Continuo a sentir parlare di proposte di passaporti vaccinali, vorrei raccogliere qui l'obiezione definitiva.
Lasciamo pure da parte l'aspetto etico dei passaporti vaccinali e concentriamoci sulla questione della loro utilità dal punto di vista della salute pubblica.
Molti dimenticano che la micidiale influenza spagnola del 1918 (H1N1) e le sue varianti (influenza russa del 1977, la "febbre suina" del 2009) circolano ancora oggi correntemente. Se non abbiamo sviluppato nessun vaccino, perché non miete più vittime? In realtà continua a farlo, ma in numeri non eclatanti come nei primi focolai, perché collettivamente ne siamo diventati immuni.
Questo è precisamente ciò che succede con ogni pandemia: quando un nuovo virus respiratorio compare, miete vittime inizialmente fra i suscettibili in 2-3 ondate e poi svanisce nel fondo delle centinaia di virus respiratori che circolano comunemente.
Questi virus a volte uccidono ancora, ma si tratta di persone anziane/malate.
Quindi la domanda da porsi è: come si arriva a rendere anche SARS-CoV-2 un comune virus respiratorio?
Veniamo ora ai vaccini, come arma a nostra disposizione.
La loro principale funzione è quella di ridurre notevolmente le possibilità che un'infezione proceda verso la malattia sintomatica: essi eliminano quasi completamente la possibilità che l'esposizione porti a una malattia grave o alla morte.
L'immunità ai coronavirus che essi offrono, però, tende comunque a diminuire nel tempo.
Inoltre, essere vaccinati non produce un'immunità più efficiente di quella che si ottiene dall'essere infettati dal vero virus SARS-CoV-2.
Quindi l'approccio migliore è quello di fornire una certa immunità di partenza al nuovo virus e poi lasciarlo circolare liberamente.
In questo modo la reinfezione serve da richiamo, mentre i vaccini servono a garantire un'immunità di partenza agli individui a più alto rischio, per evitar loro le complicazioni in caso di esposizione.
Col passare del tempo, però, l'immunità (da vaccino o da infezione) diminuisce: se l'obiettivo è quello di raggiungere un equilibrio col virus, farlo circolare liberamente è proprio il modo migliore per non far scendere l'immunità sotto la soglia in cui il virus diviene mortale.
Una volta terminato il ciclo di vaccinazioni contro il SARS-CoV-2, per una persona diventa conveniente uscire liberamente, anzi è tanto meglio farlo in un ambiente dove più diffusamente il virus ha modo di circolare! Questo perché la ri-esposizione permetterà al suo sistema immunitario di entrare in contatto col virus vero e proprio, non solo le proteine usate per il vaccino: entrare in contatto col virus vero e proprio e con tutte le sue varianti, così che il suo sistema immunitario resterà aggiornato alle varie mutazioni del virus.
Paradossalmente, le persone vaccinate traggono maggior vantaggio da un ritorno alla normalità perché la ri-esposizione è effettivamente benefica. Al contrario, più tempo passa prima di essere ri-esposti al virus, più debole sarà la risposta immunitaria e quindi maggiore il rischio che il contagio evolva verso forme sintomatiche.
Per una persona vaccinata, il SARS-CoV-2 in libera circolazione è un bene, non un male.
Ora, una persona può benissimo scegliere di non fare il vaccino: evidentemente sta valutando che la sua immunità preesistente, ad esempio data dalla circolazione passata di altri coronavirus, sia una protezione sufficiente e che quindi il contatto col virus avrà su di lei meno effetti indesiderati rispetto a quelli che potrebbe darle il vaccino.
Ma tutti, anche le persone che scelgono di non vaccinarsi, devono essere ben consapevoli che prima o poi dovranno affrontare un'infezione da SARS-CoV-2.
La soluzione ideale dunque è arrivare (quanto prima possibile) ad un punto in cui tutti quelli che sono intenzionati a vaccinarsi abbiano potuto farlo.
A quel punto è essenziale riaprire completamente tutto e lasciare che il virus circoli normalmente: solo così anche il SARS-CoV-2 diventerà uno dei tanti virus respiratori in circolazione.
Le persone che sceglieranno di non vaccinarsi e che saranno più deboli potrebbero subirne effetti gravi e persino letali, ma sarà stata una loro scelta. L'importante è che abbiamo avuto tutte le informazioni necessarie per poter fare una scelta consapevole.
È evidente quindi che anche obbligare le persone a vaccinarsi non avrebbe alcun senso, perché non rappresenterebbero alcun rischio per le persone vaccinate.
Per non parlare dell'idea di obbligare le persone a vaccinarsi con l'obiettivo dell'eradicazione del virus: i virus respiratori non possono essere eradicati, l'unica possibilità di affrontarli è quella di di lasciarli circolare liberamente in modo che il nostro sistema immunitario si adatti costantemente alle nuove varianti.
I virus respiratori non possono essere assolutamente paragonati ai virus di altre patologie in cui vaccinazioni di massa (poliomielite) o segregazione dei malati (lebbra) hanno effettivamente un senso.
C'è un equilibrio naturale fra esseri umani e virus respiratori.
La fase pandemica è certamente una sciagura, perché le persone più suscettibili muoiono.
Ma poi il virus inizia a circolare in maniera più diffusa e nostro sistema immunitario fa il resto.
Avere un vaccino a disposizione quindi è importante nella fase pandemica, ma non in termini di eradicazione del virus, bensì solo come protezione di partenza, come supporto iniziale al nostro sistema immunitario.
Per questo l'idea stessa di un passaporto vaccinale è totalmente priva di senso, priva di qualsiasi base scientifica.