24 December 2010

Per vedere lo Stato bisogna capirlo

Per vedere una cosa bisogna capirla. La poltrona presuppone il corpo umano, con le sue parti e le sue articolazioni; le forbici l’atto di tagliare. Che dire di una lampada o di un veicolo? Il selvaggio non può percepire la Bibbia del missionario; il passeggero non vede lo stesso cordame che vede l’equipaggio. Se vedessimo realmente l’universo, forse lo capiremmo.
J. L. Borges, There are more things, in Il libro di sabbia.
 
Oltre ad esporre la sua specifica visione libertaria della società, nel suo libro Per una nuova libertà Rothbard prova anche ad avanzare qualche ipotesi sulle possibilità concrete che le idee libertarie possano trovare realizzazione, più o meno pienamente, in un futuro non troppo remoto, magari proprio nei suoi Stati Uniti. E si resta sorpresi, a posteriori, del suo ottimismo, che intravede in una serie di "crisi" (la recessione, l'inflazione, i fallimenti keynesiani, l'aumento delle tasse, la situazione in Vietnam, il Watergate, et cetera) grazie alle quali avrebbero dovuto diventare evidenti a tutti gli esiti nefasti degli interventi statali.
In maniera molto simile, un analogo ottimismo tenta anche me, oggi: la gravità della crisi attuale e in particolare il fatto che siano proprio gli Stati in quanto tali a rischiare il fallimento, sembrerebbe l'occasione giusta per mettere in luce le contraddizioni del ruolo stesso dello Stato nella società (ché, ricordiamecelo, Stato e società sono cose diverse).
 
Le proteste diffuse (in Grecia, in Irlanda) contro i famigerati "piani di austerità", ad esempio, renderanno evidente a tutti, finalmente, la natura coercitiva del sistema statale: una persona piena di debiti, che ha speso per anni più di quel che aveva chiedendo in prestito soldi in giro, contro chi mai potrebbe protestare per non essere più in grado, ora, di restituire ogni cosa? Ebbene l'analogia con gli Stati e i loro debiti si rompe nel punto preciso in cui chi deve pagare, il cittadino, non coincide con chi ha deciso dove e come "bersi" tutti quei soldi, il politico — lo Stato non siamo noi, sono loro!
Finalmente tutti si accorgeranno che dichiarare qualcosa — un bene o un servizio — come "diritto" del cittadino (assistenza sanitaria, istruzione, trasporto pubblico, etc...), in maniera astratta, "a garanzia statale", significa considerare lo Stato come una mucca da mungere con risorse infinite, significa ignorare — per ingenuità o malafede — il costo del bene/servizio e chi debba pagarlo: perché qualcuno, in qualche modo, deve pur pagarlo, there ain't no such thing as a free lunch.
Ma adesso che si presenta il problema del "chi paga", diventa finalmente chiara la violenza dello Stato: io non ho scelto di avere servizi che non potevo permettermi e ora non voglio dover pagare per essi ("protesto contro le manovre di austerità"); del resto, negli anni di boom, ho approfittato anch'io di questi servizi "sopra le mie possibilità", ma d'altro canto non avevo alternative, erano servizi "pagati dallo Stato"!
Ecco dunque palesarsi, in tutta la sua perversione, la sproporzione e l'inganno del meccanismo elettorale: il voto non costa nulla, ma ha effetti devastanti: con esso non mi limito a dare "indicazioni legislative" su ciò che sarà legale o meno (e non entro ora nel merito del rapporto fra uno Stato e queste altre questioni legislative), ma sto dando letteralmente "carta bianca" sull'uso non solo dei miei soldi presenti, che forzatamente mi vengono espropriati con le tasse, ma addirittura sui miei soldi futuri, che vengono ipotecati per poter fornire, ora, servizi ad un livello che non ci si può permettere.
 
"Fornire servizi", ovviamente, nella più ingenua delle concessioni di beneficio del dubbio.
 
Questa volta, poi, c'è anche la concomitanza del caso Wikileaks, in cui non poteva essere più evidente che la differenza fra le democrazie occidentali e la fantomatica Cina è molto più sfumata di quello che viene sbandierato: se provi a metterti contro lo Stato, pur sedicente democratico, ci si mangia in un sol boccone, e senza nemmeno troppo dissimulare, qualsiasi habeas corpus.
 
Un ottimismo simile a quello di Rothbard, insomma, tenta anche me, oggi.
 
Ma quale ingenuità, sarebbe!
 
In realtà anche questa volta, come e più dei tempi di Rothbard, nessuno si accorgerà di niente e, anzi, come allora, la soluzione a tutti i mali sarà ancora più Stato, più Stato, più Stato. Ripeteranno ancora che le tasse per uscire dalla crisi le pagheranno i più ricchi per poter continuare a offrire servizi ai più poveri, e la gente continuerà a non accorgersi che sarà, come sempre, l'esatto contrario. Saranno capaci di offrire come cura al veleno, indebitamento e azzardo morale, ancora altro veleno, ulteriore indebitamento (il fantomatico "stimolo") e ancora più azzardo (titoli non più di Stato, ma addirittura d'Europa).
 
Del resto, io stesso, solo qualche mese fa, che interpretazione avrei dato di queste vicende? Mi sarei finalmente, da solo, riscoperto libertario? Del tutto inverosimile. Avrei invece cercato di far rientrare i fatti nell'usuale schema concettuale: avrei dato la colpa alla classe dirigente, ai politici, alla situazione anomala italiana di clamoroso conflitto di interessi, agli italiani incapaci di accorgersi di quell'anomalia e rigettarla alla prima occasione elettorale, o ad una delle innumerevoli altre successive, magari addirittura giustificandoli per via dell'immenso condizionamento mediatico a cui sono sottoposti da decenni.
Sarebbe stato difficile per me accorgermi, solo sulla base di questa crisi, che in realtà quello Italiano rappresenta proprio il caso emblematico di un meccanismo degenerativo del tutto generale e intrinseco alla natura stessa degli Stati, ai loro meccanismi di funzionamento standard. Che scandalizzarsi per la corruzione dei politici e chiedere a gran voce un ritorno alla legalità e all'onestà istituzionale e politica è semplicemente come scandalizzarsi per il corso dei fiumi e chiedere con fermezza che l'acqua prenda finalmente a scorrerre in salita!
E il caso italiano, dunque, diventa emblematico, contemporaneamente, da due punti di vista. Innanzitutto, come dicevo, rappresenta un esempio eclatante dell'esito naturale di un meccanismo che, monopolizzando l'uso della forza, permette proprio ai più ricchi e potenti di avere un solo interlocutore da dover "convincere", con facili ringraziamenti, per poter avere privilegi e agevolazioni; che, proprio per il fatto di avere un solo interlocutore, nega la possibilità di scelta al singolo cittadino e offre spazio di manovra ai poteri forti (corporazioni e lobby), solo loro capaci di potersi permettere gli opportuni "ringraziamenti" da offrire allo stato.
Ma nella sua esasperazione di questi meccanismi, l'Italia è contemporaneamente la prova paradigmatica che sarà impossibile cambiare, che l'evidenza più sfacciata di sopprusi, corruzione e malafede non può assolutamente niente, se manca una teoria capace di interpretare quell'evidenza.

28 comments:

Rob said...

Leggerò con più attenzione ma vorrei fare un commento sulla frase "io non ho scelto di avere servizi che non potevo permettermi...".
Premesso che l'"io" e il "tu" sono impersonali, le persone continuamente chiedono servizi che "non possono permettersi". Continuamente chiedono che lo stato si occupi di offrire certi servizi che ora offre in maniera limitata perchè sono ritenuti dalla maggioranza come un diritto. Proprio perchè le risorse non sono infinite bisogna decidere se si vuole offrire questi servizi e a discapito di cosa. Abolire ipoteticamente lo stato significa spostare la decisione su quali servizi siano a disposizione dalla collettività al singolo. L'apoteosi della libertà si potrà dire, e sarebbe vero nel momento in cui la decisione del singolo possa essere effettuata davvero in libertà e non limitata dal bisogno. Francamente non è dello stato di cui sento il bisogno quanto della collettività. Non sento il bisogno dell'individualismo che sicuramente in questa società non manca per niente.

hronir said...

Certo, chiedere non costa niente! Anch'io vorrei, tanto per dirne una, che lo Stato provvedesse a dotare tutti i ragazzini di un e-reader per avere gli zaini più leggeri a scuola (diamine, è una questione di salute! e per di più di bambini! chi vorrebbe male ai bambini?!? e-reader per tutti!!!).

Il punto, caro Rob, è proprio il fatto che le risorse sono limitate, e non ha senso chiedere senza prendere in considerazione i costi.
E allora, come dici, bisogna decidere dove riversare risorse e da dove invece prenderle.
Be', ma è proprio qui il punto: chi decide? e in base a cosa? per soddisfare le richieste della maggioranza? e le minoranze? e i singoli?
Perché non lasciar scegliere a ciascuno dove spendere le risorse che ha?
Perché tutti, e vengo alla tua ultima obiezione, hanno i propri bisogni e le proprie disponibilità, e non esistono scelte "libere" dai bisogni e non-limitate dalle disponibilità. Solo che con una gestione statale le mie disponibilità vengono decurtate di un ammontare che non decido io per pagare servizi che non decido io, in cambio di poter utilizzare quei servizi senza averlo scelto.

E attenzione: è una falsa obiezione dire "ma la gente invece chiede chiede e chiede!", perché con "scelta" non si deve intendere "desiderio": a desiderare cose e servizi siam bravi tutti, il punto è poterseli permettere. "Scegliere significa rinunciare", scegliere significa decidere di preferire questo a scapito di quest'altro. Sulla base di quello che posso ottenere. E allora, davvero: quanta gente ha scelto di avere quei servizi? Nessuno, e non certo perché tutti li hanno rifiutati, quei servizi, ma perché è stato impedito loro di effettuarla, la scelta, imponendo loro tanto il pagamento quanto l'usufruizione del servizio.

Rob said...

Beh, due cose che non condivido: uno è l'esempio dell'e-reader, che è provocatorio, ma io non credo nellea rgomentazioni provocatorie. Ed è provocatorio perchè è abbastanza banale ragionar esul fatto che in un mondo di risorse limitate ci sono priorità e un e-reader non lo è.
Il secondo punto è che esistono servizi dei quali usufruisce il singolo e che non vanno a vantaggio del solo singolo e tra questi ci sono la salute, l'istruzione e altro. In cui io traggo un beneficio personale, ma c'è anche un beneficio sociale nel fatto che io abbia questo servizio.

hronir said...

Era provocatorio, e la provocazione era proprio quella della soglia di priorità: chi decide cosa è prioritario e cosa no? Del resto un elemento fondamentale nello stabilire le priorità è il costo (perché se un e-reader costasse un solo eurocent, diverrebbe ovviamente una priorità: sollevare i ragazzini dal peso dei libri e risparmiare tonnellate di carta), per cui non è possibile stabilire in astratto quali beni e servizi costituiscono un "diritto assoluto" e quali no.
E, ripeto, il punto è sempre chi decide cosa è prioritario e cosa no (perché ogni singolo cittadino ha le sue priorità e i (pochi) soldi che ha vorrebbe investirli lì e non là, mentre questa decisione pretende di averla lo stato e di prenderla per tutti, con la scusa della maggioranza).

Sulla questione delle esternalità, ti invito a versarmi la tua quota, 50 euro, perché questo w-e, senza dirti niente, ho ridipinto la staccionata della *mia* villetta, ma, non potrai negarlo, tutto il vialetto, su cui si affaccia anche la *tua*, di villetta, è diventato così molto più bello ed elegante: sono sicuro che non vorrai avvantaggiarti di questa migliorata estetica lasciando che il costo della tinteggiatura ricada solo di me...
Fuor di metafora, di nuovo, si sta cercando di difendere una tesi per cui certe cose sono "buone per tutti" e dunque devo pagarle anch'io, ma nessuno mi ha mai chiesto se le volessi né se le reputassi davvero buone. E così, per il "bene della maggioranza" si fa violenza sulle minoranze.

Edo said...

Secondo me mischi due cose: lo stato e la finanza (che nella mia visione sono separate). Pero' dall'alto della mia ignoranza in materia non posso argomentare troppo oltre.

Ti propongo questo link con il testo di Rothbar in pdf o mp3 e zillions of other interesting stuff.

http://mises.org/rothbard/newlibertywhole.asp

hronir said...

Sì, conosco il Mises Institute (anche se non ci bazzico troppo spesso).
Per un e-lettore come te, il mio consiglio è di partire per gradi (così ho fatto io...) e di cominciare con qualche rudimento di economia austriaca: Economics for Real People di Gene Callahan.

Ma cosa intendi per finanza? La finanza dello Stato? Be', allora non è affatto separata dallo Stato! La moneta? Be', anche lì è un affare squisitamente statale. Il mercato (borsistico)? Direi di no, visto che io ho parlato di spese e debiti di Stato...

Rob said...

non ho capito cosa intendi con "confondi lo stato con la finanza". la finanza nel senso di "mondo finanziario" o nel senso di "finanze dello stato"?

Rob said...

ah , enzo, una cosa che trovo interessante di quello che hai detto è che nessuno fa scelte libere dal bisogno e prescindendo dalle disponibilità. lo trovo giustissimo. tuttavia proprio per questo trovo che un mondo in cui la sola disponibilità individuale, senza bilanciamenti, sia l'unica possibilità per soddisfare bisogni di base, sarebbe profondamente ingiusto e le persone avrebbero come tentazione principale quella di sopraffare l'altro quando per soddisfare il proprio bisogno.
perdonatemi, ma quello che ho letto su blog e siti di libertarian sono concetti che trovo del tutto lontani da qualsiasi tipo di realtà.

Edo said...

Ciao Rob, intendevo esattamente il mondo finanziario, che a mio modesto parere e' la causa di tutti i mali (o meglio della credit crisis), piuttosto che l'ordinamento degli stati.

Intendo dire che un sistema dove il denaro, che e' un surrogato della ricchezza, un alias delle risorse, e' scollegato dalla risorse stesse e puo' essere creato a seconda dei voleri delle banche centrali, e' un sistema che non sta in piedi, prono alla creazione fittizia del denaro e quindi inflazionario alla base.

Lettura consigliata: http://en.wikisource.org/wiki/Modern_Money_Mechanics

hronir said...

Uff, rob & edo, vi avevo risposto qualche giorno fa ma blogger mi ha filtrato i commenti come spam... li ho sbloccati solo ora.
Cmq, Edo, le banche centrali sono una diretta emanazione degli stati, quindi, in un certo senso, stiamo accusando gli stessi colpevoli... :-)
La scuola economica austriaca, da questo punto di vista, ti piacerebbe molto, perché individua proprio nella manipolazione artificiale della moneta e dei tassi di interesse da parte degli stati una delle ragioni principali delle crisi che ciclicamente colpiscono un'economia ciclicamente gonfiata artificialmente...

hronir said...

Rob, ma il punto è, di nuovo: chi decide i "bilanciamenti"? Dove fermarsi, invece che prendere tutto di tutti e ridistribuire in maniera "equa"? E sarebbe davvero equo togliere il frutto del proprio lavoro a chi se l'è guadagnato, per darlo a chi non ha fatto alcunchè per meritarselo? Non è sufficiente la libera offerta, la libera carità, il libero aiuto reciproco? Sei troppo cinico quando pensi che senza lo stato ci sarebbe solo la legge della giungla, e del resto non è affatto questo che succederebbe e non è affatto questo che "predicano" o "vorrebbero" i libertari. E del resto ancora, un aiuto obbligatorio non è più un aiuto, è solo un soppruso, di chi si alza e pretende per sè ciò che gli altri si sono guadagnati, per mera invidia.

Edo said...

Ma infatti, vedi che ho le idee un po' confuse! D'altronde il sistema finanziario non dipende dal singolo stato ma e', diciamo, concertato da tutti gli stati che ne prendono parte. Per questo lo vedo come un'entita' sovranazionale e lo considero separato dallo stato singolo.

hronir said...

Guarda, semmai l'esistenza di più stati "in competizione" (monetaria) fra di loro è l'unico elemento positivo di tutta la faccenda: se ci fosse un solo stato mondiale potrebbe davvero fare il bello e il cattivo tempo con svalutazione e tassi di interesse. In ogni caso, pur se entro certi limiti imposti dal dover stare su un mercato con altre valute, il potere di una banca centrale è comunque enorme, verso i beni e le risorse del proprio paese, ed è connesso al fatto che le sue decisioni monetarie sono "arbitrarie", cioè basate su previsioni estremamente incerte (nell'ipotesi più ingenua) o su obiettivi più o meno dichiarati, invece che sull'effettivo valore di mercato della moneta (che in realtà non è altro che un bene come tutti gli altri, a cui il mercato attribuisce valore in termini del valore di tutti gli altri beni e risorse). Se la moneta e i tassi di interesse non venissero manipolati "a tavolino", non potrebbe esserci una sopravvalutazione su scala mondiale (le bolle) con successiva contrazione improvvisa (crisi), perché il costo del denaro sarebbe il risultato delle singole scelte di moltissimi attori economici, ognuno dei quali cerca di fare il proprio interesse e dunque, pur potendo capitare valutazioni errate, è difficile che lo siano "in coerenza" su scala globale.

Ok, ok, ho fatto un guazzabuglio, mi rendo conto di aver detto tante cose buttate lì, non pretendo di aver convinto nessuno...

Davide said...

...e infatti non hai convinto neanche me! :)
Ho provato a leggere un po' dei tuoi post (non tutti, lo ammetto), ma ancora non ho capito come sia possibile fare a meno dello Stato. O meglio, perche' lo Stato e` cosi` malvagio? Le argomentazioni mi pare si riflettano tutte sul campo economico: tasse e servizi. Ma lo Stato e` molto di piu`. Per esempio, se lo Stato scomparisse, scomparirebbero anche i politici (o no?). E se scomparissero i politici, chi farebbe le leggi? E se scomparissero le tasse, chi pagherebbe la polizia e i giudici? Non vorrai mica dire che la societa` andrebbe meglio senza le leggi? O che polizia e giudici dovrebbero essere privatizzati? Al momento funziona cosi` in Somalia, e non mi sembra che vivano molto bene laggiu`.

Rob said...

1- Enzo, smettila di chiedermi in ogni post "chi decide" perchè la risposta non esiste per ogni situazione. perchè lo stato non prende tutte le decisioni. ci sono decisioni che prendono emanazioni dello stato che sono talvolta in conflitto con lo stato,ecc...
Lo stesso stato, non è una entità piatta e informe, ma un insieme di interessi spesso contrastanti ed è attraverso la prevalenza di un interesse o di un altro o di un bilanciamento tra queste cose che si raggiunge in modo dinamico l'equilibrio. La società moderna è così. Non si può pensare di ridurla a un insieme di volontà individuali come se queste fossero sempre compatibili nel reciproco rispetto.

2- la libera offerta e la libera carità potranno dare risposte in certi ambiti della vita, ma non sono LA risposta. In sostanza non credo che siano lontanamente sufficienti a organizzare la società

3- iocapisco se uno è fautore di uno stato leggero, che si limiti a fornire alcuni servizi di base, ma la totale eliminazione mi sembra controsenso. Posso capire se uno vuole pagare meno tasse avere un'assicurazione sanitaria privata, capisco se uno vuole decidere e pagare di tasca propria dove mandare a scuola i figli, ecc. Io non sono d'accordo con queste visioni perchè secondo me la società è migliore se si prende a cuore alcuni servizi forniti a tutti e diventa peggiore se solo le persone che se lo possono permettere possono usufruire appieno di questi servizi.

4- Inoltre questa visione della società amministrata solo da rapporti personali è estremamente instabile. Molto dei rapporti personali tra persone sono basati su leggi e l'esistenza di una autorià che possa farle rispettare. In assenza di questa base dirimere le questioni contrastanti diventa solo un confronto di rapporti di forza.

hronir said...

Be', Davide, se scrivo vuote apologie del libertarianismo è proprio perché è difficile convincere in poche parole, con qualche post e qualche commento: come dicevo, anche a me ci è voluto un po'.
Comunque sì, una società libertaria avrebbe certamente le sue leggi e le sue "agenzie di protezione", che sarebbero private, e insomma, non si precipiterebbe affatto nel caos più totale. Quella che lo Stato è necessario per alcuni servizi essenziali è un falso mito molto radicato ma essenzialmente falso.
E, come discutevamo a suo tempo con i rinoceronti, non basta dire "in Somalia non funziona", perché io invece potrei farti esempi storici in cui una società essenzialmente libertaria (l'Islanda di qualche secolo fa, ora non ho riferimenti precisi, ma posso cercarteli) ha vissuto per molti secoli "in pace e serenità" (prima di essere conquistata da uno stato estero...). Bisogna argomentare perché in Somalia le cose non funzionano (amesso e non concesso che invece, qui da noi, le cose invece funzionino...)

Davide said...

Ah ecco, allora mi sembra molto piu` interessante capire come funzionavano le societa` libertarie che sono esistite nel corso della storia. La pars construens e` sempre piu` interessante di quella destruens. E aiuterebbe anche a capire come si fa a meno dello Stato.(Io te la butto li`... :))

Davide said...

Ah dimenticavo! Tornando al discorso banche centrali e finanza, e conoscendo il tuo interesse per le teorie un po' strane, ho pensato che magari t'interesserebbe leggere le argomentazioni di questo signore qui:
http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2010/7/2/FINANZA-Tutti-i-dati-che-dimostrano-l-esistenza-del-signoraggio/1/96966/
http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2010/6/17/IL-CASO-Wir-la-moneta-che-ci-servirebbe-per-battere-la-crisi/1/93220/
Magari ci capisci di piu` di quanto ho capito io...
Ciao!

Davide said...

Ah dimenticavo! Tornando al discorso banche centrali e finanza e vista la tua propensione per le teorie un po' strane, potrebbe interessarti leggere gli articoli di questo signore qui
Magari ci capisci qualcosa di piu` di quanto ho capito io...
Ciao!

Edo said...

Sono d'accordo con Davide, non riesco ancora a capire come si possa fare a meno dello stato.

L'anarchia non funziona, se non in gruppi molto piccoli (dico io) e comunque si deve basare sulla condivisione di alcune regole senno' e' soltanto prevaricazione e la legge del piu' forte.

Leggendo (ascoltando in realta') l'introduzione al libro di Rothbar tanto citato dal nostro Enzino, i libertariani classici (che poi sono i fondatori degli USA) non perseguono per nulla un ordinamento dove lo stato non ci sia. Tutt'altro vogliono un sistema dove lo stato che c'e' sia il piu' leggero possibile, i cui poteri siano limitati e controllatissimi; dove per esempio non esista l'esercito. Ovviamente devo studiare meglio.

hronir said...

Rob,
3. & 4. Questo è un fraintendimento diffuso: anarchia (almeno quella dei libertari) non significa caos e disordine, tutt'altro!
2. Invece grazie allo stato abbiamo ridotto a zero la povertà e le disuguaglianze... ma andiamo!
1. Rob, continuo a chiederti "chi decide?" perché continui a non cogliere il punto: il punto è che qualsiasi risposta diversa da quella libertaria (ognuno sia libero di decidere per sè) rappresenta sempre una violenza di qualcuno su qualcun altro, e il fatto che il qualcuno si chiami maggioranza non toglie nemmeno un briciolo di quella violenza. Quali emanazioni dello stato sarebbero in conflitto con lo stato stesso? Se ci sono conflitti interni allo stato sono precisamente conflitti fra minoranze (di solito le più ricche e potenti, altro che "l'anarco-capitalismo favorisce chi è già ricco e potente") che cerano di sfruttare il potere "the winner takes it all" dello stato per imporre a tutti la propria decisione.

hronir said...

Edo, come dicevo una società senza stato non è affatto sinonimo di società "senza regole", tutt'altro: al contrario l'anarchia dei libertari è centrata proprio sulle regole e il loro rispetto.

hronir said...

Ok, Davide, accetto l'invito e mi riprometto di cercare info e scrivere qualcosa sui casi storici di società libertarie. Cmq sin d'ora posso dire che ci sono cose interessanti anche a questo riguardo nel libro di Rothbard.

astrolabio said...

per quanto riguarda i casi storici mi permetto di segnalare For an Emergent Governance di Ryan Faulk, dove analizza, tra le altre cose, i casi di somalia, islanda, irlanda e alcuni stati degli USA pre indipendenza.

hronir said...

Grazie della segnalazione, astrolabio.
Edo, per te e-lettore, qui c'è in formato PDF.

hronir said...

Davide, mi accorgo solo ora che, di nuovo, blogger ha considerato spam un tuo commento, l'ho sbloccato solo ora --- credo per via dei link, uff... o forse perché parlavi di signoraggio? :-)

Sulla questione del signoraggio, lasciami premettere che uno dei "problemi" dei libertari è che, nelle loro critiche radicali agli stati e quindi "all'ordine mondiale", vengono spesso associati a (e rischiano di diventare il ricettacolo di) tutta quella miriade di movimenti complottisti che gridano agli ufo e alle scie-chimiche (e a tante altre cose), dai quali, ovviamente, vorrei mantenere ogni possibile distanza.
Detto questo, mi ero imbattuto nella questione del signoraggio molti anni fa e allora ne ebbi una chiara impressione, appunto, di fuffa dietrologica. Ma è anche vero che allora le mie conoscenze di economia (monetaria) erano nulle e pure confuse. Nei libri di teoria economica austriaca che ho letto si parla molto, tra le altre cose, di politiche monetarie e del ruolo degli stati e delle banche centrali su questi temi, ma non viene mai tirato in ballo nemmeno lontanamente la questione del signoraggio. La cosa potrebbe dunque confermare che si tratta di un tema privo di reale fondamento, ma come dicevo non ricordo più quasi niente delle tesi sul signoraggio.

Per cui, vabbe', mi prenderò in carico anche quest'altra cosa e cercherò, per voi, di approfondire la questione.

Davide said...

Infatti non mi ero lamentato perche' non giurerei sul fatto di non aver linkato due esempi di crackpot economico. Comunque ti ho avvertito e soprattutto ho messo le mani avanti! :-D

hronir said...

Ecco, lo sapevo: getti il sasso e nascondi la mano... :-)