Showing posts with label Rothbard day. Show all posts
Showing posts with label Rothbard day. Show all posts

02 March 2016

Rothbard day

 
Oggi è il Rothbard Day, c'entra molto lateralmente con l'Economics for Real People di Gene Callahan, ma ne approfitto per tornare sul mio lungo thread sull'economia da zero.
Quasi nessun commento per tutto il tempo, sono un po' spiaciuto.
Per me fu una lettura folgorante: vorrei provare ad elencare gli elementi che più hanno rappresentato delle epifanie fondamentali.
 
Direi che il fulcro di tutto è la scoperta delle reali implicazioni di un libero scambio: da una parte la demolizione dell'equivoco diffuso e sottinteso secondo cui le due parti, nell'accordarsi per lo scambio, starebbero per ciò stesso concordando su un valore condiviso per i beni scambiati; dall'altra il rendersi conto che, invece, lo scambio può avvenire proprio e soltanto perché le due parti, al contrario, attribuiscono un diverso valore ai beni scambiati.
Lo scambio — e più in generale il commercio — è quindi inerentemente un gioco a guadagno condiviso, un processo che non trasferisce ricchezza, ma la genera, perché entrambe le parti giudicano ciascuna di stare meglio dopo lo scambio rispetto a prima.
 
Una simile conquista intellettuale è resa possibile da un altro concetto estremamente generale e fecondo, quello di marginalità: non è un bene in astratto che ha valore (l'acqua, il diamante...), ma la contingente e specifica quantità di quel bene in procinto di essere scambiata: il valore delle cose è determinato al margine.
 
E infine, direttamente collegato al concetto di marginalità, vi è l'altro concetto fondamentale, quello del costo-opportunità, che rappresenta l'altro lato, consustanziale, del valore delle cose: il valore di un certo fine è dato dal valore della cosa più preziosa a cui si sta rinunciando per perseguirlo.
 
Essenzialmente direi che sono questi gli elementi allo stesso tempo fondamentali e dirompenti di questa lettura.
Ma vorrei sottolineare anche almeno altri due aspetti notevoli della scuola austriaca che invece emergono in prospettiva, più che in singoli e specifici concetti.
 
Da una parte c'è, ho già avuto modo di dirlo, la sua organicità: questi mattoni elementari — la soggettività del valore, la sua diversità sancita in uno scambio, il suo formarsi al margine in termini di costo-opportunità — sono concetti del tutto complementari che si incastrano perfettamente in un quadro coerente. Un quadro coerente che pian piano si allarga, gettando nuova luce sul concetto di moneta, sui suoi ruoli di bene di scambio e di unità di prezzo; chiarendo che è proprio grazie a queste sue proprietà che la moneta assume anche il ruolo di segnale di valore, dell'urgenza dei vari beni nei piani delle persone, consentendone il coordinamento su vastissima scala, spaziale e temporale; gettando nuova luce sul concetto di preferenza temporale, alla base della nozione di tasso di interesse, come espressione del valore del risparmio, in contrapposizione invece al profitto imprenditoriale, etc, etc...
 
E infine l'altro punto di forza della prospettiva austriaca, strettamente legato al precedente: il suo enorme potere esplicativo.
La scuola austriaca non cerca di "simulare" l'andamento del mercato con un qualche modello del comportamento dei suoi attori, formulando una qualche funzione di costo/optimum che essi tenderebbero a minimizzare/massimizzare; facendo, cioè, mera fenomenologia. Al contrario essa si basa sulla natura stessa dell'agire economico e le "leggi" che riesce a derivare rappresentano la *spiegazione* del funzionamento dell'economia, non delle semplici "previsioni" che devono essere testate empiricamente e che sono condannate ad una validità limitata al grado di aderenza del caso concreto alle ipotesi formulate nel modello.
 
Ma quindi? Vi è piaciuto il thread?