28 March 2010

Per una nuova libertà /3

Soluzioni libertarie a problemi attuali: conservazione, ecologia, sviluppo — Inquinamento
È interessante notare che ci sono due aree in cui l'inquinamento è diventato un problema grave: l'atmosfera e l'acqua, e in particolare i fiumi. Si tratta però proprio di quelle aree in cui non è ancora concessa la proprietà privata.
I fiumi, e anche gli oceani, sono in linea di massima proprietà dello Stato; la proprietà privata, e comunque la proprietà privata completa, non è mai stata concessa per le acque. In definitiva, quindi, i fiumi appartengono agli Stati. Tuttavia il diritto di proprietà dello Stato non è un vero diritto di proprietà, giacché i funzionari del governo, pur potendo controllare tale risorsa, non possono raccogliere i frutti del suo valore capitale sul mercato: non possono vendere i fiumi o venderne i titoli in borsa. Di conseguenza, non sono economicamente incentivati a preservarne la purezza e il valore. I fiumi, quindi, dal punto di vista economico, sono "proprietà di nessuno"; perciò, i funzionari hanno permesso che i fiumi potessero essere inquinati e rovinati. Chiunque ha potuto scaricare rifiuti nelle acque. Consideriamo ciò che succederebbe se le imprese private potessero possedere laghi e fiumi. Se una compagnia privata fosse proprietaria del lago Eire, ad esempio, chiunque vi scaricasse rifiuti verrebbe processato per aver aggredito la proprietà privata altrui, costretto a risarcire i danni, a cessare immediatamente l'azione aggressiva, e a desistere da simili violazioni future. Dunque, solo il diritto di proprietà privata porrebbe fine all'invasione-inquinamento delle risorse. È solo perché i fiumi non appartengono a nessuno che nessun proprietario insorge per difendere la sua preziosa risorsa dagli attacchi esterni.
Come ha detto il professor Dolan:
Se la General Motors possedesse il fiume Mississipi, stiamo pur certi che verrebbero chieste alte tariffe per gli effluenti alle industrie e alle amministrazioni comunali site lungo le rive, e l'acqua verrebbe mantenuta pulita, tanto da massimizzare i proventi degli appalti concessi alle imprese che volessero acquisire i diritti all'acqua potabile, alla ricreazione e alla pesca commerciale

26 comments:

Giuseppe Lipari said...

Questo ragionamento mi sembra un po' troppo semplicistico. Per esempio, perché mai la GM dovrebbe comprarsi un fiume? E che vuol dire possedere un fiume? Anche tutta l'acqua che ci passa su? e quando sbocca nell'oceano, quell'acqua di chi diventa? E possiedi anche la sorgente? Perché se non la possiedi, chi sta a monte potrebbe fregarti e farti diminuire il valore della proprietà...

Come risposta alla prima domanda, mi viene in mente Google che costruisce i suoi data center vicino ai corsi d'acqua, che poi usa come sistema di raffreddamento. E' inquinamento ambientale questo? Forse sì: se il fiume fosse di Google, non credo che si comporterebbero diversamente. E chi ci dice che GM non potrebbe usare un fiume allo stesso modo? Diminuirebbe di valore? Non credo, per quell'uso lì, che sia inquinato o no potrebbe essere non importante. E chi si comprerebbe il Mississipi?

Boh, mi sembra che l'autore non abbia preso in considerazione un bel po' di aspetti pratici, e si sa, il diavolo si nasconde nei dettagli.

Juhan said...

Concordo in parte con Knulp. Comunque l'acqua del fiume ha un grande valore, nell'industria, nell'agricoltura e per gli umani: in questo campo qui da noi ora si stanno facendo grandi cose...

Weissbach said...

Ci sarebbe anche da aggiungere che abbiamo una lunga esperienza in materia di accesso esclusivo: il feudalesimo.
Certo, questo non vuol dire che non si possa provare a fare qualcosa di leggermente diverso...

Anonymous said...

Concordo con i commentatori di sopra.

Se devo essere sincero penso che una delle cose che sono incompatibili con il libertarismo è proprio l'ambientalismo o la protezione delle risorse. Ed è anche uno dei motivi per il quale secondo me la minarchia è da preferire all'anarcocapitalismo. Il fatto è che l'anarcocapitalismo funziona solo con oggetti privatizzabili.
Il problema è che ci sono degli oggetti che non possono essere privatizzati per la loro stessa natura e che sono in comune all’interno della biosfera (acqua, aria, falde acquifere). Come si può fare?
Questo è in parte risolvibile con la condivisione di alcune risorse all'interno delle comunità. Non è detto che in regime di anarcocapitalismo non ci possano essere risorse comuni. Pensate al condominio di una nostra città per esempio.

Il secondo problema più grande è la vaccinazione. Pe quanto riguarda il vaccino, pensiamo per esempio a quei vaccini che si possono fare solo in età scolare e non prima quando si è neonati e/o di pochi anni. I miei figli sarebbero in pericolo di morte perché il mio vicino di casa ha contratto la malattia.
O per esempio, se una persona contrae una malattia in un viaggio all’estero, una malattia per la quale io non sono vaccinato. Tornando dall’estero quella persona potrebbe infettare l’intera comunità. Oggi lo stato lo obbligherebbe a stare in quarantena.

Quello che non dobbiamo dimenticare è che NON esiste la società perfetta. E il libertarismo ci dà solo un modello diverso che non è perfetto ma che in certe condizioni è preferibile allo statalismo.

hronir said...

Eccomi, scusate il ritardo con cui rispondo.

Si', il ragionamento e' semplicistico, ma il punto centrale e' che tutte le obiezioni che sollevate non hanno una chiara soluzione nell'alternativa proprieta' pubblica della risorsa naturale. E questo per il fatto sottolineato nel post precedente di questa serie, e cioe' che quella pubblica non e' propriamente una proprieta' ma un "diritto di sfuttamento" a cui mancano tutti i veri incentivi "automatici" alla tutela della stessa risorsa. Per restare nell'esempio di google che inquina il fiume "perche' e' suo", si commette l'errore di considerare la proprieta' del fiume di google alla stregua di una proprieta' statale, cioe' come mero diritto di sfruttamento. Ma se google avesse "pagato" per impossessarsi del (tratto di) fiume, sarebbe fortemente interessata a mantenerne il valore, per poter un giorno rivendere il capitale. E' proprio il *valore* della risorsa, il suo capitale, che manca nella "proprieta' pubblica" e che non incentiva la tutela della risorsa stessa (Tragedy of commons).
Non voglio difendere a spada tratta l'esempio specifico (che pure potrebbe essere difeso in alcuni punti: google potrebbe inquinare solo se i proprietari di porzioni a valle glielo consentissero, i quali certamente non vorrebbero veder svalutata la loro proprieta' cosi' gratuitamente, etc etc...), ma l'idea che la proprieta' privata ha delle ottime carte da giocare e che, al contrario, la "proprieta'" pubblica (che, ripeto, non e' una vera proprieta') ha solo dalla sua il pregiudizio psicologico di "bene comune".
Non voglio nemmeno difendere strenuamente l'anarco-capitalismo rispetto a forme meno estreme come il minarchismo (mi sono appena affacciato su questo mondo, non ho ancora avuto modo di consolidare le mie opinioni come probabilmente ha avuto modo fabristol), pero' spesso i problemi sono piu' pratici che di principio.

Edo said...

Che bello, mi piacerebbe poter commentare questi post. Purtroppo non ho avuto ancora lo stomaco di leggerli! Pero' posso leggere la prosa delle motivazioni di qualche sentenza...

hronir said...

Qualcuno diceva "l'attualita' sucks", quindi prenditi il tuo tempo, il tuo stomaco, leggi, e poi commenta!

Edo said...

Orrait! Vorra' dire che provo a formattare il tutto per il mio ebook reader e a leggere on-the-train...

physicistinthedungeon said...

Scusa, Hronir, ho appena letto questo e la sua buffa critica e non resisto alla tentazione di postartelo qui.

hronir said...

Ehi, physicistinthedungeon, ma leggi il foglio?!?
Aaaaargh!!!

Comunque son d'accordo, la critica è davvero buffa (cioè, per dirla buffa bisogna proprio fare uno grosso sforzo di diplomazia, perché, detto sinceramente, ha tutta l'aria di uno schiamazzo strillato senza capo nè coda...).

Grazie comunque del pensiero :-)

Edo said...

Dico: e' imbarazzante il numero di parolacce presenti nella "critica"...

hronir said...

Sì, avevo notato anch'io, salta subito all'occhio...!

physicistinthedungeon said...

Scusate, non volevo scandalizzare nessuno. Ho voluto segnalare anche la risposta sboccata per completezza, e anche perche' introduce il dubbio che anche l'articolo originale forse non deve essere preso troppo per buono.
Va be', tutta la storia della privatizzazione dei rinoceronti mi sembrava divertente, ma se vi ha offeso chiedo scusa.
Detto questo, uno che scrive cosi` tante parolacce deve essere di Milano... :-)

hronir said...

Ma che dici, qui non si scandalizza nessuno...!

Comunque, nonostante la storia della privatizzazione dei rinoceronti assecondi le mie recenti conquiste intellettuali... smettila di leggere il foglio!!! :-)

Edo said...

Figurati! Io son toscano e di parolacce ne dico. In genere pero' mi astengo da scriverle. Se scrivessi su un giornale mi asterrei tanto piu' a meno che non siano funzionali alla storia.

In ogni caso quando ce n'e' l'inflazione, beh a quel punto non hanno molto senso... e diventano solo imbarazzanti pensando a chi le ha scritte e non alle parole in quanto tali.

Comunque l'articolo originale e' una vera stronzata.

hronir said...

Quello senza parolacce? Sulla privatizzazione dei rinoceronti?

E perché?

Edo said...

Guarda, in generale, permettimi di fare una generalizzazione, penso che la privatizzazione sia una stronzata.

E' una mera dichiarazione di fallimento dello stato. A che serve uno stato se non a curare il "bene pubblico"? Quando non si e' in grado di amministrare il bene pubblico e lo si da' in gestione ai privati, beh, quello e' il momento del fallimento.

In particolare l'articolo si puo' riassumere con: "Chi dalla loro esistenza trae profitto – per esempio organizzando safari turistici o addirittura di caccia – ha molto più interesse a tutelarli [i rinoceronti, ndr], rispetto a pochi funzionari mal pagati e facilmente corruttibili."
Sinopsi che contiene in "mal pagati" il fallimento dello stato.

E poi lasciami chiosare con questo interessante video circa l'effetto dei bonus sull'attivita' dei lavoratori.

http://www.youtube.com/watch?v=u6XAPnuFjJc

Maurizio Manetti said...

Molto interessante, caro Edo, il filmato RSA. Ma proprio alla luce di quanto esposto nel filmato, perché lo stato dovrebbe funzionare meglio del privato? In che misura lo stato dà più incentivi agli individui rispetto al privato? Mi sembra anzi che proprio quel filmato possa essere di supporto all'idea benefica di privatizzazione: Autonomy, Mastery & Purpose. Perché proprio lo stato, che per sua natura non può supportare (e sopportare) l"autonomy" degli individui che lo compongono, dovrebbe funzionare meglio?
Poi intendiamoci, io non è che sono un fanatico della privatizzazione, tutt'altro, però non mi sembra che l'esempio da te citato sia a beneficio dell'apparato statale, piuttosto il contrario.

Edo said...

No, no... per rispondere a questo commento mi ci vorra' del tempo. Pero' posso solo variare la mia lapidaria "la privatizzazione e' una stronzata" in "la privatizzazione in certi settori e' una stronzata".

Ora non si tratta altro che determinare quali siano questi settori...

hronir said...

Più che una generalizzazione, la tua mi sembra una tautologia: se la proprietà privata riesce dove lo stato fallisce, siamo di fronte, per definizione, al fallimento dello stato.

Ma poi, parlare di fallimento dello stato significa considerare lo stato come un (il?) fine.
Io volerei più basso e parlerei di fallimento (o meno) rispetto ad un determinato fine (e.g. l'estinzione — o meno — dei rinoceronti).
Il dato di fatto è che lo stato ha fallito, mentre la privatizzazione ha raggiunto lo scopo (dello stato).
Siccome stiamo parlando di un caso particolare che qualcuno vuole indicare come esempio di una situazione più generale, la discussione dovrebbe incanalarsi su, essenzialmente, due fronti:

1a) l'esempio è emblematico perché i fattori determinanti [del fallimento dello stato e del successo della proprietà privata] sono del tutto generici e tipici, se non intrinseci, rispettivamente dello stato e della proprietà privata;
1b) questi fattori determinanti tipici sono:...

2a) l'esempio è fuorviante perchè i fattori determinanti sono del tutto specifici e non generalizzabili;
2b) questi fattori determinanti specifici sono:...
2c) al contrario i fattori tipici di stato e proprietà privata portano in generale al successo del primo e al fallimento della seconda;
2d) questi fattori tipici sono:...

Se si procede per una terza via e si difende lo stato per partito preso, be', io mi sono da poco convertito ad un'altra religione :-)

Edo said...

Sieee! Ora che mi riesca di argomentare in maniera cosi' definita le idee che mi frullano per il capo, lo vedo molto difficile... comunque proviamo.

1) penso che abbiamo bisogno di una organizzazione che ci permetta di vivere tutti in modo civile (che faccia strade, scuole ecc)

2) non penso che l'iniziativa privata sia capace, per limitazioni dell'essere umano, a provvedere alle necessita' comuni.

Questo riassume l'Edo-pensiero.

Edo said...

Qual'e' la "religione" a cui ti sei convertito?

hronir said...

> Qual e' la "religione" a cui ti sei convertito?

Si chiama libertarianismo :-)

2) Cosa c'è di più "necessario" del mangiare e del bere? del vestirsi? perché lo stato non si accolla (per fortuna!!!) il monopolio del cibo e dei vestiti e lascia la cosa alla proprietà privata?

1) Trovo che il punto 1) sia solo un pregiudizio; era anche il mio, fino a poco tempo fa, intendiamoci, ma ora ho scoperto che pensavo una cosa del genere in maniera automatica e priva di alcuna anche flebile argomentazione.

Spero di trovare il tempo per parlare di queste cose un po' più approfonditamente...

physicistinthedungeon said...

Bene, sono contento che nessuno si e` offeso... :-)

Per entrare in argomento, vorrei dire che mi sembra che nella discussione sia stato dato per scontato il fatto che debba esistere un sistema perfetto, anche se limitatamente ad un determinato ambito. Invece, secondo me, e` superficiale dire, per esempio: "meglio i rinoceronti pubblici" o "meglio i rinoceronti privati". Entrambe le soluzioni possono rivelarsi ottime o fallimentari. Se lo stato e` in grado di garantire un'adeguata sorveglianza sul bracconaggio, perche' no. D'altra parte, questo potrebbe rivelarsi troppo difficile, e allora potrebbe essere piu` facile privatizzarli. Ma anche li`, potrebbe capitare che i privati li trasformino in animali da circo, o che ad un certo punto li vendano ad una macelleria per ripianare i debiti, e allora sarebbe un disastro.

Quel poco che ho letto sulla privatizzazione dei mari, poi, mi sembra del tutto ridicolo. Il mare e` "pubblico" proprio perche' l'acqua, a differenza della terra, si muove senza chiedere il permesso a nessuno! Infatti, la terra, che sta ferma, viene privatizzata che e` un piacere...

Non intendendomi di economia, posso solo dire delle cose approssimative, ma non credo di sbagliare nel dire che Telecom Italia era un'azienda ricchissima - in un mercato in grande espansione - subito dopo la privatizzazione. Ebbene, arrivo` Colaninno e le carico` decine di miliardi di euro di debiti. Poi arrivo` Tronchetti Provera e fece altri disastri svendendo fra l'altro il patrimonio immobiliare e intascandosi bonus favolosi. Adesso e` quello che e`. Si stava meglio quando c'era Biagio Agnes!
Dall'altra parte, abbiamo avuto l'Efim, il Banco di Napoli, l'Alitalia e chi piu` ne ha piu` ne metta...

In sostanza, voglio dire due cose:
1) il modo in cui viene implementato un principio filosofico puo` portare a conseguenze opposte, il diavolo sta nei dettagli;
2) non esiste il sistema perfetto, qualsiasi soluzione potra` andare male o bene a seconda delle circostanze, che si potra` cercare di prevedere, ma solo fino ad un certo punto.

hronir said...

   No, non si stava cercando il sistema perfetto, ma semplicemente la strategia di massima che, in generale, risulta più o meno efficace per un certo scopo.
   Citare casi particolari senza cercare di interpretarli significa solo rinunciare in partenza ad una comprensione delle cose.
   Il caso di TI che citi, ad esempio, significa non aver colto il senso del termine "privatizzazione" in questi contesti di dinamiche politico-economiche. TI era, prima della privatizzazione, un monopolio artificiale statale. La privatizzazione le ha semplicemente cambiato "proprietario", non ha, di fatto, cambiato significativamente la sua condizione economica di mercato (l'infrastruttura è ancora in regime di monopolio e gli altri operatori sono del tutto "virtuali", potendo solo "rivendere" un servizio che gli tocca comunque comprare "as is" sempre e soltanto da TI, ad un prezzo nemmeno "cost-plus" ma "retail-minus") e dunque le differenze nei suoi bilanci sono imputabili a meccanismi che nulla hanno a che fare con la differenza pubblico/privato in senso economico del termine. Alitalia è un caso del tutto analogo di monopolio.
   Al contrario, l'esempio dei rinoceronti è paradigmatico perché i meccanismi che hanno portato alla spopolazione prima e alla ripopolazione poi, sono precisamente quelli caratteristici del tragedy of the commons prima e degli incentivi del valore capitale del bene poi.

hronir said...

Ecco, da una fonte un po' più autorevole de il foglio, un articolo sullo stesso tema: Solo non si vedono i due leocorni.