23 January 2009

Ateismo, agnosticismo e laicismo: panegirico sui massimi sistemi

Ormai è notizia vecchia: dopo Stati Uniti, Australia e Spagna, anche l'Italia fa avrebbe voluto far seguito all'iniziativa degli autobus a Londra della British Humanist Association: l'UAAR aveva fatto un'offerta per uno spazio pubblicitario sugli autobus di Genova in cui sarebbe campeggiato lo slogan che vedete qui di fianco. Sollevare il dibattito sulla questione religiosa era certamente uno degli obiettivi dell'iniziativa e altrettanto certamente sembra che questo obiettivo sia stato raggiunto, almeno a guardare la blogosfera.
A parte queste considerazioni molto interessanti di Morgan, il dibattito fra i blog mi è sembrato girare principalmente intorno all'assenza di un avverbio dubitativo sull'esistenza di Dio, che era invece presente (l'avverbio, non Dio) a Londra e a Madrid (in Australia, come da noi, la campagna è stata vietata, e in California non hanno citato direttamente Dio ma hanno fatto riferimento solo alle religioni, "Imagine No Religion"); ad esempio da Marco o da Leonardo (apro una piccola parentesi: questa volta Leonardo mi ha davvero deluso, il suo post è soltanto un esempio di benaltrismo da manuale: ha pontificato in non si sa bene che direzione — in difesa delle religioni? in difesa del comunismo? ma solo quello agnostico? contro la scienza? semplicemente contro l'UAAR? — inanellando una serie di considerazioni storico-sociali escatologiche così enormi che l'autobus di Genova non si riesce più nemmeno a vedere: l'esistenza di un pianeta extrasolare trattata come l'esistenza della teiera di Russell, le ragioni "economiche" per l'esistenza delle religioni, l'importanza del ruolo consolatorio delle religioni, l'importanza dell'azione caritatevole delle religioni, il pessimismo storico e il pessimismo cosmico leopardiano, uno sciocco slogan "sei ateo solo perchè te lo puoi permettere"... Tutto questo sproposito solo per criticare uno slogan sciocco? Vabbe', chiusa parentesi).
Le critiche, nei post e nei relativi commenti, si sono articolate essenzialmente in due tempi (concettuali, non cronologici). Dapprima si è criticata la forma, il tono che quell'assenza dava all'iniziativa: lasciava intendere, dicono quasi tutti, la stessa identica sicumera delle religioni, che pretendono di essere le uniche depositarie dell'unica Verità su(ll'unico) Dio. Quindi, in un secondo tempo, si scatenava il dibattito sul contenuto: ma è davvero così certa la non esistenza di Dio?
Sul primo tempo del dibattito non vorrei dilungarmi: una discussione sulla modalità dell'iniziativa dovrebbe essere portata avanti dai promotori stessi, perchè non può che andare di pari passo con una discussione sulle motivazioni dell'iniziativa. Quali sono gli obiettivi? Convincere? Rappresentare? Provocare? Stimolare? La risposta alla critica "dovevate lasciare quel probabilmente" può essere molto diversa in ciascuno dei casi.
Vorrei invece commentare il secondo tempo della discussione, perchè entra più squisitamente nel merito della questione.
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La maggior parte dei critici critica perchè non si sentirebbe di sottoscrivere un'affermazione così forte. Come dicevo, non voglio discutere del fatto che un'affermazione dubitativa sarebbe stata sottoscritta anche dagli agnostici, perchè questo sarebbe tornare a discutere degli scopi dell'iniziativa e quindi delle sue modalità. Voglio invece entrare proprio nel merito della questione "ateismo", e in particolare vorrei rispondere a due domande specifiche: primo, che "sicurezza" abbiamo dell'esistenza di Dio; secondo, se è vero che una posizione scettica forte, atea appunto, sarebbe del tutto simile a una posizione dogmatica e dunque soggetta a tutte le critiche che vengono avanzate verso le religioni.
Le due domande in qualche modo sono legate e credo che tutto il problema sia riconducibile, in fondo, ad una disputa su una parola: "teoria". Un esempio concreto di una simile discussione potete trovarla in calce a un post quasi apparentemente "ingenuo" di Progetto Galileo. Una discussione emblematica, nonostante a un certo punto possa sembrare un accapigliarsi per un dettaglio: quella di Darwin è solo una teoria?
C'è una situazione di fatto nota a tutti e su cui concorderebbero entrambi i contendenti di questa disputa, ed è che la scienza non ha certezze, che si limita a proporre modelli, che questi modelli possono essere corroborati da una mole impressionante di verifiche sperimentali e nonostante ciò possono essere mandati in frantumi anche da una singola falsificazione.
Cio che li tiene distanti mille miglia è il valore di questa incertezza. Stefano insiste sulla mancanza di certezze come un'entità indissolubile e assoluta: o ce l'hai, o è come non avere niente. Sul fronte opposto invece si tengono in conto anche le sfumature: non essere certi di niente non significa che qualsiasi cosa è equivalente a un'altra.
E allora quella di Darwin è solo una teoria, se si va alla ricerca di certezze assolute, di quelle certezze che dopo Berkeley non sappiamo più dove trovare. Che teoria, invece, è quella di Darwin, se si cerca di capire il mondo che ci circonda per come meglio ci riesce!
Per Dio — e non è un'imprecazione — il modo di porsi è lo stesso. Esiste davvero, Dio? E come fai, qualsiasi sia la tua risposta, ad esserne davvero così sicuro?
Lasciamo da parte i credenti: loro su questo, probabilmente, non avrebbero dubbi, in senso assoluto. E, per un attimo, lasciamo da parte anche gli agnostici, che vorrebbero poter non rispondere. Prendiamo gli atei, che rispondono di no, Dio non esiste. Come fanno ad esserne sicuri? Be', la risposta è la stessa del caso di Darwin: non ne sono affatto assolutamente sicuri! Ma sanno che non si può essere sicuri di niente, a quel modo, e che nonostante ciò si può cercare di capire il mondo che ci circonda in modo comunque accettabile, anzi, di cui si può ben andare orgogliosi. Ed evidentemente rispondono di no perchè gli sembra proprio che Dio non esista, e di ciò credono di avere ottime ragioni, le migliori che si possono avere in un mondo in cui non esistono certezze assolute. Che ci volete fare, dicono anche che non esistono UFO di origine extraterrestre, ma, se mettete loro il coltello alla gola dell'aggettivo assoluta, crolleranno e ammetteranno che no, non ne hanno certezza.
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L'obiezione del credente, e probabilmente anche dell'agnostico, è che con Dio non si ha a che fare con una "cosa del mondo", che il trascendente esula completamente dall'indagine scientifica e dunque dalla sua scala di certezze. E di fronte ad un'obiezione del genere, effettivamente, la discussione si deve fermare. Cioè, si potrebbe anche continuare, si potrebbe ribattere che è ingenuo pensare che scienza e fede riguardino due mondi diversi e separati (il famoso NOMA), si potrebbe argomentare, seguendo Quine, sull'unità della nostra conoscenza del reale, ma sarebbe una cosa lunga e noi si era partiti con due domande specifiche.
E torniamo a quelle domande, dunque.
Primo: che sicurezza hanno gli atei della non esistenza di Dio? Be', ognuno potrà specificare la percentuale che preferisce, ma il senso di tutto questo post vorrebbe chiarire che non ha senso ribatter loro "ma come puoi? ne hai forse la prova incontrovertibile?" perchè non è questo che intendono quando si dicono certi della non esistenza di Dio.
Secondo: ma l'ateismo è dunque dogmatico e fondamentalista come una qualsiasi religione? La domanda ovviamente va spezzata: è dogmatico? è fondamentalista? Strettamente parlando non è dogmatico, perchè non pretende di avere la verità rivelata (e da chi, se non c'è un Dio?). Certo che, quanto a "sicurezza" della propria tesi, qualche ateo potrebbe non sentirsi meno certo e irremovibile di un credente. E se questo può bastare a qualcuno per etichettarmi come dogmatico, che etichetti pure.
E sul fondamentalismo?
Be', prima di rispondere sul fondamentalismo dell'ateo, vorrei dar voce subito all'obiezione dei credenti: ma non è vero che siamo tutti fondamentalisti!
La risposta, cioè, è che il fondamentalismo non è legato al carattere di certezza di una convinzione, ma al contenuto specifico della convinzione. Credere che non ci sia niente di trascendente non è necessariamente un credo fondamentalista. Credere che esista un Dio che ci ama, altrettanto. Il problema sorge quando questo Dio che ci ama pretende che tutti "assecondino le sue leggi".
E allora è inutile paragonare il dogmatismo di fede del credente con la spavalda certezza dell'ateo per dedurre che il fondamentalismo delle religioni è nascosto anche dietro chi nega l'esistenza di Dio. Per rispondere davvero alla domanda sul fondamentalismo ateo bisogna rispondere a ben altre domande: gli atei cercano di impedire ai credenti di professare la propria fede? Di praticarla?
Rispondere di no a queste domande non significa dichiararsi agnostico perchè non si sta discutendo nel merito delle convinzioni religiose, ma si sta discutendo di libertà religiosa. E questa cosa, che non sta nè dalla parte dell'ateo, nè dalla parte del credente nè tantomeno dalla parte dell'agnostico, si chiama laicismo.

16 comments:

Anonymous said...

(un poco off-topic rispetto al nucleo del post) Mi sono stupito che nessuno se la sia presa per la seconda parte dello slogan. Va bene l'affermazione sulla non-esistenza del Creatore, ma dall'autobus mi vegono a dire "non ne hai bisogno". Non è un'affermazione su Dio, è un'affermazione su di me. E che ne sanno di me? (d'accordo, lo slogan è una provocazione, va bene, ma insomma... mi pare che in quel punto si ecceda davvero in ingenuità)

Comunque: "si potrebbe argomentare, seguendo Quine, sull'unità della nostra conoscenza del reale, ma sarebbe una cosa lunga"
Da tanto tempo ti sento nominare Quine, di persona e su blog, ma senza mai veramente spiegarlo: il che mi è sempre parso strano, data la tua foga di argomentare sempre tutto il più possibile (e il prima possibile). Si vedrà prima o poi da queste parti qualcosa su Quine?

Franco

Anonymous said...

Innanzitutto mi compiaccio di un tuo commento — finalmente!

Effettivamente non avevo pensato alla seconda frase da questo punto di vista... e non ne ho nemmeno letto — dovresti aprire un blog!

Su Quine... il problema e' che non e' possibile riassumere il suo pensiero in maniera semplice (e semplicistica) come con il falsificazionismo popperiano. Accetto la sfida di farmi divulgatore di Quine, ma, come al solito, non faccio alcuna promessa sui tempi...

atlantropa said...

Beh, Quine ha affrontato esplicitamente il problema essere-non essere nel famoso passo della barba di Platone (che il rasoio di Occam non riuscirebbe a radere); mettendo in luce da subito l'asimmetria nel rendere le due diverse posizioni ontologiche (affermativa e negativa) in una eventuale disputa; ma soprattutto mostrando come per oggetti quali Pegaso (che è l'esempio, se non erro, del passo originale, ma va benissimo anche dio) il problema sia linguisticamente mal posto dall'impossibilità di individuare univocamente un denotato (o addirittura un tipo di denotato) per la parola "Pegaso" (qualcosa nello spazio e nel tempo? qualcosa nella mente di un individuo particolare? qualcosa nella mente di molti individui? ed in quest'ultimo caso come facciamo ad esser sicuri che i veri pensieri coincidano? possono mai due pensieri di individui distinti essere uguali? etc.); e concludendo che in casi del genere sarebbe ragionevole concedere all'avversario la parola "esistere" - trattenendo per sè il "sussistere", come esistenza intesa spaziotemporalmente - e lasciarlo affogare in nel suo universo ontologico dai bassifondi sovraffollati.

Anonymous said...

atlantropa, atlantropa, Atlantropa... che figata!

davide scaini said...

anche io sono rimasto fortemente perplesso da leonardo... inoltre sono anche parecchio perplesso dagli stessi atei che tirano merda su questa iniziativa... mi sembra molto di vedere la sinistra "estrema" che si scinde continuamente senza moltiplicarsi, una gemmazione che e' un continuo aborto.

Perche' martellarsi da soli??? perche' tutto questo autolesionismo? io non critico questa iniziativa, mi sembra comunque una bella provocazione. Leonardo si permette un blog uccidendo decine di bambini africani.. e io sono ateo perche' ho avuto una infanzia fortemente influenzata da certi prelati poco lungimiranti, non perche' sono grasso e mangio twix.
d

Anonymous said...

Eh, Davide, tocchi un punto dolente!
Qualcuno parla di "selezione naturale" anche nel campo delle idee (vedi ad esempio qui, verso la fine, cercando "Any other questions"...).
E' più facile che un'idea si diffonda se qualcuno la enuncia una volta per tutte e tutti gli altri la ripetono pedissequamente, piuttosto che se l'idea viene continuamente criticata, riaggiustata, modificata... :(

davide scaini said...

eh ma io mi chiedo perche' coloro che sono piu' vicini a una certa idea la critichino continuamente, riaggiustino, modifichino... e scindano il loro pensiero... sembra che l'agitazione termica dei loro neuroni scelga la loro linea di condotta piuttosto che un raziocinio vero e proprio. La parola compromesso o qualcosa di simile sembra non appartenere al loro ordine di idee...
buh. That's difficult
d

Anonymous said...

C'e' una risposta semplice a questa tua domanda (qualcuno direbbe semplicistica...) ed e' che da una parte c'e' gente che pensa, che non ci sta ad essere etichettata in un certo modo, che vuol sottolineare le differenze fra quel che pensa lui e quel che pensano gli altri... dall'altra invece l'importante e' far comunella.

davide scaini said...

...concordo ma a volte l'intelligenza dovrebbe fermarsi a pensare al fine allo scopo ultimo... esaltare le tue differenze, se non fa cambiare nulla al resto del mondo,risulta inutile. Se esaltare le differenza aiuta a costruire e non distruggere credo sia piu' utile. Spesso il sentirsi diversi (come e' chiaro che ci sentiamo e DOBBIAMO sentirci) dovrebbe abdicare verso qualcosa di costruttivo.

non credo di aver chiarito la mia posizione.

1 - concordo con l'esigenza della non etichetizzazione (che comunque, tu che sei anche filosofo, non ha sbocchi logici) -> non essere etcihettati ti da' subito le'tichetta di quello che non vuole avercela, quindi in qualche modo ti fottono lo stesso...
2 - sono profondamente infastidito dal desiderio di suicidio che abita tutte queste persone (tra le quali anche io)

se ne uscira' mai?
costruiremo mai qualcosa di 'diverso'?
dovremo tenerci il papa e una sinistra frammentata per l'eternita'?
conviene scappare?
d

Anonymous said...

Chiarisco innanzitutto che non mi pare noi si stia discutendo da fronti opposti, al contrario mi pare si sia abbastanza d'accordo.

Se ne uscirà mai?
In america ci sono riusciti. Qui da noi forse non c'è speranza.

davide scaini said...

yes man!

abbozzo: hai visto il film "Milk"? io l'ho appena visto, e mi e' piaciuto molto... adesso non discutiamo dal punto di vista estetico (ci sono delle cose che non mi sono piaciute) ma dal punto di vista contenutistico (molto ricco). Quello che possiamo imparare da questo film (secondo me) e' che ci si puo' coalizzare solo per il fatto di appartenere a un certo modo di evdere le cose per ottenere un risultato, abdicando alle sottigliezze personali per il bene comune (della "categoria"). Fuor di metafora: il movimento gay si e' agglutinato attorno "all'essere gay", e le divisioni personali di pensiero si sono nascoste per ottenere un risultato collettivo. Perche' qui non riusciamo a fare un movimento "di sinistra'? Siamo "troppo intelligenti per rinunciare momentaneamente alle nostre diversita'"?

vedilo il film... molto bello
d

Anonymous said...

Mah, è complicato: prendi il partito democratico: si è messo in ballo con questa cosa del "ma anche" cercando di tener dentro tutti... e il risultato è stato che tutti se ne sono andati. Vabbe', le colpe del PD stanno da tantissime parti, non è nemmeno giusto attribuirli tutti alla strategia del "ma anche"...
Comunque sì, la sinistra-sinistra si frammenta pure sul costruire una centrale eolica perchè deturpa il paesaggio. Il PD invece è troppo invischiato coi poteri forti: quando Bersani aveva provato a fare qualcosa, l'hanno praticamente immobilizzato...
Ma del resto se hai un sistema elettorale senza preferenze, blindato, a guidare le coalizioni ci sarà sempre gente che vuol solo difendere lo status quo...
Vabbe', commenti sparsi, questi miei, e sconclusionati...

davide scaini said...

no, ottimi!
trovare il nocciolo del problema e' sempre un problema... e se lo risolvessimo probabilmente non saremmo qui...torno a lezione va la'...

sunto: son cazzi.
a presto, speriamo ;-)
d

eye3 said...

metodo scientifico e rasoio di occam sono la sfumatura tra la scienza e la filosofia, e grazie a loro non posso essere sicuro di nulla.
Tuttavia, sono pienamente d'accordo sulla definizione di ateo, è semplicemente la posizione più logica da prendere

hronir said...

Felice di trovarti d'accordo. Del resto dubitare di tutto... :-P

Health Yatra said...
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