16 June 2015

Teoria economica, da zero /26.1

Se tentassimo di stabilire, ad esempio, i costi di opportunità di Michael Jordan di giocare nei Bulls, ci troveremmo di fronte le seguenti difficoltà.
1) Jordan potrebbe in realtà non aver ricevuto alcuna offerta da altre società (uno scenario piuttosto realistico) prima di firmare il suo contatto: in tal caso nessuno ha davvero idea di quanto i Lakers sarebbero disposti a pagarlo; senza contare che i costi-opportunità non sono mai realizzati: anche se avesse ricevuto un'offerta, l'affare sarebbe potuto saltare.
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23,
24, 25, 26, 27
 

15 June 2015

Teoria economica, da zero /25.2

Il concetto fu introdotto da Friedrich von Wieser, discepolo di Menger e insegnante di Hayek. Abbiamo già incontrato un costo-opportunità, senza chiamarlo così, quando dovevamo valutare il costo per Rich di continuare a lavorare, che avevamo individuato nel valore che aveva per lui il riposo che stava sacrificando. Più in generale, il costo del Fine A è il valore della cosa più preziosa a cui sto rinunciando per perseguire il Fine A.
A meno di essere in grado di stabilire oggettivamente quali siano i costi di opportunità per qualcuno, non abbiamo modo di giudicare che un pezzo di mercato sia "troppo alto" rispetto ai suoi costi.
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23,
24, 25, 26
 

14 June 2015

Teoria economica, da zero /25.1

Come possiamo quantificare i costi che rendono conto dello stipendio di Michael Jordan pagato dai Bulls per giocare con loro? Non gli "costa" forse 34 milioni all'anno, produrre i suoi risultati di pallacanestro, giustificando il suo salario? Per alcuni economisti, la risposta è sì: sono i costi a giustificare il suo salario — non appena si realizza che il costo di giocare con i Bulls è costituito da quel potrebbe fare in alternativa, ad esempio giocare con i Lakers, o con qualche altra squadra.
Per valutare i costi di Jordan, cioè, dobbiamo considerare i cosiddetti costi di opportunità.
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23,
24, 25, 26
 

13 June 2015

Teoria economica, da zero /24.4

In questa prospettiva di lungo periodo, quindi, potremmo dire che aveva dunque ragione Marshall, dopotutto: non è forse vero che i "costi oggettivi" alla fine contribuiscono a determinare i prezzi? Ma il punto di vista di Menger, più profondo, è che i costi di produzione di un bene sono semplicemente quanto il produttore giudica che sia la domanda per usi alternativi dei i fattori necessari alla produzione del bene in questione. Il costo per me del tempo dell'amanuense viene dalla domanda degli altri per un uso alternativo di quel tempo. E poiché la domanda è soggettiva, i costi non possono essere oggettivi. Entrambe le lame delle forbici di Marshall sono affilate da giudizi soggettivi.
L'insight di Menger è pertinente in alcuni dibattiti politici, in cui ci sono critici di una certa industria che lamentano i suoi pezzi come "troppo alti" e non giustificati dai costi. Che ne siano consapevoli o meno, tali critiche stanno facendo uso della nozione Marshalliana di costi oggettivi per difendere la propria tesi: ma il fatto che i costi sono soggettivi smonta alla radice tali argomenti.
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23,
24, 25
 

12 June 2015

Teoria economica, da zero /24.3

Certo, nel lungo periodo — come sottolineava F.A. Hayek, un economista di scuola austriaca — il prezzo di vendita di un bene tende verso il suo costo di produzione. Ma questo non già perché il costo dà ragione del prezzo da pagare, ma piuttosto perché se i soldi che si riuscirebbero a recuperare dalla vendita del bene dovessero scendere al di sotto del costo di produzione, semplicemente il bene non sarebbe più prodotto! Dopo aver accusato una perdita di 9mila 990 euro e 5 centesimi, difficilmente proseguirei con la produzione. Simmetricamente, se il prezzo di vendita fosse superiore al costo di produzione, il mercato attirerebbe altri venditori che cercherebbero di trarre vantaggio da questa opportunità di profitto, e il prezzo scenderebbe verso il costo di produzione. Nel frattempo, i giudizi di valore cambierebbero, emergerebbero nuovi dati e nuove opportunità di profitto da situazioni in cui il prezzo pagato sarebbe superiore al costo.
Sebbene nel lungo periodo i prezzi uguaglierebbero i costi, non giungeremo mai a quel lungo periodo. La nozione che i prezzi uguagliano i costi va interpretata come una tendenza del mercato, non come la descrizione di uno stato che il mercato raggiungerebbe mai.
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23,
24, 25
 

11 June 2015

Teoria economica, da zero /24.2

Mettiamo che mi metta in testa di vendere preziosi manoscritti de "La vita e il pensiero di hronir": mi accordo con un monaco amanuense in un eremo lontano per comporre copie del libro a 10 mila euro al pezzo; completato il primo esemplare, lo metto subito in vendita. Ma, guarda un po', la gente non ama le cose raffinate e piene di saggezza, e a quel prezzo non riesco a vendere nemmeno la mia unica copia. Visto che ho già sborsato i soldi per quella robaccia, la do via per 9 euro e 95 per rientrare almeno di un minimo delle spese. Nonostante le mie spese siano state di 10 mila euro a copia, non sono riuscito a vendere il libro ad un prezzo nemmeno lontanamente vicino a quella cifra. E non mi avrebbe aiutato in alcun modo ad alzare il prezzo aggiungervi ulteriori costi. Se nessuno era disposto a pagare più di 9,95€ per il mio libro, raddoppiare il tempo impiegato dall'amanuense nel produrlo, e quindi raddoppiare il costo di produzione, non avrebbe spostato il prezzo di un centesimo.
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23,
24, 25
 

10 June 2015

Teoria economica, da zero /24.1

Il famoso economista inglese Alfred Marshall criticò la concezione di Carl Menger secondo cui l'utilità per il consumatore sia l'unica variabile indipendente all'origine del valore. Certo, criticava, i prezzi di mercato sono determinati dall'utilità del bene in questione per i consumatori, ma anche dal costo — oggettivo, monetario — di produrlo. La sua famosa metafora era che l'utilità e il costo fossero come le lame di un paio di forbici: sarebbe stupido, diceva, discutere su quale delle due lame stesse davvero tagliando. Ma la realtà è che Marshall non aveva capito, o almeno non aveva colto appieno, la prospettiva di Menger. Come ha avuto modo di sottolineare Israel Kirzner, Menger stava cercando di isolare la ragione profonda del processo economico dai dettagli contingenti. Si paga un prezzo per un bene perché lo si valuta; il prezzo non eccederà mai il suo valore, quale che sia stato il costo per produrlo.
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23,
24, 25
 

09 June 2015

Teoria economica, da zero /23.5

La domanda di moneta non è costante: in periodi di crisi, potrebbe aumentare moltissimo. Spesso ciò porta alla propaganda di stato e persino a legiferazione contro "l'accaparramento". Ma tale accaparramento è solo un'espressione del desiderio dei singoli di un maggiore senso di sicurezza. Non c'è alcuna ragione economica capace di stabilire qual è il giusto livello di risparmio e cosa è invece accaparramento.
Messa così in luce la natura soggettiva della propensione al risparmio, emerge come fallacia anche un altro luogo comune in economia: l'idea che si debba avere una moneta stabile. Il fatto è che anch'essa è un bene economico, soggetta ugualmente alla valutazione individuale soggettiva: la moneta non può essere stabile.
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23,
24
 

08 June 2015

Teoria economica, da zero /23.4

È importante rendersi conto, però, che la moneta è un bene come tutti gli altri, dal punto di vista del suo valore, e cioè che esso viene determinato soggettivamente, seguendo l'andamento di domanda e offerta. Con una differenza chiave, ovviamente, e cioè che la moneta non viene acquistata per consumo diretto né per la fabbricazione di beni di consumo: la moneta è acquistata per successivo ulteriore commercio di beni di consumo o di produzione. Il suo valore consiste nel suo essere disponibile per tale uso. La domanda di moneta è una domanda di riserva di liquidità: l'agire umano ha luogo nell'incertezza del futuro, e per fronteggiarlo gli uomini cercano un cuscinetto contro gli imprevisti. In un'economia di mercato un tale desiderio si esprime innanzitutto come desiderio di tenersi un po' di soldi da parte. Chiaramente tenersi da parte altre cose potrebbe rivelarsi altrettanto utile — farina, cibo in scatola, carburante... — ma è la straordinaria flessibilità della moneta nel rispondere ai diversi bisogni che la rende il bene più richiesto di cui far riserva. La natura stessa di un imprevisto è proprio che non sappiamo di cosa avremo bisogno quando si presenterà: il bambino potrebbe ammalarsi e avremmo bisogno di medicine, si potrebbe rompere l'auto o il tetto potrebbe cominciare a perdere e avremmo bisogno di effettuare delle riparazioni; o magari si presenta un'allettante opportunità di lavoro, ma dovremmo fare un lungo viaggio per indagarla. Un po' di soldi da parte tornerebbe utile in ciascuno di questi casi, mentre difficilmente potremmo usare il grosso sacco di riso in cantina per prenotare un volo internazionale.
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23,
24
 

07 June 2015

Teoria economica, da zero /23.3

Senza dei prezzi in moneta, Marco non potrebbe discriminare queste situazioni: i suoi libri contabili consisterebbero in colonne di beni senza possibilità di poterli sommare. Ma oltre a permettergli di giudicare l'andamento complessivo degli affari, l'esistenza di una moneta è d'aiuto a Marco anche nella valutazione di specifiche decisioni. Il prezzo del ferro è calato nel mese in questione: se Marco ha modo di credere che l'andamento proseguirà, può considerare l'idea di tenere in magazzino meno ferro, magari trovando un modo per approvvigionarsene più a ridosso dell'uso effettivo; e siccome il ferro è diventato più economico, potrebbe anche modificare alcuni processi produttivi in modo da usare più ferro e meno legno. Nel frattempo il prezzo delle canne da pesca è aumentato: se il trend continuasse, potrebbe ridurre le vendite con pagamento postecipato e al contrario aspettare a venderle solo quando sono già pronte, immaginando un prezzo più alto. La possibilità di fare conti in termini monetari apre di fatto prospettive immense sulla pianificazione delle attività umane, estendendo in tal modo le possibilità stesse del pensiero: come disse Mises nel suo "L'azione umana", "Goethe aveva ragione a chiamare la partita doppia una delle invenzioni più raffinate della mente umana".
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23,
24
 

06 June 2015

Teoria economica, da zero /23.2

Consideriamo il bilancio di due mesi successivi. Nella colonna dei passivi ci sarà sia l'oro che Marco ha preso in prestito per allestire il negozio, sia quei beni che ha pagato in anticipo, in attesa della consegna, ad esempio per il mese successivo:
    Capitale     Debiti
1 martello @ 7 g d'oro = 7
2 sedie @ 28 g d'oro = 56 80 esche @ .25 g d'oro = 20
20 pile di legna @ 14 g d'oro = 280 251 g d'oro = 251
5 chili di ferro @ 5 g d'oro = 25 1 rete @ 28 g d'oro = 28
100 esche @ .25 g d'oro = 25 3 canne @ 7 g d'oro = 21
1 canna @ 7 g d'oro = 7
Totale: 400 g d'oro Total: 320 g d'oro
e il mese dopo, ad esempio
    Capitale     Debiti
2 martelli @ 7 g d'oro = 14
3 sedie @ 28 g d'oro = 84 120 esche @ .25 g d'oro = 30
18 pile di legna @ 14 g d'oro = 252 200 g d'oro = 200
4 chili di ferro @ 3 g d'oro = 12 5 canne @ 9 g d'oro = 45
1 rete @ 35 g d'oro = 35
200 esche @ .25 g d'oro = 50
Totale: 447 g d'oro Totale: 275 g d'oro
Nel corso del mese la disponibilità di Marco è aumentata di 47 grammi d'oro, mentre i debiti sono diminuiti di 45 grammi. Sommando il tutto, troviamo un aumento complessivo di capitale pari a 92 grammi d'oro. Il fatto che il suo capitale sia aumentato mostra a Marco che non ha prelevato tanto, per il suo consumo corrente, da impedirgli di continuare l'attività: al contrario, ci sono margini per ulteriore consumo. Possiamo dire che Marco sta procedendo ad un accumulo di capitale; se al contrario avessimo trovato un numero negativo come somma complessiva di dare e avere del suo libro mastro, avremo detto che Marco sta procedendo ad un consumo di capitale. È cruciale capire, negli affari, se si sta accumulando o consumando capitale, perché in quest'ultimo caso gli affari non possono durare a lungo.
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23,
24
 

05 June 2015

Teoria economica, da zero /23.1

Accanto al facilitare il commercio, in quanto bene di scambio intermedio, la moneta fornisce un ulteriore vantaggio rispetto ad una economia basata sul baratto: essa consente il calcolo economico. La moneta costituisce un'unità di misura comune con cui esprimere il valore di diverse quantità di diversi beni: in un sistema sufficientemente sviluppato di scambi indiretti, tutti i beni economici saranno scambiati con il bene-moneta e sarà dunque possibile esprimere qualsiasi quantità di qualsiasi bene in termini della quantità di moneta necessaria all'acquisto o, alternativamente, la quantità di moneta a cui viene venduta. Se torniamo al caso di Marco, ma pensandolo in una economia con moneta, la differenza appare notevole: nel suo libro mastro potrà finalmente assegnare un valore numerico ad ogni oggetto — ad esempio la quantità di grammi d'oro a cui potrebbe vendere l'oggetto.
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23,
24
 

04 June 2015

Teoria economica, da zero /22.2

Tutto il discorso precedente sull'oro e sui beni come possibili monete, come beni di scambio intermedi, può lasciare perplessi, dal momento che oggigiorno usiamo pezzi di carta, come moneta. Chiaramente il valore di quei pezzi di carta non deriva dal loro essere pezzi di carta: è lo Stato che ha decretato che siano moneta, e il fatto che esso pretenda che le tasse siamo pagate nella "sua" moneta, contribuisce a dare fiducia a tale decreto. Questo tipo di valuta è detta "moneta fiat" ed in origine anche il suo valore derivava da un bene reale, l'oro, di cui fungeva da mero titolo: il dollaro statunitense un tempo rappresentava una specifica ed esigibile quantità di oro. Quando gli USA rimossero il legame fra valuta cartacea e bene sottostante, le persone continuarono ad attribuire al dollaro il suo valore "per inerzia", sulla base del valore precedente.
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23
 

03 June 2015

Teoria economica, da zero /22.1

Il valore di un bene usato come moneta nasce dal suo valore d'uso, ma nel processo di fungere da moneta, il bene acquista ulteriore valore in quanto bene di scambio intermedio. Ma ugualmente il suo valore è determinato allo stesso modo di qualsiasi bene — dalle valutazioni soggettive di chi lo scambia: potremmo sostituire l'espressione "un grammo d'oro" a "capra" nelle analisi precedenti, e non cambierebbe niente di sostanziale: troveremmo che Kyle sarebbe disposta a pagare due grammi d'oro per sei sacchi di mais, etc, e diremmo che il prezzo in oro del mais sarebbe di un terzo di grammo per sacco.
 
0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,
13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23