17 March 2017

Twitversazioni

Ho sbagliato tutto: si stava discutendo di un tema specifico, l'indipendentismo, e ho fatto l'errore di risalire ai massimi sistemi, ben sapendo che — così, dal nulla, e per di più in un botta e risposta su Twitter — l'incommensurabilità sarebbe rimasta intatta, né potevo suscitare quel minimo di curiosità che avrebbe potuto portare ad approfondire certi temi anche in altri contesti.
E così è finita ad nazium.
 
L'odio in rete di cui si parla tanto è il caso estremo, ma la comunicazione è davvero una cosa delicatissima.
 

13 March 2017

L'etica della biodiversità

Un bel quadro d'insieme, come d'attesa da Tupaia (AKA l'Orologiaio Miope), sulla biodiversità in prospettiva lunga, evoluzionistica: Grandi opportunità.
Così efficace che la sua conclusione — la conclusione dell'opinione pubblica ufficiale — appare tutto tranne che ovvia e naturale.
 

12 February 2017

L'anima /7

 
* Le illusioni per quanto sieno illanguidite e smascherate dalla ragione, tuttavia restano ancora nel mondo, e compongono la massima parte della nostra vita. E non basta conoscer tutto per perderle, ancorché sapute vane. E perdute una volta, né si perdono in modo che non ne resti (214) una radice vigorosissima, e, continuando a vivere, tornano a rifiorire in dispetto di tutta l’esperienza, o certezza acquistata.
 
Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, 213-214
 
 

08 January 2017

Imitatore illustre nell'uso di Facebook :)

Paolo "il Disinformatico" aka "Sgomberonte" Attivissimo mi ha copiato[1] e come me sta usando Facebook come ripetitore per Twitter tramite IFTTT.
 
 

 
[1] Scherzo, ovviamente, non dovrei nemmeno precisarlo: manco saprà che esisto...

20 December 2016

Segnalibro

 
 
Dietro un titolo abbastanza imbarazzante (Sean Carroll non è nuovo a questi registri, è sua l'espressione poetic naturalism) si cela in realtà un bel compendio (allo stesso modo Sean Carroll non è certo nuovo a insightful blogpost) di quel che ero riuscito a capire, a suo tempo, del concetto di particella in teoria dei campi e della differenza fra prima e seconda quantizzazione, che spesso si perde via nel passaggio fra il corso di meccanica quantistica e quelli di particelle (teorici o fenomenologici) o di teoria a molti corpi.
 

30 November 2016

Facebook: buttato fuori

Facebook bans hronir
Facebook bans hronir
 
Se qualcuno voleva farmi uno scherzo, be', non è stato per niente gradito.
Non riesco più ad accedere al mio account Facebook.
Sono senza parole.
Il mondo è davvero pieno di gente #$%@!!!

25 November 2016

L'anima /6

 
Quella divisione del lavoro esisteva anche nello stesso Arnheim. Quando in uno dei suoi uffici direttoriali esaminava un bilancio preventivo si sarebbe vergognato di ragionare altrimenti che da mercante e da tecnico; ma appena il denaro della ditta non era più in gioco si sarebbe vergognato di non ragionare nel modo opposto e di non proclamare che l’uomo dev’essere reso idoneo a elevarsi per una strada diversa da quella ingannevole della metodicità, della regola, dell’unità di misura e simili, i cui risultati sono affatto esteriori e in ultima analisi senza importanza. Non v’è dubbio che quell’altra strada si chiama religione; egli aveva scritto libri sull’argomento. In quei libri l’aveva chiamata anche mito, ritorno alla semplicità, regno dell’anima, spiritualizzazione dell’economia, essenza dell’azione e via discorrendo, perché la cosa aveva molti aspetti; a guardar bene aveva tanti aspetti quanti egli ne vedeva in sé quando s’occupava obiettivamente di se stesso come deve fare un uomo che ha dinanzi grandi missioni da svolgere. Ma evidentemente era destino che quella divisione del lavoro crollasse nell’ora della decisione. Nell’attimo in cui voleva gettarsi nelle fiamme del suo sentimento o sentiva il bisogno di essere così grande e indiviso come le figure delle età remote, così incurante come può esserlo soltanto il vero patrizio, così schiettamente religioso come esige l’essenza dell’amore profondamente intesa, nell’istante cioè in cui senza riguardo al suo avvenire e ai suoi calzoni stava per precipitarsi ai piedi di Diotima, una voce gli ordinava di arrestarsi. Era la voce della ragione, inopportunamente ridestata, oppure, com’egli si diceva irritato, la voce dei conti e dei calcoli che oggi s’oppone dappertutto alla grandezza della vita, al mistero del sentimento. Egli la odiava e nello stesso tempo sapeva che essa non aveva torto. Perché, ammesso che si potesse dire «luna di miele», quale forma di vita con Diotima sarebbe venuta fuori alla fine della luna di miele? Lui sarebbe tornato ai suoi affari e insieme con lei avrebbe affrontato gli altri doveri della vita. Avrebbero trascorso il tempo in un avvicendarsi di operazioni finanziarie e riposi in seno alla natura, nella parte animale e vegetativa dell’Io. Forse sarebbe stato possibile un connubio profondo e veramente umano di attività e quiete, di necessità mondane e di bellezza. Tutto questo era molto bello, egli lo vagheggiava come una meta, e secondo Arnheim non possedeva la forza di compiere grandi operazioni finanziarie chi non conosceva l’evasione, la distensione assoluta, lo starsene fuori dal mondo, diciamo così con nient’altro che un perizoma intorno ai fianchi: ma una selvaggia tacita soddisfazione gli urgeva dentro, perché tutto ciò era in contrasto con il sentimento iniziale e finale che Diotima suscitava in lui. Ogni giorno, quando vedeva quella statua classica con rotondità piacevolmente moderne, cadeva in un gran turbamento, gli mancavan le forze, sentiva un’impossibilità di allogare nella propria anima quell’essere equilibrato, serenamente rotante in armonia con se stesso. Quello non era più un sentimento né tanto né poco umano. Aveva in sé tutto il vuoto dell’eternità. Arnheim contemplava la bellezza dell’amata con uno sguardo che sembrava averla cercata già da mille anni, e ora che l’aveva trovata era improvvisamente senza occupazione; da ciò un’incapacità che portava i segni inconfondibili di uno stupore, di uno sbigottimento quasi idiota. Ormai il sentimento non dava nemmen più risposta a quella sollecitazione esorbitante, che in fondo non si poteva paragonare ad altro che al desiderio di farsi sparare insieme nello spazio da un pezzo d’artiglieria.
 
Robert Musil, L’uomo senza qualità, capitolo 106
 
 

12 November 2016

Facebook: conversazioni?

 
Ultimamente sto provando un po' Facebook, lascio qui di seguito le mie prime impressioni[†].
 
 § 
 
Intanto l'esperimento di utilizzare Facebook tramite una pagina è fallito: lascia poco o punto spazio all'interazione.
Così a denti stretti ho accettato lo sgraziato compromesso di presentarmi con una ripetizione del nickname, per di più storpiato con la maiuscola[‡].
 
La sensazione generale è di grande confusione.
Innanzitutto per il fatto che non viene rispettato alcun ordine, a cominciare da quello cronologico: ogni volta che torno sulla mia Home, l'elenco dei post che mi si presenta è diverso: certo, se fossi ossessionato dal leggere sempre cose nuove, mi basterebbe solo riaggiornare la pagina compulsivamente, ma così è difficile ritrovare una cosa letta poco prima. Poi magari hai letto a lungo un post e i suoi commenti e per qualche motivo l'algoritmo di Facebook decide che ti interessa molto e continua a riproportelo sempre in cima: ma l'hai già letto tutto e a fondo!
Ed è una cosa generale: ad ogni refresh l'elenco è un misto di cose nuove e cose già mostrate... Non oso immaginare la confusione di chi, a differenza di me che non ho amici e seguo quattro gatti, è invaso di contenuti da mille fonti!
Inoltre molta gente non ha abilitato la possibilità di essere seguita e quindi per ricevere nella propria Home i loro post pubblici, bisognerebbe (immagino) chiedere l'amicizia.
Ad ogni modo, anche navigando manualmente sui post pubblici dei loro profili spesso non si può commentare, immagino sempre perché non ho l'amicizia, nonostante magari ce li abbia fra i following.
 
E quand'anche si riuscisse a commentare... be', le conversazioni restano un vero e proprio calvario, anche solo da seguire.
Ad esempio è difficile capire quanto sono lunghe, perché non c'è un "espandi tutto" e commenti annidati vanno scoperti quasi uno ad uno cliccando in calce ad ogni sottolivello: così, per dire, non sai mai bene se/quanto ti stai perdendo ad interrompere la lettura ad un certo punto; magari scorri velocemente (dal cellulare, per esempio) su un commento brevissimo e invece ti è sfuggito che non è affatto un commento breve: è Facebook che l'ha accorciato e che dovresti cliccare su See More, il quale magari poi ti mostrerebbe un View more replies dietro il quale si scoprirebbero una valanga di altri commenti...
In generale poi non c'è modo di segnarsi un punto lungo la conversazione a mo' di "sono arrivato qui", per tornarci in un secondo momento o per verificare in seguito che non siano arrivate ulteriori risposte: l'unica possibilità è salvarsi nei bookmarks del browser il permalink alla conversazione (vi rendete conto, vero, che salvarsi i bookmarks nel browser era una cosa che si faceva negli anni '90?!?)[※].
 
Insomma, tutto è pensato per una fruizione casuale, oltre che rapida: fugace e fatta più per likeare che per commentare: anche il commento, infatti, non riesce ad essere un elemento di conversazione, ma solo un gettare un sasso e via, se non c'è un modo naturale per tornare a leggere una risposta al tuo commento.
 
 § 
 
Detto questo, però, devo ammettere che su Facebook non ho trovato solo la ri-proposizione di contenuti già diffusi altrove e di cui già fruivo (essenzialmente blog, Twitter e Tumblr): certo, ci sono anche quelli, ma ho anche scoperto profili che pubblicano contenuti interessanti di cui rimanevo completamente all'oscuro nel mio settore di web ortogonale a Facebook.
Resta il fatto che, purtroppo, la loro fruizione in maniera un minimo sistematica è resa difficile da tutti gli aspetti negativi elencati sopra.
 
 

 
[†] lasciando perdere il fatto che grazie a ciò il mio feed-reader sta segnando un numero di articoli da leggere in continua crescita e che si avvicina pericolosamente alla ha superato persino la soglia psicologica delle 1000 voci
[※] c'è una funzione "salva", ma si riferisce ad un post, non ad un certo livello di commenti: se mi salvassi il post, poi dovrei ripercorrere (a memoria!) tutta la sequenza di click su See More e View more replies per tornare al punto della conversazione che mi interessava...
 

04 November 2016

Memristore

Two-terminal non-linear circuit elements.svg
Two-terminal non-linear circuit elements
(CC BY-SA 3.0, wikimedia)
Leggendo l'ennesima notizia di tecnologia sul web, mi capita di fare il passo falso verso wikipedia, da cui ovviamente vengo irrimediabilmente risucchiato sulla scia di una interessante scoperta.
Non ne sapevo nulla, ma mi ero fatto l'idea che il termine memristore si riferisse ad una qualche componente elettronico attivo come il transistor o ad un particolare dispositivo a stato solido di recente realizzazione fatto di circuiti integrati e tecnologia a semiconduttori, come la memoria flash.
Invece ho scoperto che si tratta di un termine squisitamente fisico e di natura teorica, e in particolare si riferisce ad un elemento elettrico passivo caratterizzato da una resistenza non costante e in particolare dipendente dall'integrale temporale della corrente che l'ha attraversato. Tale elemento completerebbe, insieme ai ben noti resistore, condensatore e induttore, uno schema di relazioni simmetriche fra le quattro variabili fondamentali di un circuito: la tensione e la corrente elettrica, e i loro integrali temporali, rispettivamente flusso magnetico e carica elettrica.
La sua formalizzazione, da parte di un ingegnere americano, Leon Ong Chua, risale al 1971 ed è rimasto un concetto puramente teorico per quasi quarant'anni senza che si conoscesse nemmeno un modello di sistema fisico che si comportasse come un memristore. Finché pochi anni fa, nel 2008, i laboratori HP pubblicano un articolo su Nature in cui forniscono un modello analitico di sistema elettronico a stato solido, basato su nanotecnologie, in cui la memresistenza emergerebbe naturalmente. In seguito, altre tecnologie alla base di memorie non volatili, anche molto diverse tra loro come la RRAM (Resistive Random-Access Memory) o la PCM (Phase-Change Memory), sono state interpretate in termini di memresistenza.
Non ho avuto modo di approfondire ulteriormente, ma sembra in realtà che ci siano critiche al concetto di memristore: non in termini fisici sul funzionamento delle varie tecnologie memristive, quanto sull'opportunità di introdurre un termine specifico per un tipo di elementi elettrici che potrebbero essere fatti semplicemente rientrare nella classe più generale di resistori non-costanti e non-lineari: in effetti i memristori, a differenza degli altri tre elementi di base, sono eminentemente non-lineari: un memristore lineare e costante non sarebbe altro che un semplice resistore. Ma è anche vero che un memristore è definito in termini del diagramma di simmetria e dunque non un qualsiasi dispositivo resistivo non-lineare rientrerebbe nella definizione: è necessaria una relazione, ancorché arbitraria, con l'andamento temporale della corrente che l'ha attraversato.
 

01 November 2016

Facebook, Twitter, Boldrin, la Divagatrice

 
Davvero, io Facebook proprio non lo capisco.
Mi imbatto in questo tweet:
 
 
e dall'argomento (GMOs) e dai riferimenti temporali riesco a ricostruire con ragionevole certezza il post in calce al quale dovrebbe essersi svolto lo scambio di battute, ma, quello scambio di battute, in calce a quel post, no, non riesco a trovarlo. Provo anche a followare tanto il Boldrin quanto la Mautino, ma niente, quei commenti non compaiono.
Che siano stati cancellati o nascosti da una delle due parti? Che per vederli non basta followare ma bisogna invece proprio friendizzarsi? È così che Yoshi ha potuto fare lo screenshot di quel suo tweet?
Mistero.
 
E comunque Facebook è un gran casino: ho provato a followare qualcuno, ma non si riesce a far ordine, la timeline che ne risulta è un guazzabuglio disordinato e informe, senza pubblicità (immagino solo perché uso uBlock Origin) ma con post sponsorizzati che uBlock Origin non riesce a bloccare e infarcita di suggerimenti di amicizie che non si distinguono da quella e anzi sembrano i boxini morbosi dei giornali che non frequento più da una vita...
Mah, forse per queste cose di internet sto davvero invecchiando ancora più velocemente della mia età anagrafica.
 

25 October 2016

Il tuo problema con i gay o con le armi non è politico

 
Iscriversi ai feed rss della FEE, la Foundation for Economic Education, è sembrato subito un errore, per la quantità di articoli pubblicata ogni giorno — impossibile stargli dietro.
Ma dopo il Jeffrey Tucker di cui vi dicevo, ecco un altro bellissimo pezzo — Your Problem with Gays or Guns Is Not Political, di questo certo Robin Koerner, che non conoscevo.
Notevole soprattutto per i toni estremamente pacati, cosa rara quando si parla di politica, che ne fa una lettura consigliata tanto ai lettori di sinistra quanto a quelli di destra — oltre che, ça va sans dire, ai lettori che stanno in alto.
Forse sono stato semplicemente fortunato nello scegliere i titoli che mi hanno più incuriosito.
Forse dovrei provare a leggerne qualcuno in più — tutti non ce la farò mai, io sono uno a leggere.
Ad ogni modo aspetterò ancora prima di disiscrivermi dai feed del FEE.
 

21 October 2016

Una pacifica transizione di potere

 
Sempre di grande profondità intellettuale, come al solito, Jeffrey Tucker — Why Refusing to “Accept” Election Results Causes Shock and Alarm — senza cadere nella retorica autocelebrativa della democrazia in un senso meramente superficiale.
(In scia, sul finale, ho apprezzato anche il suo vecchio pezzo sul deep state.)
 
 

16 October 2016

Serendipity /11 — Frankenstein Junior

Avvertenza:
quel che segue è tratto da uno scambio di email private; poiché l'iniziativa della pubblicazione è tutta mia personale e non ho il permesso esplicito dei partecipanti, ho modificato tutti i loro nomi per non renderli riconoscibili.
Siete liberi di — anzi, siete invitati a — proseguire la conversazione nei commenti.
E a rilanciare.
 
 
Callaghan:
Sono incappato in questo pezzo sacro di anonimo del XVII secolo — in particolare mi manda in brodo di giuggiole la voce del basso:
 
Stefano:
Davvero suggestivo. Mi piacerebbe trovare lo spartito, sarebbe utile in liturgia. Sospetto però un errore di data, questo stile mi pare troppo arcaico per un 1654.
 
Callaghan:
Sì, in effetti è più rinascimentale che barocco...!
 
Paolo:
La data del 1654 è quella della pubblicazione dell'antologia in cui la laudina è contenuta. Ma non dirò che Dante è del 1987 solo perché lo leggo nell'antologia del Pazzaglia comprata al liceo.
Ciò detto, una gradevole laudina rinascimentale un po' pop, che attribuirei alla metà del Cinquecento o poco dopo. Non so se disprezzo più il pop o più le laudine, ma nel caso specifico ammetto il fascino primitivo dell'esile melodia.
 
Ciro:
"Rozzo, si', primitivo, si', forse persino grottesco. Eppure, un qualcosa di inesplicabile mi dice che questo..."
Sulle prime il basso mi aveva fatto pensare all'orco cattivo, ma ora che ci penso meglio, "...potrebbe essere il nostro uomo!" :)
"Si! Può! Fare!"
Bisognerebbe solo verificare se tutto è "naturalmente o artificialmente in proporzione" alla lunghezza delle corde vocali...
 
Paolo:
Sì, la voce ragguardevole di questo bravo basso ha indubbiamente qualcosa di sexy.
Da esperto della materia, avendo colmato con passione e con frequentazione di palestre milanesi le lacune dovute ad una gioventù poco studiosa, posso però affermare che non c'è correlazione proporzionale diretta tra voce cavernosa e corpi cavernosi. A volte stature possenti e laringi siberiane rivelano esigue sorprese, mentre fisici meno possenti e funestati da ambigue voci tenorili strappano poi applausi da "Nessun dorma" alla prova della doccia pubblica.
 
Ciro:
Ma come!
Se proprio tu, lustri or sono, mi istruivi sull'aurea norma di inversa proporzionalita' dell'eroe greco, segno di temperanza e nobilta' d'animo, nonche' diretta misura di bellezza esteriore??
O tempora, o mores... :)
Che anche Achille fosse un basso?
 
Callaghan:
Io ero precisamente interessato acché questo thread si sviluppasse in senso musicale, per educarmi meglio a capire se ero stato rapito dalla particolarità de — se anche un orecchio più esperto come il vostro trovasse apprezzabile — il genere, lo specifico pezzo, la specifica esecuzione o lo specifico esecutore... o alcunché.
Ma va benissimo anche così, eh, tutto fa cultura!
 
Carogna:
Eh si', caro Callagano, non si sa mai prima che direzione prende la conoscenza...
 
Callaghan:
...ed è bella per questo!
 
Paolo:
Non c'è molta particolarità nel brano in oggetto. Suona piacevole perché formato da elementi molto semplici e simmetrici, e con cadenze molto regolari e puramente diatoniche: ossia, non più così lontane dal nostro sistema tonale da suonare sconvolgenti nel loro arcaismo, non così ricche da sembrare troppo "moderne" ad un orecchio nato nel post-romanticismo e in certi casi portato a disprezzarlo perché troppo "facile".
Molti amanti della musica antica vi si accostano perché fin da piccoli hanno associato l'armonia tonale allargata al "banale", alla musica da film, o perfino al pop, trattandosi dell'aria "musicale" che respiriamo. Altri adorano le chiese medievali spoglie, che grazie a Dio, hanno perso i colori variopinti e gli affreschi originali che le avrebbero rese tanto simili ai cartoni di Disney o ai finti castelli di Las Vegas che siamo stati educati a ritenere kitsch.
Ciò detto, il brano è una lauda polifonica che si può anche eseguire con una o più voci affidate a strumenti. Per creare varietà tra le strofe sempre uguali, il gruppo ha optato per diversi organici, non lasciandosi mancare perfino delle versioni strumentali pure. Si può fare. Lodevole la lettura elegante, senza troppi effettacci di percussioni e altro cascame mediterraneo à la page.
Il pensiero musicale "breve" è tipico di questo repertorio devozionale che serviva come intrattenimento spirituale extra liturgico. La piacevolezza facile è data dal connubio tra melodia semplice, basata su gradi congiunti e salti consonanti, e successione efficace di accordi. L'ambiguità tra accordi, minori e risoluzioni maggiori, lontana dal nostro senso tonale seppur così tipica nel periodo associata a successioni di accordi per quarte (meno forti, meno "dirette" rispetto alla cadenza di quinta, così definitiva), dà un minimo tocco di interesse senza richiedere all'orecchio moderno un grande sforzo, soprattutto perché la regolarità ritmica e la simmetria così forte creano un effetto cliché che bilancia lo sconcerto del moderno che si aspetterebbe almeno qualche accordo di settima ogni tanto. Immagina un vaso geometrico primitivo che per caso si adatta perfettamente ai colori del tuo divano: non è tutto merito del vaso, ma a casa tua sta bene e te lo godi. Non è un capolavoro ma ho sentito molto di peggio nel suo genere.
La voce del basso mi piace molto. :-)
 
Paolo:
Sull'aurea norma non discuto: la storia e la storia dell'arte ce l'hanno consegnata così, e noi la accettiamo come altre regole del gusto, come il fatto che l'esametro regolare non ammetta spondei in penultima sede. Ciò non vuol dire che la norma sia maggioritaria in natura, né che sia da tutti accettata sempre e ovunque. ;-)
 
Callaghan:
Alla fine uno tende sempre a pensare — io tendo sempre a pensare — che i motivi di apprezzamento di un pezzo possano essere ricondotti ad elementi oggettivi, ma ogni volta che ci provo mi trovo a dover retrocedere ed ammettere che il moto è, in principio, essenzialmente umorale. Come quando m'innamoro di un brano e m'illudo che l'innamoramento sia per tutto il genere, per poi scoprire invece che millemila declinazioni di quel genere mi annoiano, ed era invece qualcosa di specifico di quel brano ad avermi colpito. Certo, poi, con l'educazione, uno può imparare a riconoscere ed apprezzare la fisionomia di un genere, l'adeguarsi o il dipartirsi da esso di un brano particolare, può anche arrivare ad "abituarsi" e infine ad apprezzare un intero genere che inizialmente l'aveva lasciato indifferente, o al contrario a ripudiare un primo amore, forse per effetto dell'eccessiva esposizione. Ma le analisi oggettive, proprio per la loro oggettività, non possono cambiare e dunque non posso essere loro a render conto della mutata percezione.
E allora forse la voce del basso, la semplicità e la simmetria delle cadenze del brano, sono giustificazioni a posteriori, invece che cause efficienti.
E allora invece che chiedervi una parafrasi del pezzo, forse un confronto più succoso sarebbe stato quello di chiedervi di rilanciare!
 
Stefano:
Non si può, nemmeno essendo fisici, ricondurre tutto sempre e solo ad elementi oggettivi :-)
 
Paolo:
Come direbbe Woody Allen, la soggettività è oggettiva...
Ossia, c'è di sicuro e non la puoi controllare o ignorare. A me, pur essendo del mestiere, capita di sentire dopo anni brani e/o interpretazioni che mi hanno causato emozioni che ricordo benissimo, magari perfino legate a precisi dettagli tecnico-formali, rimanendo però deluso: a volte l'interpretazione mi pare invecchiata e inadeguata, superata; a volte invece è il brano che mi pare tutto sommato sopravvalutato o inferiore a tanti altri che ora conosco. O al contrario scopro dettagli che mi avevano sempre lasciato indifferente.
Se perfino i fisici forse ammettono oggi che lo sguardo dello scienziato influenza l'esperimento, figuriamoci se questo non accade per l'arte, e in particolare per la musica, che è ancora, tutto sommato, poco studiata dal punto di vista psico acustico: ci si picchia ancora per decidere quanta natura e quanta cultura ci siano dietro gli effetti e ai piaceri prodotti in noi dai suoni ordinati. Buffamente, senza avere la minima idea di cosa sia una frequenza, cosa impalpabile, un uomo abituato alla musica può riconoscere con precisione mostruosa quando due frequenze sono in perfetto rapporto matematico semplice, quando invece con l'occhio, dal quale tanto ci fidiamo, non sappiamo dire se due distanze o due lunghezze sono l'una il doppio dell'altra.
Il tuo orecchio e l'uomo al quale è appeso sono in continuo mutamento, anche nel momento stesso in cui percepisci e giudichi. Certo che educazione e cultura ti darebbero ulteriori strumenti, ma niente ti salverà mai dall'innamorarti di una melodia o di trovare intonato un acuto calante solo perché hai digerito bene, o perché la bocca aperta della fascinosa cantante evoca al tuo subconscio il ricordo o il desiderio di una fellatio ben fatta. Ciò detto, il consiglio è di estendere cultura e di allenare natura per godere tanto e per godere per il meglio, ma senza troppo stress, ché tanto "verrà la morte e avrà i tuoi occhi" — i poeti sono sempre un po' razzisti rispetto agli altri sensi, ma avrà anche orecchie, bocca e tutto il resto, ovviamente.
 

07 October 2016

L'anima /5

[...] sebbene sia possibile che l’intero non sia semplicemente la somma delle sue parti separate, il suo comportamento può, almeno in linea di principio, essere compreso conoscendo la natura e il comportamento delle sue parti, nonchè il modo in cui esse interagiscono. [...]
Una molecola di benzene è costituita da sei atomi di carbonio disposti simmetricamente a formare un anello, con un atomo di idrogeno attaccato a ciascun atomo di carbonio, orientato verso l’esterno dell’anello. Fatta eccezione per la massa, le proprietà di una molecola di benzene non sono in alcun modo la semplice somma aritmetica di quelle dei suoi dodici atomi costituenti. Ciò nondimeno, se sappiamo in che modo queste parti costituenti interagiscono fra loro, è possibile calcolare il comportamento del benzene - ad esempio proprietà come la sua reattività chimica e l’assorbimento della luce - anche se per far questo si deve ricorrere alla meccanica quantistica.
Stranamente, sebbene nessuno tragga alcuna soddisfazione mistica affermando che «la molecola del benzene è ben più della somma delle sue parti», fin troppe persone toccano il cielo con un dito quando riescono a fare asserzioni simili riguardo al cervello, annuendo gravemente col capo.
 
Francis Harry Crick, La scienza e l'anima. Un'ipotesi sulla coscienza,
traduzione italiana di The Astonishing Hypothesis. The Scientific Search For The Soul.