che il voto resterebbe l'unico meccanismo decisionale legittimo, pur nei limiti costituzionali. Nel caso della democrazia "per il bene comune", invece, il meccanismo di voto viene spogliato anche della sua circoscritta autonomia e su ogni sua decisione pende il giudizio di dittatorialità qualora non sia perseguito il bene comune.
L'unico modo che mi viene in mente per salvare la caratterizzazione della democrazia, in questo caso, è quello di sostenere che il voto sia un meccanismo privilegiato per l'individuazione del bene comune: quello di sostenere, cioè, che il voto rappresenterebbe il miglior meccanismo decisionale capace di far procedere la società verso scelte "per il bene comune".
Non conosco argomenti a favore di una simile tesi che vadano al di là di una concezione ingenua del consorzio umano; al contrario, è stata elaborata un'intera branca dell'economia, che va sotto il nome di public choice theory (che ha dato il Nobel a diversi economisti, fra cui il recentemente scomparso James M. Buchanan), la quale mette in evidenza precisamente gli innumerevoli incentivi, inerentemente connaturati al processo decisionale democratico, che portano inevitabilmente a scelte di parte, che favoriscono minoranze ben organizzate a danno di maggiornze capaci di diluire il danno a tal punto da rendere sconveniente l'attività di lobbying per rimediare a quel danno. Niente di più lontano, cioè, da un meccanismo di avvicinamento al bene comune.
 
Questo ordine di obiezioni, à la public choice, attaccano proprio quel genere di difese della democrazia che si rifugiano nella distinzione fra sistemi democratici, in concreto, e la democrazia ideale, in astratto.
Ma c'è un livello ancora più profondo su cui si possono muovere critiche ad una tale prospettiva: un livello che si lascia alle spalle quello pragmatico in cui ci si chiede se la democrazia sia efficace o meno per raggiungere il bene comune, ed è quello in cui si mette in discussione il concetto stesso di bene comune.
Ebbene, la mia tesi, la tesi dei libertari, è che non sia possibile, non dico definire, ma nemmeno delineare, un concetto di bene comune che non sia, in realtà, espressione di parte. Le preferenze, le scale di valori, sono inevitabilmente soggettive — di più, la stessa persona può, e molto spesso lo fa, cambiare preferenze nel corso del tempo; di più ancora, la stessa persona, nello stesso momento, assegna valori diversi a beni identici (cfr. rivoluzione marginalista). Ma anche senza scomodare i fondamenti della teoria del valore, l'idea che si possa, a tavolino, stabilire cosa è meglio per tutti, anche in un senso debole, paretiano, del termine, è un presupposto ingenuo, non solo in astratto, in contesti filosofici di ricerca delle fondamenta, o analogamente in contesti economico-matematico (e.g. di teoria dei giochi) di definizioni assiomatiche, ma anche e soprattutto in contesti concreti di scelte politiche reali.
La mia tesi, la tesi dei libertari, è che bisognerebbe spogliarsi della pretesa di poter decidere, noi presunti sapienti, cosa è bene per tutti, ed imporlo; è che bisognerebbe lasciare ad ognuno la libertà di fare le proprie scelte, con l'unico limite della stessa medesima libertà altrui, ovvero con l'unico limite del diritto.

17 comments:

Edo said...

Due commenti brevi:

1) democrazia etimologicamente è il potere al popolo. Dove si parla di esercizio di un potere purtroppo non si può dire in generale che si persegua un bene comune, per tutti.

2) Ma tu pensi davvero che una società libertaria possa funzionare, data la natura umana (o forse animale)? Pensi davvero che la libertà altrui possa essere guida e limite dei comportamenti delle persone?

Mi piacerebbe! Ma posso citare infiniti esempi di prevaricazione (anche di piccolo conto) di individui su altri individui in virtù delle proprie necessità.

hronir said...

Non ho capito il senso del commento 1: un'ammissione di colpa? un colpo di spugna? (una spugna d'ammissione?)

Sul commento 2, non so più quante volte ho risposto a questa vecchia e debole obiezione: una società libertaria non è un'eden di santi ed anime pie: ci sarebbero tribunali e polizie a vigilare sulle violazioni di libertà, e non si crede certo che sarebbero perfetti ed infallibili; si crede però che sarebbero più efficienti del monopolista statale su mandato democratico e che ne risulterebbe una società più giusta.
Se non riesci a concepire una società senza il monopolio della violenza (polizia) e dei tribunali, o se credi che una tale società si ridurrebbe alla legge della giungla, sei nella stessa posizione del credente che pensa che senza Dio il mondo sarebbe un'inferno.

Maurizio Manetti said...

Leggendo i tuoi post sulla democrazia e influenzato non poco dai recenti risultati elettorali mi sto convertendo alla monarchia (illuminata per carità... un sano vecchio dispotismo illuminato... sia mai che voglia un despota ignorante, anzi, già che ci siamo fatemi imperatore e vi sistemo tutto)

Edo said...

Se hai più volte dovuto rispondere all'obiezione 2 sarà in parte per il fatto che noi non vediamo la luce, ma anche che voi non sapete illuminarci.

Ma proviamo a capire: nella società libertariana ci sono più enti che esercitano il potere? O meglio i vari poteri?

BTW, esiste sempre la separazione dei poteri giudiziario, esecutivo e legislativo?

Posso decidere di farmi "processare" dal tribunale che più mi aggrada?

Ora farò una reductio dell'obiezione 2: secondo te è possibile organizzare una società in cui ci siano più corpi di polizia (per dirne uno)? E che legge fanno rispettare, se fosse una domanda plausibile? Esiste una "legge" minima condivisa?

Io riesco benissimo a concepire una società senza monopolio della violenza e dei tribunali: basta guardare la terra in tutta la sua interezza. Ma questo non fa sì che la situazione mi appaia tanto migliore.

hronir said...

@mau: tu scherzi, ma — premesso che il senso dei miei post non era affatto quello di difendere le monarchie né tantomeno le dittature — ci sono davvero ragioni per cui alcune monarchie (illuminate, per carità, come dici) possano produrre risultati migliori delle democrazie. Tali ragioni sono in parte messe in evidenza ancora dalla public choice theory ed essenzialmente risiedono nel fatto che il monarca è proprietario del suo regno: fosse anche solo per darlo in eredità alla propria discendenza, egli tenderà, in linea di massima, a non esaurire completamente tutte le sue risorse, in termini sia naturali che umane; al contrario il funzionario democraticamente preposto al controllo (in contrapposizione appunto al concetto di proprietà) dello stato, non avrà alcun incentivo a preservarne il valore ed al contrario sarà incentivato a sfruttarne al massimo le risorse per il periodo che resterà in carica: la tragedia dei beni comuni.

hronir said...

@edo: perdona i toni, è che, come ripeto spesso, nei post di un blog si possono fornire spunti e solleticare curiosità: un'argomentazione completa ed esaustiva va conquistata per gradi, con letture dedicate. Come dicevo commentando una bibliografia d'attacco qualche post fa, l'importanza di quelle letture risiede, tra l'altro, nel fatto che in essi vengono delineati degli scenari sociali che non devono necessariamente essere presi come l'unica alternativa ad una società democratica, ma che vanno considerati come la semplice dimostrazione che lo Stato non è l'unica possibilità: mi riferisco a tutte quelle cose — polizia, tribunali, giustizia, leggi — che non siamo nemmeno in grado di concepire senza uno Stato (o un dittatore). Ora io capisco che il tempo è scarso e prezioso e che i miei post possano non essere sufficientemente intriganti e stimolanti ad approfondire, ma se si parte da una situazione in cui non si è nemmeno provato a leggere di come potrebbe darsi una società senza monopolio forzoso della legge e della polizia, mi piacerebbe sentire avanzare dubbi non già in forma di domande retoriche "e come mai sarebbe possibile, che già so che non è possibile per il solo fatto che non riesco ad immaginarmelo?", ma in forma quantomeno possibilista, ancorché incredula.
Vengo più in concreto alle domande del tuo ultimo commento. (segue)

hronir said...

(segue)
Separazione dei poteri: in una società libertaria il concetto di separazione dei poteri che tanto ti è caro è addirittura sublimato: non già "semplicemente" la separazione fra potere legislativo, giudiziario e di polizia, ciascuno dei quali comunque, in democrazia, si trova in regime di monopolio forzoso (cioè non liberamente sottoscritto dai cittadini, ma imposto sia in termini di usufrutto del servizio sia in termini di accollamento dei costi), bensì una pletora di agenzie diverse pronte ad offrire lo stesso servizio dell'agenzia concorrente, in competizione per la libera sottoscrizione del servizio da parte dei cittadini, e dunque direttamente incentivati ad offrire loro un sevizio migliore dei propri concorrenti. Questo ovviamente non vuole dire che ciascuno si sceglie il proprio tribunale: più o meno per definizione un tribunale è un'entità terza che si sceglie di comune accordo come arbitro super-partes per dirimere in maniera non violenta i conflitti.
Non ho capito in che senso le tue successive osservazioni sarebbero una reductio dell'obiezione 2 del precedente commento, ma provo a rispondervi ugualmente: in una società libertaria i diversi corpi di polizia farebbero riferimento ad uno o più tribunali: i loro interventi "con la forza" verrebbero giustificati sulla base della legislazione di cui si fanno portavoce; le diverse legislazioni sarebbero poi espressione del sentire popolare, in maniera del tutto analoga alla common law, e sarebbero in competizione reciproca sulla base del diretto successo in termini di libere sottoscrizioni.
Il caso della situazione internazionale come esempio di assenza del monopolio della polizia e dei tribunali è un esempio interessante. C'è però da sottolineare che esso coglie solo un aspetto delle istanze libertarie: quello che manca è la libera sottoscrizione di tali tribunali e polizie. Allo stato attuale, l'unico modo possibile per "scegliere" una legge e una polizia diversi è quello di cambiare Paese, la qual cosa ha un costo estremamente alto (in termini non solo economici di trasferimento fisico, ma soprattutto in termini di cambiamento di lingua, cerchie sociali, etc, etc). Se si potesse abbattere questo costo, lo scenario si avvicinerebbe maggiormente a quello auspicato dai libertari perché i diversi stati sarebbero in diretta concorrenza fra di loro e non potrebbero più tassare i propri sudditi, o offrire servizi pubblici scadenti, o svalutare a piacimento la propria moneta, etc, etc, perché facilmente perderebbero "sottoscrittori". E' precisamente per questo che ai libertari piacciono i secessionisti e gli indipendentisti, perché vedono in questo processo "a portata di mano" una via concreta e non utopica di avvicinarsi al loro modello di società, ovvero una via concreta e non utopica per fare di questo mondo un posto meno ingiusto.

Maurizio Manetti said...

Be', in realtà, dopo la lettura dei tuoi post, nel poco tempo a disposizione qualcosina ho sbirciato, ma davvero poco, e nessun libro, intendiamoci, giusto qualche pagina di Wikipedia e poco più, e ho fatto qualche riflessioncina nel breve tragitto per andare al lavoro.
Per il poco che ho letto e/o pensato ritengo, che sì, come su tante altre cose, diamo per scontati tanti aspetti della nostra vita, compresa la società in cui viviamo, le istituzioni democratiche e l'esistenza degli stati nazionali. Interrogarsi su cosa sia effettivamente la democrazia, su cosa sia lo stato, e se ci sia qualcosa di meglio piuttosto che rispondere semplicemente che la democrazia è la forma "meno peggiore" di governo mi sembra utile e interessante. Tutte le tue obiezioni a certi post e commenti che hai citato mi sembrano sensate, e tuttavia, pur senza avere risposte alternative convincenti, rimango scettico e un po' sospettoso di fronte a certe tesi del libertarismo che però, a dire il vero, ho appena intravisto.
Per esempio proprio la tesi anarco-capitalista secondo la quale persino giustizia, sicurezza e ordine pubblico dovrebbero essere privatizzate non riesco proprio a capire come potrebbe funzionare. Su sicurezza e ordine pubblico riesco a immaginarmi solo cose brutte, un mondo in cui solo chi ha i mezzi riesce a garantirsi sicurezza e ordine e prevarica sui più deboli. Potresti giustamente obiettare che si tratta del mondo che già abbiamo...
Sulla giustizia però proprio non capisco come possa essere privatizzata.
Ecco, qui avevo proprio una serie di domande... ma sono arrivato troppo tardi, nel senso che hai già risposto nel precedente commento... tuttavia non credo di aver capito bene questo discorso della libera sottoscrizione della giustizia.

Tu dici che non significa che ciascuno si sceglie il proprio tribunale, ma che "un tribunale è un'entità terza che si sceglie di comune accordo come arbitro super-partes per dirimere in maniera non violenta i conflitti."
Non ho studiato legge, ma la cosa mi torna per il diritto civile, ma nel diritto penale come si mette? Ma poi, ciascun tribunale privato obbedisce a leggi generali o sue? Ma se siamo in un sistema libertario chi è che fa le leggi? E dove si applicano quelle leggi, se non c'è stato, ovvero, i tribunali privati hanno giurisdizione limitata a che ambito, visto che non esistono stati nazionali? Insomma... la cosa mi sembra crei un sacco di problemi che non capisco proprio come si possano risolvere, considerando anche il fatto che siccome siamo libertari, nessuno può imporre dall'alto la soluzione, ma ognuno si inventa la sua, quindi avremo il tribunale che afferma di avere giurisdizione sul mondo, quello che la ha nel raggio di 300 metri dalla sede, e, perché no, anche temporale, con il tribunale le cui sentenze valgono negli anni non bisestili (ammesso che vi sia accordo sul calendario, perché a questo punto non è mica detto) e quello che ha giurisdizione solo i mercoledì dispari dall'alba, prima che il gallo canti 3 volte, fino al crepuscolo nautico.

hronir said...

Giustizia, sicurezza e ordine pubblico sono certamente fra gli scogli più difficili da superare. I preconcetti sono radicatissimi, a me sembrava che dalla definizione stessa di giustizia come arbitro terzo discendessero necessariamente i caratteri di unicità e universalità.
Ad ogni modo con questo thread mi stavo proponendo obiettivi più circostritti, stavo provando un'approccio non tanto, come dice Edo, di "demolizione", quanto piuttosto quello di "spogliazione" del concetto di democrazia, di messa in luce delle sue contraddizioni, delle sue circolarità e della vacuità di concetti che sono sulla bocca di tutti e per questo dati per scontati, ma che crollano esili al primo tentativo di osservazione meno superficiale. Certo, l'obiettivo finale sarebbe quello di arrivare alla società libertaria, ma trovo che sia del tutto inefficace l'approccio di presentare "il risultato finale" e difenderlo da obiezioni che nascono proprio dalla mancanza di un percorso di avvicinamento graduale.
Ci ho messo mesi a digerire la cosa, parlandone animatamente tutti i giorni e non semplicemente leggendo qualche post ogni mese o due, per cui non sarà certo in questo commento che chiarirò tutti i tuoi dubbi.

La questione che sollevi sulla differenza fra diritto penale e diritto civile, per esempio, evidenzia proprio il fatto che gli aspetti su cui il libertarismo pretende un cambio di prospettiva sono tanti e di vasta portata: per questo è impensabile riuscirci solo con qualche post e i relativi commenti.

(segue)

hronir said...

(segue)

Nel merito della questione, solo per dire due parole e senza pretesa di esaurire l'argomento in questo commento, i libertari contestano precisamente l'esistenza di "due pesi e due misure", l'esistenza cioè di un diritto privato, da una parte, che (cito wikipedia) "disciplina i rapporti fra soggetti che si trovano in posizioni perfettamente paritarie", e, dall'altra, del diritto pubblico, che "disciplina invece i rapporti fra soggetti che si trovano in posizioni non paritarie, in cui uno dei soggetti del rapporto è in una posizione di supremazia o autorità sull'altro, costretto a subire le decisioni altrui".
Con tutto che la mia conoscenza del (e il mio interesse per) il diritto erano a livelli minimi, l'approccio libertario (tendenzialmente giusnaturalista) ha rivoltato come un calzino anche la mia concezione della giustizia. Se nel mio ateismo credevo di conoscere bene la distinzione fra reato e peccato, non mi rendevo conto che tale distinzione veniva palesemente ignorata per tutti quei reati senza vittime che lo Stato si premurava di definire, prima, e perseguire, poi, in impressionante analogia con l'inquisizione. Ci sarebbe da riempire post e post sul diritto, sulle differenze fra positivismo giuridico e giusnaturalismo. Tutte cose che, prima di trovare un quadro di comprensione coerente, destavano in me lo stesso interesse che possono destare, ad un ateo, rosario e litanie. Che poi è quello che succede sempre: quando le cose cominci a capirle, iniziano anche ad appassionarti.

(segue)

hronir said...

(segue)

Quanto alle ultime obiezioni che sollevi, quelle per cui siccome la società è libertaria allora ognuno andrebbe in giro proclamando la sua visione del mondo, inventata sul momento... be', stiamo parlando di istituzioni volte proprio a dirimere conflitti, il loro obiettivo è precisamente quello di non essere anime vaganti solipsiste ma al contrario quello di intercettare il senso di giustizia delle persone, perché si rivolgano a loro per dirimere i propri conflitti! La società precede lo stato, non è quest'ultimo che la crea imponendole dall'alto i suoi vincoli! Comunque tutte queste obiezioni "pratiche" si ridimensionano notevolmente leggendo un po' di Rothbard e David Friedman: non si concorderà sulle loro soluzioni, ma cadranno un bel po' di paraocchi!

Maurizio Manetti said...
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Maurizio Manetti said...

Ok, mi sta bene tutto, e assolutamente sono d'accordo che non si possa esaurire un argomento così complesso e vasto a colpi di post e commenti. Con me in questo sfondi una porta aperta, sottoscrivo: è uno dei motivi per cui ho smesso di avere un blog.
Tuttavia, scusa la franchezza, questi tuoi interventi assomigliano sempre più spesso a un gettare il sasso e ritirare la mano...
In ogni caso non ti fermare, eh! I tuoi post li leggo lo stesso.

P.S.: la vicenda dei due Maro' (che, Maro'! ci ha fatto due maro' così!) mi sembra un caso particolarmente interessante di tribunali con leggi e giurisdizioni diverse che vogliono giudicare lo stesso reato in maniera diversa, con un bel casino all'atto pratico (e con pessime figuracce per il nostro paese). Alla luce di queste vicende, nella società libertaria di microgiurisdizioni fatta di tanti tribunali ciascuno a intercettare il senso di giustizia di una certa fazione, mi pare di intravedere un mondo di clan e tribù in guerra tra loro... e mi sembra una involuzione rispetto allo Stato nazionale invece che un'evoluzione di civiltà, ma probabilmente ci avrò i paraocchi da anni di condizionamento a vivere in questo tipo di società.

Edo said...

Questo thread e' molto interessante e spero si possa giungere a mettere dei mattoncini per la nostra comprensione.

Per motivi puramente personali, queste questioni non mi appassionano piu' di tanto, ma conoscendoti, Enzino e stimando il tuo giudizio quello di una persona non comune e affidabile ti sto spronando, assieme a Mau, ma in maniera indipendente, a chiarificarmi il motivo della tua svolta libertariana.

Chiaramente, "la democrazia fa schifo, ma e' il migliore ordinamento che ci s'ha" e' una bella battuta ma non soddisfa. Pare che tu abbia raggiunto il nirvana nell'ordinamento libertariano e mi piacerebbe poterne venire a conoscenza.

Mau dice che ti comporti come quello che lancia il sasso e nasconde la mano, il che ci ricorda la figura che Gesu' che con parabole e miracoli andava insegnando ai suoi discepoli. Ecco, fai come lui e prova a spiegarci a noi dotati di presciutto sugli occhi.

Mi par di capire che sia io che Mau siamo (crediamo di essere) disposti a considerare la democrazia il meno peggio, ma dobbiamo convincerci che c'e' qualcosa di meglio; donde tutte le nostre domande.

Non so se i libertari pensano che la legge del piu' forte finisca per essere la legge in vigore (in pratica) in un gruppo di persone che non si doti di altre regole. Mi viene in mente "Se questo e' un uomo" di Primo Levi: beh, l'uomo in quelle condizioni non pensa altro che a se stesso: nessuna umanita', rispetto reciproco, nulla di nulla. OK questo e' un esempio (fortunatamente) estremo, ma i cui contorni non fatico a ritrovare in altre manifestazioni umane.

Quindi tornando a bomba: esiste una legge condivisa da tutti? La legge naturale? Naturale? Minerale? E come la si decide? Come si fa a condividerla? Se non la condivido cosa faccio? Vengo allontanato? Dove? Da chi? Le cavallette! Non e' stata colpa mia, lo giuro su Dio....(cit)

hronir said...

Colpevole, vostro onore, mi dichiaro colpevole del capo di accusa di gettare solo il sasso. Del resto l'ho detto sempre, sin dall'inizio, che il mio intento era quello di creare curiosità, di offrire stimoli ad ulteriori approfondimenti, che risposte soddisfacenti difficilmente potevano rientrare nello spazio di un post, etc, etc: mi state accusando di limitarmi a fare quello che mi ero ripromesso di fare!
Ma forse l'accusa è, in realtà, che di curiosità ve ne sto suscitando punto...
Ma poi, aspettate un momento: queste accuse potevano andare bene per i vecchi post espressamente in difesa dell'anarco capitalismo: in quest'utlimo thread mi sono sforzato di essere più circoscritto, mi interessava mettere a fuoco il concetto di democrazia così come viene comunemente inteso. Non sono mai arrivato, in questi post, a proporre una società anarchica come unica e sola possibile alternativa: mi sarebbe semplicemente piaciuto che emergesse il concetto di libertà individuale, che qualcuno arrivasse a dire che la democrazia è "piena" (e difendibile) quando rispetta i diritti dei singoli individui, che decisioni a maggioranza sono "dittatoriali" quando vìolano tali diritti, che la "vera" costituzione (se si vuole declinare la difesa della democrazia in termini costituzionali) è quella che impone alle decisioni democratiche precisamente i limiti dei diritti individuali.

Ad ogni modo, nonostante parlare di società anarco-capitalista sia dunque fuori tema, in questo thread, vengo comunque alle vostre domande, ma non lamentatevi se non vi convincerò: commenterò necessariamente in maniera rapida, col modesto intento di suggerire quali siano le crepe su cui indagare, non di offrire una dimostrazione defintiva.

hronir said...

@mau:

Sulla questione dei maro' e del diritto internazionale, sottolineo innanzitutto quello che già commentavo in un precedente commento, e cioè che al diritto fra stati manca un elemento non trascurabile per poterlo confrontare con una società libertaria, e cioè la libera sottoscrizione da parte dei singoli cittatidi, dei diversi tribunali. Avevo descritto la condizione del diritto in uno Stato come un monopolio forzoso: rimuovere il monopolio non basta, se la pluralità di soggetti che si sostituisce al soggetto unico mantiene il carattere di imposizione. Se ad una mafia locale, che impone il pizzo con la forza, si sostituiscono più clan, rompendo il monopolio, restiamo in una situazione di guerra fra bande. Del resto i libertari hanno criticato il concetto di monopolio e dunque il tratto più importante da abbattere è quello coercitivo. Insomma, concordo pienamente che il diritto internazionale ha molti tratti di una spartizione fra clan e tribù, non concordo sul fatto che una società libertaria manifesterebbe in maniera altrettanto eclatante simili contraddizioni.
Aggiungo poi un'ulteriore considerazione, rispetto al precedente commento. Io non ho seguito nei dettagli la situazione giuridica di quello che è stato presentato spesso quasi esclusivamente sul piano politico dell'incidente diplomatico. Però quale sarebbe, qui, il problema: che il diritto indiano non sarebbe "democratico" come quello italiano? Il problema è stabilire davvero se i due maro' hanno commesso o meno un crimine, o è semplicemente quello di evitare ambiguità giuridiche? Nell'ignoranza della vicenda, mi ero fatto l'idea che i due maro' volessero avvalersi di una sorta di immunità diplomatica per evitare di pagare per un reato commesso. Ma consideriamo pure un caso ipotetico di un reato non commesso (secondo un tribunale) e accusato invece da un altro; consideriamo ad esempio il caso di un adulterio punito con la lapidazione: state forse dicendo che è preferibile avere un unica e sola legge da cui essere giudicati, e chissenefrega se è una legge "sbagliata", ma almeno non si creerebbero spiacevoli situazioni di ambiguità? Non giudichereste forse migliore la situazione in cui il presunto criminale potesse appellarsi ad un altro tribunale nel tentativo di dimostrare la propria innocenza, piuttosto che quella in cui esiste un'unica e immutabile legge? Da che prospettiva guarderesti una mondo in cui non potrebbe nemmeno darsi il concetto di rifugiato politico?

E' proprio perché credo che i tribunali e le leggi debbano tendere ad una giustizia "assoluta" che inorridisco all'idea che qualcuno possa ergersi a detentore unico di tale giustizia!

hronir said...

@edo:

No, ti assicuro che i libertari *non* pensano che la legge del piu' forte finisca per essere la legge in vigore (in pratica) in un gruppo di persone che non si doti di altre regole: e il motivo è che le persone *si doterebbero* comunque di regole, in linea di principio del tutto simili a quelle della società in cui vivi.

Sul paragone con i lager nazisti, e sarò brevissimo, lo rigetto come inopportuno proprio perché quelle condizioni erano disumane: tali disumane condizioni non erano il risultato (naturale) a cui giunse un gruppo di uomini privato di un'autorità (statale, giudiziaria, whatever), bensì una condizione imposta dai propri aguzzini.
Pensa a questo, invece: sarebbe difficile, secondo te, per una persona, entrare in un ristorante, mangiare e uscire senza pagare? Credi che non lo faccia solo per paura di essere rincorso dal titolare? Non voglio dire che siamo tutti dei santi, voglio dire che ci sono enforcement sociali (ad esempio il voler tornare in quel locale, o anche semplicemente dover ri-incontrare in altre circostanze delle persone che ci hanno visto in quell'occasione, che non potrebbero fare niente di legale per incriminarci e di cui tuttavia vorremmo poter sostenere lo sguardo... Credi che senza polizia si arriverebbe alla legge del più forte? A proposito di legge della giungla, credi che le varie specie di primati vivano in società terribili piene di violenza? Io credo vivano in società con strutture estremamente articolate.
Ehi, ehi, intendiamoci: non voglio dimostrare niente con questi esempi. Se non che con gli esempi non si dimostra niente.

Sull'ultimissimo commento vi rimando al concetto, non certo semplicistico, di giusnaturalismo. Personalmente non sono un giusnaturalista "classico", propendo più per una versione à la argumentation ethics di Hoppe. Sia come sia, valgono le mie considerazioni di poco sopra per il Mau: è proprio perché crediamo esista una "giustizia superiore", che non può ridursi a quella "scritta" (posta, nel senso del positivismo giuridico), in un preciso momento storico, umanamente, da un qualche legislatore, che siamo preoccupati dell'eventualità che il diritto si concentri in un'unico tribunale assoluto.