[…] alla sua età al ginnasio si son letti Goethe, Schiller e Shakespeare, e forse addirittura i moderni. E queste letture, mal digerite, rivengono fuori in tragedie di argomento romano o in liriche sentimentali, rivestite di periodi lunghi pagine intere oppure nella delicatezza di pizzo di frasi continuamente interrotte: tutte cose in sè assolutamente ridicole, ma di inestimabile valore per quanto riguarda la sicurezza dello sviluppo. Infatti, queste associazioni estrinseche, questi sentimenti presi in prestito aiutano i giovani a superare il pericoloso e cedevole suolo spirituale di quegli anni in cui si sente di dover significare qualcosa per se stessi, ma si è ancora troppo immaturi per significare davvero qualcosa. Non importa che in seguito nell’uno rimanga qualcosa di questo e nell’altro nulla; a quel punto ciascuno avrà già fatto i conti con se stesso, e il pericolo sussiste solo nell’età di passaggio. Se si potesse mostrare a uno di quei giovani quanto è ridicola la sua persona, gli mancherebbe il terreno sotto i piedi, oppure precipiterebbe come un sonnambulo svegliato di colpo, che all’improvviso non vede intorno a sè altro che il vuoto.
Robert Musil, Il giovane Törless