03 August 2015

Teoria economica, da zero /34.3

In definitiva, poiché tutti i produttori cercano di massimizzare i propri guadagni, devono in fondo cercare di soddisfare i desideri dei consumatori. Al di là della frode o del furto, non ci sono altre vie al benessere che produrre beni o servizi: produrre beni o servizi restituisce un profitto precisamente nella misura in cui qualcuno vuole consumarli o usarli per produrre altri beni che qualcun altro vorrà consumare.
 
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02 August 2015

Teoria economica, da zero /34.2

I primi tre ruoli economici che abbiamo descritto — l'imprenditore, il capitalista/proprietario e il lavoratore — rappresentano la forza produttiva dell'economia; ma il fine ultimo di tutta la preposizione è il consumo: non ha senso condannare il consumo, e la produzione stessa rappresenta una domanda di consumo, che sia presente o futura.
 
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01 August 2015

Teoria economica, da zero /34.1

# I consumatori
L'ultimo ruolo del mercato che ci resta da analizzare è quello dei consumatori e anch'esso, come gli altri, coinvolge tutti gli esseri umani: tutte le volte che ci fermiamo a godere dei frutti del nostro lavoro, che ci riposiamo, che andiamo in vacanza, che mangiamo, stiamo agendo da consumatori. Nella stampa talvolta è usato un termine analogo, consumismo, in un senso più limitato, denigratorio, per riferirsi a coloro che sono ossessionati dall'acquisto di beni materiali per il proprio piacere. Ma, dal punto di vista economico, chi si gode una sinfonia o si prende un anno sabbatico per meditare in un monastero non è meno, né più, consumatore di chi fa shopping da Tiffany. Il che non significa che l'economia considera un ritiro spirituale alla stessa stregua della frenesia da shopping: come già detto, l'economia resta fuori dalla sfera etica alla base dei giudizi di valore, si limita a prendere atto del fatto che queste attività condividono lo stesso ruolo nel sistema economico: il consumo. Nessuna di esse infatti produce (come fine proprio) beni di consumo e al contrario richiedono l'uso di tali beni per raggiungere il proprio fine — anche l'eremita ha bisogno della sua ciotola di riso e della tonaca.
 
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31 July 2015

Teoria economica, da zero /33.6

Il capitalista contribuisce col capitale alla produzione del bene di consumo: senza i beni capitali che mette a disposizione, il lavoratore sarebbe di gran lunga meno produttivo. Un marxista ribatterebbe che è solo attraverso lo sfruttamento che il capitalista possiede il capitale, ma abbiamo visto che si tratta di un'obiezione infondata: il capitale nasce dal risparmio e dagli investimenti. Senza l'impegno di pochi lungimiranti la gran parte dell'umanità starebbe ancora lottando per la sopravvivenza con mezzi rudimentali. Ora, è vero che ci sono molte persone nel mondo che possiedono capitale come risultato di un furto perpetrato in passato, e probabilmente sarebbe ben complicato risalire a ritroso la storia e sanare tutte le ingiustizie, visto che c'è ne sarebbero davvero tante.
Ma il punto qui è rendersi conto che l'origine ultima del capitale è il risparmio; il furto è una violazione, non parte, del processo di mercato, e il capitale non richiede il furto per esistere.
 
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30 July 2015

Teoria economica, da zero /33.5

Se lavoratore e datore di lavoro trovano un accordo, significa che per entrambi quell'accordo è meglio che nessun accordo: il datore di lavoro non ha fatto un favore al lavoratore assumendolo, ma l'ha fatto perché si aspetta di poterci guadagnare. È solo perché si aspetta una differenza positiva fra il ritorno di quell'assunzione e il salario che ha accettato di pagare, che uno è disposto ad assumere qualcun altro. Allo stesso modo, il lavoratore non è sfruttato dal salario che ha accettato — se fosse a conoscenza di migliori opportunità, certamente ne avrebbe approfittato.
 
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29 July 2015

Teoria economica, da zero /33.4

Avvicinandoci mentalmente alla condizione ideale dell'economia in ciclo perenne, l'intervallo si assottiglierà finché la differenza fra quanto il dipendente marginale riceve e quanto il datore di lavoro marginale paga diventa infinitesimale: la competizione per il lavoro tenderà a spostare il livello dei salari verso la produttività marginale del lavoratore: un datore di lavoro cercherà di assumere finché il ritorno che si aspetta di ottenere dall'ultimo assunto (l'unità marginale) non supererà il salario che dovrebbe pagare perché il lavoratore accetti il contratto, o, equivalentemente, finché il ritorno che si aspetta di ricevere dal successivo lavoratore che potrebbe assumere non scenderà al di sotto del salario che avrebbe dovuto pagare. L'offerta di lavoro fra i dipendenti rimescola costantemente la disponibilità di lavoro, allineando lavoro e lavoratori alle stime degli imprenditori sui desideri dei consumatori.
 
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28 July 2015

Teoria economica, da zero /33.3

Il prezzo del lavoro è il risultato dello stesso processo che determina il prezzo di tutti gli altri beni: il compratore (il datore di lavoro) e il venditore (il lavoratore) devono trovare un accordo sul prezzo per il lavoro oggetto dello scambio. Il salario cadrà in un intervallo i cui estremi sono determinati dai giudizi di valore del lavoratore e del datore di lavoro. Ad un estremo dell'intervallo c'è il minimo salario a cui il lavoratore sarebbe disposto a lavorare: ad esempio potrebbe avere un altra offerta di €11.95 l'ora, che significherebbe che l'offerta minima che accetterebbe sarebbe €12.00 l'ora, o magari quell'offerta minima deriva dal fatto che ha altre fonti di sostentamento e per meno di quella paga pensa non valga la pena uscire di casa. All'altro estremo dell'intervallo il datore di lavoro ha una certa quantità di guadagno che si aspetta di ottenere dall'avere un impiegato in più: diciamo €13.00 l'ora. Non sarebbe disposto dunque a offrire più di €12.95 l'ora. Se dunque troveranno un accordo sarà fra €12.00 e €12.95 l'ora.
 
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27 July 2015

Teoria economica, da zero /33.2

Il profitto del lavoratore è detto salario, il quale può assumere una forma esplicitamente retributiva come nel caso di un dipendente con un contratto di €25'000 l'anno, o €12.00 l'ora. Ma il salario può essere anche costituito da un mix di componenti, non sempre facilmente separabili al fine di poterne attribuire la giusta quantità all'effettivo lavoro di una persona. Una simile situazione si presenta tipicamente nel caso di un proprietario di una piccola attività: il suo libro contabile può riportare un profitto complessivo di €40'000 nell'ultimo anno, ma di solito un tale risultato rappresenta un mix di interesse sul capitale investito, di salario per il suo lavoro altrimenti gratuito e di effettivo profitto. Infatti spesso molti prioritari di piccole attività, se mettessero in conto un salario per se stessi come ne potrebbero guadagnare se lavorassero per qualcun altro, troverebbero che la loro attività perde soldi ogni anno e che riescono a non chiudere bottega perché non pagano a se stessi lo stesso salario che potrebbero ricevere lavorando per qualcun altro — ma anche dopo aver realizzato ciò, potrebbe comunque darsi che preferiscano mantenere la propria attività per ragioni non monetarie, ad esempio pecche preferiscono non avere un superiore; ma è chiaramente utile sapere quanto si sta pagando per un tale privilegio.
 
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26 July 2015

Teoria economica, da zero /33.1

# I lavoratori
Chiunque stia impiegando il proprio lavoro per raggiungere i propri obiettivi sta agendo nel ruolo del lavoratore. In questo senso, tutti quanti sono dei lavoratori, a parte soltanto coloro che sono interamente dipendenti da altri, come gli invalidi o i neonati. Come scrisse Hans Sennholz in "The Politics of Unemployment":
Per mantenersi in vita, l'uomo deve lavorare; nessuna capacità, per quanto grande, può condurre al successo senza lavoro; per migliorare la sua condizione, l'uomo deve applicare dell'impegno di una quanlche forma.
 
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25 July 2015

Teoria economica, da zero /32.8

Naturalmente in un'economia reale, a differenza dell'economia in ciclo perenne, ci saranno continuamente cambi nelle varie domande e offerte e opportunità di arbitraggio si presentano analogamente in continuazione, ma serve un giudizio imprenditoriale per riconoscerle: è davvero un'opportunità di arbitraggio? oppure il prezzo dei future sul mercato è inferiore al costo del denaro perché gli investitori sospettano un aumento della disponibilità di bestiame il prossimo anno?
 
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24 July 2015

Teoria economica, da zero /32.7

In questo caso gli investitori non avrebbero fatto un vero investimento di capitale, avendolo semplicemente preso in prestito: un po' come raccogliere dei soldi dal marciapiede. Ma non appena una tale opportunità viene notata, gli investitori accorrono a sfruttarla in massa, con un duplice effetto: da un lato la loro richiesta di moneta in prestito per comprare contatti future sul bestiame spingerà il prezzo del denaro verso l'alto (denaro subito, rispetto ad averlo in futuro), col risultato di far salire i tassi di interesse; dall'altro lato la loro richiesta di contatti future sul bestiame farà aumentare il prezzo del bestiame a un anno rispetto al prezzo del bestiame attuale. Diciamo che di lì a poco il tasso di interesse salirà al 6% e il prezzo dei future sul bestiame salirà a € 94.34 (il cui 6% sono €5.66, che aggiunto ai €94.34 da proprio €100.00), annullando completamente l'opportunità di arbitraggio.
 
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23 July 2015

Teoria economica, da zero /32.6

L'arbitraggio — il contemporaneo acquisto e vendita di uno stesso bene per guadagnare dalla differenza di prezzo fra mercati differenti — tenderà a stabilire un unico valore per il tasso di interesse in tutta l'economia nel suo insieme. Supponiamo ad esempio che il tasso di interesse corrente per prestiti monetari è del 5% annuo e i contratti future sul bestiame si vendono ad un prezzo di €90.90 oggi per €100.00 di bestiame fra un anno; supponiamo per semplicità che non ci siano costi di transizione né costi di trasporto del bestiame né possibili variazioni di prezzo del bestiame; ebbene, in una simile situazione ci sarebbe una opportunità di arbitraggio puro: gli investitori potrebbero prendere in prestito del denaro al 5%, comprare contratto future sul bestiame che rendono il 10%, e a fine anno restituire il denaro presso in prestito col suo 5% di interesse dovuto: sì ritroverebbero con la differenza, un altro 5%, di rendita pura, da arbitraggio appunto.
 
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22 July 2015

Teoria economica, da zero /32.5

Diciamo che un imprenditore compra da un viticoltore il diritto al raccolto del prossimo anno per 1'000€. Se il tasso di interesse privo di rischio è del 5%, l'imprenditore non considererà di aver avuto un profitto se non riuscirà a vendere il raccolto per più di 1,050€. Questo perché avrebbe potuto, con meno rischio e meno impegno, semplicemente prestare quei soldi al 5% annuo e ritrovarsi con €1,050 a fine anno.
La distinzione tra interesse e vero profitto imprenditoriale è ben consolidata nella finanza moderna: nessun investitore è contento se il suo investimento in una rischiosa impresa high tech gli rende il 2% se i buoni del tesoro (solitamente considerati privi di rischio) rendono il 5%. È segno che l'azienda high tech sta subendo perdite imprenditoriali e, se le cose non cambiano, tanto l'investitore quanto l'economia nel suo complesso farebbero meglio a liberare le risorse legate a quell'attività e a investirle altrove.
 
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21 July 2015

Teoria economica, da zero /32.4

Nell'economia in ciclo perenne non ci sono profitti imprenditoriali, dal momento che questi nascono dell'adeguamento della produzione a condizioni che cambiano, ma ci saranno comunque "profitti normali".
Poiché l'origine del profitto del capitale è significativamente differente dall'origine del profitto imprenditoriale, è bene usare per esso un termine diverso: lo chiameremo profitto da interesse. I capitalisti e i proprietari terrieri rinunciano al consumo corrente di parte dei beni a loro disposizione e permettono a tali beni di essere utilizzati per soddisfare bisogni futuri. Il profitto che ricevono per l'uso di quei loro beni è l'interesse; l'ammontare del profitto, il tasso di interesse, è determinato dalla preferenza temporale marginale di tutti gli attori del mercato, esattamente com'è determinato il prezzo degli altri beni: i compratori e i venditori di beni presenti rispetto a beni futuri cercano tutte le possibili occasioni di commercio in cui possono scambiare un bene che valutano meno con uno che valutano più. La preferenza temporale è presente già anche nel caso di un economia con un solo attore e senza scambi: il grado di preferenza di Rich per il consumo corrente rispetto a quello futuro determina quanto sarà disposto a dedicare all'accumulo di beni capitali. Di solito pensiamo all'interesse come al tasso di pagamento per prestiti monetari, il che è corretto, ma, più fondamentalmente, l'interesse è il valore di mercato del differenziale fra beni futuri e beni presenti, è l'espressione della preferenza temporale del mercato.
 
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